Pet Sematary, la recensione: tanto horror contemporaneo, poco King

Il cult horror di Stephen King torna al cinema con un nuovo adattamento, decisamente contemporaneo ma ancora lontano dalla vera essenza delle storie del Re del Terrore. La recensione del film.

Autore: Elisa Giudici ,

Nel 1979 quello che sarebbe diventato il più celebre scrittore horror del secolo si trovò ad affrontare un momento difficile della sua vita di padre: spiegare a un figlio piccolo cosa significhi davvero morire. Dalla dipartita dell’animale domestico di casa e dal tentativo di addolcire la separazione definitiva con un piccolo funerale e una sepoltura nacque il tarlo di un’idea che avrebbe roso la mente di King fino a tirar fuori il romanzo (omaggio al celebre "The Monkey's Paw") che ritiene il più spaventoso della sua carriera: Pet Sematary.

A 30 anni dalla prima trasposizione su grande schermo, il cinema tenta di nuovo di appropriarsi dell’essenza orrorifica di una storia che parla di quanto sia difficile rassegnarsi alla morte, alla scomparsa definitiva di un proprio caro, soprattutto se si conosce un modo per rendere possibile un “ritorno”.

20th Century Fox
Louis osserva la barriera
Jason Clarke dà una prova incolore in un film che di certo non lo aiuta a brillare

La lunghissima striscia di adattamenti cinematografici “maledetti” di King non sembra però destinata a interrompersi presto. Anche nel 2019 e anche dopo il ritorno di Pet Sematary, rimane impossibile o quasi vedere su grande schermo una trasposizione all'altezza della controparte letteraria. Pet Semetary versione 2019 infatti, lungi dal seppellire del tutto il suo tutt’altro che ineccepibile predecessore, è un film che azzecca alcune scelte, sbagliandone clamorosamente altre. Dello spirito kingiano non ci racconta molto, ma in compenso è un’ottima cartina di tornasole del cinema horror contemporaneo.

Ritorno nel crudele Maine

L'inizio di Pet Sematary illuderà i fan puristi di King (quelli che magari sono pronti a far le pulci anche a Kubrick) che sia arrivato il momento di una trasposizione davvero fedele. Dopo una rapida panoramica aerea che ci mostra i boschi del Maine, una casa in fiamme e una portiera d'automobile sporca di sangue, il film comincia a presentare i suoi protagonisti, che si rivelano più vicini del passato all'immaginario kingiano. Stavolta non siamo in una non meglio specificata cittadina a ridosso dei boschi, bensì ci troviamo proprio aLudlow, in un Maine così sbandierato che fa bella mostra di sé su magliette e bandiere. Louis Creed (Jason Clarke) si è appena trasferito nella cittadina per ricoprire il ruolo di medico del polo universitario locale, fuggendo dai ritmi frenetici di Chicago insieme alla moglie e ai due figlioletti: Ellie e Gage.

Sin da subito è evidente la distanza di prospettive dal primo adattamento, datato 1989 e invecchiato sotto molti profili. Quel film - che negli anni ha comunque raccolto un piccolo gruppo di ammiratori - era palesemente figlio degli anni '80, non solo per i look dei protagonisti. In quell'adattamento il punto di svolta è il momento in cui Louis seppellisce Church, l'amato gatto di Ellie investito da un camion. Seppellendolo nel misterioso spiazzo di terreno dietro il cimitero degli animali così come suggerito dal vicino, Louis ne causa il ritorno dal mondo dei morti, scoprendo le sinistre proprietà dell'antico luogo di sepoltura indiano.

A quel punto il film prendeva una piega horror tutta varata su l'aspetto raccapricciante delle morti che l'animale risorto portava con sé. Cadaveri orribilmente sfigurati, zampilli di sangue, urla isteriche: era di certo un film ad alto volume, che cercava di mettere una pezza horror ai suoi limiti produttivi e ai suoi interpreti adulti, decisamente eclissati dalla performance felina e da quella del piccolo Gage.

20th Century Fox
L'ingresso al Pet Sematary
Pronti a tornare nel cimitero delle creature viventi?

Il remake targato 2019 invece è sinistro sin dalle sue premesse, da quella ripresa aerea che già ci anticipa che la situazione idilliaca iniziale è destinata a non durare. Anzi, di idilliaco c'è poco, perché Luois e moglie portano nel Maine tanti fantasmi del loro passato che li tormentanoda  ben prima della resurrezione di Church. Il nuovo adattamento si allinea alla concezione contemporanea di film horror, andando incontro totalmente alle aspettative del pubblico in sala.

