Ultras: 10 curiosità svelate sul film di Francesco Lettieri

Autore: Alessandro Zoppo ,

Non poteva passare inosservato un film come Ultras, l'esordio alla regia di Francesco Lettieri, il filmmaker che ha firmato tutti i video di Liberato. Ad un mese dall'uscita su Netflix, il racconto del mondo degli Apache, il gruppo di tifosi organizzati guidato da Sandro "il Mohicano" (Aniello Arena, già candidato a un David di Donatello per Reality di Matteo Garrone) con i vecchi amici Barabba (Salvatore Pelliccia) e McIntosch (Sandro Basile), continua a far discutere.

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La piattaforma streaming ha pensato bene di lanciare un video, che potete vedere in apertura di questo articolo, nel quale vengono svelati aneddoti, curiosità e easter eggs di #Ultras. Un vero e proprio viaggio nel sottobosco delle curve (e delle fratture tra le sue diverse generazioni) e nei segreti che la sceneggiatura di Peppe Fiore ha tenuto nascosti, almeno fino ad oggi.

  1. L'apparizione di Liberato
  2. Robert Del Naja e i Massive Attack
  3. Perché gli Apache si chiamano così
  4. Chi sono i gemelli Saitov
  5. Dove abbiamo visto Pequeño e Gabbiano
  6. I tatuaggi del film
  7. Chi sono i Mentalità Flegrea
  8. Perché proprio Napoli – Brescia?
  9. La tradizione del calcio in radio
  10. In che anno è ambientato Ultras?

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L'apparizione di Liberato

La colonna sonora di Ultras, come noto, è stata composta da Liberato ed è disponibile all'ascolto in streaming su Spotify.

Nel film, però, c'è un richiamo diretto all'artista con il quale Lettieri ha condiviso l'avventura fin dagli esordi. Il riferimento è la targa della motocicletta Yamaha di Sandro: NA951402, ovvero Napoli 9 maggio 14 febbraio, cioè il titolo del primo singolo Nove maggio (l'esordio che richiama la data del primo scudetto vinto dal Napoli) e la sua uscita, che a San Valentino del 2017 ha visto debuttare uno degli artisti più enigmatici e amati grazie alla sua capacità di fondere elettronica, hip hop e tradizione partenopea.

Robert Del Naja e i Massive Attack

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Lo score di Ultras vanta la collaborazione tra Liberato e Robert "3D" Del Naja, il musicista e writer britannico dei Massive Attack. Del Naja ha un legame speciale con Napoli: suo papà era napoletano (era uno dei tanti emigrati in Inghilterra in cerca di fortuna), ama la città visceralmente e nel 2008 ha composto il brano Herculaneum per la soundtrack di #Gomorra di Matteo Garrone.

Il compositore di Bristol ha pure raccontato con James Lavelle (UNKLE) l'emblematico rapporto con la città nel video Why I Love Napoli, realizzato dal canale Copa90.

Del Naja e Liberato hanno anticipato l'approdo di Ultras su Netflix lanciando in rete il video di We Come from Napoli.

Perché gli Apache si chiamano così

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L'origine del nome dei tifosi non viene mai svelata nel corso del film. La prima bozza della sceneggiatura, però, rivela che il gruppo si forma nel 1992, quando nelle sale italiane esce L'ultimo dei Mohicani, il capolavoro di Michael Mann che riporta sul grande schermo il romanzo avventuroso di James Fenimore Cooper.

I personaggi di Nathaniel "Occhio di Falco" (Daniel Day-Lewis) e soprattutto di Magua (Wes Studi), di cui usano il profilo nel logo, affascinano così tanto Sandro e gli altri da prendere ispirazione dai nativi della tribù Urone per battezzare la loro creatura. Curiosità: #L'ultimo dei Mohicani è citato da Calcutta in Frosinone, il cui videoclip è stato diretto proprio da Lettieri.

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Chi sono i gemelli Saitov

Alcuni attori del film hanno mantenuto nella finzione i loro nomi originali. Tra questi, spiccano i gemelli Saitov: Lettieri li ha contattati la prima volta nel 2017 su Facebook per chiedere loro di partecipare ad un video di Liberato. I due si presentarono all'appuntamento con Adam Jendoubi, il ragazzino che di lì a poco avrebbe prestato il volto al cantante nei suoi videoclip. I gemelli sono già stati usati dal regista per un altro video di Liberato, quello di Intostreet.

