Quante atrocità e ingiustizie sono state commesse, nel corso della storia, a causa del fraintendimento di alcuni simboli e insegnamenti passati? Quante volte l'umanità si è trovata a interpretare e reinterpretare a proprio piacimento gli insegnamenti di un tempo lontano, rielaborandone le dinamiche e le ragioni profonde secondo i propri desideri e modelli? Alcune delle più grandi tirannie che il nostro mondo abbia mai visto sono nate proprio in questo modo, facendo uso dell'eredità intellettuale di certi pensatori che, molto probabilmente, non avrebbero mai immaginato che le proprie riflessioni sarebbero state trasformate e assorbite così. Costruendosi su una saga con un'iconografia narrativa ben precisa, Il Regno del Pianeta delle Scimmie trova proprio in questa nuova linfa vitale la solida base per nuovi ragionamenti e percorsi da esplorare, sempre se delineati con mano sapiente e soprattutto consapevole.
Diretto da Wes Ball, con Owen Teague, Freya Allan, Kevin Durand, Peter Macon e William H. Macy, Il Regno del Pianeta delle Scimmie si prepara a trasportare i suoi fan in un mondo nuovamente in evoluzione, nuovamente in corso ma comunque riconoscibile per i suoi tratti distintivi e la convincente creatività, pur essendoci ancora molto da fare e da vedere. Il film è disponibile nei cinema italiani dall'8 maggio 2024, anticipando un viaggio intriso di avventura e riflessione su se stessi e sul proprio contesto storico-sociale. Dal peregrinare di un individuo emerge quindi una visione più ampia, sicuramente in grado di intrigare e sollevare nuove domande all'orizzonte.
Il Regno del Pianeta delle Scimmie: la risonanza di un simbolo e la sua interpretazione
In un futuro distante dagli eventi della trilogia precedente, il mondo sembra essere cambiato radicalmente rispetto a come lo conosciamo, presentando un dominio delle scimmie piuttosto incontrastato, in netto contrasto con la limitata e nascosta presenza umana sul pianeta. Non sappiamo con precisione quanto tempo sia passato dall'ultima grande impresa compiuta da Cesare, ma siamo certi che il suo nome non è mai stato dimenticato dalle nuove e avanzate generazioni di primati che stanno contribuendo a costruire qualcosa di nuovo e personale sul pianeta. Il Regno del Pianeta delle Scimmie, quindi, ci trasporta nei selvaggi e lussureggianti meandri di un contesto sia familiare che ancora tutto da scoprire, collegandosi a quanto visto in precedenza per poi definire le sue potenzialità attuali e future.
Da tutto ciò si sviluppa il viaggio del giovane Noa, una scimmia qualsiasi che, dopo un brutale attacco al suo pacifico clan, decide di percorrere la via della rivalsa personale seguendo le orme di coloro che hanno portato per la prima volta ingiustizia e morte nella sua vita e in quella dei cari cui è legato. Nella ricerca di una ragione dietro alla violenza gratuita, però, il nostro si troverà ad assorbire e scoprire le ragioni segrete di un mondo ben diverso da quello che si sarebbe mai aspettato, lontanissimo dalla quiete in cui era cresciuto in precedenza, e dalle cose che gli hanno insegnato le scimmie più anziane. Lungo il cammino Noa si troverà a contatto con un’umana (Freya Allan) che sembra diversa da quelli che credeva di conoscere, sarà proprio lei ad aprirgli gli occhi insieme a tutti gli altri incontri e scontri successivi.
Il Regno del Pianeta delle Scimmie: un mondo nuovo?
Diversamente dalla trilogia precedente Il Regno del Pianeta delle Scimmie sceglie fin da subito di trovare la propria dimensione narrativa in uno spazio apparentemente lontano da tutto quello che i fan, anche i più storici, conoscono da sempre. Allontanandosi dalle gesta leggendarie di Cesare, il film lavora la propria identità in funzione della scoperta e riscoperta di qualcosa di familiare, senza esserlo mai del tutto. Le lancette del tempo sono state spinte in avanti e le scimmie che incontriamo lungo il cammino sono diventate del tutto indipendenti e intelligenti, definendo la propria esistenza in un mondo perfetto per loro, selvaggio e splendente di una natura rigogliosa che ha inevitabilmente avvolto ogni cosa. I primi pensieri, ovviamente, vanno al romanzo di Pierre Boulle e ai film più vecchi che si conoscono in questo senso, regalando sensazioni contrastanti accompagnate, fortunatamente, da un ampio respiro creativo che permette all’attuale regista, Wes Ball, di costruire e sperimentare con agilità.
