L’estate (consapevole) addosso nel finale di Skam Italia 4, una corsa dei ragazzi verso il mare, uno slancio senza paracadute verso le incognite del futuro.
Se le serie teen sono sempre così amate, anche da un pubblico non propriamente adolescente, è per la potenza con cui si vivono le cose. Ogni volta è una prima volta, ogni momento uno stupore, ogni situazione una rivelazione.
E Skam Italia rende perfettamente il coming of age non limitandosi a raccontare l’incanto della normalità ma anche sublimandola, virandola verso l’utopia della “vita che è una cosa meravigliosa” e ognuno di noi contribuisce a renderla tale.
L’ultima stagione del teen drama tratto da un format norvegese, la prima co-prodotta da Timvision e Netflix, è un trionfo di bellezza e giustizia ma senza le trappole della retorica o le scivolate del didascalico.
Al centro della storia c’è Sana, una musulmana (volutamente) praticante con sogni e velleità aderenti al mondo occidentale. Un patchwork di tensioni, problematiche, dogmi e negoziazioni da portare avanti ogni giorno, e a volte può essere stancante.
Il suo crescere e scendere a patti con la propria arroganza la porterà, come è successo agli altri, a essere una persona migliore, una donna consapevole delle incoerenze e delle difformità della vita, da accettare o non, da scavalcare e sorpassare.
La regia a tratti lirica a tratti nervosa, la colonna sonora sempre presente ma mai dominante o sovrastante sulle meccaniche della storia, la fotografia livida e accurata oltre a una buona sceneggiatura etichettano Skam Italia come un vero gioiellino, un fiore riuscito in un campo di mimesi.
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Sana e la fede musulmana
Il tema dell’Islam è sempre stato delicato, ancora di più dopo l’11 settembre e gli attentati terroristici del 2015. La guerra santa è un topos della storia e della letteratura ma Skam ne ha parlato in modo calibrato, grazie anche alla consulenza di Sumaya Abdel Qader. La religione di Sana è stata adattata ai contesti quotidiani, alle difficoltà pratiche che una ragazza di 18 anni deve affrontare in un liceo romano, dalla vacanza a Mykonos al bagno con il burkini, dalle scritture in cui non si riconosce al senso di pienezza che riesce a darle solo la fede. Sana è un personaggio complicato, in conflitto perenne con se stesso.
Non si rispecchia chiudendosi nel gruppo delle “pashmine”, le sue amiche musulmane, ma neanche adottando stili di vita free tipici della generazione Z occidentale. È attratta da Malik ma lo respinge. Pratica il ramadan con una costanza impressionante ma compie azioni scorrette per gelosia.
Eppure è sempre lì, a guardare la luna e sentirsi pacificata dalla fede in un ordine superiore. Pronta a capire che “si può essere brave persone anche senza credere in Dio”, come le fa capire Malik, ma allo stesso tempo disposta a difendere l’ortodossia della propria religione e della negoziazione dei valori.
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L’arco del suo personaggio ha una scrittura perfetta. La situazione di equilibrio apparente iniziale, cementato delicatamente delle stagioni precedenti, viene sgretolato pian piano, quando il primo amore mette in crisi il suo sistema di valori e, contemporaneamente, qualche piccola incomprensione l’allontana dalle sue amiche, valutate dal “fatal flaw” di Sana, che è l’intransigenza, come razziste e superficiali.
Il distacco delle ragazze, ormai assorbite dalle UFB (ma anche con loro ci sarà il momento della pace, o quasi) fa scendere Sana agli inferi insieme alla presa di consapevolezza che Malik, il ragazzo che l'ha portata a scoprire la menta dietro casa ma allo stesso tempo si discosta dalla tradizione religiosa, forse è interessato a Eva. Certa di potersi guadagnare il rispetto della società solo con lo studio, Sana supera brillantemente il test di Medicina ma non basta a canalizzare (e catalizzare) il suo livore.
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Come il classico personaggio di una sceneggiatura ben scritta, scivola verso il suo “momento di morte”, l’isolamento dalle amiche e la certezza di non poter avere il ragazzo dei suoi sogni, che non è musulmano.
Poi, però, grazie a un guizzo dell’amico Martino – anche lui maturo, quasi irriconoscibile rispetto alla prima stagione – comincia a guardare se stessa e a mettere in luce le proprie mancanze invece che le privazioni subite dalla sua condizione religiosa.
E accetta il suo destino (e le proprie scelte) aprendosi verso gli altri e imparando a tollerare lei per prima chi vive diversamente, chi ha una concezione più leggera del sesso e persino chi in passato ha dato vita (in)volontariamente alla tempesta di cyberbullismo contro di lei.
La storia di Sana si conclude al nono episodio, con un momento poetico che l'avvicina "a modo suo" a Malik.
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Il decimo è una “bonus track” che conclude il destino di tutti i personaggi. I cerchi si chiudono e il gruppo si ritrova sulla spiaggia, accompagnato dalle parole della lettera di Eva a Giovanni.
