Unorthodox: cosa abbiamo imparato dalla prima stagione

Autore: Claudio Rugiero ,

Avete già visto #Unorthodox? La strepitosa mini-serie Netflix creata Anna Winger e Alexa Karolinski si basa sul libro autobiografico di Deborah Feldman Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche (Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots).

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Nelle quattro puntate che compongono l'intensa prima stagione assistiamo al difficile percorso di emancipazione di Esty (Shira Haas). In fuga da un matrimonio imposto e da un ruolo opprimente, la giovanissima ebrea Satmar di Williamsburg si rifugia quindi a Berlino, dove trova un mondo completamente diverso da quello che ha lasciato e cerca qui di costruirsi un futuro diverso.

Al di là di tutto quello che Unorthodox ha da offrire come serie, c'è da dire che in questa prima stagione siamo venuti a contatto con un mondo che molti di noi forse non conoscono fino in fondo.

Probabilmente vi sarete interrogati sul significato di alcuni dei tratti più distintivi della tradizione ebraica ortodossa (anche detta chassidica) che avrete visto seguendo le vicende di Esty. Bene, in questo artistico esamineremo più a fondo proprio questi aspetti e tutto quello che Unorthodox ci ha insegnato.

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Ecco quindi un glossario di quello che abbiamo visto:

Eruv

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Il set up della prima puntata di Unorthodox ci mostra l'eruv rotto. Quando Esty scende per tentare di lasciare Williamsburg trova inaspettatamente una folla di condomini, per lo più donne, bloccate davanti al portone. Apprende così della rottura dell'eruv e questo costituisce il primo ostacolo alla sua fuga.

Che cos'è l'eruv? Come viene spiegato su My Jewish Learning, un sito web che raccoglie articoli dedicati alla cultura ebraica, questo filo non elettrico, che corre attraverso strutture preesistenti (come muri) o lungo una serie di pali appositamente posizionati per strada, si rivela particolarmente utile per lo Shabbat. Durante questa festività vanno infatti osservate una serie di regole comportamentali. Una di queste è il divieto di trasportare oggetti, inclusi libri di preghiere, chiavi di casa, bastoni o deambulatori e persino neonati.

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Come vediamo in Unorthodox, molte famiglie tendono però a riunirsi per i festeggiamenti dello Shabbat. Così i saggi del Talmud hanno escogitato un sistema per permettere il trasporto di oggetti senza infrangere il divieto: l'eruv (la cui forma plurale è "eruvim"). Ecco spiegato quindi il motivo per cui Esty si vede costretta a rinunciare ai suoi effetti personali per poter lasciare il tetto coniugale (esclusi i soldi che riesce a nascondersi addosso).

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La realizzazione di un eruv richiede naturalmente l'autorizzazione delle autorità competenti oltre che un corpo addetto alla sua manutenzione.

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Shira Haas su uno sfondo promozionale di Unorthodox

Shabbat

Questo è il termine che più spesso sentiamo usare nelle serie TV e nei film incentrati sulla comunità ebraica. Il giorno in cui Esty decide di fuggire è Shabbat e il resto della sua famiglia è riunita per i festeggiamenti quando improvvisamente i commensali si accorgono della sua scomparsa. 

Come spiega lo stesso MJL, nella cultura ebraica lo Shabbat è un giorno diverso da tutti gli altri. Si tratta di una ricorrenza che cade ogni sabato e segna la sospensione di tutte le attività legate al lavoro. Tra queste sono compresi l'impiego formale, il viaggio, la spesa e - come detto sopra - il trasporto di oggetti fuori casa. L'osservanza dello Shabbat è inoltre dettagliata dalla Torah, la quale menziona anche il divieto di accendere il fuoco e raccogliere la legna.

Oltre alla cessazione dei lavori, la liturgia prevede anche che si recitino alcune preghiere al fine di sottolineare la celebrazione dello Shabbat, come ad esempio il Kiddush ("santificazione"), che viene detto davanti ad una coppa di vino.

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In un flashback della prima puntata di Unorthodox vediamo inoltre Esty girare il suo appartamento con in mano una teglia da forno sulla quale vi è disposta una pietanza che ritroviamo poi al centro della tavola durante il pranzo con i nonni. Agli occhi di un occidentale quest'ultima può a prima vista apparire come specie di treccia di brioche. Si tratta della challah, tipico pane ebraico generalmente consumato proprio in occasione dello Shabbat.

