Pochi episodi, troppe idee: cosa salvare (e cosa no) di Tribes of Europa, la nuova serie fantascientifica Netflix

La nuova serie tedesca di Netflix dimostra che le produzioni teutoniche hanno inventiva, respiro e potenziale. Forse a rovinare progetti come Tribes of Europa è la voglia (o l'imposizione?) di guardare ai modelli del recente passato statunitense.

Autore: Elisa Giudici ,

Mentre l'Italia arranca, Spagna e Germania si contendono il titolo di miglior nazione ospitante delle produzioni seriali europee di Netflix. Da una parte Dark e Barbari, dall'altra La casa di carta e Elite. Ciascuna nazione ha saputo lanciare produzioni locali nel catalogo internazionale del gigante dello streaming a pagamento, puntando su stili, interpreti, generi radicalmente opposti. In questo scenario, Tribes of Europa suona quasi come una concessione al rigoroso e qualitativamente alto approccio teutonico all'esigenza di avere una serie agile e trasversale, così come piace alla sede centrale di Netflix. Adolescenziale come target ma godibile anche dagli adulti, dalle premesse distopiche ma dai tocchi fantascientifici e fantastici, Tribes of Europa tenta di accontentare davvero tutti, su entrambe le sponde dell'oceano.

Impossibile elencare tutti i prodotti che richiama, riecheggia, scopiazza: su una solita base politico medioevale à la Game of Thrones s'innesta una divisione tribale dai toni distopici che ricorda Divergent, con una marea di richiami a qualsiasi altro prodotto si sia mossa su quell'asse. Hunger Games, Maze Runner, Animorphs, Cursed, Prometheus, persino qua e là qualche spruzzata di Battlestar Galactica, senza dimenticare Dark e Barbari.

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L'idea principale è quella di raccontare un mondo futuro - siamo nel 2074 - in cui l'umanità è ripiombata nel (quasi) Medioevo tecnologico per colpa del solito, misterioso collasso delle telecomunicazioni. Nel "Dicembre nero" del 2029 saltano cellulari, emittenti televisive, trasporti intercontinentali, onde radio. La serie si concentra su un'Europa divisa in migliaia di tribù e fazioni, generalmente molto belligeranti. Il sogno delle più potenti è ovviamente quello di dominare su tutto il continente, ma non manca chi vorrebbe un futuro militarizzato ma pacifico, dove le diversità culturali ed ideologiche siano tutelate.

Europa (dis)unita

I protagonisti di Tribes of Europa sono tre fratelli che fanno parte di un minuscola tribù, gli Origini. Fondato dalla madre dei tre Chloe, questo gruppo di persone vive in quella che si presume essere la foresta nera tedesca, lontano qualche giorno di cammino da Berlino. Ignorati da tutti, gli Origini conducono una vita in armonia con la natura, rifiutando la tecnologia in ogni sua forma. Un giorno Liv (Henriette Confurius), Kiano (Emilio Sakraya) e Elja (David Ali Rashed) assistono allo schianto di quella che sembra una futuristica astronave monoposto, nulla che appartenga alla normale tecnologia pre-Dicembre nero. A bordo c'è un Atlantideo ferito che porta con sé un cubo misterioso. Di lì a breve il villaggio verrà invaso dai Corvi, popolazione sanguinaria che ha fortificato Berlino e cerca il Cubo per distruggere l'alleanza militare dei Crimson e soggiogare l'intero continente.

Ejla fugge con il cubo, Kiano viene catturato con il padre e Liv comincerà un lungo viaggio tra tribù e fazioni, per tentare di ricongiungersi alla famiglia. La storia dei tre Origini rimane al centro della vicenda, ma è chiaro sin da subito che le ambizioni di Tribes of Europa - pur rimanendo in prospettiva fieramente europea ed europeista - puntano molto, molto più in alto. Infatti i primi sei episodi sono impiegati non tanto a dare il via alla serie, quanto piuttosto a porre le basi di un affresco decisamente più ambizioso. Successo permettendo, Tribes of Europa sembra pronto a proseguire per sei stagioni e più, lasciando ad intendere che alcuni incontri avvenuti nei primi sei episodi saranno destinati ad essere gravidi di conseguenze negli anni a venire.

