La seconda stagione di The Umbrella Academy ripete la formula della prima stagione riuscendo a metà nel replicare il successo della serie. Solo dopo una falsa partenza (lunga purtroppo quasi 5 episodi) ingrana la marcia giusta e corre dritta verso un finale col botto.
Dal 2019 al 1960: come salvare Kennedy ed evitare la fine del mondo
The Umbrella Academy 1 termina con Numero 5 che porta i suoi fratelli in un salto temporale verso l’ignoto per salvarli dall’apocalisse. La seconda serie si apre proprio qualche secondo dopo il salto, con i vari componenti della famiglia che atterrano nello stesso vicolo di Dallas ma in anni differenti. Credendo di essere ormai persi nel tempo e rimasti soli, i giovani si ricostruiscono una vita adattandosi alla nuova realtà.
Klaus (Robert Sheehan) e il fantasma di Ben (Justin H. Min) sono i primi ad arrivare e atterrano nel 1960, Klaus diventa una sorta di santone con tanto di setta di seguaci e altalene dell’amore.
Allison (Emmy Raver-Lampman) arriva nel 1961 in una società americana che fatica ad accettare la pelle di colore scuro con tanto di locali per soli bianchi, sposa un uomo che lotta per i diritti dei neri e diventa parte attiva del movimento.
Luther (Tom Hopper) arriva nel 1962 e grazie alla sua stazza riesce a farsi assumere come bodyguard da un losco individuo della zona che lo sfrutta anche per incontri di lotta clandestini.
Diego (David Castañeda) arriva nel settembre del 1963 e dopo aver iniziato a parlare dell’assassinio di Kennedy viene internato in un manicomio dove incontra Lila (Ritu Arya), una paziente in cura presso l’istituto molto interessata al ragazzo.
Vanya (Ellen Page) arriva un mese dopo Diego, ma dopo essere stata investita dimentica il suo passato e viene accolta in un vecchio ranch da una coppia con un figlio che ha problemi psicologici.
Infine Numero 5 (il bravissimo Aidan Gallagher) arriva il 25 novembre del 1963, qualche giorno dopo la morte del presidente. Il mondo è sull’orlo di un’apocalisse nucleare e i suoi fratelli stanno combattendo la guerra. A salvarlo da quel futuro distorto è Hazel (Cameron Britton), uno dei villain visti nella prima stagione che lo rispedisce 10 giorni prima di quell’avvenimento per correggere il tempo. Numero 5 dovrà quindi ritrovare i suoi fratelli dispersi per Dallas e fermare l’apocalisse ancora una volta.
Sceneggiatura vecchia fa buon brodo, ma per fortuna c’è anche qualche nuovo ingrediente
Dopo essersi abbastanza allontanata dall'omonima serie a fumetti da cui è tratta, la prima stagione dello show proponeva un mix dei primi due volumi dell'opera e di alcune aggiunte originali. Questa seconda serie invece miscela quel che rimane del secondo volume con il terzo (il quarto è tutt'ora in realizzazione), mettendo su un'impalcatura di tematiche interessanti ma che risultano già viste: i 7 fratelli che devono trovare un modo di ritrovarsi e andare d’accordo, l’apocalisse che distrugge il mondo, i viaggi nel tempo, la Commissione - l’azienda che si occupa di mantenere il continuum spazio-temporale - che vuole uccidere gli Hargreeves. La seconda stagione (almeno per la prima metà) sembra una copia della prima, anche se ambientata nel 1960.
Le sottotrame dei rispettivi fratelli strappano qualche sorriso (specie quella di Klaus), ma non riescono a convincere pienamente. Alcune sembrano forzate e frettolose inserite solo per riempire gli episodi e non per necessità narrative, come la battaglia per i diritti razziali di Allison che viene appena sfiorata dalla sceneggiatura e poi abbandonata. Fortunatamente la serie stessa sembra accorgersi di queste similitudini narrative con la prima parte dello show e dell'annacquamento generale della trama e chiude le storie secondarie quanto prima per concentrarsi sul filone principale sempre legato indissolubilmente al personaggio più interessante di tutta l’Academy: Numero 5.
Nel complesso però anche gli altri personaggi sono migliorati parecchio tanto che anche Diego, che nella prima stagione risultava abbastanza insopportabile, diventa pian piano “l’eroe” che aveva sempre voluto essere regalando anche qualche sketch comico in compagnia di un Luther, meno impacciato del solito. C’è una telefonata memorabile fatta dai due fratelli che sarà in grado di farvi ridere di gusto.
La regia si mantiene sullo stesso livello della prima stagione con forse qualche scena d’azione in meno, ma comunque realizzate ottimamente e con grandi coreografie. L’intera serie è poi accompagnata da colonna sonora d’impatto, azzeccatissima e in grado di rimanere in testa per diverse ore, con ritornelli giusti per ogni cazzotto, grandi cover e melodie capaci di descrivere alla perfezione la follia di ogni frame.
Un pesce parlante, un trio assassino di svedesi e alcuni grandi ritorni
Tra le novità - oltre al già citato personaggio di Lila su cui non posso dire molto, ma che avrà modo di farsi amare (e odiare) – c’è il nuovo capo della Commissione, vista la dipartita di The Handler (Kate Walsh) nella precedente stagione: Carmichael, un uomo con la testa ad acquario con tanto di pesce. Tornano anche i pericolosi assassini inviati sulle tracce dell’Academy, stavolta, invece di due individui con le maschere ci saranno 3 uomini ossigenati, silenziosi e letali, chiamati Gli Svedesi. Infine, anche i poteri degli Hargreeves continuano ad evolversi, soprattutto quello di Vanya che andrà oltre la sua forza distruttiva e quello di Klaus che fornirà al fantasma di Ben la possibilità possedere il corpo dei vivi.
Visto che la serie è ambientata nel 1960 c’è poi un altro grande ritorno ovvero quello di Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore), all’epoca infatti il vecchio eccentrico creatore della Umbrella Academy non era ancora morto e, guarda caso, si trovava proprio a Dallas.
Tolte quindi le sottotrame del 1960, la serie funziona e soprattutto diverte con quelle assurdità tipiche di questa famiglia tanto sgangherata quanto adorabile. Il concetto stesso di famiglia avrà un ruolo ancora più fondamentale in questa seconda stagione, che spinge dal lato emotivo e risulta in grado di strappare anche qualche lacrimuccia sul finale. Purtroppo i titoli di coda arrivano troppo presto, specie dopo che la serie aveva ingranato il giusto ritmo e nonostante il finale lasci completamente spiazzati la voglia di averne ancora è tanta.
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Voto di Cpop
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