Nella costruzione di un'attualità narrativa sia futura, rispetto alle pellicole precedenti, che passata in relazione ai modelli narrativi più storici in questo senso, Il Regno del Pianeta delle Scimmie muove i primi passi di una storia perfettamente consapevole delle proprie possibilità, e indirizzata in una direzione precisa che strizza l'occhio ai vecchi e ai nuovi fan. L'idea di interagire con le nuove generazioni di primati sul pianeta diventa sia "motivo di studio e scoperta" per gli spettatori al cinema che devono relazionarsi con loro e con ciò che stanno gradualmente diventando, sia aria fresca e apertura verso nuove ipotetiche possibilità. Il tema della crescita, non a caso, avvolge l'intero progetto sia dal punto di vista formale, tecnico e produttivo, che, ovviamente, narrativo.
Partendo dalle vicende personali del suo giovane protagonista, ci si ritrova coinvolti in un viaggio che diventa fin da subito la scusa perfetta per scoprire cosa è cambiato rispetto al passato che tutti conosciamo, cosa hanno costruito le nuove scimmie in questo mondo selvaggio e come hanno organizzato la propria esistenza attuale. Grazie all'ingenua giovinezza di Noa, quindi, entriamo in contatto con un contesto non troppo differente da quello che ci si aspetterebbe di trovare, plasmato dall'intelligenza e dalla fame di potere, dalla voglia di prevalere sul prossimo e dalla brutale violenza di un creato che ricorda da vicino quello umano apparentemente dimenticato.
Così, nei meandri rigogliosi di un mondo in cui la natura ha preso il sopravvento sul progresso, è proprio alla storia di Cesare che i protagonisti de Il Regno del Pianeta delle Scimmie guardano per giustificare la propria visione della vita, impossessandosene a proprio piacimento in una serie di letture che il tempo trascorso ha dato loro modo di creare. Nel far ciò e nel rapportarsi con la voglia di costruire e apprendere il più possibile dal passato scopriamo un lato del tutto nuovo nelle attuali generazioni di primati che, pur restando lontane dagli esseri umani rimasti, ne stanno gradualmente e sempre di più assumendo le sembianze concettuali ed estetiche.
Vale la pena vedere al cinema Il Regno del Pianeta delle Scimmie?
Se si è fan e appassionati di questo mondo, la risposta è sì. Il Regno del Pianeta delle Scimmie è sicuramente un'esperienza che dà il meglio di sé al cinema e sul grande schermo, magari anche in una sala con il miglior sonoro possibile. Pur presentando una storia abbastanza semplice nel suo insieme, il film lascia a bocca aperta in termini di estetica scenografica e di lavoro con effetti visivi, sonori e costruzione del contesto in cui tutto si muove. Alcune inquadrature e momenti di regia, non a caso, traboccano di una potenza innegabile, confermando fin da subito la cura della CGI, qui credibile e curata nei dettagli.
Nel fatiscente e rugginoso scheletro di una grande civiltà che fu, si muovono i passi di un mondo che non aspetta altro che scoprirsi nella sua stessa e giovanissima ingenuità. Lavorando sulle esperienze specifiche dei primati, Il Regno del Pianeta delle Scimmie li avvicina e allo stesso tempo allontana da quella consapevolezza personale e arrogante che da sempre contraddistingue la razza umana, e nel far ciò sviluppa una riflessione di fondo dal peso storico, simbolico e iconografico che gli appassionati di vecchia data riconosceranno subitaneamente.
Commento
Voto di Cpop
78Pro
- L'apertura di un mondo che ha sicuramente ancora molto da dire al cinema.
- La costruzione estetica e la cura generale in questo senso.
- Il cast e le interpretazioni convincenti.
Contro
- Il viaggio e la crescita del protagonista possono risultare facilmente prevedibili.
- Il finale potrebbe condurre a una ripetitività futura.
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