Grandi speranze, Steven Knight rilegge Charles Dickens

Steven Knight rivisita il classico letterario britannico nella miniserie Grandi speranze. Il costume drama ambientato nell'Inghilterra dell'Ottocento, disponibile su Disney Plus dal 28 giugno, vanta una magnifica messa in scena e uno straordinario cast, ma presenta anche degli enormi punti deboli, a partire dalla scrittura.

Le storie di Charles Dickens affrontano tematiche legate alla critica sociale: la difficile infanzia dei ceti più bassi, l'irresponsabilità dei padri e degli adulti in generale, una modernità industriale che distrugge aspettative e bellezza. Grandi speranze, il tredicesimo romanzo di Dickens, non fa eccezione, concentrandosi sulla vita di Pip, un orfano che vuole fuggire dal destino di fabbro di un villaggio lungo il Tamigi, sulle paludi costiere del Kent.

Questa versione per il piccolo schermo sembra voler modernizzare il romanzo di Charles Dickens. E lo fa anche con un tono irriverente: per stessa ammissione di Knight, Grandi speranze tenta di liberare l'opera originale dalle censure dell'epoca ed esplora apertamente tematiche quali sesso e violenza. Tuttavia, il risultato finale, ha poco mordente e un sapore non dickensiano.

Knight è bravissimo nel delineare personaggi dalla dubbia moralità (basti pensare a Peaky Blinders e Taboo) e la regia di Brady Hood e Samira Radsi mette in risalto lo "sporco" dell'Inghilterra dell'epoca, che sono elementi centrali. Tuttavia, si sente la mancanza del percorso non lineare che dovrebbe caratterizzare la crescita del protagonista che vede una forte involuzione morale prima di evolvere.

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Dov'è Dickens in Grandi Speranze?

Grandi speranze è un romanzo di formazione e una parabola sociale che narra di una realtà spietata, corrotta e violenta. Invece, la serie TV a volte sembra allontanarsi dall'essenza di Dickens, non riuscendo poi però ritrovare un equilibrio coerente.

Nonostante la presenza di momenti molto suggestivi sullo schermo, come la caccia a Magwitch tra le tipiche lande avvolte nella nebbia o le scene ambientate nella cupa casa di Miss Havisham, la serie soffre di una sceneggiatura disordinata.

L'adattamento sfida l'equilibrio tra fedeltà all'opera originale e modernizzazione. Knight integra uno stile crudo in un canone classico, offrendo una visione gotica di Grandi Speranze, ma a volte forza elementi per sottolineare l'atmosfera oscura e disperata della Londra del 1800. L'idea che la serie avvicini una nuova generazione alla lettura di Dickens sembra improbabile.

Nonostante lo stile potente e affascinante di Knight sia innegabile, la serie potrebbe risultare difficile per chi non è abituato a produzioni come Taboo e Peaky Blinders.

La trama di Grandi speranze e le differenze dal romanzo

Lo scheletro della storia, almeno finché non ci si avvicina al finale, rimane fedele al romanzo. Pip, proveniente da umili origini, vive con una sorella severa e il marito fabbro. È un ragazzo intelligente, appassionato di letteratura e cita Shakespeare. Sognando una vita migliore, osserva le navi dirette a Londra e verso mete più esotiche.

Tra i tanti, tre sono gli incontri che cambiano il corso della sua vita: Magwitch, un detenuto in fuga che Pip aiuta a sopravvivere; Miss Havisham, una ricca donna eccentrica che vive in una dimora decadente indossando l'abito da sposa di quando fu abbandonata all'altare; e infine Estella, la figlia adottiva di Miss Havisham.

Per anni, una volta a settimana, Miss Havisham ed Estella insegnano a Pip ogni buona regola per comportarsi da gentiluomo (fin nei dettagli più controversi: per la maggiore età, le due donne regalano al ragazzo i servizi di una prostituta). Questo fino a quando sanciscono la fine della sua istruzione, un benefattore sconosciuto finanzia la vita londinese di Pip e il giovane passa sotto l'ala del suo nuovo tutore, un avvocato senza scrupoli di nome Jaggers (personaggio minore nel libro, ma che diventa principale nella serie TV). Insieme cercano di appropriarsi dell'impero economico di Drummle, nonché futuro sposo di Estella.

