Succede ogni tanto, nel buio della sala, soprattutto in ambienti popolati di cinefili come la proiezione stampa tipo di Venezia76. Il film scorre e nel silenzio della sala si fa palpabile un senso si attesa impaziente, appena soffocata. È la consapevolezza collettiva di stare assistendo a un film perfetto, a cui si abbina l’attesa di vedere se riuscirà a mantenersi tale sino alla fine. La tensione si scioglie in un applauso liberatorio se il miracolo cinematografico si protrae fino alla fine.
È questo quello che è successo durante la visione di Storia di un Matrimonio (Marriage Story), un film che per premesse e attori si candida già ad esser il cavallo di battaglia di Netflix alla prossima corsa agli Oscar 2020. Con due protagonisti come Adam Driver e Scarlett Johansson in assoluto stato di grazia e una storia d’amore capace di emozionare nel profondo, non è difficile immaginare questo titolo tra i favoriti della stagione autunnale dei premi.
Quando scatta la scintilla
Il fatto curioso è che Marriage Story non si discosta molto dagli ultimi lavori meno esaltanti di Noah Baumbach, anzi, è una ripetizione fatta e finita del registro stilistico e narrativo del suo film tipo. C’è davvero tutto il suo repertorio: un rapporto di coppia esplorato nei suoi saliscendi, la difficile realizzazione artistica e lavorativa di una giovane donna, New York nel tutto suo essere teatrale e hipster.
La scintilla scatta da subito, da quell’inizio in cui Nicole e Charlie raccontano i pregi del coniuge, cosa li ha fatti innamorare, sposare e avere un figlio insieme. Eppure nella scena successiva i due sono dal terapista, impegnati in un tentativo di riconciliazione che non è mai nemmeno cominciato. La coppia sembra non riuscire a sottrarsi da ogni doloroso cliché della separazione.
All'inizio si promettono di non ricorrere agli avvocati, di tutelare il figlio Henry, si assicurano di stimarsi reciprocamente. Tuttavia il bisogno di Nicole di ritrovare sé stessa, di uscire dal cono d’ombra professionale del marito e dalla sua forza di volontà che ne sta plasmando la vita, dà il via alle ostilità. Charlie torna a Los Angeles, in quella che non ha mai smesso di considerare casa sua, anche dopo 10 anni trascorsi a New York con Charlie, che ama visceralmente la sua città tanto quanto odia Hollywood. La giovane attrice porta con sé Henry: la città dove risiederà il bambino è il vero casus belli del film.
Come da copione, il marito tarda a realizzare quanto sia profonda l’infelicità della donna, si muove tardi e maldestramente, cieco fino all’ultimo ai bisogni di lei e la proprio egoismo. Anche Nicole però non riesce a impedirsi di fare del male a Charlie, a infrangere la promessa fatta a sé stessa di non buttarla sul personale. Seppure lontano dai divorzi più litigiosi e violenti, questa Marriage Story è uno stillicidio di gocce quotidiane di dolore. La pellicola indaga la continua rilettura da ambo le parti di piccoli e grandi episodi che hanno fatto male a entrambi, anche quando all’epoca pensavano di essere felici.
Non c’è niente di davvero nuovo in Marriage Story, ma tutto è declinato al più alto grado di realizzazione. Scarlett Johansson risplende, ma Adam Driver giganteggia, confermandosi ancora una volta un grandissimo interprete. Fianco a fianco o uno contro l’altro mentre si urlano le peggiori frasi, i due funzionano alla grande.
L'amore non muore mai
Inaspettato giunge anche il risvolto comico. Infatti nonostante il tema drammatico, in Marriage Story si ride molto: dei due protagonisti, delle loro idiosincrasie e manie, delle situazioni paradossali in cui il sistema li pone. A risplendere in particolare è Laura Dern nei panni di Nora, l’avvocato divorzista iena e materna, assoldata da Nicole.
Anche sul fronte legale il film sa esser perfetto, rendendo quasi ineludibile la strada intrapresa dai due. In particolare nelle scelte legali di Charlie incontriamo due avvocati agli antipodi. Se il pescecane sembra inumano nel suo preparare la difesa del cliente, l’avvocato anziano e accomodante sembra essere fallace e sprovveduto: la verità si trova sorprendentemente da ambo le parti e Charlie, sempre più sconfitto, nel mezzo, incapace di prendere davvero una decisione. In Marriage Story però ogni personaggio si rivela essere uno sciocco, ma è proprio un questi momenti di stupidità che riesce talvolta a afferrare un pezzo della verità, un’insperata dose di consapevolezza o compassione.
Amaro eppure dolcissimo, Marriage story racconta appunto di un matrimonio, della sua fine e di come un legame d’amore vero si trasformi, ma non smetta mai davvero di esistere. Si limita a cambiare forma mantenendo la sua natura, così come la nostra vita.
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Voto di Cpop
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