Ha più di 130 anni, ma li porta benissimo: Pinocchio, il burattino di legno che voleva essere un bambino, continua a essere un’icona planetaria. Non male per un personaggio nato dall’immaginazione di uno scrittore toscano sul finire dell’Ottocento, le cui avventure risultano ancor oggi sorprendenti (drammatiche, talvolta crudeli) anche a un lettore moderno. Viene da stupirsi al pensiero di ciò che combina e subisce Pinocchio negli scritti di Collodi, al pensiero che il suo sia anche un racconto didattico per bambini.
A onor del vero, la storia nota a livello globale del burattino non è tanto quella di Collodi - già popolarissima a fine Ottocento - ma la versione del 1940 resa celebre dal classico ideato e prodotto da Walt Disney in persona. È cosa nota che le versioni animate dalla Casa del Topo, soprattutto agli albori dalla sua fondazione, fossero tutt’altro che fedeli. Pinocchio non fa eccezione e, pur conservando i tratti fondamentali del personaggio, viene ingentilito di molto nella sua trasformazione in cartone animato.
Qualcosa di simile è successo anche nel 2022, quando il regista Robert Zemeckis ha co-sceneggiato e animato la sua versione della storia immortale del burattino guidato da un Grillo parlante e dalla Fata turchina nella lunga avventura che lo porterà a diventare un burattino buono e poi un bambino vero. L’ultima versione di Pinocchio ha il coraggio (o forse la mera presunzione?) di cambiare alcuni elementi fondamentali e fondativi della storia del burattino.
Viene quindi da chiedersi, dopo tanti adattamenti già visti e alcuni ancora di là da venire, cosa ci insegni davvero la storia di Geppetto e del suo figlioletto di legno, quale siano le lezioni che questa storia con più di un secolo alle spalle ha ancora da dare a un pubblico che vive in una realtà lontanissima da quella di Collodi e Disney, ma che sembra ancora in grado di entrare in sintonia con Pinocchio.
Ecco 5 piccole, grandi lezioni che ci hanno insegnato le varie versioni di Pinocchio.
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Pinocchio racconta una paternità modernissima
Il classico animato nel 1940 da Walt Disney contiene scene che oggi sono sorpassate, talvolta impensabili (bambini di otto anni che fumano e bevono alcolici). C’è però un aspetto della storia - uno che viene direttamente dalla penna di Collodi - che racconta dell’enorme modernità di questa storia: la paternità di Geppetto.
In un’epoca in cui si discute tantissimo di cosa sia un genitore e quale tipo di persona un bambino debba avere accanto per crescere, la storia di Pinocchio dà una risposta chiara: basta che sia un adulto in grado di amare incondizionatamente la propria prole, quale aspetto o legami di parentela abbia con la stessa.
Geppetto è uno dei padri più iconici della storia della narrativa e del cinema: il suo amore per Pinocchio è sconfinato e lo porta a sacrificare tutto ciò che ha per tentare di crescere al meglio il burattino. Nonostante le tante marachelle di Pinocchio, nonostante non sia fatto di carne e ossa ma sia di legno, Geppetto lo tratta da subito come un figlio desiderato e amatissimo: un miracolo, in tutto e per tutto.
Geppetto incarna una paternità rara: vissuta con dolcezza più che con autorevolezza, dialogante e disponibile. Per giunta è un genitore solo, single, senza una donna al fianco, che cresce un bambino al meglio delle sue capacità. In un mondo Disney popolato da coppie perfette o da eroi orfani, è un bell’esempio. Peccato dunque che la versione del 2022 banalizzi il suo rapporto con Pinocchio, riconducendolo a un ipotetico figlio morto.
Pinocchio insegna che i bambini non sono buoni (ed è giusto così)
Pinocchio è un combina-guai di razza: ingenuo, credulone e sempre incline e prendere la decisione peggiore possibile, anche quando ottimamente consigliato dal babbo Geppetto e dal Grillo Parlante. Il suo è un grande ritratto dell’essere giovanissimi e cominciare a navigare il mondo, una visione realistica e liberatoria di come bambini e ragazzini comincino a staccarsi dalla famiglia e a relazionarsi con il mondo esterno, commettendo degli sbagli.
Pinocchio non è figlio di quella visione molto stereotipata (e dannosa) che vede i giovani eroi delle storie per ragazzi guidati da un’infallibile bussola morale che fa capire istintivamente loro cosa sia giusto fare in ogni situazione. È pigro, furbo, indolente, occasionalmente malizioso. Se affronta una tentazione, puntualmente cede. È per questo un prezioso esempio non solo per i piccoli spettatori, ma anche per gli adulti: Pinocchio è un personaggio in cui è facilissimo rivedere i propri difetti e le proprie mancanze.