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Payot

Vi sarete accorti che Yanky, il marito di Esty, come pure Moishe e gli altri uomini della comunità, portano delle particolari acconciature che si caratterizzano per i capelli lunghi ai lati. Secondo il Levitico (19:27), non vanno infatti rovinati "gli angoli della barba". Questo è il motivo per cui gli uomini di fede chassidica portano dei lunghi boccoli ai lati, detti payot. Questa pratica viene presa molto sul serio, tanto che alcuni rifiutano persino il taglio della barba, sebbene il Levitico non lo proibisca espressamente.

Come vediamo in Unorthodox, gli ebrei osservanti portano talvolta i payot arricciati (come Yanky) oppure nascosti dietro le orecchie (come Moishe quando indossa il berretto da baseball).

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L'importanza di questa usanza presso gli ebrei ortodossi viene inoltre ribadita nella mini-serie quando Yanky, intenzionato a restare a Berlino con Esty, decide di tagliarsi i payot. Un evento che nell'universo di Unorthodox appare come qualcosa di traumatico.

Shtreimel

Sopra i payot gli uomini indossano spesso un cappello di lana a falde larghe (come quello nell'immagine qui sotto) o alternativamente uno shtreimel, un tradizionale copricapo in pelliccia (come quello che porta Yanky il giorno delle nozze). Payot e shtreimel sono forse i due segni maggiormente distintivi degli ebrei ortodossi.

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Jeff Wilbusch (Moishe) e Amit Rahav (Yanky) al loro arrivo a Berlino
Jeff Wilbusch (Moishe) e Amit Rahav (Yanky)

Secondo quanto riporta MJL, gli ebrei hanno nel tempo adottato volontariamente un abbigliamento caratteristico per distinguersi dalla cultura prevalente. Gli ebrei dell'Europa orientale arrivarono inoltre a seguire le mode della nobiltà polacca del XVIII secolo (quando iniziò l'ebraismo chassidico), come la veste nera (o caftano) e lo shtreimel, due indumenti che sono ancora oggi indossati da vari gruppi ultraortodossi.

Anche le donne della comunità hanno la testa coperta da una specie di foulard chiuso intorno ai capelli, denominato tichel (o mitpachat). Un capo femminile scoperto è infatti in questa cultura considerato immodesto. In particolare le donne sposate indossano una parrucca (sheitel) per coprire la rasatura dei capelli.

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Esty (Shira Haas) si toglie lo sheitel mentre si immerge nel lago a Berlino
Shira Haas (Esty)

In Unorthodox quando Esty si immerge vestita nel lago lascia andare lo sheitel rivelando ai suoi nuovi amici i capelli cortissimi, una sequenza che di fatto sancisce l'abbandono definitivo delle regole vigenti nella comunità di Williamsburg. Da questo momento in poi la giovane protagonista, che finisce un po' alla volta per adottare i costumi occidentali, girerà infatti sempre senza il suo sheitel.

Mezuzah

Nella scena in cui Esty si reca per la prima volta nell'appartamento degli Shapiro, i genitori del suo sposo, vediamo i presenti toccare una barretta di legno affissa sullo stipite della porta. Si tratta di un oggetto rituale chiamato mezuzah (stipite). Come vediamo in ogni puntata della mini-serie diretta da Maria Schrader, quando le persone passano davanti ad una mezuzah hanno l'abitudine di baciarla toccandola con la mano, un comportamento non dissimile da quello mostrato dai seguaci di fede cristiana al cospetto di un crocifisso.

Nel video qui sotto viene inoltre spiegato che si tratta di una scatolina rettangolare affissa sullo stipite destro delle case ebraiche al cui interno è contenuta una pergamena con i versi della Torah.

Mikvah

Prima del matrimonio con Yanky, Esty si reca al mikvah, un luogo dove viene immersa in una vasca come rito preparatorio. Un articolo su HuffPost spiega che una mikvah (dall'ebraico "raccolta", in riferimento all'acqua che si trova al suo interno) è una vasca in cui le donne ebree osservanti sposate devono immergersi una volta al mese, sette giorni dopo la fine del ciclo mestruale.

La mikvah segna per la donna un rito di passaggio da uno stato di impurità ("tumah" in ebraico, termine che si riferisce ad una mancata gravidanza nell'ultimo mese) a uno stato di purezza ("taharah"). Nella cultura ebraica, per una donna sposata la mikvah è un passo necessario per poter avere rapporti con il proprio marito.

