Sin dal suo annuncio durante l’ormai lontano E3 del 2019, Ghostwire Tokyo ha sin da subito destato il mio interesse per via del suo immaginario ispirato molto al folklore nipponico. Il primo trailer era molto criptico sulla vera natura del gioco, ma allo stesso tempo affascinante. Dopo aver visto anche il gameplay ho provato ancor più curiosità di provare questo titolo dalle atmosfere uniche. D’altronde ci troviamo di fronte a un gioco sviluppato da Tango Gameworks, studio fondato da Shinji Mikami, padre della saga di Resident Evil e autore di molti altri importanti videogiochi del panorama giapponese. I primi due titoli dello studio: The Evil Within e il suo seguito, erano degli horror interessanti, ma dopo aver giocato Ghostwire Tokyo, posso dire tranquillamente che questo sia il loro titolo più affascinante e riuscito.
Esorcista moderno
La storia di Ghostwire Tokyo si apre con un misterioso evento che ha volatilizzato gran parte della popolazione della città. Per terra troviamo i vestiti ormai svuotati dalle membra delle persone che fino a pochi istanti prima erano presi dalla tipica routine di questa grande metropoli, mentre allo stesso tempo misteriose figure spettrali iniziano a farsi strada nelle vie un tempo caotiche della metropoli giapponese. Il quartiere dove sarà ambientato principalmente il gioco è Shibuya, uno dei più famosi al mondo soprattutto per il grande incrocio divenuto ormai un simbolo della capitale giapponese. Il nostro protagonista sarà Akito, un giovane di 22 anni che è sopravvissuto alla scomparsa degli abitanti. Il motivo sarà presto svelato, infatti lo spirito di KK una sorta di esorcista di spiriti moderno, si è rifugiato nel corpo di Akito, possedendolo e salvandolo dalla sparizione.
Presto scopriremo che dietro a tutto questo c’è un misterioso figuro chiamato Hannya, il cui nome è un riferimento a una maschera demoniaca del Teatro Noh Giapponese, che rappresenta una gelosa figura femminile. Hannya era un rivale di KK e l’esorcista vuole fermarlo per motivi che scopriremo solo più avanti nel gioco. In tutto questo Akito è alla ricerca della sorella scomparsa, che sembra collegata in maniera misteriosa al piano di Hannya. Grazie all’aiuto di KK, Akito è però ora in grado di usare potenti arti mistiche, così da poter affrontare i malefici spiriti che infestano la città.
La storia di Ghostwire Tokyo è molto ben narrata, nonostante abbia dei momenti dove rallenta un po' soprattutto nella parte centrale del racconto. La parte finale però è ben costruita, e soprattutto mi hanno colpito molto i temi principali di questo videogioco. Il titolo di Tango Gameworks usa infatti gli elementi del folklore nipponico per evidenziare i problemi di una società piena di contraddizioni, tra persone piene di obblighi e doveri che non si sentono mai veramente libere e altri grandi drammi, come la vita dedicata solamente al lavoro, che affliggono la società nipponica. Questa critica è mostrata in maniera velata e intelligente nel gioco, ad esempio viene mostrata anche tramite gli yokai, gli spiriti inquieti e i demoni che affronteremo, ognuno dotato di comportamenti che ricordano quelli ossessivi delle persone.
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Il gioco ha infatti una sorta di archivio che cataloga gran parte delle cose che incontreremo descrivendole minuziosamente. Si andrà dal semplice cibo fino a ognuno degli spettri che incontreremo. Qui potremo dunque capire i motivi che hanno generato un determinato yokai, specchio di una società malata e con grossi problemi di fondo. Anche le missioni secondarie, oltre a quelle principali, si focalizzano su questi temi nella maggior parte delle volte. Non mancheranno missioni dai compiti più semplici e poco originali, ma alcune di queste saranno proprio ben costruite e ci aiuteranno a comprendere maggiormente le storie di una Tokyo in balia degli spiriti.
Molto ben fatto anche il rapporto tra il protagonista Akito e il suo amico KK, la coppia funziona bene sin da subito nella storia. La trama principale può essere conclusa anche in una ventina di ore, ma facendo anche tutte le secondarie e visitando il mondo di gioco per filo e per segno è possibile raddoppiare facilmente la quantità di ore che serviranno a completare l’avventura. Non mancano poi dei momenti davvero surreali, specialmente quando si visiteranno alcuni luoghi al chiuso, tra visioni psichedeliche e un po’ horror, ma indubbiamente di grande fascino soprattutto visivo, proprio come Tango Gameworks ci aveva abituati nei suoi precedenti lavori.
Potere elementale
Ghostwire Tokyo è ambientato in un open world dalle dimensioni contenute, con un gameplay che alterna esplorazione e combattimenti. Akito potrà usare l’arte degli Onmyoji, esorcisti della storia nipponica che erano chiamati per cacciare gli spiriti in un lontano passato. Le armi del nostro protagonista saranno proprio gli elementi: si potranno usare infatti il vento, l’acqua e il fuoco per combattere gli yokai. Il vento permette di attaccare rapidamente, l’acqua è più per attacchi ad area, mentre il fuoco utilizza colpi esplosivi e molto dannosi. La difesa sarà invece gestita principalmente dalla parata, che se fatta all’ultimo momento permetterà di stordire i nemici e anche di ottenere Etere, ossia le munizioni spirituali per utilizzare i nostri attacchi elementali. Sarà comunque possibile eseguire un breve scatto per schivare o correre per allontanarsi da eventuali nemici ostici.
