Predator: Hunting Grounds, recensione: la nuova veste del Predator in pixel

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Autore: Manuel Enrico ,
Videogames
5' 37''

In Predator il protagonista sarà anche stato il granitico Dutch di Schwarzenegger, ma sfidiamo chiunque a non avere pensato almeno una volta a quanto sarebbe stato pazzesco poter mettere le mani sull’arsenale del cacciatore di testa alieno. Una tentazione che il mondo dei videogiochi ci ha servito in diverse occasioni, con titoli che hanno visto gli Yuatia confrontarsi anche i feroci xenomorfi di Alien, ma la vera sfida rimane quella tra Predator e umani, un confronto a base di piombo e armi h-tech che trova una nuova incarnazione in Predator: Hunting Grounds.

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Non esattamente nuova, a voler esser oneste. Predator: Hunting Grounds è un titolo che IllFonic aveva già portato su PS4 e Xbox One, purtroppo con esiti non proprio entusiasmanti. Un’avventura sparatutto che all’epoca aveva lasciato l’amaro in bocca per una qualità decisamente sotto le aspettative, soprattutto sul piano tecnico. Gli evidenti limiti in termini di grafica e una non proprio eccelsa giocabilità avevano lasciato più di un dubbio su questa nuova caccia del Predator, ma la scelta di portare Predator: Hunting Grounds sulla next gen di casa Sony e sui PC è stata l’occasione per un bel restyle.

Predator contro umani

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Obbligatoria una precisazione: Predator: Hunting Grounds è un titolo dall’anima online. Concepito per essere un titolo multiplayer, il gioco di Illfonic si ispira in modo evidente al primo film della saga del cacciatore alieno, mettendo una squadra di soldati americani alle prese con missioni black ops in cui l’obiettivo passa dallo sgominare le (solite) cellule di guerriglieri al sopravvivere sotto i colpi di un Predator.

Predator: Hunting Grounds ci consente sia di interpretare un soldato, scegliendo una classe affine al nostro stile di gioco, che di cimentarci come Predator, sempre selezionando uno dei diversi stili di caccia degli alieni. Sulla carta questa scelta sembra facile, ma come facilmente intuibile il poter saltellare tra gli alberi in stealth e utilizzare un arsenale sc-fi fa gola a tanti, al punto che pur di giocare capiterà spesso di selezionare uno dei personaggi umani, in modo da rimanere bloccati da un matchmaking inevitabilmente lungo.

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Sotto questo aspetto, Predator: Hunting Grounds mostra una delle sue prime debolezze. Ci si sarebbe aspettati una maggior cura nel creare una varietà di missioni per i player umani, in attesa della comparsa del Predator, ma la sensazione è che questo elemento sia stato trascurato. In diverse occasioni si ha la sensazione di non esser realmente coinvolti in una missione militare, non solo perché manca una vera e propria pianificazione, ma anche per bassa interazione da parte dell’IA, che non offre mai veramente un livello di sfida impegnativo.

In diverse occasioni la sensazione è quella di muoversi senza finalità all’interno della mappa di gioco, seguendo puntatori che indicano obiettivi privi di reale utilità se non quella di non lasciare i giocatori liberi di perdersi per le smisurate foreste. Considerato il tempo trascorso tra la prima pubblicazione di Predator: Hunting Grounds e questa sua nuova iterazione next gen, sarebbe stato interessante inserire nuove modalità di gioco o dare a quelle presenti maggior personalità e un livello di sfida più impegnativo.

Nelle rare occasioni in cui avremo modo di essere il Predator, abbiamo modo di avere una gradevole esperienza, potendoci finalmente cimentare con le celebri tattiche degli Yuatia. Un entusiasmo che nelle prime partite rappresenta l'unico punto a favore di Predator: Hunting Grounds, che gratifica gli appassionati di questo personaggio cult, ma anche in questo caso, la ripetitività diventa rapidamente un elemento a sfavore del titolo. 

Cacciatori e prede

Per quanto il vero fulcro del gioco sia il confronto con il Predator, avere un maggior coinvolgimento sul piano tattico sarebbe stato decisamente più accattivante. Non solo avrebbe costituito una piacevole sfida per chi interpreta i soldati, contribuendo a creare un certo pathos, ma anche per il Predator di turno potersi muovere creando strategie ad hoc e sfruttando eventuali scontri a fuoco sarebbe stato un ulteriore elemento tattico.

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Se pensate che mettere dei dread e una maschera hi-tech cambi completamente la valenza del gioco, potreste rimanere delusi. Essere un Predator intriga perché si passa a una visione in terza persona, l’arsenale è sicuramente intrigante e le prime partite possono farci sentire decisamente letali, soprattutto quando si apprendono alcune tecniche di combattimento del Predator. Peccato che anche in questo caso, la ripetitività del titolo porti a vedere anche lo Yuatia come una figura che arriva presto a esser priva di fascino.

L'assenza di varietà in termini di gameplay è uno dei grandi limiti di questa tipologia di giochi, in cui la meccanica consolidata deve appoggiarsi ad altre feature per non annoiare rapidamente i giocatori. Che si tratti di una grafica di grande impatto, di varietà di mappe e strategie conseguenti o di avatar impersonabili, in assenza di sfide e di nuove possibilità un titolo come Predator: Hunting Grounds rischia di essere presto dimenticato, in quanto privo di attrattive.

Nuova pelle, stessi limiti

Ben poco possono l’introduzione del gradito cross-play, che consente di ampliare la rosa di potenziali compagni di avventure, e il doveroso miglioramento del comparto tecnico, che ha risolto gran parte delle problematiche della precedente edizione, soprattutto in termine di frame rate. Per quanto le prime partite possano incuriosire i giocatori, la stanca riproposizione di una meccanica che lascia spesso la sensazione di un vagare a vuoto in attesa che arrivi il Predator di turno si rivela controproducente, perché il giocatore ha quindi tempo di notare le diverse mancanze tecniche del titolo di IllFonic.

Pur riconoscendo un sensibile miglioramento in termini di mero impatto visivo, non si può fare a meno di rilevare come IllFonic in questi quattro anni avrebbe potuto curare altri aspetti del titolo, come la caratterizzazione dei personaggi, evitando la spiacevole sensazione di deja vù nel vedere comparire troppo sovente gli stessi modelli.

Quattro anni sono un periodo sufficiente ampio per poter mettere le mani sui difetti di un titolo e migliorarlo non solo di facciata ma anche nella sostanza. Per quanto sia evidente un cambio di passo sul piano grafico, la nuova versione di Predator: Hunting Grounds non è riuscita a scrollarsi i difetti strutturali che avevano decretato lo scarso appeal della precedente uscita. Chi ha acquistato in precedenza il titolo difficilmente vede in questo restyle qualcosa di attraente, mentre un nuovo giocatore potrebbe valutare di spendere i 19,90 € richiesti solo per puro affetto verso il letale cacciatore alieno.

Commento

Voto di Cpop

58
La nuova versione di Predator: Hunting Grounds non è riuscita a scrollarsi i difetti strutturali che avevano decretato lo scarso appeal della precedente uscita. La stanca riproposizione di una meccanica che lascia spesso la sensazione di un vagare a vuoto in attesa che arrivi il Predator di turno si rivela controproducente.

Pro

  • Miglioramento del comparto grafico
  • Introduzione del cross-play

Contro

  • Difficile interpretare il Predator
  • IA non performante
  • Gameplay troppo ripetitivo
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