Drive-Away Dolls, recensione: un road movie sfrontato e dal sapore agrodolce

Con Drive-Away Dolls ci si ritrova a fare i conti con un esperienza cinematografica sia divertente, veloce e destabilizzante per certi versi.

Autore: Nicholas Massa ,

Drive-Away Dolls è uno di quei film che celano una pluralità di elementi nella loro semplicità d'esecuzione, legandosi a un sottile filo conduttore veloce che resta coerente con sé stesso fino alla fine. Nella velocità e nella freschezza della sua narrazione si nascondono momenti che interessano e impattano direttamente sugli spettatori in sala, ispirando reazioni di ogni tipo, anche contrastanti. Diretto da Ethan Coen, disponibile nei cinema dal 7 marzo 2024 (esclusivamente in lingua originale sottotitolata) distribuito da Universal Pictures e prodotto da Focus Features, il film sfrutta le dinamiche più classiche dei road movie (storie di viaggio), plasmandone la struttura in qualcosa che sembra voler andare oltre i limiti del grande schermo.

Drive-Away Dolls non è un film facile da assorbire, grazie a un'anima creativa che attinge direttamente dal cinema degli anni '70 e, per certi aspetti, anche dagli anni '90, rielaborando gli elementi più evidenti in un'esperienza sia familiare per gli appassionati del genere, sia irriverente e dissacrante. È proprio in quest'ultimo aspetto che troviamo la voce e l'identità di un film che resta congruente dall'inizio alla fine, reinterpretando modelli narrativi riconoscibili in favore di una storia dai tratti imprevedibili e leggeri.

Di cosa parla Drive-Away Dolls?

Come in ogni road movie che si rispetti, Drive-Away Dolls si sviluppa in un viaggio che punta in una direzione precisa. La miccia che accende questo viaggio si trova nell'amicizia tra Jamie (Margaret Qualley) e Marian (Geraldine Viswanathan), nel 1999. Quest'ultima vuole andare a trovare sua zia a Tallahassee, una città della Florida, per staccare dalla propria routine e, perché no, fare un po' di birdwatching nella natura. Le due, però, non sanno che la macchina presa in affitto nasconde un inquietante segreto, ben celato in una valigetta nel bagagliaio.

Courtesy of Universal Pictures.
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I trascorsi di entrambe e una serie di sviluppi folli e del tutto inaspettati spingeranno le protagoniste di Drive-Away Dolls lungo una strada fatta di momenti chiave, di introspezione e confronto con qualcosa contro cui le due ragazze non avrebbero mai pensato di doversi confrontare.

Drive-Away Dolls: un film che corre seminando puntini

In apparenza Drive-Away Dolls può sembrare un film che scorre veloce e senza troppo impegno, specialmente quando racconta le proprie protagoniste, quello che vivono e quello che provano nell’insieme della storia. Ma così non è. Nella leggerezza generale con cui gli eventi sfilano via si celano alcuni momenti chiave e dettagli, anche fuggevoli, che sembrano voler giocare con la consapevolezza o ignoranza degli spettatori in sala. Un esempio di ciò lo troviamo in Henry James, e nel fatto che sia Marian che il personaggio di Colman Domingo vengono colti nella lettura di "Europei" (Europeans, in lingua originale). Stiamo parlando di uno scrittore che ha fatto della propria inadeguatezza intima uno scontro con i contesti e le epoche in cui ha vissuto, proiettandone le sensazioni direttamente sui propri personaggi e luoghi in cui li vediamo dimorare.

Una lettura del genere, ovviamente, si potrebbe applicare direttamente ai personaggi di Drive-Away Dolls, su quello che vivono e sui continui contrasti che vengono a formarsi fra loro e il mondo che circonda pure gli stessi spettatori. Non a caso la pellicola mantiene sempre e comunque un tono provocatorio in modo polivalente, plasmando la realtà figurativa, anche sensuale, in un discorso diretto di pari passo con alcune battute e momenti chiave.