Ma ovviamente le cose non vanno come dovrebbero e Knight prende gli elementi più pulp dell'epoca vittoriana per ridipinge l'intero quadro utilizzando una tavolozza di colori completamente diversa: un tour tra bordelli e oppierie, pistole e coltelli, volgarità più o meno fini a se stesse.

Grandi assenti in questa parte di storia? La suspance e l'imprevedibilità. E per di più i dialoghi prendono una piega didascalica, i personaggi banalmente raccontano invece di mostrare.

La Miss Havisham di Olivia Colman

Knight cambia prospettiva su Miss Havisham, rileggendola come una figura di rivalsa femminile. Cerca di ritrarla come una femminista ante litteram, ma il messaggio trasmesso sembra più vicino all'odio che alla parità di genere. Infatti la donna permette al ricordo dell'uomo che l'ha abbandonata di farle del male per 21 anni.

Più significativo in questo senso sono i personaggi di Estella, che raggiunge l'indipendenza che ha sempre voluto, e quello di Biddy, amica d'infanzia di Pip che, nonostante la conoscenza del francese e un'istruzione superiore, non ha possibilità di migliorare classe sociale in quanto donna, ma diventa cartista.

I personaggi e il cast di Grandi Speranze

La prova attoriale di Olivia Colman nel ruolo di Miss Havisham, la donna tradita che cerca vendetta attraverso Estella, è indiscutibile. La sua performance trasmette perfettamente rancore, sofferenza e sadismo, creando un desiderio di vendetta delirante sullo schermo.

La presenza dominante di Colman nei primi episodi di Grandi Speranze fa sì che gli altri attori e personaggi siano oscurati. Se i giovani interpreti di Pip ed Estella avessero avuto maggiore spazio, la serie avrebbe forse peccato in personalità.

Fionn Whitehead (già visto nella puntata interattiva di Black Mirror: Bandersnatch e nel film Dunkirk) si cala bene nel ruolo di Pip adulto, ma arranca nel trasmettere la forte ambizione che caratterizza il personaggio.

Shalom Brune-Franklin che, pur interpretando alla perfezione l'imperturbabilità di Estella, lascia sempre che sia Colman a riempire ogni scena in cui madre e figlia appaiono insieme.

Gli altri punti di merito nel cast dell'adattamento di Grandi Speranze vanno a Matthew Needham, che si diverte visibilmente nel ruolo del ricco commerciante, e a Matt Berry e Rudi Dharmalingam che però purtroppo hanno troppo poco tempo sullo schermo. 

Si fanno notare anche i due attori che interpretano le figure paterne di Pip: Owen McDonnell, gentile e premuroso fabbro che sperava di lasciargli il mestiere, in contrapposizione con Ashley Thomas, nel ruolo dello spigoloso avvocato Jagger.

Vale la pena guardare Grandi speranze?

Questa versione audace e dal tono gotico di Grandi speranze è il secondo adattamento dickensiano (dopo il criticato A Christmas Carol del 2019) firmato da Steven Knight.

Nonostante le sue debolezze, l'adattamento di Knight di Grandi speranze ha un'atmosfera unica. Quindi, vale la pena guardare Grandi speranze su Disney Plus? La nostra risposta è sì, se si considera la serie un prodotto indipendente e si disaccoppia dalla sua fonte.

Deve molto alle produzioni precedenti: il film di David Lean del 1946, premiato con due Oscar, la miniserie televisiva del 1989 con Anthony Hopkins, il moderno Paradiso Perduto di Alfonso Cuaròn con Ethan Hawke, Gwyneth Paltrow e Robert De Niro. Più recentemente, c'è stata una miniserie del 2011 con Douglas Booth e Gillian Anderson, seguita l'anno successivo dal film di Mike Newell con Jeremy Irvine, Ralph Fiennes e Helena Bonham Carter.

Questo adattamento ha la pecca di trovarsi a metà strada fra tradizione e rinnovamento e, purtroppo, di rimanere fermo lì. Gli appassionati di Dickens vedranno sicuramente qualche elemento che non ha nulla a che fare con le vibes del romanzo e che farà storcere loro il naso. Ma nel complesso, tra il fango delle paludi, l'acqua del fiume, i colori lividi delle strade londinesi e un matrimonio che "magis magisque satis est", vale la visione.

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