Netflix
Liv, Elja e Kiano pronti a combattere
Liv, Elja e Kiano rimarranno i protagonisti della storia per tutti i primi 6 episodi

Il problema è proprio questo: Netflix dà alla serie solo sei puntate di durata standard per fare quello che altrove viene raccontato in un'intera stagione da tredici o ventidue episodi. Il risultato è una prima parte di prima stagione in cui vengono scaricate sullo spettatore continue spiegazioni e nomenclature relative a un modo che non ha tempo di mostrarsi per quello che è, di lasciarsi scoprire e di affascinare chi lo guarda, perché c'è sempre altro da fare. Lo stesso problema riscontrato in Lupin, la serie francese di Netflix che con 6 miseri episodi s'interrompe proprio quando comincia a fare sul serio.

Non esiste una serie universale

Non tutte le colpe sono di Netflix. Philip Koch, creatore e regista della serie, è parte attiva del problema. La sua scrittura è poco calibrata, disomogenea. Nelle parti relative ad Ejla e al contrabbandiere Moses sembra di assistere a un film fantastico anni '80 mentre la linea narrativa di Liv è la versione appena più matura di un romanzo distopico young adult sulla prescelta di turno. Tribes of Europa fa invece il salto di qualità (e di target) con il personaggio di Kiano.

Tra tutte le realtà presentate, quella dei Corvi è indubbiamente la più stimolante e non solo per il loro look goth ad effetto. Presentati come assassini senza scrupoli ma anche guerrieri leali fino alla morte, i Corvi hanno dietro di sé una vaga idea originale: quella di essere gli eredi della scena musicale goth e punk della vecchia Berlino (est?), con tanto di scarpe armadillo e vaghi fetish sessuali negli accessori moda più ricorrenti. Anche Kiano è un personaggio molto steoreotipato, ma a differenza dei fratelli conosce una brutalità che rende la serie immediatamente più concreta, cupa e in ultima istanza riuscita.

Netflix
Lord Varvara ricoperta di sangue
Nelle scene con protagonisti Corvi, la serie dimostra sempre di avere una marcia in più

La sua storyline si spinge nel territori della violenza e dell'abuso; è l'unica in cui troviamo una vera conferma del continente selvaggio che è diventata l'Europa, ripiombata nel periodo di corvée e signorie, ma solo all'interno del fortino dei Corvi. A reggere la scena è la strepitosa villain Lord Varvara, intepretata da Melika Foroutan. Signora degli stupefacenti, arrampicatrice sociale, abusatrice, proprietaria di schiavi, addestratrice di guerrieri. Senza di lei, di Grieta e di Yvar - ovvero i personaggi tra i Corvi ad avere un minimo di spazio - si faticherebbe a distinguere la serie da un adattamento young adult tra quelli tanto in voga qualche anno fa.

È proprio questo il punto: il troppo storpia. Netflix ancora una volta tenta di tirare dentro tutti, sceglie di non scegliere, condannando Tribes of Europa ad essere tante cose insieme e davvero nessuna. Nella lunghissima corsa a un possibile, credibile erede del successo Game of Thrones gioverebbe ricordare che, oltre a una fonte letteraria di una certa complessità, la serie HBO non ha mai tentato di parlare a un pubblico non maggiorenne, di essere feroce e insieme adatta agli adolescenti.

La prima stagione di Tribes of Europa è disponibile su Netflix dal 19 febbraio 2021.

Commento

Voto di Cpop

65
Se non si chiede originalità, Tribes of Europa ha una produzione eccellente e un presupposto abbastanza solido da rivelarsi una piacevole visione. Peccato aver voluto impostarla come una serie teen.

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