Non solo "il primo Lupin nero": la serie Netflix francese sul ladro gentiluomo è molto di più

La serie Netflix dedicata al ladro gentiluomo di Maurice Leblanc fa molto più che scegliere un interprete nero: crea attorno a Lupin un contesto francese contemporaneo credibile, senza rinunciare all'azione e ai colpi di scena. La recensione.

Autore: Elisa Giudici ,

Arsene Lupin è un metodo, è la mia eredità: è la stessa serie francese Netflix a ricalibrare margini e aspettative del pubblico di fronte a quello che viene spesso presentato come "il primo Lupin nero". Lupin, prima stagione di una serie originale Netflix prodotta e realizzata di Francia in arrivo nel catalogo globale 8 gennaio 2021, è fortunatamente molto più di questo.

A differenza di Bridgerton, scialbo tentativo di innovare il genere dei Regency drama infilando qualche attore non caucasico e qualche scena "hot" (almeno dalla pudica prospettiva statunitense), Lupin non utilizza una scelta inclusiva di cast come schermo cosmetico e morale per nascondere la propria pochezza d'idee o tentare di accontentare più fette di pubblico possibile. Laddove Bridgerton tentava di fondere romance di successo e questione razziale in un prodotto buono giusto a confortare un pubblico alla ricerca di romanticismo e rassicuranti happy ending durante le festività natalizie, Lupin ancora una volta testimonia quanto sia vitale il panorama produttivo francese.

Non è una serie dalla devastante ambizione né dagli esorbitanti risultati: tuttavia conosce le sue fonti, sa come renderle moderne e accattivanti senza snaturarle, fino a presentare allo spettatore un prodotto televisivo a cavallo tra poliziesco e action, solido e gradevole da guardare. Qua e là è un po' prevedibile, ma in generale Lupin propone una serialità quasi "televisiva", nel senso migliore del termine: radicata nella tradizione di commissari e indagini, ben prodotta, ben girata, discretamente recitata e trainata da un protagonista dal carisma innegabile e dal volto noto a livello internazionale.

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Si potrebbe liquidarla come una serie accessoria ma non necessaria, ma sarebbe miope. Quando Netflix produce in loco e in Europa, lo fa con risultati davvero altalenanti. Qui in Italia per ora abbiamo assistito ad autentici disastri (Curon, Baby, Luna Nera), in Spagna hanno ottenuto un successo strepitoso puntando tutto sul hype da colpo di scena o su un prodotto volutamente ai limiti del trash che fornisse un perfetto guilty pleasure (penso ad Élite), senza però consegnare serie in grado di riscrivere le regole della serialità di qualità. A voler essere brutalmente onesti, forse nemmeno entrando in quel territorio. Altrove sono uscite serie interessanti (vedi il caso austriaco Freud) che però sono adottate a posteriori da Netflix e la cui lavorazione è nelle mani di emittenti private o pubbliche nazionali.

La trama

Bastano un paio di riprese iniziali di Lupin per notare come è proprio il contesto produttivo a fare la differenza. Per uso appassionato (quasi smodato) di droni e affini mi sono ritrovata a tratti a pensare a film eccellenti come I Miserabili (Les Misérables) di Ladj Ly (che vi ho già caldamente consigliato). Graziati da quella fotografia a tratti scurissima che rende difficile la lettura delle scene d'azione che affigge la quasi totalità del prodotti Netflix girati in digitale, Lupin - all'ombra di Arsène procede con encomiabile agilità nella sua prima stagione.

Al centro della vicenda c'è un Omar Sy che riesce a diventare il personaggio senza smettere mai di essere la star di Quasi Amici. Altissimo e possente, carismatico e fotogenico, riempie da solo ogni scena, letteralmente e metaforicamente. Il resto del cast è abbastanza dimenticabile, ma tanto lo spettatore segue le vicende personali e criminali del protagonista Assane Diop e tanto basta.

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Assane lavora come operator delle pulzie al Louvre
Omar Sy sa essere trasformista quanto il personaggio di Leblanc

Arrivato dal Senegal senza madre e costretto a separarsi dal padre in maniera traumatica, il giovane Assane (Omar Sy) scopre nel 1995 i romanzi di Maurice Leblanc, creatore del ladro gentiluomo Arsène Lupin a inizio secolo. Le gesta di Leblanc diventano per lui un'autentica ossessione, fino a ritrovarlo 25 anni più tardi a essere un uomo dall'identità sfuggente, impegnato in furti milionari. Con il crimine Assane avrebbe chiuso per amore dell'ex moglie e del figlio Raul, ma improvvisamente riemerge dal silenzio una preziosa collana di Maria Antonietta che tanto ha segnato la gioventù del ladro.