Quello che ci insegna la sua storia non è certo la paura di sbagliare, quanto piuttosto la capacità di imparare dai propri errori e a non commetterli di nuovo…magari cercando di farne di nuovi. Anche sotto questo aspetto il film del 2022 depotenzia e di molto la forza della storia di Pinocchio, giustificandone spesso le malefatte con circostanze attenuanti (il maestro non lo vuole a scuola, il Grillo parlante non è riuscito a consigliarlo…).
Pinocchio e il valore dell’onestà
Si potrebbe dire che Pinocchio insegni ai bambini a non dire le bugie, ma in realtà fa molto più di questo. Famose le parole della Fata Turchina: alcune bugie hanno le gambe corte, altre il naso lungo. Il risultato è lo stesso: hanno vita breve e diventano evidenti in breve tempo, specie se dette da una persona fondamentalmente ingenua come un bambino.
Il burattino usa le bugie per nascondere quanto ha combinato o lenire le proprie responsabilità. Il naso che si allunga è un sintomo a breve termine, ma la storia di Pinocchio insegna come il burattino impari a diventare una persona disinteressata e generosa proprio quando ammette le proprie colpe con sincerità. Questo cambio di atteggiamento gli consente di vedersi con chiarezza per quello che è e mettere a fuoco ciò che per lui è più importante: il rapporto con il babbo Geppetto, che prima non ha esitato ad abbandonare più volte per seguire i cattivi consigli del Gatto e la Volpe.
Pinocchio insegna che anche i desideri dei bambini sono cambiati
Il Paese dei Balocchi è uno straordinario specchio dell’animo dei bambini. Un luogo dove, seppur per poco tempo, i più piccoli possono fare ciò che vogliono, contravvenendo alle direttive dei grandi. Nella versione originale e nel classico animato Disney del 1940, il Paese dei Balocchi è soprattutto un luogo in cui ribellarsi alla disciplina della società degli adulti, all’ordine e alla forma, rompendo tutto (metaforicamente e letteralmente).
Non manca poi un cedere al vizio, anzi, a vizi tipicamente da adulti e quindi preclusi ai bambini: gli alcolici, il fumo e il gioco d’azzardo.
Nella nuova versione del Paese dei Balocchi non si tenta nulla di così radicale: difficile ottenere il visto della censura. Forse sono gli stessi desideri dei bambini a essere cambiati, tanto che la distruzione degli orologi e delle vetrate vista nel film del 2022 sembra assai stonata.
Più vicina al vero e rivelatrice invece è la breve sequenza in cui, tra luci colorate e scritte, i ragazzini, Lucignolo e Pinocchio rivendicano senza mezze misure la mancanza di rispetto verso gli adulti e le loro scelte. In questo Paese dei Balocchi (a dire il vero non troppo riuscito) c’è l’ombra del bullismo, dei social tossici e giudicati e di un certo conflitto generazionale che ha ripreso forza in anni recenti. Avrebbe avuto molto senso vedere una scritta “OK Boomer” da qualche parte.
I ragazzini di oggi non vengono sedotti da alcol e fumo, ma da bevande zuccherate e gassate (la birra di radice) che danno “una botta” d’iperattività alle loro sinapsi.
Pinocchio ci ricorda che l’essere umano è piccolo di fronte alla natura
Dalla balena di Giona al Monstro dell’ultima versione di Pinocchio, sono tante le storie che vedono umani insediati da mostri dei mari che riescono a mangiarli, senza ucciderli, costringendoli a vivere per lungo tempo nelle loro interiora, come parassiti. Un'immagine potente di come la natura, a dispetto di quanto spesso pensiamo, sia tutt'altro che assoggettata all'umanità.
Nell’originale di Disney, Geppetto trascorre un lungo periodo dentro il ventre di una balena, ritratta come un’essere spaventoso e violento. Nella versione 2022, forse a seguito della rinnovata sensibilità ecologista e animalista, si è dovuto scomodare un antico mostro marino per mantenerne l’aggressività e la violenza.
Quel che resta è che nella storia di Pinocchio la natura è una forza ingovernabile dall’uomo, che può essere amica o nemica, ma sicuramente rimane un'incognita con cui gli umani devono fare i conti. Una lezione che, a fronte della crisi climatica e della pandemia, faremmo bene a tenere a mente: non governiamo certo il mondo naturale, ci limitiamo a cavarcela, come fanno Geppetto e Pinocchio.
La nuova versione di Pinocchio diretta da Robert Zemeckis e con Tom Hanks è disponibile su Disney+.
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