Cimitero Vivente: Le origini - recensione: il passato di Pet Sematary

Autore: Manuel Enrico ,

Per il mondo dello streaming, ottobre è il mese ideale per popolare i propri cataloghi di titoli che possano stuzzicare le velleità orrorifiche degli spettatori. Tra pochi giorni Netflix si affiderà alla tradizione dell’orrore di Poe con La Caduta della Casa degli Usher di Mike Flanagan, ma ad aprire le danze è Paramount Plus che si affida a un altro nome nobile della letteratura horror americana, Stephen King, con Cimitero Vivente: Le Origini.

Il sodalizio tra King e il mondo del cinema è oramai decennale, con alterne fortune che passando dai grandi successi di Shining e IT, sino a dimenticabili trasposizioni come La Torre Nera. Nel caso di Pet Sematary, romanzo del 1983, non sono mancate le trasposizioni, che sin dal primo tentativo del 1989 in italiano sono sempre state presentata come Cimitero Vivente. Nel caso del nuovo film di Paramount Plus, la storia non è un ennesimo adattamento del romanzo di King, bensì uno sguardo al passato degli eventi raccontanti in Pet Sematary, film del 2019 che riadattava per il grande schermo il materiale originale di King.

Cimitero Vivente: Le Origini, la nascita di Pet Sematary

A ribadire questa affinità tra le due opere è la presenza di Jeff Butler come co-sceneggiatore, già autore del plot della citata pellicola del 2019. Cimitero Vivente: Le Origini, affidato a Lindsey Anderson Beer, conta sulla presenza di Butler per avere un’aderenza a quello che era stato raccontato nel precedente film, dando vita a una vera e propria mitologia della cittadina di Ludlow, teatro di questa vicenda sanguinaria.

Anno 1969, l’America sta affrontando le conseguenze della guerra del Vietnam, con giovani che sono coscritti per andare a lottare nel sud Est asiatico. Nella cittadina di Ludlow, il giovane Judd Crandall (Jackson White) non è stato chiamato sotto le armi, ma la sua volontà è di aderire ai Peace Corps assieme alla fidanzata Norma (interpretata da Natalie Alyn Lind). Mentre si prepararono a lasciare la cittadina, con la stranamente entusiasta benedizione del padre di Jud, i due ragazzi incontrano Billy Baterman (David Duchovny), che rivela a Judd come suo figlio Timmy (Jack Mulhern) è tornato dal Vietnam da eroe. 

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Incontro venato da una malcelata avversione da parte di Billy nei confronti del giovane Crandall, che ha evitato la coscrizione grazie all’intervento paterno, che tramite corruzione ha evitato al figlio il trauma della guerra. Dopo questo incontro, prima di partire definitivamente da Ludlow, Judd e Norma incontrano Timmy, che da amico fraterno di Judd durante l’infanzia sembra essere ora divenuto una persona completamente diversa. Al punto da rimanere insensibile quando il cane dei Baterman, Hendricks, aggredisce Norma in modo feroce. 

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Questo evento mette in moto una serie di eventi inquietanti che mette a nudo la terribile verità riguardo al passato di Ludlow, a come durante gli anni della colonizzazione i nativi americani furono colpiti dalla feroica degli uomini del vecchio mondo. 

La trama di Cimitero Vivente: Le Origini ha il merito di avere trovato in un dettaglio del romanzo di King il proprio elemento scatenante. In Pet Sematary, l’anziano Judd Crandall racconta al protagonista del romanzo che durante la Seconda Guerra Mondiale il padre di Timmy Bateman, riavuto il cadavere del figlio, lo seppellì nel cimitero indiano per riportarlo in vita, incapace di accettarne la perdita. E come sappiamo, quello che ritorna in vita da quel luogo maledetto non è più la persona che si conosceva. E con questo, termina l’affinità allo spirito autentico di Pet Sematary, che viene ancora oggi considerato come uno dei più inquietanti della lunga produzione dello scrittore americano. 

