Nella leggendaria Inghilterra di re Artù, è la notte di Natale alla corte di Camelot. Ai festeggiamenti partecipa Gawain (Dev Patel), figlio di Morgana e nipote di Artù, un giovane irrequieto e dissoluto che sogna un futuro da cavaliere della Tavola Rotonda.
Durante le celebrazioni, un sortilegio di Morgana fa irrompere sulla scena lo spaventoso Cavaliere Verde, misteriosa creatura che mette alla prova gli astanti con un "simpatico gioco": il più audace e coraggioso dei cavalieri che gli mozzerà la testa, un anno dopo dovrà recarsi nella remota Green Chapel per ricevere indietro il colpo sferrato.
Gawain si offre volontario e decapita la creatura, che raccoglie la sua testa e va via. Passati i 365 giorni e alimentato il mito, il ragazzo parte per la sua ricerca verso l'insondabile.
Sir Gawain e il Cavaliere Verde affronta il mito fondativo britannico rileggendo il celebre manoscritto risalente al tardo Quattrocento, già "rivisto" da J.R.R. Tolkien in quella che oggi è considerata l'edizione definitiva di uno dei capolavori della letteratura cavalleresca.
Diviso in capitoli scanditi come una serie di stampe medievali e illuminato dalla strepitosa fotografia di Andrew Droz Palermo, The Green Knight è l'atteso horror fantasy medieval-esoterico di David Lowery, il regista di #Old Man & the Gun, #Storia di un fantasma, #Il drago invisibile, #Senza santi in paradiso e St. Nick.
#Sir Gawain e il Cavaliere Verde è stato un caso perché più volte annunciato e rimandato (causa pandemia), prima di uscire negli Stati Uniti grazie a A24 e poi in diversi Paesi esclusa l'Italia, dove arriva ora direttamente in streaming su Prime Video. I motivi per non perderlo sono parecchi: eccone dieci, dal cast perfetto ad una artigianalità senza paragoni nella sua realizzazione.
- La totale libertà dalle regole del mainstream
- Le ispirazioni tra storia e leggenda
- L'incredibile scena di apertura
- La rilettura del mito di Saint Winifred
- La ricerca accurata sulle rune
- Gli impressionanti effetti speciali
- La performance di Ralph Ineson
- Le location mozzafiato dell'Irlanda
- La colonna sonora ammaliante e inquieta
- Gli sfarzosi costumi arturiani
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La totale libertà dalle regole del mainstream
Lowery è uno spirito libero. Il regista autodidatta texano scrive, dirige e monta da solo tutti i suoi film ed è capace di passare da super-produzioni (Il drago invisibile e il prossimo Peter Pan and Wendy per la Disney) a progetti indipendenti (dall'esordio pastorale St. Nick all'horror romantico Storia di un fantasma con Casey Affleck e Rooney Mara) senza perdere un grammo della sua cifra stilistica.
Sir Gawain e il Cavaliere Verde è stato realizzato a basso budget (15 milioni di dollari) e Lowery si è preso diverse licenze narrative, utilizzando alcune figure – su tutte Morgana (Sarita Choudhury), Lady Bertilak (Alicia Vikander), Artù (Sean Harris) e Ginevra (Kate Dickie) – per sottolineare il conflitto tra la "civilizzazione" cristiana tradizionalista e conservatrice e le radici pagane magiche e naturiste.
La sfida sovrumana di sir Gawain è una delle storie più strane del leggendario ciclo arturiano. Lowery l'ha trattata ragionando sul senso profondo dell'impresa (un cavaliere è coraggioso e nobile d'animo anche senza un grande gesto da compiere?), lasciando allo spettatore totale libertà d'interpretazione. Il percorso di Gawain è un "coming-of-age cristologico"? È più importante il rispetto dell'eredità o della nostra integrità morale? Il Cavaliere Verde è un demone o un santo? Domande destinate a restare senza un'unica risposta, per cedere il passo e campo libero a un fantasy cupo e visionario, non privo d'ironia e ambiguità.
