Di sicuro ci ha provato Matthew Vaughn, ci ha messo tutto sé stesso per dare alla saga di Kingsman - Secret Service (quella che lui ha lanciato e curato negli anni) una storia originaria all'altezza delle aspettative, con una dose gargantuesca di action e l'ambizione di essere eccessiva ed esplicita anche muovendosi per le corti di mezza Europa a inizio Novecento. Il risultato però è piuttosto altalenante, alle volte francamente disorientante. Le idee sono tante e forse il problema è proprio quello: il regista Matthew Vaughn in The King's Man - Le origini vuole metterci un po' di tutto, senza però fare un'accurata selezione di partenza tra ciò che funziona e ciò che squalifica l'intera operazione.
Il risultato è un film ipertrofico e spesso contraddittorio, che ora guarda agli antichi fasti dell'Impero britannico disconoscendoli, ora si arrocca su posizioni quasi reazionarie. In maniera involontaria ma comunque palpabile, questo film è una fotografia abbastanza nitida di un periodo in cui il Regno meno unito che mai fa fatica a tenere insieme le sue identità.
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In questo senso, probabilmente inconsciamente, Vaughn percepisce una disgregazione a cui è difficile porre rimedio, un po' come i suoi protagonisti impegnati nel compito impossibile di evitare lo scoppio della Prima guerra mondiale tra sovrani incompetenti e sinistri complotti politici di loschi figuri al fianco dei potenti del pianeta.
La trama di The King's Man - Le origini
Ambientato a inizio Novecento, Le origini dovrebbe avere come protagonista putativo Conrad (Harris Dickinson), un giovane altolocato inglese pronto a scendere in campo diplomatico e sul campo di battaglia per difendere la propria patria. In realtà il vero fulcro narrativo ed emotivo della storia è suo padre Orlando Oxford (Ralph Fiennes), un uomo tormentato dalla morte tragica della moglie e dal suo animo pacifista, che mal si concilia con ciò di cui ha bisogno il suo paese per evitare una catastrofica guerra contro i sovrani di mezza Europa.
The King's Man - Le origini racconta lo scontro tra un figlio attivista e interventista e un padre che ha già visto gli orrori della guerra e preferirebbe starsene in disparte a proteggere il figlio, salvo poi venir interpellato dal suo Re e dai Servizi del paese per fare luce sulle oscure macchinazioni che si stanno consumando al fianco del Kaiser, dello Zar e della dinastia degli Asburgo. Qualcuno da un luogo remoto del mondo ha messo insieme una formidabile squadra di politici, faccendieri, consiglieri e spie per portare l'Europa verso la guerra. Chi sia e per quale motivo agisca è un mistero a cui Orlando e Conrad dovranno dedicare tutte le loro energie e la loro rete di domestici/agenti dislocati nelle corti di mezzo mondo per venirne a capo.
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La Storia e l'action si scontrano in The King's Man
L'operazione che si propone di fare King's Man - Le origini è ardita per principio, ma tutto sommato coerente con i fondamentali del franchise. Il film vuole creare una sorta di versione alternativa della storia ufficiale in cui i primi tentativi di Secret Service parallelo a quello ufficiale del MI6 si muovono ai piani alti, nella speranza di salvare i destini del Regno e del mondo. Un tentativo il cui fallimento è scritto nella Storia (quella ufficiale): sappiamo già che la Prima guerra mondiale e la rivoluzione d'ottobre dovranno scoppiare, per cui con un po' di logica non è così difficile dedurre quale sarà il climax drammatico del film, che comunque è gestito in maniera intelligente ed efficace a livello emotivo dal regista.
L'operazione che Vaughn fa è tutt'altro che leggera e senza conseguenze, specialmente in quest'epoca in cui riscritture più o meno tendenziose, devianti e fantasiose della "Storia ufficiale" sono già in corso di scrittura. Il film fa alcune scelte molto coraggiose - in primis quella legata alla motivazione per cui il misterioso antagonista vuole far scoppiare la guerra in Europa - tanto da lambire territori politici che si riscontrano raramente in un blockbuster, ancor meno in quelli legati a una società intrinsecamente classista come quella inglese.
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È con sconcerto quindi che si assiste a tanto potenziale narrativo (e politico) buttato alle ortiche per un facile colpo di scena, per infilare l'ennesima sequenza action in un film molto sbilanciato, che passa la prima metà a muoversi in punta di piedi per poi procedere senza un attimo di respiro da un duello all'altro. Se sul fronte action Vaughn dà sempre soddisfazioni pur nel suo stile sin troppo esplicito per riferimenti e obiettivi (non ci vuole un occhio così acuto per vedere una grande influenza di 1917 e dei James Bond diretti da Sam Mendes), su quello storico finisce per mettere insieme figure delicatissime e di capitale importanza con dei passaggi di una superficialità e un pressapochismo che tolgono il fiato.
Vaughn vorrebbe tentare il messaggio politico, ma poi ritira la mano così bruscamente da fare più danno che beneficio, finendo per giunta per utilizzare con estrema leggerezza figure a capo di movimenti politici e sociali il cui impatto sulla storia è tutt'altro che esaurito. Forse sarebbe più saggio lasciar fuori questo genere di personaggi da film che non hanno la visione e l'acume necessari a spingersi più in là di un'onesta pretesa di action e comicità.
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Difficile dunque dare un voto a un film con dei passaggi oggettivamente brillanti ma che manca completamente di omogeneità tonale e narrativa, capace di passare da fini allusioni politiche al più bieco e pretestuoso fanservice (la scena tra Rasputin e Orlando è spiazzante), saggio abbastanza da mettere al centro della storia un attore rodato e capace di grande complessità come Ralph Fiennes, salvo poi affidargli un personaggio caotico e confuso.
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Voto di Cpop
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