L'uomo invisibile immortala un nuovo tipo di mostro (e fa centro): storia di un successo a basso budget

Autore: Elisa Giudici ,

L'uomo invisibile è un successo commerciale, nonostante tutto quello che gli sta succedendo intorno. Arrivato nelle sale statunitensi il 26 febbraio 2020, è riuscito a racimolare 27 milioni di dollari d'incassi tradizionali, in attesa di vedere quanti utenti a livello globale lo scaricheranno con il ticket formato famiglia con cui Universal lo rende fruibile legalmente sul suo sito (anche nella versione italiana, al prezzo di 15,99 euro). Un risultato che sarebbe stato impossibile raggiungere se il film non fosse un progetto piccolo, anzi minuscolo, considerando le dimensioni pachidermiche dei film hollywoodiani di oggi. Con sette milioni di dollari nel 2020 ci paghi giusto la troupe, un paio di location ben ricostruite, un'attrice di livello ormai lanciata e rodata come Elisabeth Moss e la post produzione necessaria a rendere invisibile il mostro putativo del film. 

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A ben vedere in questo avvio di 2020 di progetti indovinati funestati ma non troppo dal Covid-19 Universal ne ha piazzati parecchi. L'uomo invisibile, il notabile adattamento austeniano Emma e l'horror politico più discusso del momento The Hunt. Progetti di piccolo calibro produttivo ma di grana qualitativa fine, che hanno accentrato l'attenzione di critica e pubblico molto più di enormi blockbuster che soffrono la serrata dei cinema ma anche la cronica mancanza d'idee. Con registi giovani e produttori ricchi d'idee, Universal è riuscita a rifarsi d'investimenti produttivi bassi o minimi, cominciando con il passo giusto il 2020. 

Universal
Elisabeth Moss scopre la tecnologia che rende invisibile l'ex
Un horror angosciante sia per metodo che per messaggio: bisognerebbe prendere esempio da L'uomo invisibile

L'uomo invisibile e la paura del nuovo

Ormai lo sappiamo: nessuno tra gli studios hollywoodiani vuole investire su idee nuove da cima a fondo, quanto piuttosto puntare su remake e rielaborazioni di franchise già familiari al pubblico. Mentre Disney cannibalizza ogni classico a disposizione (spesso con risultati tutt'altro che memorabili), Universal carezza da tempo l'idea di rilanciare i mostri classici del suo catalogo, una vera e propria pietra angolare della sua storia cinematografica. Negli anni d'oro, i mostri della Universal erano famosi, amanti e commercialmente sfruttati come i supereroi al giorno d'oggi. Anzi, potremmo dire che La Mummia, il Mostro della Laguna Nera, Dracula, L'Uomo lupo, il fantasma dell'Opera e la moglie di Frankenstein sono stati i primi Vendicatori del cinema, villain in fondo poi non troppo cattivi e spesso impegnati a redimere sé stessi salvando l'umanità. 

Universal ci ha già provato a pescare dal mucchio, riportando su schermo la Mummia in versione femminile, dandole le fattezze di Sofia Bautella e mettendo al timone un volto inossidabile come Tom Cruise. Il film però - un guazzabuglio di buone e ottime idee affogate in un racconto senza direzione e talvolta senza senso - si è rivelato un clamoroso flop, fermando sul nascere l'idea di resuscitare i cari e vecchi mostri. A ben vedere Universal non è l'unica a carezzare quest'idea: basta pensare a quanto La forma dell'acqua di Guillermo Del Toro si spinga pericolosamente ad essere ben più di un semplice omaggio al Mostro della Laguna nera, rimanendo per un soffio al di qua di un eventuale infrangimento di copyright, ma pescano a piene mani dall'immaginario del mostro Universal. 

Universal
Cecile tenta di sfuggire senza svegliare Adrian
L'uomo invisibile è una disperata fuga per riconquistare la propria libertà sin dalla prima scena

A causare veri brividi d'orrore a Los Angeles è l'idea di provare strade totalmente nuove. Quindi ecco che, nonostante La Mummia si sia rivelato un fiasco, qualcuno in Universal decide che tutto sommato si può dare luce verde a un progetto con un altro mostro. A onor del vero, L'uomo invisibile è quello che del gruppo si presta meglio a un ammodernamento. Vuoi perché negli anni è rimasto lontano dalle scene per più tempo degli altri colleghi Universal, vuoi perché in questo caso la CGI può veramente consentire di rileggere le prodezze di un uomo totalmente invisibile ad occhio umano in modi inimmaginabili per il classico del 1933 o per riletture più moderne come L'uomo senza ombra di Paul Verhoeven (2000). 

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L'uomo invisibile e il successo del metodo Blumhouse

Qui entra in gioco Jason Blum con la sua creatura Blumhouse. Specializzata in film horror, la casa di produzione ha di fatto creato una sorta di metodo che, seppur con qualche flop e film non riuscitissimo (vedi il tremendo Fantasy Island) ha costellato l'horror (e non solo) contemporaneo di pellicole iconiche: Get Out e Us di Jordan Peele, Whiplash di Damien Chazelle, Split e Glass di M. Night Shyamalan e le serie di Paranormal Activity e The Purge. 

