Noi, la recensione: l'altro volto di un'America divisa e feroce

Autore: Elisa Giudici ,

This is America, cantava Childish Gambino in un pezzo che è stato il simbolo musicale del 2018, noi siamo gli americani, afferma la protagonista di Noi, con lo sguardo lucido di una follia maturata all'ombra di soprusi e abusi. Di certo non va per il sottile Jordan Peele nel suo nuovo film, il secondo in una carriera appena cominciata e già fortunatissima. Stavolta però il discorso non è incentrato (solo) sulla comunità afroamericana, come succedeva in Scappa - Get Out, il suo horror d'esordio che l'ha lanciato a livello internazionale. 

Noi rilancia le ambizioni del regista e del suo racconto del lato oscuro degli Stati Uniti. Stavolta il discorso si fa più generalizzato e brutale, mettendo a fuoco un intero sistema; American Way of Life, il sogno e lo stile di vita che incarnano l'anima degli Stati Uniti, il progetto capitalista che da decenni l'America proietta sul mondo.

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La giovane Adelaide ha paura
La piccola Adelaide fa una scoperta raccapricciante nella Casa degli Specchi del Luna Park

Noi racconta il lato oscuro e dimenticato troppo a lungo del sogno, la crudeltà insita in un benessere che avviene sempre a spese di qualcuno di invisibile, ma non per questo meno importante. Lo fa con un horror che mette i brividi non solo per la sua grande esecuzione e i suoi ottimi interpreti, ma anche e soprattutto per come coglie alla perfezione lo spirito del nostro tempo. 

L'altra faccia degli Stati Uniti

Noi basa tutto il suo fascino su un segreto gelosamente custodito sino al gran finale: quello relativo all'identità dei misteriosi "doppi" che cominciano a tormentare la famiglia di Adelaide (Lupita Nyong'o). Da giovanissima la donna - ora felicemente sposata e con due figli - ha incontrato un'altra sé stessa, durante una visita al Luna Park di Santa Cruz. L'evento l'ha segnata profondamente, tanto da preoccupare i genitori e chiuderla in un inquietante mutismo. 

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La famiglia sul vialetto di Noi
Noi ci mette faccia a faccia con la disperazione che il nostro benessere quotidiano può causare a chi è invisibile

Anche da adulta Adelaide rivela una sottile inquietudine che la segue ovunque. Strane coincidenze la tormentano e si fanno via via più soffocanti quando, in vacanza con la famiglia, torna proprio sul luogo del misfatto. I suoi timori, confessati all'incredulo marito, si riveleranno ben fondati. Una notte sul vialetto di casa appariranno i quattro doppi, cloni, sosia o doppelgänger che dir si voglia della famiglia. Sono di fatto gemelli, ma per carattere e aspetto fisico sembrano in qualche modo deviati, plasmati verso una mostruosità frutto delle loro misteriose origini. 

Non c'è bisogno di addentrarsi in dettagli più spoiler per capire come l'intero film sia un'allegoria dell'America classista, in cui il sogno di un'ascesa sociale rimane tale. I "normali" vivono una condizione di privilegio che neppure comprendono, il loro benessere costruito sulle privazioni degli invisibili. Invece i doppi sono costretti a "mimarne" le azioni, senza neppure la possibilità di comprendere ciò che è stato tolto loro. Le tute rosse dei cattivi che ricordano quelle arancioni dei carcerati, la scala mobile simbolo fisico di un ascensore sociale ormai rotto, l'alter ego di Gabe che gli sottrae gli occhiali e per la prima volta vede nitidamente il mondo rimanda in maniera potente a un servizio sanitario privilegio per poi.

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Adelaide e i suoi figli
Il terrore di trovarsi faccia a faccia con il lato oscuro del benessere è raccontato in Noi

Jordan Peele dissemina il suo film non solo di omaggi ed easter egg alla cultura pop e horror degli anni '80, ma anche di simboli potentissimi, che raccontano per immagini la società ingiusta dove è cresciuto. Le stesse forbici dorate di cui sono forniti gli alter-ego sono l'ennesimo simbolo di grande eleganza: un oggetto che divide e separa, che taglia e ferisce, eppure è formato da due parti identiche tra loro. 

La violenza arcana dell'America

Nei suoi momenti migliori Noi è forse il ritratto più lucido della profonda spaccatura che vive l'America di oggi, forse il mondo intero, diviso a livello elettorale ed economico in due distinte fazioni in perenne scontro tra loro. Noi e loro è la perenne contrapposizione odierna, dove però s'inserisce una narrazione che vede entrambi i contendenti immaginarsi come protagonisti ed eroi della narrazione. Jordan Peele è abilissimo in questo, ribaltando più volte le carte in tavola e facendoci riflettere: chi è veramente il buono e il cattivo, tra Adelaide e la sua alter ego, e chi è il villain del film? 

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Il regista suggerisce mirabilmente che sono entrambe vittime, ambedue incapaci di contemplare una soluzione che non preveda la sistematica distruzione dell'altra come unica via verso la salvezza. L'impossibilità di concepire un "noi e loro", insieme, è il cardine del film. La violenza è l'unico mezzo per garantire la propria sopravvivenza: di fatto quella degli altri è una rivendicazione, un modo di ottenere visibilità che non può che ricordare battaglie come quella del movimento Black Lives Matter.  

Se Noi funziona così bene nonostante fino alla fine si rifiuti di fornire una spiegazione vera e propria su cosa stia succedendo, il merito è anche della portentosa Lupita Nyong'o. L'attrice di 12 anni schiavo e Black Panther guida una compagine di protagonisti in grado di distinguere chiaramente il proprio sé e il'alter ego e di costruire la giusta complessità emotiva e caratteriale per questi ultimi. 

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Jason e Pluto nello sgabuzzino
Jason è il personaggio che più sembra comprendere le ragioni del suo alter ego

Purtroppo però Noi si limita ad essere dirompente senza essere rivoluzionario; a pesare sono due difetti che finiscono per inficiarne la resa e renderne meno nitido il messaggio. Una è la difficoltà - già presente in Scappa - Get Out - di giocare a carte coperte. Anche in Noi il colpo di scena cardine è palese agli occhi dello spettatore e sin dalle prima battute del film, il che rende meno efficace l'impatto della sua rivelazione. 

Il secondo è invece sistemico: quando arriva il momento di spiegare e spiegarsi, Peele non si tira indietro, ma lo fa in maniera così affrettata e poco ragionata da finire per rendere incongruenti buona parte dei passaggi precedenti. Peccato davvero che un film ricco di simboli e sottotesti eleganti deragli così tanto, perlopiù a pochissimi minuti dal gran finale. 

Insomma, la grande lezione di Ai confini della realtà - di cui Noi sembra un episodio moderno e lungo - è stata assimilata fino a un certo punto, perché la spiegazione quando arriva colpisce per forza, ma non per lampante chiarezza. Rimane comunque un grande film horror di cui si parlerà abbondantemente per tutta l'annata e che vi consiglio di scoprire su grande schermo. 

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La famiglia alter ego di Noi
alla fine di Noi viene da chiedersi chi siano i veri cattivi nel film

Noi arriverà nelle sale italiane il 3 aprile 2019

Commento

cpop.it

85

Quello di Jordan Peele è un grande film horror, dalla visione potente e attualissima. Guidato da una strepitosa Nyong'o, è un po' frenato da qualche sbavatura. Rimane una visione imperdibile.

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