In order for this all to work, you need to completely let me in. Affinché la cosa funzioni, mi devi lasciare entrare completamente. All'inizio di Inception il protagonista Dom sta giocando la carta di mr. Charles con Saito: in un sogno dentro al sogno, Leonardo DiCaprio spiega a Ken Watanabe che deve arrendersi completamente a lui, farsi conoscere intimamente affinché questi possa insegnare al ricco imprenditore giapponese a difendersi dagli estrattori, da coloro che s'inoltrano nei sogni altrui per rubare le idee (o impiantarle). È un gioco pericoloso, un azzardo che non funziona nella finzione filmica, in quella che si rivela essere l'audizione di Saito per testare le capacità di Dom. Nella realtà invece il processo d'impianto dell'idea ha funzionato alla perfezione: a 10 anni di distanza Christopher Nolan è riuscito nell'impresa di accreditarsi come uno dei più importanti cineasti viventi. Non solo tra critica e cinefili: il suo traguardo più impressionante è l'aver trasformato in successi di botteghino operazioni complicate e complesse come Dunkirk e Interstellar.
Potreste obiettare che il film che gli ha svoltato la carriera sia Il cavaliere oscuro. Non sarebbe un'obiezione fuori luogo: rimane ad oggi il suo lungometraggio più osannato e amato, quello che più di ogni altro ha convinto al critica. Nel 2020, è probabilmente il secondo titolo della trilogia di Batman ad essere considerato il suo miglior film. Tuttavia il "kick" alla sua carriera arriva due anni dopo, con Inception. Come dice Eames, devi sognare più in grande, caro. Un conto è trasformare un personaggio iconico come Batman (o per meglio dire, come Joker) in un successo commerciale dal forte impatto sull'immaginario collettivo. Ripetere l'operazione due anni più tardi con un film dal soggetto totalmente originale che ha come bonus solo la presenza di Leonardo DiCaprio (tra l'altro nemmeno nel suo periodo migliore) è tutt'altro paio di maniche.
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Un'idea è altamente contagiosa, ci ripete Nolan attraverso Dom, il suo alter ego nel film. Una volta impiantata cresce dentro di te e può rovinarti o salvarti, dopo averti donato un profondo momento di catarsi. Con Inception Nolan ha fatto proprio questo: ha gettato nella nostra mente il seme della propria leggenda - unica, slegata dal tempo, dallo spazio e dai franchise supereroistici - e l'ha lasciata crescere.
Inception e l'innesto di una leggenda
La prima sorpresa rivedendo Inception è quanto poco sia invecchiato. Solo il design del marchingegno racchiuso nelle valigetta che inietta il liquido anestetico risulta in qualche modo datato, un eco al gadget tecnologico tipo di James Bond, reso retrò dal passare del tempo. Immerso com'è nei sogni, nelle proiezioni del subconscio e nell'asettica visione del mondo di Nolan, Inception non offre il fianco al passare del tempo perché era già "fuori moda" all'arrivo nelle sale. Uomini anonimi in completi dal taglio non lusinghiero e dai colori mai memorabili, donne altrettanto grigie (e dire una cosa del genere della prorompente Marion Cotillard è significativo), mondi immersi nei toni del grigio e del sabbia, degli azzurri e dei bianchi. Anonimo come un catalogo d'arredamento, eppure iconico nel suo rifuggire ogni tocco di forte personalità nel colore e nella forma.
Qualcuno potrebbe dire che il merito è di un cinema materico, che rifugge gli effetti speciali digitali e ricostruisce un intero corridoio per farlo ruotare e simulare il cambio della gravità al suo interno. Questo elemento però è già parte dell'idea di cinema che Nolan ha impiantato nell'immaginario collettivo proprio con Inception e le sue leggendarie storie sui corridoi che girano, i costi abnormi per fare tutto dal vero e dal vivo. Nello stesso anno uscì anche The Social Network, un altro film cardine per definire l'ultimo decennio di cinema. Anche il titolo cult di David Fincher è più attuale che mai, anche il suo regista è un'icona che non conosce momenti di stanca. Eppure David Fincher si pone sul lato opposto dello spettro: la sua carriera comincia come esperto di effetti speciali, il suo cinema è figlio di infiniti ritocchi digitali che nemmeno percepiamo ma che sono lì a renderlo coerente e immortale.
La genialità di Nolan sta nel presentare una visione e un metodo - i suoi - come i più puri e alti, almeno nella percezione del pubblico, anche quando sono solo una delle possibili soluzioni. È paradossale rendersi conto che le stesse persone che esaltano il cinema "reale" di Nolan poi non perdano un'uscita in filoni come i cinecomics, che hanno fatto del green screen una parte fondamentale del loro immaginario.
Dieci anni dopo, Christopher Nolan è l'unico vincitore
Un altro aspetto dell'inception cinematografica di Nolan è che funziona solo per chi la creata. L'atto di fede che Cobb chiede a Saito Nolan l'ha chiesto a noi, eppure lui sembra l'unico a beneficiarne. Da una parte porta avanti un'idea di cinema severa, rigorosa, quasi dogmatica: i film si vedono in sala, si fanno senza effetti speciali digitali, sono tanto lunghi e complessi quanto richieda il loro pressupposto narrativo. Dall'altra c'è solo una major disposta a rischiare tanto (Warner Bros) e solo un regista che si può presentare con un progetto totalmente originale, costosissimo e ardito come Inception o Tenet: Christopher Nolan. Forse l'unico a ottenere questo livello di impegno produttivo coniugato a una notevole libertà artistica in anni recenti è Denis Villeneuve (sempre un purosangue della scuderia Warner) che però si sta occupando di franchise noti come Blade Runner e Dune.