Le ispirazioni tra storia e leggenda
In linea di massima il film di Lowery è fedele alla storia di Galvano. Il regista cita come modelli Willow di Ron Howard e Excalibur di John Boorman. Alcuni quadri, tuttavia, sono inventati di sana pianta, come quello in cui Gawain passa per il campo di battaglia disseminato di morti (ispirato alla battaglia del Monte Badon, vittoria dei romani e dei celti-britannici ai danni degli invasori anglo-sassoni germanici) e incontra un giovane mendicante profanatore di cadaveri (Barry Keoghan) che presto si trasforma in ladro spietato. Quella scena è un omaggio a Barry Lyndon.
L'incredibile scena di apertura
Senza dubbio una delle più impressionanti degli ultimi tempi. La voce over che si fa sempre più agghiacciante è di Lowery e sua moglie Augustine Frizzell.
Osserva, guarda un mondo che racchiude più meraviglie di ogni altro da quando nacque la Terra. E tra tutti coloro che hanno regnato, nessuno ha avuto una fama tale del ragazzo che estrasse la spada nella roccia. Ma questo non è quel re... e questa non è la sua canzone. Lascia, invece, che ti racconti una nuova storia. La narrerò così come l'ho sentita raccontare tra le lettere inviate, stampante nella storia: un'avventura coraggiosa e audace. Per sempre incastonata nel cuore, nella pietra, assieme a tutti i grandi miti del passato.
Ma qual è il significato della scena immediatamente successiva, quella dell'uomo e della donna in fuga dal villaggio in fiamme e che non appaiono nel resto del film? Sono Elena di Troia e il suo rapitore Paride: è il sogno di una catastrofe che sta facendo Gawain, prima di venire svegliato dalla dolce amante Essel con una secchiata d'acqua fredda.
La rilettura del mito di Saint Winifred
Il passaggio di Gawain alla fonte di Holyhead è servito da spunto a Lowery per inserire in sceneggiatura la figura di Winifred, interpretata da Erin Kellyman. Secondo il racconto di un monaco di Basingwerk, la badessa gallese venne decapitata per aver rifiutato le proposte di Caradog, un giovane guerriero di Hawarden che si era perdutamente innamorato di lei.
Sul luogo in cui suo zio, San Beuno, invocò il castigo di Dio per punire Caradog, sgorgò subito una sorgente. Questa leggenda "era un degno passo nel viaggio di Gawain verso l'integrità, ed è canonicamente fedele al testo perché lui lì ci è passato davvero", racconta Lowery a Variety. Il resto l'ha fatto il lavoro strepitoso del reparto trucco.
La ricerca accurata sulle rune
La simbologia pagana di Sir Gawain e il Cavaliere Verde è accurata sotto tutti i punti di vista. Prima di partire per il suo viaggio, Gawain riceve in dono dalla madre una fascia che al suo interno ha un'incisione, sulla quale sono raffigurate tre rune.
Da sinistra a destra: Thurisaz, la forza e il coraggio; Algiz, la protezione divina; Raidho, il viaggio e la "direzione interiore".
Gli impressionanti effetti speciali
Se The Green Knight funziona, parte del merito va a Weta Digital, la società neozelandese che ha realizzato i VFX di Avatar, Il Signore degli Anelli, King Kong e #District 9. Lowery fa un uso intelligente degli effetti, alternando sapientemente quelli digitali a quelli "pratici", come far salire l'attore che incarna il Cavaliere Verde su una pedana per farlo apparire più grande.
Eric Saindon, il supervisore della Weta, racconta a IndieWire che Sir Gawain e il Cavaliere Verde si è rivelato "il perfetto tipo di film per i nostri visual effects: ci ha riportato ai tempi del Signore degli Anelli. Ma è difficile far credere che in questo caso abbiamo girato soltanto 250 inquadrature con effetti visivi digitali".
