Doppelgänger, doppi, cloni o surrogati umani? Quel che è certo è che Noi di Jordan Peele non manca di dualismi, ambiguità o riflessi che nascondono messaggi e suggestioni. Difficile rimanere indifferenti rispetto alla storia di Noi e al suo enigmatico, potente finale, come vi ho già raccontato nella recensione del film. È più che plausibile però rimanere confusi da alcuni passaggi o non cogliere durante la prima visione tutti gli occhiolini, i riferimenti pop e le metafore sapientemente inserite da Jordan Peele nel suo secondo lungometraggio horror. Il film è visivamente così stratificato e la sceneggiatura così ricca che si potrebbero scrivere fiumi di articoli e approfondimenti a riguardo.
Questo pezzo quindi di propone di essere una sorta di guida introduttiva - di certo non completa ed esaustiva - riguardante i principali punti d’interesse e curiosità sulla trama del film, a partire dal suo significato e dal suo finale, senza trascurare alcune gustose citazioni pop dalla cultura degli anni ’80 e dal genere horror stesso. Va da sé che la lettura del pezzo è consigliata solo a quanti hanno già visto il film o non temono spoiler e anticipazioni.
Il tema del doppio
Prima di arrivare al finale vero e proprio del film è bene spendere qualche riga riguardante la tematica principale del film, ovvero il tema del doppio. Come già anticipato dai primi promo della pellicola, al centro di Noi c’è la storia di una normale famiglia afroamericana, che può godere di una certa agiatezza economica. Adelaide è sposata felicemente con Gabe e i due hanno deciso di trascorrere le vacanze estive nei pressi di Santa Cruz con i figli; l’adolescente Zora e il piccolo Jason. Il ritorno sulla spiaggia di Santa Cruz è però molto temuto dalla protagonista, interpretata da Lupita Nyong’o. Da piccola infatti visse proprio in questa località un’esperienza traumatica, di cui nasconde ancora oggi le profonde cicatrici che le ha lasciato addosso.
Da bambina infatti si allontanò per qualche minuto dallo sguardo vigile della madre, mentre insieme al papà trascorrevano una serata tra le attrazioni del Luna Park. La piccola Adelaide si avvicinò alla spiaggia e, entrata nella Casa degli specchi, fece un incontro incredibile: una bambina identica a lei, dalla sguardo minaccioso.
Nelle prime fasi del film un'esperienza simile la vivranno tutti i componenti della famiglia di Adelaide, avvicinata dai rispettivi "doppi”.
La tematica principale di Noi è un grande classico del genere horror e misteri: quella dei doppelgänger, i cosiddetti doppi viandanti. Tradizione e leggenda vogliono che ognuno di noi abbia da qualche parte nel mondo una copia perfettamente uguale a sé, che vaga per le strade, senza meta e senza riposo. Sempre secondo la tradizione, incontrare il proprio doppio o vederlo sarebbe un presagio infausto, spesso un segno inequivocabile di morte imminente dell'originale.
La figura dei doppelgänger è in realtà antichissima e se ne trovano riferimenti o versioni alternative nella cultura classica, in quelle nordiche e persino nel Medio Oriente. L'episodio più evocativor ispetto a Noi, data la sua natura intrinsecamente statunitense, è forse l’aneddoto secondo cui lo stesso presidente Lincoln (al centro di tanti racconti misteriosi) avrebbe visto un suo doppio proprio nella notte delle sue elezioni. Il presidente sarebbe rimasto molto spaventato dall'incontro e dal mortifero pallore del suo sosia.
A richiamare il tema del doppio c’è anche un simbolo ricorrente nel film: quello del paio di affilatissime forbici dorate che porta con sé ogni doppio. Le forbici sono costruite da due parti identiche che ruotano attorno a un perno: non è un caso insomma che siano l’arma d’elezione dei misteriosi cloni che affollano la pellicola.
