È stata la mano di Dio è un racconto dell'adolescenza del suo regista Paolo Sorrentino, cresciuto nella Napoli di Maradona e costretto a diventare adulto all'improvviso a causa di un drammatico evento. A 20 anni dal suo esordio come regista, Paolo Sorrentino ha deciso di raccontare la sua storia personale - di uomo, figlio e regista - creando un film che funziona anche come omaggio alla Napoli degli anni '80 e all'adolescenza destinata a lasciare il posto all'età adulta.
Il candidato italiano alla corsa come Miglior film internazionale agli Oscar 2022 ha un andamento ciclico. Dopo il climax della seconda metà della pellicola, il film si chiude riprendendo alcuni elementi partenopei dell'apertura. Nelle sequenze finali del film prodotto da Netflix e vincitore del Gran premio della giuria al Festival di Venezia scopriamo il destino di Fabietto (l'alter ego di Paolo Sorrentino), mentre il regista chiude la pellicola con un duplice omaggio alla sua città, sia musicale sia visivo.
Per scoprire il finale del film e l'analisi dei singoli elementi, continuate la lettura, ma fa attenzione agli spoiler! Se volete scoprire qualcosa di più del film o delle sue location, potete leggere gli approfondimenti senza anticipazioni dedicati a È stata la mano di Dio.
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Fabietto lascia Napoli
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Dopo la morte improvvisa dei suoi genitori, Fabietto si ritrova in un momento critico della sua vita. La sua infanzia deve finire bruscamente e lui dovrà prendere in poche settimane decisioni che cambieranno per sempre la sua vita. I soldi sono pochi e il fratello non è intenzionato a esercitare quella perseveranza che tanto ammirava in Maradona, per cui Fabio si ritroverà solo a inseguire il suo sogno cinematografico, di cui però ancora non percepisce chiaramente i contorni. Ci penserà la Baronessa a iniziare al sesso Fabietto, guidandolo nel suo primo rapporto sessuale. Quando la donna chiede a Fabietto di pensare a una ragazza che ama e di dire il suo nome, lui pensa alla zia Patrizia. Il suo primo amore rimarrà sempre la sua musa, anche se successivamente scopriremo che la donna è finita in un ospedale psichiatrico, incapace da uscire dal vortice d'illusioni e allucinazioni che la perdita del figlio tanto atteso ha comportato.Il significato della scena finale di È stata la mano di Dio
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Fabietto sale su un treno regionale in partenza dalla stagione di Napoli verso Roma. Mette le cuffie del suo walkman, comincia ad ascoltare la musica. A un certo punto fuori dal finestrino vede una figura incappucciata: è il munaciello bambino, uno spiritello della tradizione partenopea, che era apparso a inizio film alla zia Patrizia. La figura sembra fare un cenno a Fabietto, che la osserva intensamente.Come finisce È stata la mano di Dio?
Fabietto decide di lasciare Napoli per andare a Roma e inseguire il suo sogno di diventare regista. Dal finestrino del treno vede apparire il munaciello che già aveva visto la zia Patrizia.
Per un analisi del significato di questa scena potete leggere l'approfondimento dedicato.
Sui titoli di coda scorre la canzone Napule é di Pino Daniele.
[/faq]È un'apparizione simbolica che funziona sia come commiato di Napoli verso uno dei suoi figli che lascia la città per far fortuna sia un'allusione al fatto che il sogno di Fabietto (ovvero Paolo Sorrentino) di diventare un regista si avvererà. Per saperne di più puoi leggere l'approfondimento dedicato. Perché appare il munaciello alla fine di È stata la mano di Dio?
Napule è di Pino Daniele. Qual è la canzone che si sente nella scena finale di È stata la mano di Dio?
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