La tentazione è dunque irresistibile e dà il via sia a una caccia al ladro da parte della polizia sia a una lunga narrazione su cosa sia successo al padre di Assane e che fine abbia fatto la collana incriminata negli anni di silenzio.

Come ti riscrivo un classico francese

L'abilità di Lupin - scritta da George Kay (presente nella writing room di molte serie BBC e in quella di Killing Eve) e da François Uzan - è quella di lasciare lo spettatore affamato di nuovi episodi anche laddove scelga uno sviluppo abbastanza tradizionale della storia principale. Lo sviluppo della tematica razziale - qua e là accennata da Assane o utilizzata come arma di difesa e offesa - è abbastanza superficiale, ma di certo più incisivo di quanto visto in una serie come Bridgerton. Essere nero e di origine senegalese ha un impatto sull'infanzia e sulla vita attuale di Assane, una tara innegabile, ma lui è abbastanza scaltro da riuscire ogni tanto a trasformare il razzismo in un vantaggio strategico.

Il grande pregio di Lupin è di non perdere mai la sua leggerezza beffarda, pur non lesinando svolte dure o violente immersioni nella realtà. In questo senso l'intero episodio ambientato in carcere lascia poco spazio a dubbi rispetto alle zone d'ombra dell'operato della polizia. Innegabile è anche l'apporto di Omar Sy alla serie. Non solo fa suo il personaggio (dell'emulo di) Lupin, ma dona alla serie una personalità che le evita di essere anonima. Così come buona parte dei destini di Rocco Schiavone dipendono dal carisma di Marco Giallini, così Lupin senza Omar Sy sarebbe ben poca cosa.

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Omar Sy viene applaudito all'asta
Omar Sy è il cuore carismatico della serie: senza di lui, Lupin non funzionerebbe altrettanto bene

Lupin è insomma quel genere di titolo in cui la TV ammiraglia italiana è molto ben versata: sottofondo poliziesco, puntante auto-conclusive e trama orizzontale che tiene incollato lo spettatore agli episodi. Viene da chiedersi perché Netflix punti in Italia a serie tanto adolescenziali quando il pubblico generalista locale ed europeo dimostri puntualmente di gradire prodotti come questo e la letteratura italiana (classica e contemporanea) sia ricchissima di classici pronti ad essere riletti e valorizzanti. Lupin fa innanzitutto un ottimo servizio a Maurice Leblanc, rileggendone i romanzi senza necessariamente piegarli a una contemporaneità molto differente, ma esaltandone i punti di forza.

Omar Sy può essere Lupin senza incarnare il Lupin originale, tirandone fuori una lettura sua; un personaggio complesso, attuale, personale. Allo spettatore attento non sfuggirà come i maggiori conoscitori dei romanzi di Leblanc siano francesi d'adozione, spesso sottovalutati dal resto del cast bianco, eppure conoscitori più attenti di un caposaldo della letteratura francese. Insomma, Lupin fa apparire figo un accanito lettore di romanzi d'antan e lo fa senza sforzo o forzature.

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Assane e Raoul chiacchierano per strada
La serie fa un ottimo lavoro nel raccontare l'immaturità di Assane, sia da adolescente sia da padre

In un mondo ideale, le serie "riempitive" di Netflix sarebbero tutte così. Lupin non sarà la serie esplosiva del 2021, ma ritengo che la maggior parte dei suoi spettatori trascorrerà alcune ore gradevoli in sua compagnia e - complice un cliffhanger davvero criminale in chiusura - prenderà in seria considerazione l'idea di proseguire la visione qualora venga rinnovata.

Lupin - All'ombra di Arséne arriverà su Netflix 8 gennaio 2011 con i primi 5 episodi. 

Commento

Voto di Cpop

70
Non chiamatelo il Lupin nero, perché quella con un carismatico Omar Sy è molto di più: Lupin è una serie leggera ma che sta colpire nel segno, ricordando i polizieschi televisivi tradizionali.

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