Pet Sematary 2019 è meno spensierato e più cupo rispetto al precedente, perché riflette una contemporaneità che di suo è ben più sinistra degli anni '80. A partire dalla piccola processione di bambini mascherati che seppelliscono il proprio animale domestico, questo film dimostra di aver imparato che il pubblico è preparato e la fetta di lettori in sala esige che la fonte letteraria sia trattata con rispetto. Non è necessariamente un bene questa deriva verso la filologia acritica: Shining è un capolavoro pur tradendo a tutto campo il romanzo di King. Tuttavia rimanere fedeli all'atmosfera cupa che circonda la progressiva follia di Louis, straziato dal lutto, al senso di colpa e dall'irresistibile impulso a seppellire i suoi cari laddove sa che il terreno li farà tornare "in vita", fa decisamente bene a questo film.

Alla ricerca del Re

Una volta i romanzi di Stephen King venivano adattati senza tante cerimonie (né soldi), sfruttandone il mero coefficiente "spaventoso", senza badare alla sostanza del messaggio, con esiti infelici. Sta proprio nell'amara riflessione di fondo di King - in questo caso, l'ineluttabilità della morte - il vero potere sinistro della sua scrittura. I mostri "altri" fanno paura fino a un certo punto: riconoscere dentro di sé gli stessi lati oscuri di Louis e degli altri eroi kingiani è ciò che fa venire i brividi, quel quid perturbante a lungo termine che rende alcuni romanzi dello scrittore così iconici.

I registi Kevin Kölsch e Dennis Widmyer conoscono bene le aspettative del pubblico e decidono di prendere un paio di svolte davvero inaspettate, per cogliere alla sprovvista anche coloro che ben conoscono il romanzo e il film del 1989. Se questi cambiamenti sono funzionali alla storia e tutto sommato efficaci, altre modifiche non funzionano così bene. Per esempio in questo film il ruolo "assassino" della strada che taglia in due la proprietà dei Creed è molto ridimensionato. Anzi, da processione di morte l'incessante via vai dei camion diventa origine di facili jump scare.

20th Century Fox
Jason Clarke s'inoltra nel bosco
Poca atmosfera e tanti brividi a buon mercato

Il vero limite di questo film è lo specchio della deriva del horror commerciale contemporaneo, ovvero l'ossessione per il momento di paura fine a sé stesso. Così come avvenuto per La Llorona - le lacrime del male e The Prodigy - Il figlio del male (giusto per citare gli ultimi esempi di una lista lunghissima di casi simili) per lo spettatore è impossibile immergersi appieno nella storia perché questa viene continuamente interrotta (assieme alla colonna sonora e al realistico fluire di eventi e dialoghi) per preparare il pubblico al jump scare.

Sarebbe auspicabile capire che il pubblico dovrebbe essere spaventato in prima istanza dalla storia e non dal suo continuo essere messa in pausa per costruire un contesto in cui sappiamo che sta per succedere qualcosa. È un modo artificioso di costruire la tensione, basato sull'aspettativa mai delusa che qualcuno farà qualcosa di improvviso e rumoroso. La tensione che ne deriva risulta di pessima qualità perché non figlia degli avvenimenti ma dello stacco nella colonna sonora, delle porte che scricchiolano e via dicendo.

Il povero Jason Clarke - qui davvero incolore - è costretto ad attendere pazientemente che il film gli costruisca intorno una situazione paurosa non una, ma cinque o sei volte. La sua discesa nella follia, il suo peccato originario che diviene via via più grave e reiterato, viene cancellato da questa tensione mercenaria, dall'uso stereotipatissimo delle voci sinistre e degli echi lontani del bosco, che più che all'epica kingiana appartengono a un certo modo scontato di fare horror oggi.

Trent'anni dopo insomma l'errore è rimasto invariato: prendere un romanzo di King e tentare di piegarlo a regole altre, alla ricerca di orrore e di una tensione che sono già tutte lì. Pet Sematary è un horror passabile, ma non l'adattamento che meriterebbe questo romanzo del 1983. Per quello forse dovremo aspettare altri 30 anni e un terzo tentativo.

Pet Sematary sarà nelle sale italiane a partire dal 9 maggio 2019.

Commento

Voto di Cpop

60
Più cupo e fedele al romanzo dell'adattamento del 1989, questo Pet Sematary rimane ancora lontano dal portare in maniera soddisfacente la storia scritta da King sul grande schermo. Appena passabile.

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