Il finale di Skam Italia 4: addio adolescenza
L’esame di maturità corrisponde all’ingresso nell’età adulta. All’università nessuno controllerà le assenze, ma dovrebbero essere gli studenti a non accumularne, per lavorare con attenzione sul proprio futuro. Gli amori diventeranno più stabili e meno impetuosi, la sensazione di “famiglia” del gruppo allargato degli amici verrà meno.
È la lettera di Eva, che chiude il cerchio iniziale, della prima stagione, aperto dal tema di Giovanni, ad accompagnare gli ultimi momenti del gruppo al liceo. La ragazza, che avrebbe dovuto scrivere al suo ex, Canegallo, e invece scrive al suo grande amore Giovanni, mai dimenticato, pensa con malinconia al fatto che ormai, dopo essersi lasciati, non si parlano più. Ma il loro incontro è servito a cementare un gruppo.
Allo stesso tempo, però, senza di me e di te, non ci sarebbe stato quel gruppo di persone che si è formato intorno a noi.
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Si tratta di ragazzi normali, non modelli da copertine patinate. Ragazze normali, con outfit normali, fisici differenti, i classici liceali che si trovano nelle scuole italiane. Ma da soli non avrebbero mai attraversato gli ultimi anni nello stesso modo: Martino non avrebbe accettato se stesso, Sana non sarebbe scesa a patti con la propria rigidità, Silvia non avrebbe tenuto sotto controllo la tendenza all’anoressia, Eva non avrebbe imparato a comportarsi in modo leale. Questa vita vissuta, vita vissuta insieme, più che le nozioni imparate sui banchi, li ha formati per entrare all’università e dirigersi verso il futuro.
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In quell’alba che ha visto Eva e Giovanni ritrovarsi, c’è tanta paura.
Ogni tanto mi chiedo se ci vedremo ancora dopo la maturità. Mi chiedo se la supereremo tutti o qualcuno verrà bocciato. Chi lo sa. Mi chiedo se ci rivedremo quando saremo all’università, in città diverse, strade diverse. Probabilmente ci perderemo piano piano, senza accorgercene. Saremo convinti di rimanere in contatto solo perché guarderemo le nostre Storie. […] Però proviamo a non farlo succedere, a non sprecare tutto quello che abbiamo fatto.
La chiusura riprende proprio il tema di Giovanni, per sottolineare la strada compiuta da allora.
Una volta avevi scritto in un tema che siamo tutti convinti di andare verso il cielo e non ci accorgiamo che in mezzo c’è il soffitto. Però stavo pensando io… se saltiamo tutti insieme, magari sto soffitto lo sfondiamo.
Sarà davvero così? Per il momento la risposta è la corsa verso il mare e l’infinito.
Musulmani e omosessuali: Skam Italia sublima la realtà
I percorsi di maturazione dei personaggi (tutti i personaggi) sono davvero sorprendenti. I loro caratteri e le loro fragilità costituiscono tanti tasselli dell’animo umano, tante differenze, tante tipologie di persone in cui è addirittura difficile identificarsi, per quanto sono particolari e specifiche.
La festa musulmana di Sana, che celebra la fine del ramadan, fa convergere nella casa che la ragazza condivide con i suoi genitori tante persone diverse: musulmani, ex musulmani, liceali spocchiose, ragazzi di periferia e diversi ragazzi gay. E alla fine un gruppo così assortito decide di partire insieme per le vacanze in Salento.
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È credibile, è verosimile che accada tutto questo? C’è chi dice di no, ma è bello pensare che lo sia, che Skam sia una versione leggermente migliore della realtà, che mostri come le cose potessero essere se tutti crescessero e acquisissero consapevolezza, se tutti facessero i percorsi esperienziali di maturazione di Sana, Martino, Eva, se tutti avessero al proprio fianco un amico come Filippo, il fratello grande di Eleonora pronto a consigliare tutti e a guidarli a pensare in modo aperto e illuminato.
Non mancano momenti drammatici, come il racconto di quanto è successo a Luai, musulmano omosessuale che aveva intrecciato una storia con Niccolò prima che la sua comunità intervenisse duramente. Ma è sbagliato fare sempre di tutta l’erba un fascio, come sottolinea Sana: “Il mio imam non avrebbe mai fatto così”.
Non ci sono religioni o categorie. Ci sono le persone, e ognuna di loro ha il dovere di costruire se stessa nel modo migliore.
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La conclusione della quarta stagione non sembra spalancare le porte alla quinta. Si è chiuso un ciclo, i ragazzi andranno all’università, i loro percorsi sono compiuti, come dimostra l’aggancio ideologico tra il tema di Giovanni e la lettera di Eva.
Eppure Ludovico Bessegato, creatore e regista della serie, è stato possibilista. Sicuramente, se curata con lo stile che ha contraddistinto le prime stagioni, un prolungamento di Skam Italia potrebbe riservare solo belle sorprese.
Skam Italia è disponibile su Netflix e Timvision dal 15 maggio.
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