Attenzione anche al numero 11, ricorrente in tante citazioni e passaggi del film. Il versetto dell’Antico testamento da Geremia 11:11, l’orario sulla sveglia, il premio al Luna Park, il passaggio della partita in TV… non è un caso che Peele scelga questo numero. Innanzitutto perché è ripetuto (e quindi doppio), inoltre la somma delle sue parti è due (il numero della duplicità per antonomasia). Il numero 11 in numerologia è considerato quello che unisce dimensioni differenti. Non è un caso che la protagonista di Stranger Things venga soprannominata Undici: la ragazzina ha il potere in qualche modo di regolare il passaggio tra due dimensioni!
Una curiosità: il versetto 11:11 dal libro di Geremia recita così:
Perciò, così parla l’Eterno: Ecco, io faccio venir su loro una calamità, alla quale non potranno sfuggire. Essi grideranno a me, ma io non li ascolterò.
La cultura afroamericana e il classismo statunitense
Non è certo un mistero che Jordan Peele utilizzi spesso il genere horror in maniera classica, ovvero come potente metafora per descrivere e criticare l’iniquità e l’ingiustizia sociale della società statunitense. Chiunque abbia visto Scappa - Get Out, sa quanto gli stia a cuore la denuncia politica di come la società americana sia strutturalmente costruita per sfruttare la popolazione afroamericana, che non ha vita facile né con il rapporto con l’autorità (in particolare la polizia) né dal punto di vista economico e sociale, per non parlare del razzismo dilagante.
La vera sorpresa di Noi è che il discorso non riguarda (solo) gli afroamericani.
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A confrontarsi con i propri doppi c'è infatti anche la famiglia caucasica vicina di ombrellone dei protagonisti, che però avrà presto la peggio. Questo perché il discorso politico di Peele qui si fa più generale: il cuore del film è una denuncia di come il concetto stesso di America sia basato sul classismo e sull’ingiustizia sociale. La società insomma è per sua stessa conformazione divisa tra ricchi o benestanti inconsapevoli dei propri stessi privilegi e poveri “sotterranei”, le cui azioni dipendono da quello che fanno coloro che vivono nel benessere. Non sempre è solo una questione di etnia.Insomma, i doppi rappresentano le classi disagiate - caucasiche e afroamericane - costrette a vivere nell’ombra, seguendo regole imposte dall’alto, senza possibilità di scelta. Pensate per esempio alla scena in cui Abraham, il doppio di Gabe, che afferra gli occhiali dell’originale e li indossa, vedendo per la prima volta chiaramente: quale miglior metafora di un sistema sanitario che permette di curarsi solo ai ricchi, abbandonando gli altri?Un’altra immagine potente è l’essere inconsapevoli della propria condizione, sia sopra sia sotto la superficie. Chi è povero spesso non comprende nemmeno la situazione svantaggiata in cui si trova, i meccanismi che la regolano; si limita a mimare le vite “normali”, senza capire nemmeno il suo stato di prigionia. Chi vive nel benessere invece ignora del tutto l’esistenza del “sotto” e le ripercussioni che le sue azioni hanno nell'altra dimensione.L’unica eccezione alla regola è Adelaide. Come scopriamo infatti alla fine del film, la sua controparte Red è per qualche ragione consapevole della sua condizione di prigionia e anzi, alla prima occasione riesce a liberarsi e scambiarsi con la sua versione di superficie. Red dunque è la bimba terrestre e umana che si era addentrata nella casa degli specchi, mentre Adelaide adulta in realtà è il doppio sfuggito al suo mondo. La voce roca di Red è conseguenza diretta della violenza usatale dall’altra per avere la meglio su di lei. Adelaide adulta fa di tutto per “mascherare” la sua consapevolezza, anche presso i congiunti più stretti. Sembra temere più di ogni altra cosa il ritorno nel mondo sotterraneo. È una sorta di protagonista del mito della caverna di Platone, l’unica a comprendere entrambe le condizioni. Quale