Courtesy of Universal Pictures.
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Non solo, Drive-Away Dolls gioca e mette alla prova gli spettatori anche con la stessa storia principale a muovere gli eventi. Palesando le dinamiche del road movie dalle tinte thriller più classiche, Ethan Coen si diverte a metterne in dubbio le capacità e i modelli alla sua base, smantellandone la credibilità di momento in momento, per poi spogliarne la prevedibilità in un discorso che scivola via dalle dita, trovando una quadra nelle frasi e sviluppi ad effetto.

Vale la pena guardare Drive-Away Dolls?

Con Drive-Away Dolls Ethan Coen dimostra sicuramente di avere una certa padronanza delle immagini, plasmando il materiale scritto con una regia capace di colpire regalando inquadrature notevoli e anche piuttosto sottili. Sempre nella cura formale troviamo certamente le interpretazioni delle due protagoniste, fra le quali spicca in modo assoluto Margaret Qualley. Il suo lavoro nella caratterizzazione di Jaime non è soltanto convincente, ma estremamente mimetico, levigato al punto che ogni singola espressione le sentiamo pronunciare con l’accento texano allontana sempre di più l’identità dell’attrice, cancellandone quasi del tutto la riconoscibilità davanti alla macchina da presa. Anche il resto del cast ha un certo appeal (Pedro Pascal, Matt Damon non sono nomi da poco), vorticando in una serie di fugaci apparizioni che divertono, influendo ulteriormente sul processo dissacrante che il regista applica alla sua stessa pellicola e alle derivazioni più palesi in ambito narrativo.

Drive-Away Dolls non è sicuramente il film che ti aspetti, piuttosto un’esperienza molto rapida in cui risulta facile perdersi, senza restare troppo colpiti da quello che scorre sul grande schermo. La natura sfaccettata della pellicola, e la sua apparente semplicità, sono alla base di un’esperienza divertente ma anche impattante, in un certo qual modo, e difficile da etichettare in toto e in maniera definitiva. Le possibili letture di fondo sono molteplici, come anche i messaggi, diretti e indiretti. Nel viaggio squinternato di due ragazze si cela un discorso piuttosto diretto e l’interesse nel tratteggiare un’epoca oltre la stessa trama. Il regista stesso, quindi, si diverte a smontare le aspettative, anche di marketing banalmente, legate alle possibili svolte del film, e sfrutta una base narrativa chiara a tutti per incidere momenti che sanno restare impressi, grazie anche alla colonna sonora in sottofondo.

Courtesy of Universal Pictures.
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Al tempo stesso, però, Drive-Away Dolls potrebbe non entusiasmare, data la sua struttura, e ispirare sensazioni contrastanti nelle facili letture in questo senso. Nel complesso potrebbe tranquillamente rivelarsi un’esperienza dal sapore divisivo, specialmente quando ci si ritrova a confrontarsi con un lavoro dall'impronta estremamente derivativa, sia in senso positivo che negativo, capace di filare via lasciando un sapore agrodolce in bocca.

Commento

Voto di Cpop

70
Drive-Away Dolls non è un film facilissimo, ma comunque interessante nella sua resa generale. La regia di Ethan Cohen si sposa a un tentativo palese di smontare le dinamiche più classiche dello stesso lungometraggio in corso, in favore di un racconto che parla una lingua tutta propria molto derivativa nel suo insieme. Seguendo una strada dai tratti imprevedibili, la pellicola gioca sia coi suoi personaggi che con il pubblico in sala, lavorando su un puzzle di sensazioni difficile da assorbire nell'immediato e facilmente fraintendibile.

Pro

  • La regia di Ethan Cohen.
  • Il lavoro di Margaret Qualley con il suo personaggio.
  • La colonna sonora.
  • Gli spunti dissacranti.

Contro

  • Le idee di fondo possono facilmente confondere ispirando reazioni contrastanti.
  • I tratti più derivativi del film non combaciano troppo bene tra loro in alcuni momenti.
  • La coesione si sorregge più sulle letture meta-cinematografiche che sulla stessa narrazione in corso.
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