Quanto ai soprannomi, invece, le loro storie le racconta questo video pubblicato sempre da Netflix Italia.

Dove abbiamo visto Pequeño e Gabbiano

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Come i gemelli Saitov, anche Pequeño (Simone Borrelli) e Gabbiano (Daniele Vicorito) sono già apparsi in uno dei videoclip realizzati da Lettieri per Liberato. Sono i due amici di Carmine (Elvis Esposito) apparsi in Nunn'a voglio 'ncuntrà, il terzo episodio della serie di CRV (Capri Rendez-Vous).

Borrelli e Vicorito hanno alle spalle numerose esperienze nel mondo dello spettacolo: il primo è diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico e vanta una ricca carriera da attore teatrale; il secondo ha preso parte a numerose fiction e serie prima di debuttare al cinema in Reality di Matteo Garrone e confermarsi nel cast di #Magari di Ginevra Elkann.

I tatuaggi del film

Tutti i membri degli Apache hanno la sagoma di Magua tatuata sulla pelle, oltre ai vari tatuaggi personali. Quello che ne ha di più è il Gabbiano: tra questi colpiscono il #31# (il prefisso dell'anonimato), le dediche ai diffidati e le parole del coro ultras "Coerenza e mentalità" impresse sulla nuca.

Il coro viene intonato in una delle scene più drammatiche del film: quando i dissidenti si preparano alla trasferta proibita per Roma.

Chi sono i Mentalità Flegrea

I gruppi organizzati presenti nel film sono due: Apache e NNN (No Name Naples). Ma quando il Napoli gioca in casa al San Paolo, i più attenti hanno notato un terzo gruppo: i Mentalità Flegrea. Questo gruppetto di tifosi ovviamente non esiste: compare soltanto per pochi secondi nel cut finale.

Lettieri, tuttavia, ha messo a punto un affascinante e dettagliato design per questi tifosi: grazie al lavoro dello studio di comunicazione Dopolavoro, immagina il gruppo fondato nel 2014, accompagnato da una precisa identità visiva (i motti "Manie di protagonismo", "They Call It Madness", "Senza stile non venire", "Vestirsi bene, comportarsi male") e dal polipo disegnato in stile casual come logo.

Mentalità Flegrea sono un vero e proprio omaggio all'area flegrea, la principale location del film.

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Perché proprio Napoli – Brescia?

Una delle prime scene del film è ambientata al San Paolo durante l'incontro casalingo del Napoli contro il club lombardo. Ma perché è stata scelta proprio questa partita? Nessuna rivalità specifica, anche se pochi mesi prima della crisi di Covid-19 la curva del Rigamonti si è "distinta" per il vergognoso coro "Napoli Coronavirus", che si è ben presto trasformato in una dolorosa nemesi.

Il Brescia è la squadra del cuore di Pietro Comini, l'operatore di Lettieri e suo storico collaboratore, che interpreta anche il tifoso rivale che nel film manda a quel paese i ragazzi che lanciano i petardi verso il settore ospiti. Dopolavoro non ha risparmiato un design a tema "Brescianità ostile".

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La tradizione del calcio in radio

Gli ultras degli Apache confinati nell'American Bar ascoltano le partite del Napoli in radio: niente reti televisive pay né dirette streaming, la tradizione va rispettata come dice Barabba.

La voce che ascoltiamo è quella di Carlo Verna, giornalista napoletano inviato speciale del TgR Campania, storico radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto e inviato sportivo di Radio Rai, attuale Presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti.

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In che anno è ambientato Ultras?

Questa è una delle FAQ più gettonate. La risposta è semplice: la collazione temporale del film è stata lasciata volutamente vaga.

Gli unici elementi calcistici che alludono ad uno specifico periodo sono le vittorie continue della squadra in lotta per lo scudetto, e ciò fa pensare alla stagione 2017-2018, il terzo e ultimo anno dell'allenatore Maurizio Sarri sulla panchina azzurra, concluso con il secondo posto e il record di 91 punti in classifica.

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Ma è soltanto un mero riferimento alla recente attualità. Il Napoli di Ultras avrà davvero vinto il campionato?

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