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Secondo la tradizione, non devono esserci barriere tra la donna e l'acqua, perciò vanno rimossi vestiti e gioielli, ma anche trucchi, unghie finte e prodotti per capelli. Stando a questa descrizione, quella che vediamo in Unorthodox è quindi una ricostruzione incredibilmente fedele, e la sua collocazione in un determinato momento della narrazione ha il pregio di focalizzare meglio il personaggio di Esty.

Tefillin

Quando Yanky e Moishe si recano a Berlino per cercare Esty, al loro arrivo in albergo si chiudono in camera e si dedicano alla preghiera. Sulle loro braccia possiamo notare dei nastri neri avvolti attorno. Questi sono detti tefillin (letteralmente "filatteri").

Come spiega MJL, i tefillin vengono indossati durante i servizi mattutini, esclusi lo Shabbat e le altre festività ebraiche. L'uso è strettamente correlato alla Torah, dove è scritto che le parole di Dio vanno legate "come un segno sulle mani e come un ricordo tra gli occhi".

I tefillin comprendono quindi due scatoline e dei cinturini in pelle nera per legarli. La prima scatolina viene indossata sul bicipite e il suo cinturino viene avvolto per sette volte attorno all'avambraccio e alla mano (sul braccio sinistro per i destri e viceversa per i mancini). La seconda scatolina viene invece indossata sulla fronte in corrispondenza dell'attaccatura dei capelli ("tra gli occhi" come recita la Torah), con le spalline che girano intorno alla parte posteriore della testa e alla parte superiore del collo.

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Tornando a Unorthodox, non sembra casuale la scelta di mostrare Yanky e Moishe indossare i tefillin proprio al loro arrivo a Berlino. L'effetto che fa è quello di vedere due personaggi fisicamente lontani dalla comunità di appartenenza, ma ad essa spiritualmente legati. Si tratta inoltre dell'unico caso in cui vediamo i due condividere un momento liturgico nella nuova città. Successivamente ci verrà mostrati individualmente un personaggio che prega e l'altro intento a fare altro: ci troviamo qui di fronte al loro incontro vero e proprio con la civiltà europea.

Shuckling

Ogni volta che avrete visto una scena di preghiera nel corso della serie, probabilmente avrete notato che gli ebrei ortodossi tendono a dondolarsi insistentemente. In Unorthodox lo vediamo ad esempio durante il matrimonio tra Esty e Yanky. Questo movimento, detto shuckling, è molto comune tra gli ebrei durante la preghiera.

Il sito Chabad fornisce due diverse spiegazioni su questa pratica. La prima deriva dai Salmi 35:10, nei quali è scritto che rendere lode a Dio è un atto che va fatto con tutto il proprio essere. Così mentre la mente, il cuore e la bocca si esprimono attraverso la parola, il resto del corpo lo fa muovendosi su sé stesso. La seconda spiegazione fa invece riferimento ai Proverbi 20:27, dove è scritto che "l'anima dell'uomo è la candela di Dio". Lo shuckling sarebbe quindi la riproduzione del movimento che fa la fiamma della candela quando oscilla. Inoltre l'anima viene comunemente vista in perenne in lotta contro il corpo che la racchiude, perciò lo shuckling durante la preghiera rappresenterebbe il suo sforzo di sfuggire alla corporeità.

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Da quest'ultimo punto di vista, in Unorthodox si ha talvolta l'impressione che lo shuckling sia stato utilizzato anche con l'intento di mostrare i sentimenti dei personaggi. Ad esempio, nella scena in cui Esty attende il suo matrimonio prima la vediamo ondeggiare e subito dopo la sentiamo ammettere di sentirsi tesa. Il movimento del suo corpo, peraltro ben sottolineato dall'inquadratura che ce la mostra, sembra alludere al conflitto interiore del personaggio: da una parte le tradizioni con cui è cresciuta, dall'altra il senso di oppressione che prova nei confronti della sua comunità.

Un'altra occasione in cui vediamo Esty dondolarsi è durante l'esibizione del Mi bon siach, il canto che intona per sostenere la prova di ammissione all'Accademia di musica. Si tratta di un brano già sentito in precedenza attraverso la voce di Yanky che diventa qui particolarmente importante per la comprensione del finale di Unorthodox.

Unorthodox: la storia continua?

Detto questo, non sappiamo come si evolverà il percorso di Esty. La Feldman ha già scritto una seconda autobiografia intitolata Exodus, ma al momento da Netflix non è arrivata nessuna notizia ufficiale di una seconda stagione di Unorthodox.

Voi che ne pensate? Per voi la storia continua?

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