Il modello è basato su un'idea semplicissima: avere un'idea forte alla base del film. In campo commerciale lo chiamano pitch; un incipit narrativo fulminante, spiegabile in pochi secondi, attorno a cui costruire tutto il resto. Corollario di quest'idea forte e innovativa è che, se hai quella, non hai nemmeno bisogno di tanti soldi. L'idea centrale è talmente avvincente che sarà lei a occultare le ristrettezze produttive e non viceversa. Così torniamo a L'uomo invisible e ai suoi miseri 7 milioni di euro di budget. Eppure guardi il film e non sfigura a confronto con pellicole che hanno 5 o 10 volte questo budget.

Universal
Cecilia fa la doccia senza vedere l'impronta lasciata da Adrian sul vetro appannato
L'uomo invisibile gioca parecchio con l'idea che l'aguzzino possa essere reale solo nella testa di Cecilia

Perché? Perché L'uomo invisibile è tutto costruito attorno a un'idea splendida, forte, soprattutto nel 2020: quella di un personaggio invisibile sì, ma acutamente, angosciosamente  presente in ogni scena, che ammorba lo stato mentale dello spettatore e della protagonista. Dimenticate L'uomo invisibile dispettoso e giocherellone coperto di bende della vecchia scuola Universal. Qui al centro della scena c'è un uomo a cui la protagonista Cecilia tenta di sfuggire sin dal primo minuto. La conosciamo sin dalla prima inquadratura come una donna vittima del terrore, che si guarda continuamente alle spalle. Non vediamo mai cosa le abbia fatto il marito Adrian (Oliver Jackson-Cohen), ma la paura che leggiamo negli occhi di lei è sufficiente a farci capire il necessario. Adrian è un manipolatore eccezionale, un marito abusivo che ha rinchiuso la moglie in una casa ipertecnologica e in una vita dettata dai desideri di lui, tanto che lei ha persino paura a pensare qualcosa che vada contro i suoi desiderata. 

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L'uomo invisibile si apre con il suo tentativo di fuga e l'apparente morte di Adrian. Eppure Cecilia se lo sente addosso e attorno, anche se a rigor di logica è finalmente libera dalla sua influenza e persino ricca. Il film gioca un po' con l'ambiguità della situazione, lasciandoci sul chi vive, facendoci interrogare su Adrian: è davvero lì da qualche parte o Cecilia lo sta solo immaginando? L'idea di rendere l'uomo invisibile il simbolo tangibile dello strascico psicologico che tante donne vittime di violenza si portano dietro è talmente geniale che il film sembra semplicemente "succedere", come logica conseguenza. 

I nomi dietro al successo di L'uomo invisibile

In realtà alla scrittura e alla regia c'è Leigh Whannell.  Il creativo qui non è sempre raffinatissimo nella narrazione, ma azzecca un paio di scene davvero raggelanti, industriandosi con mille idee per creare modi per far temere lo spazio negativo e il vuoto allo spettatore.

Universal
Elisabeth Moss si guarda alle spalle
Elisabeth Moss fa ancora una volta centro, scegliendo un progetto che ne esalta le grandi qualità recitative

A differenza di altri horror Blumhouse, qui c'è anche un'attrice dal carisma recitativo enorme, che fa tutta la differenza del mondo. Elisabeth Moss è cruciale per la riuscita del film, perché incarna ed emana un'angoscia radicale, diventando vittima ma non perdendo mai raziocinio, intelligenza e coronando in un finale che confermano la sua bravura e l'avvenuto ribaltamento "femminista" del film. Uso il termine tra virgolette perché tutto sommato ci si limita a mettere la vittima di ogni genere di film di mostri al centro, dandole però attenzione e spessore. Cecilia non è un oggetto narrativo a cui far succedere cose orribili, bensì un soggetto narrativo che lotta per rimanere a galla nonostante avvengano attorno a lei disgrazie terribili. Non dovrebbe essere un passo così rivoluzionario, eppure lo è. Complimenti alla Moss, ormai regina di ruoli sottilmente disturbanti, che raramente sbaglia a scegliere un progetto. Qui ci sarebbe materiale persino per la stagione autunnale dei premi, in tutta onestà. 

Certo qualche grossolanità o passaggio prevedibile L'uomo invisibile non riesce ad evitarlo, anzi, forse non è nemmeno troppo interessato a sviluppare appieno il suo potenziale limando la sceneggiatura per bene. La sfida tecnica è più difficile di quel che sembri e il film la supera brillantemente: tanto pare bastargli. L'uomo invisibile si porta a casa un paio di scene davvero da brividi, un finale minimalista e perfetto, una protagonista che viene voglia di vedere ancora e soprattutto un messaggio potente che dà lustro a un film horror commerciale, ponendolo inarrivabilmente più in alto rispetto alle altre produzioni Universal e Blumhouse degli ultimi anni. Il tutto perché dietro il remake c'è una singola, brillante idea nuova: prendere il genere horror e alimentarlo con l'esperienza raggelante di mettersi nei panni di chi è sfuggito al proprio aguzzino, esplorando quanto possa essere drammatico e senza fine il dopo, quanto sia arduo riconquistarsi davvero la propria libertà. 

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Se insomma c'è un film che vale il prezzo (invero non bassissimo) dello streaming legale approntato da Universal, quello è davvero L'uomo invisibile. Sarà uno dei film che probabilmente ricorderemo a fine 2020.

Commento

Voto di Cpop

75
Il potere di un'idea nuova, capace di rivitalizzare un franchise nato nel 1933: L'uomo invisibile prova ancora una volta che basta avere uno ottimo spunto e una grande attrice per creare un bel film.

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