Capitan Harlock - L’Arcadia della mia giovinezza, recensione: un’epopea spaziale che riaccende la nostalgia

Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza torna al cinema in una veste che manderà in estati i nuovi e i vecchi fan.

Autore: Nicholas Massa ,

Fra i personaggi più iconici e amati che abbiano mai unito la cultura nipponica all’Occidente troviamo sicuramente Capitan Harlock. La sua storia, sia sul piccolo schermo che sulle pagine illustrate dei manga, ha coinvolto e plasmato più di una generazione che ancora oggi ne ricorda e cita le gesta più memorabili. Proprio per tutte queste ragioni, in occasione del 45° anniversario del suo debutto italiano, grazie alla Stagione degli Anime al Cinema 2024, un progetto esclusivo di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Yamato Video (con i media partner Radio Deejay, MYmovies.it, Lucca Comics&Games e ANiME GENERATION), arriva in sala. In questo caso stiamo parlando di un lungometraggio che riassume e introduce alla perfezione le fattezze, anche ideologiche, del personaggio. Fissate bene le date, perché solamente il 20, 21 e 22 maggio 2024 i fan del pirata di Leiji Matsumoto avranno la possibilità di vedere in alcune sale selezionate Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza.

Per chi non lo sapesse, si tratta di un film prequel che trova le sue radici nel 1982, con la regia di Tomoharu Katsumata. Una vera e propria introduzione alla vita e carriera di uno dei pirati spaziali più famosi di sempre, che riscopre il proprio e originale splendore visivo in una versione estremamente suggestiva e sicuramente invidiabile. Le origini, l'impronta drammatica, l’amarezza e il coraggio indomito di una ribellione con richiami forti ancora oggi, rintracciano il loro legittimo posto in un immaginario creativo che non si è mai del tutto dissipato.

Che cos’è la libertà?

Relazionandosi con lo stile che distingue da sempre le sue storie, in Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza gli spettatori hanno la possibilità di rapportarsi direttamente con le origini narrative del celebre pirata. In un universo amarissimo nelle forme, nei colori e soprattutto nelle parole pronunciate, sussurrate, trasmesse e pensate, un giovane capitano fa ritorno su un pianeta Terra ormai perduto, sotto il dominio degli Illumidiani, una razza che ha preso il controllo delle lande terrestri, ponendole sotto il peso di una pressa che ancora non ha perfettamente concretizzato la sua forza. Un’occupazione in piena regola, questa, che con la prepotenza ha spinto ai margini la razza umana, e a sopravvivere fra le sue stesse macerie, fra le carcasse amorfe di una vita ora lontanissima dai propri originari sprazzi.

In un contesto del genere trovano il loro posto una manciata di personaggi che definire simbolici sarebbe un eufemismo. Oltre allo stesso Harlock, la rivolta silenziosa della libertà viene alimentata dalla risposta ingombrante e sottocutanea di una voce, quella di Maya, che assume nel suo parlare una valenza politica e sociale strettamente connessa con il concetto di resistenza e ribellione. La sua rivolta segreta incornicia alla perfezione un mondo in cui solamente gli indomiti trovano il coraggio necessario per reagire rispondendo ai quotidiani soprusi degli Illumidiani. Con lei pure la storia di Zoll, il mercenario di Tokarga, di Emeraldas e di Tochiro. Quest’ultimo rappresenta un tassello fondamentale nella storia del protagonista, a lui legato da una serie di rimandi storici precedenti che in Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza si fanno concretizzazione figurativa affascinante.