miglior metafora di chi “ce l’ha fatta”, si è affrancato dalle sue umili origini e le nasconde ad ogni costo? Una volta che si diventa consapevoli di quest'ottica, è davvero difficile dire chi sia il vero cattivo del film, perché ogni parte presenta la propria protagonista come l’eroina della sua storia. Adelaide tenta di tornare in superficie per ottenere vendetta ma soprattutto affinché il mondo veda la condizione dei sotterranei, mentre Red si è affrancata dalla sua condizione e vuole mantenere la sua posizione.Non è un caso poi che a sospettare della vera natura della donna sia il figlio più giovane, metafora delle nuove generazioni la cui coscienza sociale è via via crescente; i giovani americani sono sempre meno disposti a chiudere gli occhi di fronte alla disuguaglianza sociale in cui vivono.La cultura pop
Rispetto al suo primo lungometraggio, Noi ha un sottobosco di riferimenti culturali ben più sviluppato e palese. Lo si intuisce sin dalla sua apertura, dove possiamo vedere una serie di VHS a fianco dello schermo che trasmette un momento storico cruciale per l’evoluzione del film. Sul dorso delle videocassette possiamo leggere i titoli di Nightmare – Dal profondo della notte, i Goonies e C.H.U.D. Non sono solo omaggi al genere horror, ma anche film che spesso hanno a che fare col tema del doppio e della sostituzione violenta, dell’invasione silenziosa.
Se il riferimento a Michael Jackson è palese - via maglietta indossata dalla piccola Adelaide a tema Thriller - lo è meno quello a Shining: le due gemelle adolescenti spesso compaiono fianco a fianco e sono sottilmente disturbanti, così come le originali di Kubrick.
Non è solo una questione di ricostruzione storica o easter egg per appassionati: appare chiaro come Peele si inserisca consapevolmente nelle radici di un certo filone, con riferimenti palesi ai maestri del horror che hanno usato mostri, zombie, alieni e altre potenti immagini per raccontare la violenza e l’ingiustizia della sua nazione.
Una curiosità: la canzone di cui discute la famiglia in macchina è I Got 5 On It, pezzo iconico dei Luniz inciso nel 1995.
Zora ha ragione quando suggerisce al fratellino il tema della canzone. I Got 5 On It è in effetti un brano che parla di droga: si riferisce infatti all’acquisto di un piccolo quantitativo di erba con un banconota da 5 dollari, “un pezzo”. Inoltre è particolarmente legata alla scena hip hop della zona in cui è ambientato il film, negli anni in cui Adelaide era una bimba.
Il finale di Noi e il suo significato
Arrivati alle fase finali del film, sappiamo già cosa sta succedendo, almeno a grandi linee.
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Per anni Red, il doppio di Adelaide, ha organizzato una sorta di invasione degli Stati Uniti d’America. I doppi sono risaliti in superficie, armati di forbici e di strane divise rosse. Non è chiaro perché vadano a cercare i propri “originali” ma dal numero di cadaveri che affollano le strade, paiono tutti avere delle intenzioni omicide verso di loro.Lo scopo ultimo però è quello di essere visti dal mondo, affinché l'esistenza dei doppi sia finalmente notata e riconosciuta. Così si organizzano in una grande catena umana che attraverserà tutti gli Stati Uniti e sarà trasmessa, via media, in tutto il mondo. L’idea viene da Adelaide, che poco prima di sparire aveva visto in TV la pubblicità di una grande iniziativa pacifista organizzata con le stesse modalità.Adelaide e la sua famiglia però riescono a sfuggire alla carneficina, anche grazie a ciò che la madre sa del mondo sottostante. Approfittando di un suo momento di disattenzione e sacrificando i due figli come “esche”, Red riesce a catturare Jason. Adelaide sa già dove andarlo a cercare: nel sottosuolo, entrando attraverso il tunnel che inizia nella Casa degli specchi dove s’introdusse da bambina.Noi di Jordan Peele è disponibile in streaming su Netflix.
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