Le più difficili sono state la volpe parlante in CG, il movimento panoramico a 180 gradi (girato a 120 frame al secondo) che lascia il protagonista nella foresta e torna nel punto in cui l'aveva mollato (trovandolo scheletro), e le giganti nude che camminano in una valle nebbiosa. Questa scena è stata realizzata con camere HD a 90 fotogrammi al secondo e attrici reali su green screen, mandate in slow motion sullo sfondo generato dalle montagne della Nuova Zelanda.
La performance di Ralph Ineson
Dentro il Cavaliere Verde c'è l'attore britannico, famoso soprattutto per i personaggi di Amycus Carrow nella saga di Harry Potter, del predicatore padre di Thomasin in The Witch e del comandante dei liquidatori Tarakanov nella miniserie Chernobyl.
Ineson ha girato tutte le sue scene indossando la maschera e il trucco prostetico progettato da Barry Gower (No Time to Die, #Il Trono di Spade), che con il suo gruppo di lavoro dello studio BGFX l'ha trasformato in un gigantesco albero umanoide.
Lowery, invece, gli ha chiesto di interpretare il Green Knight pensando a... Babbo Natale.
Le location mozzafiato dell'Irlanda
Gli interni di The Green Knight sono stati girati agli Ardmore Studios di Bray, nella contea di Wicklow. Gli esterni sono il Cahir Castle, uno dei più grandi castelli d'Irlanda nella contea di Tipperary, e il Charleville Castle, il labirintico castello gotico di Tullamore, nella contea di Offaly.
Charleville è considerato uno degli edifici più infestati di tutta l'Irlanda, complici i suoi passaggi stretti e le sinistre stanze al piano superiore. È qui che Gawain è ospite di Lady Bertilak e il suo Lord (Joel Edgerton, che nel King Arthur di Antoine Fuqua con Clive Owen era proprio Gaiwan), "dimenticando" di offrire in dono di scambio al padrone la cintura di seta verde con l'incantesimo di protezione.
La torre a spirale esiste davvero: si chiama The Wonderful Barn, si trova a Leixlip, nella contea di Kildare poco fuori Dublino, ed è un granaio a forma di cavatappi risalente al 1743. Attualmente è in disuso, circondato dal verde lussureggiante del parco di Castletown.
La colonna sonora ammaliante e inquieta
Le musiche del film sono di Daniel Hart, violinista e compositore che collabora con Lowery dai tempi di St. Nick. In equilibrio magico tra "Middle English poetry" e sound design contemporaneo, il musicista intreccia il gioco di corde acustiche, sintetizzatori (un Prophet Rev2) e percussioni a preziosi intarsi vocali.
I 29 brani della soundtrack, registrati agli AIR Studios di Londra con un piccolo coro di sette elementi, sono stati interamente composti ed eseguiti da Hart. L'autore si è avvalso di alcuni featuring speciali, tra cui l'attrice Atheena Frizzell (la figlia di Lowery) in O Nyghtegale e la soprano danese Katinka Vindelev in Gawain Runs and Runs e nella conclusiva Be Merry, Swete Lorde.
Gli sfarzosi costumi arturiani
La costume designer è la polacca Malgosia Turzanska. La costumista confessa in un'intervista a Vogue di aver accettato questo lavoro nonostante il basso budget e il veganesimo di Lowery, che le ha chiesto di trovare abiti cruelty-free per sostituire le pellicce e i vestiti in pelle.
Il reparto ha usato pelle conciata al vegetale (derivata da fibre di foglia di ananas, funghi e noci di cocco) e corteccia d'albero, "un materiale fantastico a cui non avrei mai pensato", spiega Turzanska. Le corone di Artù e Ginevra, frutto di un design combinato con la scenografa Jade Healy, sono invece ispirate alle aureole della pittura medievale. Questo lavoro è un altro breve distillato di tutto ciò che è The Green Knight: un modo diverso, psichedelico e meditabondo, di intendere il fantasy, e di raccontare storie.
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