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Capitan Harlock - L’Arcadia della mia giovinezza: presentare, approfondire e confermare

Fin dalla primissima sequenza in apertura di Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza si può inquadrare alla perfezione lo spirito profondamente poetico e malinconicamente romantico che da sempre contraddistingue il lavoro di Leiji Matsumoto. Come avvenuto pure nella controparte televisiva e cartacea, il lungometraggio diretto da Tomoharu Katsumata restituisce e amplia a dismisura tutte le sensazioni, e soprattutto le riflessioni di fondo, di un racconto come questo. Nella commistione fra immagini e parole si scorge fin da subito un particolare piglio narrativo immediatamente adulto, disadorno di fronzoli spensierati, e piuttosto crudo nel presentare il mondo in cui ci si sta per addentrare. Sono proprio le inquadrature ad avvolgere, rapendo coi dettagli e la cura nelle ambientazioni e nella caratterizzazione delle vicende principali e secondarie.

Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza trascina gli spettatori in un lavoro sporcato da una particolare malinconia di fondo perfettamente coerente con l’amarezza contestuale, e con gli eventi al cui centro vediamo i personaggi principali. Guerra, potere, controllo e morte tornano continuamente spezzando l’anima di coloro che cercano di trovare nuove risposte in qualcosa che si sta lentamente arrendendo davanti ai loro occhi. Da tutto ciò nasce la ribellione di un Harlock che si contrappone con tutte le proprie forze a un'autorità crudele, a un controllo dall’alto che non ha alcuna intenzione di soppesare la vita del prossimo, mettendola tranquillamente da parte solo ed esclusivamente per i propri scopi personali. Ecco che lo spirito rivoltoso torna a infuocare gli animi di coloro che andranno al cinema, ricordando quanto sia fondamentale avere una voce e soprattutto un sogno ad alimentare le proprie scelte contro tutto e tutti.

“I sogni non svaniscono, finché le persone non li abbandonano” è solamente una delle tantissime riflessioni ad alimentare il lungometraggio, in un ritorno che, pur se a distanza di anni, mantiene ancora un certo irraggiungibile fascino ulteriormente amplificato dalla proiezione sul grande schermo. Se le immagini a comporre il film lasciano senza parole, è proprio attraverso la scrittura dei vari protagonisti che Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza ne scandaglia l’anima. Riflessioni profonde, ragionamenti su cosa fare e sulle cose in cui credere, momenti di confronto diretto con il prossimo, anche a livello emotivo, e frasi iconiche scandiscono l’intera narrazione, approfondendone continuamente le ragioni più puramente e introspettivamente umane, attraverso l’uso di espressioni ricercate e senza troppi filtri in generale.

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Fondendosi alle inquadrature rotte e malinconiche di un universo in rovina, fortissimo nel suo porsi verso il prossimo, e con lui in grado di intavolare un vero e proprio confronto silenzioso e concettuale, le parole diventano presto chiave di lettura ulteriore nella comprensione di tutte le ideologie alla base del racconto. Un lavoro del genere trova suggello nel comparto sonoro curato da Toshiyuki Kimori, in quella poetica fatta di note tremanti ma sempre e comunque potenti, complici di un’epica dell’animazione giapponese fondamentale da recuperare, studiare e approfondire ancora oggi.

Commento

Voto di Cpop

90
Non c'è molto in più da dire su Capitan Harlock. L’Arcadia della mia giovinezza, se non che si tratta di un lungometraggio imperdibile che tutti dovrebbero recuperare al cinema. Trattandosi di un film prequel con finalità introduttiva, non ci sono praticamente scuse per non recuperare la storia di Capitan Harlock, divenendo proposta di studio e approfondimento per tutti quelli lo hanno visto in precedenza. Lo spirito immortale di un'opera che ha fatto la storia torna sul grande schermo con la sua poetica particolarissima e con una cura e un rispetto da non sottovalutare affatto.

Pro

  • La potenza immortale di personaggi, ambientazioni, frasi, immagini e colonna sonora.
  • Il fascino intramontabile dei protagonisti e delle loro storie.

Contro

  • Alcune animazioni e momenti sono stati reiterati e un occhio più attento ci fa facilmente caso.
  • Non è assolutamente un lungometraggio animato semplice da comprendere in tutte le sue sfumature.
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