Riesce difficile persino immaginarseli otto miliardi e mezzo di dollari: la quantità di denaro messa sul piatto da Amazon per papparsi il leone della MGM. Leone che da tempo miagolava oppresso dai debiti, aggrappato a un filo di nome Bond, James Bond. Ciò che separava quel che rimane di MGM dalla bancarotta era proprio il ricchissimo franchise dell'agente 007, oltre che allo sfruttamento di un parco titoli solido, che include oltre 4000 titoli filmici, franchise come Rocky e Lo Hobbit, classici del cinema come Il silenzio degli innocenti e Thelma & Louise. Amazon si è comprata questo: un segnale inequivocabile che la sua strategia punta alla supremazia, anche in campo cinematografico e nel giovane mondo delle piattaforme di streaming.
Con il blocco delle uscite in sala e il continuo rinvio di No Time to Die (il 25esimo film della saga di James Bond, ancora in stallo) le difficoltà di MGM sono diventate così palesi che tutti gli interessati hanno fiutato l'affare. James Bond è un simbolo potentissimo: riuscire a presentarlo in contemporanea o in esclusiva sulla piattaforma streaming che si possiede è il genere d'iconico punto di non ritorno che Netflix e le altre cercano disperatamente di "far succedere".
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A livello globale il circuito cinematografico è tutt'altro che spacciato e il numero di biglietti annuali staccati non suggerisce che scomparirà né sul breve né sul lungo periodo. Cambieranno le sale, l'offerta, i costi e la fruizione, ma i cinema come concetto non scompariranno in un battito di ciglia.
James Bond è il simbolo che serve ad Amazon (e Netflix)
La suggestione però è un'arma potentissima, quindi con un simbolo abbastanza potente può convincere il pubblico che quella che può essere un'opzione (l'uscita contemporanea in sala e in streaming, la scomparsa della sala) sia la più naturale evoluzione. Non è un caso che MGM abbia tenuto duro nonostante perdite ingenti e non mi stupirei se avessero ottenuto implicito supporto dietro le quinte, da chi sostiene il circuito delle sale. Warner Bros per esempio, rimasta tra i pochi grandi studios senza un piano preciso sullo streaming, avrà assistito a questa partita tifando per la sala.
Senza una propria piattaforma e una strategia di lungo termine, negli scorsi mesi Warner ha stretto in gran fretta un accordo con HBO Max prima, con AT&T poi per tentare di rimettersi al passo. La tendenza (come nel settore automobilistico) è quella di concentrare le grandi realtà in formazioni mastodontiche, per reggere l'onda d'urto dello sbarco dei giganti della Silicon Valley. La sopravvivenza delle sale non garantisce la sopravvivenza di chi i film li fa ma non ha una piattaforma propria dove farli fruttare.
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Chi ha buona memoria poi ricorderà che in autunno era arrivato il gran rifiuto di MGM a Netflix, che pur di garantirsi quel simbolico Bond in catalogo aveva offerto - si dice - una cifra tra i 600 e gli 800 milioni di dollari. MGM aveva tenuto duro. La proposta di Amazon però è di quelle che non si possono rifiutare e non solo per l'entità della cifra. Otto miliardi salvano lo studios dalla bancarotta e danno una casa a un parco titoli non costretto a dissolversi e disgregarsi. La "legacy", la chiamato negli Stati Uniti.
Il messaggio di Amazon per Netflix
La proposta di Netflix è stata miope perché ha tentato di strappare un pezzo da un puzzle che MGM ha tenuto insieme con cura. Amazon è stata più accorta: con la sua offerta dall'importo oltraggioso ha dimostrato ancora una volta di avere un approccio più simile a quello degli studios tradizionali.
