Tonya: i segreti della trasformazione di Margot Robbie per il film

Diventare Tonya Harding, un personaggio quasi grottesco, non è stato facile per la bellezza classica di Margot Robbie. Ma una squadra di grandi professionisti era pronta a compiere l’incantesimo.

Autore: Alice Grisa ,

Margot Robbie è una delle attrici più influenti del momento anche grazie alla sua profonda capacità di entrare nel ruolo, di diventare lei stessa parte dei suoi personaggi. Determinata e camaleontica, non si è fermata ai traguardi attoriali ma ha fondato anche una casa di produzione, LuckyChap Entertainment, con cui ha seguito diversi progetti tra cui lo stesso film I, Tonya, diretto da Craig Gillespie e ispirato alla vicenda della pattinatrice americana Tonya Harding, accusata (soprattutto dall’opinione pubblica) di aver sabotato la carriera della sua rivale Nancy Kerrigan.

Per calarsi nei panni della Harding, Margot Robbie ha svolto un lavoro approfondito che ha compreso anche un allenamento intensivo con i pattini sul ghiaccio.

La famosa pattinatrice è nata e cresciuta in provincia, con una madre anaffettiva, tutt’altro che educata e sofisticata, e per imparare i movimenti e gli atteggiamenti dell’antieroina, una pattinatrice-fumatrice, che diceva le parolacce e si cuciva i vestiti da sola, la Robbie ha affrontato uno studio attento del personaggio.

Tra le maggiori difficoltà, però, c’è stata quella di trasformare fisicamente la splendente attrice australiana nella poco avvenente (eppure, sui pattini, aggraziata) sportiva americana dei primi anni ’90.

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I costumi per diventare Tonya Harding

Come vestire (o travestire) Margot Robbie per trasformarla in una pattinatrice caustica e complessata degli anni ’90?

La costume designer, Jennifer Johnson, ha svelato a Grazia che nei suoi primi obiettivi c’era quello di non far sembrare ridicola Tonya con quei look.

Avrei fallito se questi vestiti fossero stati ridicoli. È una donna che è stata presa in giro per decenni… non abbiamo voluto un film di quel tipo. Questo era per me l’aspetto più importante: che i look fossero sinceri, non ridicoli o artificiosi. A meno che non fosse esplicitamente richiesto…

Dare una levatura a Tonya: ecco l’intento di Jennifer Johnson, che ha lavorato accuratamente in questa direzione, scrivendo una lettera d’amore e di nostalgia all’epoca dei primi anni ’90 di Tonya Harding.

Lucky Red
Una scena del film I, Tonya
Margot Robbie è Tonya Harding

La Johnson si è lasciata andare a una riflessione sul focus mediatico intorno a Tonya, per trovare la chiave giusta per vestirla.

Questo [lo scandalo di Tonya Harding, n.d.r.] accadeva prima di Internet, prima di Instagram e Twitter: la febbre che provocava era affascinante, questo lento ribollire che alla fine è esploso. Ho avuto questa idea di Tonya che non era affatto positiva, ma poi ho letto la sceneggiatura, ho guardato il documentario di ESPN e mi hanno davvero aperto la mente su chi fosse. Tutto quello che pensavo di lei non era affatto vero.

Per raccontarla occorrevano costumi che non rendessero i personaggi caricature, che dessero dignità alla storia di Tonya.

Seguendo Tonya dall'infanzia all”'incidente” e alle sue conseguenze, da Tonya emerge un'energia maniacale, un senso dell'umorismo nero come la pece e una trama reale che è più "strana" della finzione. Un territorio fertile per la moda kitsch, parafrasando le dichiarazioni della costumista.

C'è così tanta assurdità nelle azioni e nel dialogo. Hai questi baffi, queste permanenti, questi scrunchies, e poi i costumi da skate sono così sgargianti nei colori e nella forma: mi sentivo come se potessimo divertirci sul ghiaccio, perché quegli abiti sono repliche accurate dei costumi reali di Tonya, e poi personalmente sentivo come se fosse davvero importante dare dignità a tutti i personaggi.

Non dimenticheremo la forza dei colori nelle gonnelline di Tonya in pattini.