Non si può ignorare, comunque, come Cimitero Vivente: Le Origini si distacchi profondamente dalla tradizionale visione orrorifica di King, avendo come unico obiettivo il creare le fondamenta narrative della saga cinematografica. Questo spinge a dare maggior risalto alla stratificazione di un immaginario folkloristico di Ludlow, scavando nel passato della cittadina e delle sue famiglie protettrici per dare corpo all’intero franchise. 

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Sacrificando l’orrore, quantomeno sul piano visivo. Anche nei momenti più inquietanti, a schermo non sono presenti scene da horror classico, ma si cerca di instillare un’inquietudine che si fonda principalmente sulla minaccia incombente, atavica e in attesa di riemergere come punizione agli errori umani.  Parte del concept originario di King trapela nell’interpretazione di Beer, che vuole creare un punto di equilibrio tra il rispetto dell’opera di King e le necessità di fornire un convincente prequel a questo intero universo. 

Per farlo, si cerca di giocare su alcuni meccanismi scenici che vorrebbero essere in linea con la costruzione di una crescente tensione, che più che ad impressionare visivamente mira a creare un’angoscia persistente, fondata principalmente sul suono. Più che il sangue e i rari momenti gore, sono i suoni graffianti che accompagnano i movimenti dei ritornati, che risuonano di inumana ferocia. 

Poco horror per un prequel di Pet Sematary

Sfortunatamente, Cimitero Vivente: Le Origini non riesce a trasmettere tutta questa volontà in un’opera all’altezza delle aspettative. Se si può accettare che sul piano narrativo si accetti a sacrificare la componente orrorifica pur di dare sostengo all’aspetto complessivo della saga, il film della Beer rimane vittima di una realizzazione non sempre all’altezza delle aspettative. Improvvisi e asincroni momenti di forzato orrore che non sanno come colpire lo spettatore a dovere, complici effetti speciali digitali, palesemente fittizie e che portano a rimpiangere effetti pratici di vecchia sucola. Le rappresentazioni animate di tessuti marci, muscoli e ossa sono notevolmente comuni man mano che i cadaveri del cimitero degli animali si decompongono. 

Beer pone maggior enfasi sulla tensione drammatica che non sull’orrore visivo, concentrandosi su aspetti di dolore concreto, come la perdita delle persone amate e la disperazione legata alla perdeita. Le performance di Duchovny e Thomas in particolare sopportano il peso dei devastanti segreti di Ludlow, poiché entrambi vegliano e utilizzano il Cimitero degli Animali ottenendo risultati diversi. Beer e il co-sceneggiatore Jeff Buhler riconoscono il peso dei destini ancestrali quando i protettori di Ludlow scelgono il loro fardello anziché la libertà, dando a questo film un’identità rurale che affonda nel tessuto storico di Ludlow sacrificando l’identità del presente, condannandolo a essere solo una conseguenza di una predestinazione figlia dei peccati dei padri che vincolano il destino dei figli. 

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Cimitero Vivente: Le origini è un film poco incisivo, nato come prequel e come tale di preoccupa di creare una tradizione folkloristica a sostegno di un franchise che non di realizzare un film horror vero e proprio. Consci di questa volontà, è più facile godersi la visione, accettando Cimitero Vivente: Le Origini come un capitolo corollario di una saga che cerca di portare su schermo la devastante visionarietà di King. 

Commento

cpop.it

70

Cimitero Vivente: Le origini è un film poco incisivo, nato come prequel e come tale di preoccupa di creare una tradizione folkloristica a sostegno di un franchise che non di realizzare un film horror vero e proprio. Consci di questa volontà, è più facile godersi la visione, accettando Cimitero Vivente: Le Origini come un capitolo corollario di una saga che cerca di portare su schermo la devastante visionarietà di King.

Pro

  • Interessante costruzione della tensione
  • Costruzione di un folklore di base per Pet Sematary
  • David Duchovny interpreta un Billy straziante

Contro

  • Effetti speciali poco convincenti
  • Elemento horror sacrificato per creare una continuity
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