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Una delle capacità più importanti di Akito sarà però la tessitura, che utilizzerà dei fili spirituali per estrarre il nucleo degli spettri, così da ucciderli definitivamente e ottenere anche importanti risorse per il potenziamento delle nostre arti. Ci saranno infatti diversi rami di abilità legati alle nostre capacità offensive e difensive che andranno migliorati guadagnando esperienza tramite l’uccisione di spiriti e il completamento delle missioni. Oltre agli attacchi elementali potremo anche fare affidamento su un arco dotato di frecce magiche, e diversi tipi di talismani di carta in grado di garantire diversi effetti devastanti, come ad esempio esplosioni ad area. Ci saranno poi dei rosari buddisti equipaggiabili che ci daranno delle abilità passive così da migliorare la nostra efficacia in battaglia.
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Il combattimento è ben fatto, forse un po’ troppo statico e particolare, ma più si va avanti e si aumenta la varietà di attacchi disponibili e più diventa divertente. A rendere l’esperienza ancor più dilettevole è la varietà di yokai e spiriti che dovremo affrontare, tutti realizzati con estrema cura e rispetto dagli sviluppatori. Le creature che affronteremo sono molte e spaziano da quelle tratte dall’antico folklore nipponico, sia popolare che ispirato da quello shintoista, fino alle leggende metropolitane più recenti e attuali. Ad ogni modo ogni creatura è stata reimmaginata in maniera unica per questo titolo, con una grande fantasia da parte degli sviluppatori.
Una Tokyo spettrale
Come già spiegato in precedenza, Ghostwire Tokyo è ambientato in un mondo aperto liberamente esplorabile. L’open world del titolo è però molto contenuto e non immenso con tanti contenuti dispersivi. Per accedere a nuove aree della mappa dovremo prima purificarle andando a liberare i Torii, che secondo la tradizione giapponese erano dei portali verso la dimensione del divino. All’interno del gioco liberano dalla nebbia malefica alcune zone, così da poterle poi visitare. Oltre ai nemici le strade di Tokyo pullulano di numerosi eventi particolari: si potranno incontrare dei Nekomata all’interno dei tipici Conbini giapponesi, pronti a venderci utili oggetti per la nostra avventura e cibo per curarci. Sarà possibile andare alla ricerca di alcuni Tanuki dispersi, oppure potremo trovare dei poveri cani rimasti soli che potremo accarezzare, in cambio gli affettuosi animali ci guideranno verso delle interessanti ricompense. Ci sarà anche una grande verticalità nell'esplorazione, dovuta all'utilizzo del rampino per agganciarci ai Tengu, esseri alati tipici del folklore nipponico, così da poter visitare anche i tetti della città, che aggiungeranno una nuova dimensione alla mappa.
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Il mondo di Ghostwire Tokyo è poi pieno di collezionabili, forse troppi da cercare per chi non ha pazienza per queste cose, dato che non aggiungono poi molto al gameplay se non ore di ricerca di oggetti nel complesso poco divertente da fare. Vi basti sapere che uno di questi set di collezionabili è rappresentato dalle anime disperse degli abitanti di Shibuya, e ce ne saranno oltre 200 mila da trovare, ovviamente non singolarmente, ma in grandi blocchi di anime che troveremo in diversi luoghi in tutta la città. Ad ogni modo completare tutti questi compiti richiederà molto tempo extra.
Graficamente Ghostwire Tokyo è molto riuscito. Le strade di Shibuya sono ricostruite con grande dettaglio, tanto che vi sembrerà di essere in gita in un Giappone virtuale se non fosse per gli spiriti che tentano di farvi la pelle. L’atmosfera tipica della capitale nipponica è ben amalgamata a quella spettrale nata dalle vicende della storia, e i vicoli e le stradine di uno dei quartieri più famosi di Tokyo ben si prestano a queste atmosfere quasi da horror. La mia prova è avvenuta su PS5 (dove il gioco è uscito in esclusiva console temporanea, ma è anche disponibile su PC) dove sono presenti ben 6 modalità grafiche, che vanno da quelle più classiche che permettono di giocare in 4K a 30 FPS e Ray Tracing attivo, a 4K dinamici con 60 FPS costanti, fino a un mix di varie opzioni che accontenteranno tutti, anche a seconda del televisore che si possiede. Il gioco inoltre è tradotto completamente in italiano e presenta tre diversi doppiaggi: italiano, inglese e giapponese.
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Il verdetto
Ghostwire Tokyo è un titolo molto interessante, con un open world non troppo dispersivo e ben costruito, segnato però da un po’ troppi collezionabili da trovare. Il gameplay funziona bene soprattutto in combattimento, con qualche piccola sbavatura, e l’esplorazione delle strade di Shibuya vi farà venire un po’ di nostalgia se siete stati almeno una volta nella vita a Tokyo. La cosa che più mi è piaciuta del gioco è la componente narrativa molto matura e con vari livelli di lettura, che si dimostra molto interessante soprattutto per chi ama la cultura nipponica con tutte le sue contraddizioni.
Commento
Voto di Cpop
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