Made in Italy è una serie italiana, prodotta da TaoDue e in onda su Mediaset, dopo un primo rilascio su Amazon Prime Video nell’ottobre 2019.
La storia è ambientata negli anni ’70 e parla della nascita della moda italiana, grazie alla scoperta del giornalismo da parte di una ragazza universitaria che, quasi per caso, trova la propria strada negli affascinanti anni della contestazione e della creatività sartoriale.
Ogni episodio racconta l’incontro della ventitreenne Irene con uno stilista (Armani, Krizia, Missoni), mentre porta avanti il proprio praticantato nella redazione di una rivista di moda, Appeal.
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All’inizio, nel corso del primissimo episodio, assistiamo al momento in cui Irene effettua il colloquio con Rita Pasini, giornalista caporedattrice che deciderà di credere in lei. Rita, interpretata da Margherita Buy, appare come una “lady di ferro della moda” con atteggiamenti e modi che a una grande parte di pubblico hanno ricordato quelli – iconici – di Meryl Streep, ovvero Miranda ne Il diavolo veste Prada.
È questa la falsariga su cui si sviluppa il percorso di Irene? Le analogie non si fermano qui. Proprio come la “collega” Andy Sachs, la storia inizia con la Mastrangelo assunta in una rivista di moda. E poi, proprio come Andy, anche lei proviene dal mondo universitario, un ambiente dove studiava con profitto ma anche con grande senso critico.
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Intervistata da TV Sorrisi e Canzoni, Margherita Buy ha specificato che il suo personaggio non ha tutti questi punti in comune con Miranda Priestly, se non nel momento iniziale.
Forse nella severità del colloquio di assunzione a Irene, nella prima puntata. Ma poi la fiction va in un’altra direzione.
La Buy, nel corso della stessa intervista, ha rivelato anche di ammirare molto Armani, che in Made in Italy è interpretato da Raoul Bova: è lui il suo stilista preferito (“Mi veste da una vita”). Ha raccontato che per il suo ruolo si è ispirata ad Adriana Mulassano, storica giornalista de Il Corriere della Sera, e che nella fiction ha provato a inserire la propria idea di emancipazione, un tema molto importante per il decennio raccontato.
Effettivamente progredendo con gli episodi si scoprirà innanzitutto che Rita ha un grosso problema, che non c’entra nulla con quelli di Miranda di Runway. E poi che è una persona libera, innovativa, intraprendente, che utilizza la severità per aiutare Irene a entrare in un ambiente difficile e complesso.
Come dice la stessa attrice, la storia dopo le “somiglianze” del colloquio prende davvero un’altra direzione. Va detto che, probabilmente, Il diavolo veste Prada è un film così iconico che ormai è una sorta di brand, un modello di riferimento per tutto quello che riguarda la moda e il genere chick-lit.
Anche Greta Ferro e Fiammetta Cicogna hanno rilasciato delle interviste, in cui hanno svelato di essere unite da tanti punti in comune con i loro personaggi.
Cosa ne pensate? Vi sta piacendo questa serie sulla genesi della moda italiana?
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