Dieci anni dopo, chi ha beneficiato davvero di Inception? Christopher Nolan e di riflesso Warner Bros. Dieci anni dopo il regista ha ancor più carta bianca di prima, potendo dare libero sfogo alla sua ambizione in progetti colossali come Interstellar e Dunkirk: l'unico limite rimasto sono le leggi della fisica. Con una decisione senza precedenti, l'incasso dell'erede di Inception, Tenet, lo vedrà interessato sin dalla prima settimana di sfruttamento (come vi spiegavo qui): una circostanza unica, che chiarisce quanto sia disposta a fare Warner Bros pur di accontentarlo.
Nel frattempo il cast di Inception è rimasto esattamente dov'era o è scomparso. Leonardo DiCaprio era ed è l'ultima grande star in senso classico di Hollywood, insieme a Brad Pitt e Robert De Niro. Cachet milionari, una discreta capacità di attirare il pubblico in sala, il magnetismo che consente di farsi perdonare stili e scelte di vita che ad altre star riproveremmo aspramente. Inception è arrivato in un momento non esaltante della sua carriera e l'ha riportato ad essere un nome spendibile in grandi blockbuster oltre che in progetti autoriali acchiappa-Oscar: DiCaprio era, è e rimarrà una grande star e con Nolan ha fatto uno scambio alla pari.
Tom Hardy e Joseph Gordon-Levitt rimangono due grandi interpreti a un passo dal ruolo che ti fa entrare nella leggenda. Ellen Page resta più di nicchia, gli stranieri che ce l'avevano fatta a Hollywood Ken Watanabe e Mario Cotillard sono scomparsi poco dopo. Il compositore Hans Zimmer è forse quello che più ha beneficiato dell'esposizione di Inception, ma a un prezzo molto alto. Ha fatto entrare i suoi corni da caccia nella leggenda delle colonne sonore, ma al contempo è rimasto intrappolato nella ricerca ossessiva di un suono costruito sugli stessi dettami e altrettanto iconico.
L'impatto culturale di Inception alimenta il mito di Nolan: lo stesso concetto di inception come innesto di un'idea o una matrioska di immagini, significati e riferimenti meta dentro riferimenti meta è diventato d'uso comune anche al di fuori della realtà cinematografica. Dal mondo delle fan fiction a quello dei meme, passando per gadget e magliette nerd, Inception rimane vivido nella memoria collettiva.
La costruzione di una leggenda
Il suo lascito più importante è però quello che costruisce e sedimenta l'idea filmica di Nolan nel nostro orizzonte cinematografico. È da Inception che il cinema di Nolan diventa sintetizzabile in alcuni elementi fissi e ricorrenti, come le note di una canzone che cominci a sentire dal film precedente e filtrano nel successivo. Titoli complessi e ambiziosi, talvolta cavillosi, sul piano temporale e spaziale. Storie popolate da uomini perseguitati da figure paterne assenti o spregevoli, che si confidano con padri surrogati benevoli (interpretati da Michael Caine), che sublimano l'amore perduto di una donna morta in un'impresa epocale contro i limiti del sapere umano e della scienza.
L'amore è cerebrale tanto quanto la filosofia che regge questi mondi. Non riesco a pensare a un bacio più glaciale di quello che ruba Arthur a Ariadne in Inception e le scene di passione nell'inter filmografia del nostro occupano una manciata di minuti. Si mangia poco, si ride meno, le azioni insignificanti e quotidiane sono quasi azzerate: la grandezza concettuale dell'idea annichilisce il quotidiano, l'umano e il corporeo nel cinema di Nolan.
Da The Prestige a Inception, quello di Nolan è un mondo prettamente maschile, in cui le donne sono figure totemiche associate al dolore e alla perdita, sempre ai margini dell'impresa. Sono tutte mogli o figlie di astronauti, in maniera letterale o metaforica, prima e dopo Interstellar: attendono e sperano, sono ancore e totem, raramente sono protagoniste attive e quando lo sono spesso vengono ingannate o manipolate.
Dopo l'atto di fede di Inception, lo stesso Christopher Nolan è rimasto parzialmente contagiato dalla virulenza della sua idea di cinema. Ha continuato a sfornare ottimi film e grandi successi, ma senza mai replicare di quell'equilibrio tra complessità e intrattenimento che rende Inception un classico senza tempo. La trottola non rimane più in equilibrio, piegata dall'incapacità di tirare le fila del discorso, s'inceppata da spiegoni interminabili. Dunkirk si appoggia alla storia vera per non deragliare nel cavilloso: Christopher Nolan non ha più uno studios dietro che gli ponga freni o gli metta limiti e questo non è sempre un bene.
Quanto lo stesso Nolan sia schiavo di quell'idea di cinema che ha innestato in tutti noi con Inception lo sapremo tra qualche ora, quando andremo a vedere in sala Tenet. Le somiglianze tra i due film sono tali da costringere Nolan a mostrare il fianco, lasciandoci capire se possa davvero controllare anche il tempo, trascinandoci in un futuro che impianti la sua leggenda cinematografica ancor più a fondo nelle nostre coscienze. Nel frattempo è impressionante constatare come un cinema così ossessivamente percorso da attori, motivi e idee feticcio sia riuscito a mantenere salda la presa sull'attenzione del pubblico.
Dieci anni dopo si può ben dire che l'inception di Nolan abbia funzionato in maniera straordinaria: il pubblico va al cinema non per contemplare una bella faccia o un'esplosione spettacolare, ma perché ammaliato dalla promessa di un cinema complesso, materico, spettacolare nelle idee ancor prima che nell'esecuzione.
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