Da qualche anno, ormai, intorno al progetto cinematografico del remake live-action di Biancaneve, il primissimo classico Disney, aleggiano dubbi e circostanze che hanno più volte fatto storcere il naso anche agli appassionati più nostalgici. Dichiarazioni riguardanti il film, scelte di cast e cambiamenti in nome della correttezza culturale hanno sollevato interrogativi su un'opera che arriva nei cinema italiani il 20 marzo 2025. Certo, non è la prima volta che un live-action Disney suscita reazioni del genere: basti pensare ai commenti razzisti e alle polemiche che accompagnarono l'uscita de La Sirenetta, per fare un esempio.
In questo caso, trattandosi di un lungometraggio che ha segnato la storia sia del cinema che dell’animazione, il pubblico di tutto il mondo è rimasto sospeso fino alla fine, cercando di capire se il risultato finale avrebbe confermato o smentito le speculazioni circolate sul web e altrove. Di certo, non è il primo tentativo di portare la fiaba di Biancaneve sul grande schermo con attori in carne e ossa, rielaborandone magari anche le implicazioni narrative più profonde. Tuttavia, alla libera creatività si associa inevitabilmente il marchio Disney e l’intento, con questi remake, di evocare la nostalgia di un tempo passato, un obiettivo che impone scelte tra rispetto e coerenza. Nostalgia e voglia di rinnovamento: ma a quale prezzo e con quali tempistiche?
C’era una volta…
Come ogni classico Disney che si rispetti, anche la versione live-action di Biancaneve si apre con un libro dallo stile medievale, che introduce il racconto con un tocco di classicità fiabesca. Il regno in cui si svolge la storia è indefinito: ci sono alcuni regnanti buoni che cercano di mantenere l’ordine nel miglior modo possibile e una bambina, Biancaneve (Rachel Zegler), che segue gli insegnamenti dei genitori nella speranza di un futuro migliore. Biancaneve adotta lo stile narrativo di Cenerentola, La Bella Addormentata e di molte altre fiabe, costruendo il contesto in cui si muovono i personaggi principali e donando loro un minimo di spessore in più.
Tutto cambia con la prematura scomparsa della regina e l’arrivo inaspettato di un’altra donna, bellissima e affascinante (Gal Gadot), che conquista il cuore del re ormai solo. Sarà lei a modificare le sorti del regno, prendendo progressivamente il sopravvento fino a scalzare il suo nuovo consorte e instaurando un governo ben diverso da quello precedente. Il dominio della nuova regina porterà agli eventi che tutti conoscono, offrendo una prospettiva leggermente più definita rispetto alla storia classica di Biancaneve e i sette nani.
Da qui, si sviluppa quello che i fan ricordano, in un viaggio attraverso un mondo che appare al tempo stesso familiare e diverso, orientato verso una rivisitazione che affonda le radici sia nella fiaba originale sia in una nuova scrittura, sempre semplice e semplificata. È in questo contesto che incontriamo una Biancaneve inedita, destinata a lasciare il segno in un modo tutto suo.
Cambiare senza trovare un equilibrio
Il Biancaneve diretto da Marc Webb e sceneggiato da Erin Cressida Wilson non è né quello che ci si aspetta né qualcosa di totalmente inaspettato, considerando le molteplici dichiarazioni rilasciate prima della sua uscita. L’intento di rinfrescare una fiaba che, ai giorni nostri, non funzionerebbe come in passato è più chiaro che mai e perfettamente comprensibile, anche se l’innovazione si scontra inevitabilmente con la nostalgia, in alcuni casi tossica. Passato e presente, quindi, si contrappongono lungo tutta la scrittura di un racconto dai toni sempre e comunque leggerissimi, che cita chiaramente non soltanto il leggendario classico Disney del 1937, ma tenta pure di inserire un approccio più “attuale” nella sua narrazione .
Questo Biancaneve non è, dunque, un remake uno a uno di quello che tutti conoscono, bensì una sorta di svecchiamento con aggiunte e una rielaborazione tematica che, però, resta coerente con la fiaba cinematografica più classica (ricalcandone l'identità canora con qualche aggiunta). L’idea di ampliare, anche solo di poco, il contesto funziona sicuramente in fase di presentazione, soprattutto perché si cerca sempre di non snaturare il prodotto originale in questo senso. Tuttavia, risulta fine a se stessa, perché – come molte altre trovate e novità – non trova mai una sua realizzazione definitiva.
Questo è uno dei più grandi problemi di Biancaneve. Il film si muove sempre su un filo sospeso tra passato e presente, giocando con ciò che sappiamo della fiaba e con le possibili aggiunte che ne trasformano la stessa essenza, anche in positivo, ma non osa mai fino in fondo, non spinge mai sull’acceleratore delle idee per esprimerne appieno l’indole moderna, presentando tante cose diverse che colpiscono, ma non lasciano davvero il segno, forse perché condizionate dal clima affabulante e preminente del racconto. Gli spunti sono molteplici e anche curiosi, ma si sarebbe gradito uno sviluppo concettuale e narrativo più deciso in questo senso.
Alcune scelte in termini di caratterizzazione e costruzione formale, poi, non funzionano al cento per cento, anche se non bisogna mai dimenticare quale sia il target principale di Biancaneve. Alla semplicità si fonde uno spirito sempre e comunque colorato, che vuole lasciare qualcosa alle nuove generazioni davanti al grande schermo, parlando di bellezza interiore e di indipendenza emancipata, ribaltando le carte in tavola rispetto alla storia che tutti conosciamo.
Biancaneve è un film con un linguaggio preciso, che vuole parlare a un pubblico specifico. Da ciò derivano tutte le semplificazioni e le approssimazioni, anche ingenue, di un viaggio che, in parte, si adagia su se stesso e, in parte, vuole lasciare qualcosa. Questa, ovviamente, non dev’essere una giustificazione per il risultato finale o per gli aspetti che non convincono fino in fondo.
Il lungometraggio di Marc Webb tenta tante cose diverse nel suo sviluppo, senza però trovare mai un equilibrio definitivo. Durante la visione di Biancaneve si percepisce una certa “fretta”, una rapidità che non lascia abbastanza tempo per assimilare le scelte più affascinanti del racconto, privilegiando un ritmo che finisce per divorare se stesso.
Da ciò derivano le ingenuità e le idee meno convincenti, in una resa generale che avrebbe meritato maggiore attenzione, anche in termini estetici. Il racconto principale, comunque, offre spunti di riflessione interessanti, trovando una sua attinenza sia nel passato più lontano che nella nostra attualità, senza però insistervi eccessivamente.
Commento
Voto di Cpop
60Pro
- Il film cerca di rendere la storia più attuale senza stravolgerne completamente l’essenza.
- L’aggiunta di alcuni elementi alla trama offre una nuova prospettiva su un classico Disney.
- Le interpretazioni di Rachel Zegler e di Gal Gadot.
Contro
- Il ritmo troppo veloce non permette di approfondire a dovere le idee più interessanti.
- Il film non osa abbastanza con l’innovazione ma neanche abbraccia del tutto la nostalgia, risultando poco incisivo.
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