Doveva essere il film tagliato addosso a Lady Gaga, con un ruolo abbastanza vicino al suo sentito da farla recitare per la prima volta da protagonista, senza metterla troppo in difficoltà. I numerosi primi piani a lei dedicati fugano ogni dubbio sull’operazione nomination già in corso in questo senso, ma qualche sorpresa (in positivo e in negativo) riesce a riservarla anche Bradley Cooper.
L’attore all’esordio registico fa molto di più di accontentarsi di un’operazione sicura, basata sul richiamo dei nomi sul cartellone. Da una parte tenta a più riprese di dare un proprio stile alla regia, tutta camera a spalle e ruvidezza, adeguata al personaggio che interpreta. Jack è il prototipico cantante di successo preda dell’alcolismo e senza punti fissi che scopre una talentuosa e la lancia nel mondo dello spettacolo. Dovrebbe fungere da spalla per tutto il film, invece finisce a sorpresa quasi al centro della seconda parte. Tanto che non è più chiarissimo chi sia alla ricerca di un posto al sole nella stagione dei premi.
Una diva nei panni di una futura stella
Jack è una rock star che riempie gli stadi e ammalia con le sue canzoni e la sua chitarra. È preda dei fan, dei selfie e della curiosità della gente ogni volta che mette piede fuori dai territori protetti della celebrità, eventualità che avviene quando è alla ricerca di alcolici. Perennemente sbronzo e spesso sballato, una sera Jack s’infila in un bar di drag queen alla ricerca di alcolici. Qui vede l’esibizione di una giovane cantante di nome Ally e ne rimane immediatamente affascinato.
Ally è una cantautrice dalla cronica carenza di autostima. Scrive le sue canzoni ma non le canta in pubblico, vive con angoscia l’imperfezione del suo naso spesso criticato durante i provini presso le case discografiche. Sotto la guida di Jack, comincerà la sua ascesa nel mondo dello spettacolo. Il sodalizio artistico tra i due diviene ben presto un legame sentimentale, profondo ma problematico. L’amore di Jack e Ally verrà messo sotto pressione dalla fama crescente di lei, dalla parabola calante di lui e dai demoni interiori del suo passato.
È nata una stella e, come in ogni gravidanza, le tempistiche e le fasi sono dettati dalla natura stessa dell’evento. Nel caso del terzo remake del film originario del 1937, torna la domanda di sempre: l’ascesa e la caduta nel mondo dello spettacolo sono un classico senza tempo o una formula datata che non ha più nulla da dire?
Senza profondità
A Star is Born ha come unico merito quello di tentare dei timidi tentativi di aggiornamento del canovaccio classico, pescando a piene mani dalla biografia della sua protagonista. Attenzione alla comunità LGBT, ai disordini mentali, un velatissimo accenno critico alle violenze dalla polizia sono chiaramente farina del sacco di Lady Gaga. La distanza tra il suo percorso artistico e quello di Ally è però evidente ha chi ha una certa familiarità con la sua carriera: caratterialmente la sua difficile scalata al successo è stata sostenuta dalla sua incrollabile fiducia nelle sue capacità.
Qualche ingenuità e cliché si possono di certo perdonare a un blockbuster palesemente pop e lontano dall’autorialità, con una parte musicale abbastanza gradevole. Quello che è più difficile condanare al film è una confezione che a volte sembra un’imitazione caricaturale della realtà. In particolare il cambio di immagine di Ally è talmente scadente e cheap nell'esecuzione da risultare forzato, una brutta copia dell’immagine già iperbolica della sua protagonista.
Non è che A Star is Born non tenti di innovare la storia che racconta, ma proprio non riesce ad uscire da una serie di scelte obbligate che lo rendono prevedibile, navigabile a vista per lo spettatore. Nella seconda parte della pellicola si tenta di forzare la mano all’andamento prevedibile delle vite di Ally e Jack, con due svolte che vorrebbero essere cupe, forti. Peccato che questa brusca virata venga introdotta così di malagrazia da rendere la scena ai Grammy il primo passaggio involontariamente scult visto in questa edizione della Mostra del cinema. La chiusa drammatica del film dovrebbe essere un evento sulla carta enorme, ma di fatto non ha grosse ripercussioni, in un film in cui la realtà non fa mai capolino nelle vite dei protagonisti.
È proprio questo che manca di più in A star is born: l’impatto mediatico delle scelte dei protagonisti, la risposta di fan e opinione pubblica alle loro scelte di vita. Sulla carta tutto è asfissiante e drammatico, ma di fatto l’impatto delle scelte di Ally avviene tutto fuori dallo schermo, in un mondo là fuori che non sappiamo se la ami, la odi, la consideri un esempio o una debole (questione importante, che il film manca di problematizzare).
A Star is born poteva essere un film molto peggiore, ma è ben lontano dall’essere il bel prodotto - ancorché commerciale - che aspirava a diventare. Di fatto si regge tutto sulla curiosità di vedere Lady Gaga alle prese con un ritratto mediato di sé stessa. La notizia è che se la cava benino, decisamente meglio di alcune colleghe in passato (Christina Aquilera, Jennifer Lopez, Beyoncé). La cattiva è che non ha abbastanza vis drammatica per dare al film il carattere di cui avrebbe disperatamente bisogno.
A Star is Born arriverà nelle sale italiane dal 11 ottobre 2018.
Commento
Voto di Cpop
55Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!