Riflesso Perfetto, recensione: rimpianti e seconde occasioni

Autore: Manuel Enrico ,

La malinconia del rimpianto, delle occasioni perdute. Arrivare al termine di una vita vissuta tra ansie e paure, ricordi di momenti decisivi che si sono persi per il timore di andare oltre gli ostacoli autoimposti. Non potrebbe esserci ispirazione più umana di questa per una storia che proprio nella quotidianità più viva e graffiante respira e si anima Riflesso Perfetto, volume di Sergio Bonelli Editore con cui Mattia Surroz esordisce come autore completo.

All’interno della collana Audace, si era già apprezzata la delicata opera di Surroz con 10 ottobre, al fianco di Paola Barbato, ma con Riflesso Perfetto il suo talento sembra trovare una nuova chiarezza, ispirato da un racconto intimo che rapisce per la sua sincerità e la sua emozionante semplicità. Una carezza sul cuore dei lettori che hanno modo di essere rapiti in un racconto fatto di emozioni quotidiane e di piccole ferite condivise, senza esser travolti da una visione personale di Surroz che mira a imporsi come monolitica verità, ma raccontato con il garbo e la sensibilità di una struggente, tenera storia di una vita. Soprattutto, presentato con una sincerità rara, spiazzante, che sin dalle prime battute della trama mira al cuore del lettore.

Riflesso Perfetto, rimpianti e seconde occasioni alla fine del viaggio

Enea è ospite di una struttura per anziani, dove trascorre gli ultimi giorni di un’esistenza solitaria. Senza famiglia, Enea ci accoglie in questo suo ultimo capitolo mostrandosi come un uomo preso dai rimpianti di una vita non vissuta pienamente, prigioniero di segreti e pulsioni che ne hanno condizionato la vita, senza mai abbandonarlo.

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Avevo ormai vent’anni. Io e la certezza di essere attratto dai maschi convivevamo già da tempo. Dandoci fastidio a vicenda.

Il più grande rimpianto di Enea è anche il suo ricordo più caro, un amore non vissuto pienamente ma che avrebbe potuto rivelarsi il cuore pulsante della sua intera vita. Un ricordo nella mente di Enea, fatto di brevi momenti, di paure di aprirsi definitivamente a sé stessi e al mondo, che culmina con una bruciante delusione che spinge invece Enea a chiudersi definitivamente nel proprio mondo. Un mondo che giunto alle sue battute finali viene sconvolto da un evento incredibile: l’arrivo nella struttura di Giacomo.

Sergio Bonelli Editore
Riflesso Perfetto
Riflesso Perfetto

Giacomo viene portato nella casa di riposo dalla figlia, dove spera possano prendersi cura delle sue patologie. La sua memoria non funziona, la sua mente non reagisce agli stimoli come dovrebbe e per alcuni ospiti sembra quasi il bersaglio designato per battutine pungenti, ma Enea prende subito la sua ala il nuovo arrivato. Perché dove tutti vedono un uomo spezzato, Enea riconosce subito il suo amore perduto, e per una volta decide di prendersi dalla vita quello che si è sempre negato.

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Da questo fortunato incontro, Riflesso perfetto diventa una delicata storia di occasioni perdute e di seconde chance.  Nelle prime battute, sembra quasi di assistere a un monologo interiore alimentato da un malinconico addio alla vita, un lascito emotivo intimo in cui si rivedono sotto una luce diversa le strade mai percorse. Sembra quasi di sentire in sottofondo la voce di Finardi, che ci ricorda come c’è un tempo per tutto, ma solo quel tempo

C'è un giorno che ci siamo perduti
Come smarrire un anello in un prato
E c'era tutto un programma futuro
Che non abbiamo avverato

Enea sembra indirizzarsi verso quella strada, sino all’arrivo di Giacomo, un incontro che consente a Surroz di realizzare pagine di rara e vivida emozione. Si viene a creare un legame emotivo coi lettori fondato tanto sul ritrarre scene di divertente ironia legata all’età avanzata dei protagonisti, quanto su quadretti di tenerezza spiazzante legata a questo amore tardivo. Un sentimento puro, vissuto da Enea come il termine di una lunga attesa, la compensazione di una vita passata a immaginare le conseguenze di diverse scelte, un amore così forte che vive di piccoli gesti, di sorrisi e delicatezze. Nonostante l’Alzheimer di Giacomo, che lo ha privato non solo del ricordo dell’amore mai sbocciato ma anche della sua vita oltre esso, Enea non fa mancare la sua devozione, il suo affetto.