Lucky Red
Una scena di I, Tonya
Brillantini e cattivo gusto in I, Tonya

Il trucco per diventare Tonya Harding 

Guance rosse come ciliegie, ombretti traslucenti dei colori acquamarina, frangia alta e lunga, molto Nineties: i tratti distintivi della protagonista sono il risultato di un notevole lavoro del team make up.

Deborah La Mia Denaver, capo reparto trucco del film (candidata all'Oscar per il suo lavoro in Ghosts of Mississippi), che in collaborazione con la lead hair designer Adruitha Lee, ha aiutato a supervisionare la trasformazione quotidiana di Robbie sul set, ha svelato a Vogue di aver incontrato parecchi problemi.

Il nostro più grande ostacolo è stato la bellezza classica di Margot.

Lucky Red
Una scena di I, Tonya
Da Margot Robbie a Tonya Harding

Per rendere l'immagine del personaggio meno sofisticata, ha utilizzato la tecnica del contouring inverso, ovvero illuminare i difetti e ombreggiare i pregi.

In questo modo si è potuto dare all’attrice l’illusione del naso più largo e curvo, le guance più paffute e la mascella meno affilata.

Il viso di Tonya mostrava un sacco di stress, c'era un cipiglio che [dovevo riuscire a] trasmettere con il trucco.

Negli ultimi anni, quando la narrazione galoppa in avanti e fa ritrovare i personaggi sempre più avanti con l'età, gli specialisti sono intervenuti in modo ancora più netto per “tonyzzare” Margot Robbie, grazie non solo a Deborah La Mia Denaver ma anche al designer di protesi Vincent Van Dyke, che ha aggiunto parti sui solchi naso-labiali, sul naso, sulle guance e sul mento.

L’arco di tempo del film racconta Tonya dai 4 ai 44 anni. Per diventare ogni giorno lei, sul set, Margot Robbie si sottoponeva a molte, laboriose ore sulla poltrona del trucco, e cambiava look e beauty look anche ogni venti minuti.

A Vanity Fair la responsabile del make up ha dichiarato di aver dovuto diventare “molto creativa”.

Gli occhi di Margot sorridono, sono costruiti in questo modo. Le ho preso gli angoli degli occhi, ho usato l'adesivo per ciglia e li ho tirati giù per dare loro un po' di piega per riprodurre quelli accigliati di Tonya. Stessa cosa con la sua bocca. Non solo le ho stretto le labbra, ma le ho trascinate lungo gli angoli della bocca.

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Ma non solo. Deborah La Mia Denaver ha lavorato anche per studiare a fondo i comportamenti beauty (molto kitsch!) di quegli anni, cercando di riprodurre i colori degli smalti low-cost o le consistenze delle lacche spruzzate da Tonya sulla sua frangia. 

Le protesi sono i materiali più costosi, ha confermato la Denaver a Vanity Fair, e non c’era budget per tutte quelle che avrebbero voluto.

Anche il processo di “ringiovanimento-invecchiamento” del personaggio di LaVona, interpretato dall’attrice Allison Janney, ha richiesto sessioni elaborate di make up per abbracciare l’arco di tempo della sua evoluzione.

La Janney alla fine ha avuto un "lifting temporaneo" ricavato con del nastro adesivo applicato alle tempie e al collo (mascherato con una parrucca grigio canna di fucile che è, come quasi tutto il resto nel film, così terribile perché è tratta precisamente dalla vita reale).

[Quando LaVona invecchiava e] quando diventava più infelice... siamo stati d'accordo a farla sembrare più severa.

Le sopracciglia di Janney sono diventate più pesanti e il colore è stato svuotato dal suo viso: "Volevo davvero trasmettere lo stress e il dolore sul suo viso mentre invecchiava", ha dichiarato la truccatrice.

Lucky Red
Una scena di I, Tonya
LaVona è la discussa mamma di Tonya

Lattice liquido e polvere sono stati utilizzati per invecchiare viso, mani e collo, per creare le rughe.

La necessità fa virtù, anche nelle produzioni (simil-indipendenti) americane. E la capo reparto si dichiara soddisfatta degli espedienti trovati.

Sono contenta di quel trucco. Ci siamo riusciti… con così poco.

Che ne pensate? Vi è piaciuto il personaggio della Harding interpretato da Margot Robbie?

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