Le serie TV spagnole hanno un grandissimo problema: partono che sono una cosa e finiscono che sono tutt'altro. Vis a Vis purtroppo non fa eccezione a questo sistema che forza le linee narrative, troncando di netto quelle che non hanno successo e oltretutto senza dare spiegazioni. Per non parlare poi dei personaggi che vengono trasformati da un momento all'altro o fatti scomparire all'improvviso, tornando solo in determinati cameo o in improvvisate scene d'addio (ricordate Fabio?).
Il lungo declino di Vis a Vis
Io ho amato Vis a Vis, la prima stagione era forse superiore anche all'altra grande serie di punta spagnola, La Casa di Carta, e riusciva ad offrire un prodotto dal respiro internazionale e lontano dall'effetto telenovelas che presto o tardi colpisce le produzioni spagnole. La seconda stagione ancora riusciva a rimanere di alto livello, offrendo un seguito degno degli avvenimenti visti nella prima serie, anche se qualcosa cominciava a sbriciolarsi con l'esaurirsi del filone principale, ovvero quello dedicato al denaro nascosto di Yolanda (che poi chi l'ha uccisa? Qui tutte le teorie e le questioni irrisolte).
La terza stagione ci riprova, cambia le carte in tavola, trasferisce tutto in un'altra prigione e porta le detenute a vedersela con un nuovo nemico. Una scelta coraggiosa che però taglia fuori tantissimi personaggi e trame, tanto che sembra quasi un'altra serie. Macarena stessa, la protagonista dello show, viene messa in standby, il plot è debole e si fa seguire solo sperando in un ritorno dell'attrice principale, o per qualche vecchia trama ancora in ballo (come quella di Sole).
Poteva finire già così e invece rotte le uova bisognava fare la frittata. Ecco quindi che nella quarta stagione si tocca quasi la fantascienza, con un carcere di memoria orwelliana dove un direttore malvagio controlla tutto e tutti dalle sue telecamere. Se già la terza stagione faceva una fatica tremenda a portare avanti le storie, la quarta è un vero e proprio polpettone di momenti e situazioni studiati per accontentare i fan, senza il minimo guizzo di ingegno nella sceneggiatura che aveva invece contraddistinto la prima serie. Zulema passa da essere un grande personaggio descritto nel dettaglio a una serie di dettagli messi lì per tenere su il personaggio. La follia, il trucco scuro, il sorriso da Joker, che prima erano orpelli di una personalità complessa e interessante hanno finito per definirla e renderla una macchietta, tanto che anche la frase "El elfo del puto infierno" usata per schernirla nelle precedenti serie, viene ripetuta fino alla nausea (anche in El Oasis).
C'è ancora speranza con Vis a Vis: El Oasis?
Terminata la quarta stagione e deluso dalla rovina di Vis a Vis ho pensato che lo scempio fosse finito invece Iván Escobar, uno degli ideatori della serie insieme ad Álex Pina (che ha abbandonato il progetto), ha pensato bene di mettere su una quinta e ultima stagione chiamata Vis a Vis: El Oasis. Il sottotitolo vuole sganciare la serie dalle precedenti stagioni e portarla verso nuovi orizzonti: niente più carcere, niente detenute, niente commercio clandestino di droga, solo Zulema e Macarena che vivono la loro vita da ladre 12 anni dopo la fine della quarta stagione. Un soggetto interessante, che poteva rivelarsi la chiave di volta per riportare la serie agli antichi splendori e che purtroppo si rivela essere un imbarazzante addio a uno show e a dei personaggi che oltre alle fattezze fisiche e a qualche linea di carattere non hanno più nulla di quello che erano.
La trama di Vis a Vis: El Oasis vede Macarena (Maggie Civantos) stanca della vita da ladra che vuole ritirarsi e fare una vita tranquilla. Zulema (Najwa Nimri), che non sa nemmeno dove sta di casa la tranquillità, decide di accontentarla, ma non prima di un ultimo mirabolante colpo insieme. La donna vuole infatti derubare uno dei più potenti narcotrafficanti del paese, Victor Ramala (David Ostrosky), alleggerendolo di una preziosa tiara di diamanti durante il matrimonio della figlia Kati (Alma Itzel). Il colpo richiede però l'intervento di altre persone e così le due donne coinvolgono nella rapina la giovane Triana Azcoitia (Claudia Riera), un mix tra una idol giapponese e una metallara; Laura Ros (Isabel Naveira), detta "La Flaca"; Mónica Ramala (Lisi Linder), sorella della sposa e Goya Fernández (Itziar Castro), che torna direttamente da Vis a Vis senza più il suo stuzzicadenti. Il piano è quello di rubare i diamanti, scappare nel deserto e poi ritrovarsi tutte all'hotel El Oasis.
Come già anticipato l'idea alla base era buona, ma quello che poteva essere uno show action in 8 puntate a metà tra i film della serie Ocean's e Breaking Bad, si trasforma in una serie che cita continuamente se stessa, priva di mordente e che si perde in dialoghi ridondanti e noiosi.
Una serie fatta esclusivamente per accontentare i fan di Macarena e Zulema
Il budget c'era, c'erano gli attori di talento e c'era anche una buona storia di base, ma allora cosa è successo? È successo che Vis a Vis era finito da tempo e spingere la storia e i personaggi oltre il naturale corso delle cose ha portato a questo impoverimento generale. Inoltre, un sottotitolo differente non basta a rendere la serie uno spin-off, risulta infatti impossibile avvicinarsi ad essa senza aver visto la serie precedente. Più che uno spin-off infatti si tratta di un vero e proprio seguito.
Vis a Vis: El Oasis non è altro che una coccola per i fan che risolve in una puntata la storia della rapina e poi si concentra su Zulema e Macarena lasciando gli altri personaggi sullo sfondo. Ogni puntata è una scusa per vedere le due protagoniste che litigano, che combattono e che si sfidano in quell'eterno gioco mentale, iniziato nelle prime stagioni e che arrivati a questo punto non ha più senso.
Anche sul fronte sottotrame la serie è carente: un padre di famiglia disturbato che porta moglie e figlia in vacanza nel bel mezzo del deserto, una scolaresca che sceglie come meta della gita questo hotel abbandonato tra polvere e cactus e infine la sposa che naturalmente non vuole sposare l'uomo scelto dal padre e si ribella a quest'ultimo. Pur non essendo delle storie innovative potevano però essere scritte bene e invece sembrano inserite solo per gonfiare la serie in attesa della sua conclusione.
La sensazione che si ha è di un calderone di idee appena abbozzate che faticano anche a stare insieme. Sarebbe stato bello vedere una rapina lunga 8 puntate, intervallata dal passato dei protagonisti, come ne La Casa di Carta, o una fuga on the road dai criminali di Ramala o anche un ritorno in grande stile in carcere e invece niente. Dopo la prima puntata tutti i personaggi sono bloccati in questo hotel a fare minutaggio dove persino la padrona è stata scritta e pensata solo per poter inserire l'ennesimo vecchio personaggio capace quasi di tornare dal mondo dei morti.
Insomma, Vis a Vis El Oasis si trascina, sanguinante come i suoi personaggi, verso una fine inevitabile e che secondo Escobar era già stata pensata. Un finale lento, lontano dai ritmi incalzanti della serie madre. Un addio evocativo, ma talmente allungato che regala le stesse emozioni della sessantesima replica di Terra Nostra. Un vero peccato e che da fan mi lascia tanto amaro in bocca.
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Voto di Cpop
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