Sergio Bonelli Editore
Riflesso Perfetto
Riflesso Perfetto

Surroz riesce perfettamente a creare una storia di affetti e rimpianti senza scivolare mai nel banale o nel patetico. La bellezza di Riflesso Perfetto è nella sua sincerità, nella purezza di un racconto che matura da un vissuto autentico offerto con coraggiosa apertura al pubblico, che porta non solo a fermarsi all’aspetto di primo impatto, legato alla storia dei due protagonisti, ma anche a porsi domande più penetranti. La figura di Enea, in particolare, in certi punti può sembrare quasi odiosa nel suo esser sempre reticente ad accettarsi, a volersi concedere delle possibilità, lo si potrebbe accusare quasi di codardia.

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Ma è codardia essere intimoriti del mondo che ti circonda? Le scelte di una vita possono essere facilmente giudicabili al termine dell’esistenza, quando il percorso è completo e i rimorsi possono essere gli unici compagni rimasti. Ma non possiamo ignorare come Enea sia comunque un prodotto del suo ambiente, come questo si rifletta nella sua personalità e nel suo rapportarsi alla vita stessa. Giudicarlo come un uomo pavido sarebbe semplice, ma non si può ignorare come ogni persona viva in modo intimo e personale stimoli e reazioni del mondo circostante. Sotto questo aspetto, Surroz lavora ottimamente, tanto nel flusso di coscienza di Enea racchiuso nelle didascalie, quanto nel ritrarre espressioni e posture dei personaggi, esaltandone il mondo interiore.

Una storia meravigliosamente sincera

In alcuni passaggi, i personaggi sono ritratti nudi, corpi liberi idealmente di esser sé stessi, ma ancora nascosti dal pesante velo di paure e timori. Surroz indugia tanto sui volti quanto sui corpi e le loro movenze, costruisce dinamiche che espandono la sensibilità dei protagonisti oltre i limiti della pagina, entrando in risonanza con i lettori. Ripensare al primo incontro di Giacomo e Enea, dove la loro nudità è ancorata a una tensione sessuale, e riviverlo nel presente con quella bellissima, dolcissima scena in cui guardandosi nudi allo specchio vedono i loro corpi cadenti (come siamo brutti), aiuta a comprendere la valenza emotiva del rapporto tra i due protagonisti.

Sergio Bonelli Editore
Riflesso Perfetto
Riflesso Perfetto

La chiave di questa interpretazione di Riflesso Perfetto è racchiusa in una delle frasi più intense del racconto:

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Siamo isole. I sentimenti sono ponti. Quando ci si innamora si va a vivere lì, nel mezzo. E lì che ci costruisce una casa, un riparo. Ogni giorno bisogna fare un po’ di manutenzione, di fatica, perché non crolli sotto il nostro peso. Pare ne valga la pena

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Ho sempre odiato l’espressione “non è mai troppo tardi”. Con queste parole Mattia Surroz, nell’intervista contenuta negli extra del volume, sembra quasi disconoscere questa seconda occasione con cui premia i due anziani. Eppure questa storia contiene anche questa contraddizione, intrecciata a una così ricca esperienza umana da rendere Riflesso Perfetto una delle letture più sincere e autentiche che si possano fare.

Commento

cpop.it

95

Riflesso Perfetto è un racconto intimo che rapisce per la sua sincerità e la sua emozionante semplicità. Una carezza sul cuore dei lettori che hanno modo di essere rapiti in un racconto fatto di emozioni quotidiane e di piccole ferite condivise, senza esser travolti da una visione personale di Surroz che mira a imporsi come monolitica verità, ma raccontato con il garbo e la sensibilità di una struggente, tenera storia di una vita. Soprattutto, presentato con una sincerità rara, spiazzante, che sin dalle prime battute della trama mira al cuore del lettore.

Pro

  • Storia emotivamente coinvolgente
  • Il tratto di Surroz è delicato e affascinante
  • Dialoghi emozionanti e realistici

Contro

  • Lettura emotivamente impegnativa
  • -
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