Non ha perso occasione di mandare un paio d'implici messaggi. A Netflix ha mostrato una potenza di fuoco che nemmeno il gigante dello streaming si può permettere, mettendo in chiaro che il fine ultmo di Jeff Bezos è l'annientamento della concorrenza, anche in questo campo. In una lotta in cui bisogna perdere capitali senza sosta fino a far fruttare la propria fetta di mercato e dettare le regole, Amazon e Apple sono le sole che possono permettersi d'investire miliardi di dollari senza alcun ritorno momentaneo, puntando a sfiancare la concorrenza, offrendo i propri servizi a prezzi ridicoli
Il gioco di Netflix di offrire un catalogo sterminato a prezzi non sostenibili dai competitor per spazzar via la concorrenza sembra ora ritorcerglisi contro, perché è una scommessa pericolosa che altri sostengono meglio a livello finanziario. Drogando le aspettative del mercato su ritmo di produzione e costo degli abbonamenti, ora è il prezzo di Netflix ad apparire troppo alto (pur essendo largamente sottoprezzato e consentendo condivisioni e altre pratiche ai margini della legalità ai propri utenti).
Il peso dei classici
Bond da solo però è solo un tassello di una partita ben più grande. È il tassello più vistoso e quello di cui parlano tutti, giustamente. Amazon però ha messo le mani su qualcosa d'infinitamente più prezioso sul lungo periodo: il catalogo MGM. Si fa presto a dire 4000 titoli, 17000 ore di contenuti video. I numeri non restituiscono l'importanza di questo parco di titoli, la vera eredità MGM. L'immagine del leone ruggente all'inizio di un film è così familiare perché il catalogo MGM è ancor oggi pervasivo nel mondo cinematografico, nonostante annoveri solo i film di 007 come novità.
Per Amazon significa avere in catalogo un zoccolo duro di classici di Hollywood sempre presenti, abituando l'utente a trovare quel che cerca nel proprio dominio. Significa avere titoli longevi e ciclicamente sempre rilevanti, che incontrino il favore di cinefili e fasce d'età più avanzate rispetto al target teen e young adult a cui guarda ossessivamente la strategia Netflix. Significa avere un prodotto di eccellente qualità la cui longevità è già stata testata, che risponda alla richiesta di chi cerca un buon film (magari da rivedere) e non una novità qualsiasi.
Avete mai provato a cercare un noir, un film di Hitchcock, un famoso vincitore di Oscar, un film vecchiotto che volete rivedere sulle piattaforme? È il loro tallone d'Achille, perché chi possiede i diritti su questo parco titoli li concede temporaneamente e con parsimonia. Disney lo sa: Disney+ al momento si regge quasi solo sul catalogo fortissimo dell'animazione e sull'iniezione di titoli arrivata con l'acquisizione di FOX.
Il futuro di Bond in casa Amazon
In questo senso la proposta di Amazon è già più strutturata della concorrenza, ma sconta una deficit forte: Amazon non comunica bene il suo prodotto, sembra quasi disinteressata a sapere al pubblico cosa ha per le mani. Chi ama la vecchia Hollywood o il cinema d'autore sa che ci sono molte più probabilità di scovare un titolo su Prime Video che altrove, eppure Amazon non sembra mai impegnarsi veramente a conquistare la ribalta; né con le sue novità né con il suo catalogo. Con l'arrivo di saghe multimilionarie come Wheel of Time e The Lord of the Rings è ipotizzabile che anche in questo senso le cose cambieranno.
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Eppure il suo parco abbonati (complice il fatto che basta sottoscrivere il servizio Amazon Prime per avere accesso all'offerta Video) cresce con costanza. Quest'anno, grazie al passaparola del pubblico, con LOL - Chi ride è fuori è arrivato il primo successo mediatico in Italia. Difficile che l'anno prossimo l'esclusiva sulla Champions League passi inosservata (dato che poi viene offerta senza costi aggiuntivi). Forse Amazon non forza la mano perché non ne ha bisogno.
Le basta aspettare la giusta occasione e ribadire la sua potenza comprandosi il Leone MGM, mettendo il logo di Amazon prima del prossimo James Bond. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
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