Sangue, recensione: la duplice natura contraddittoria della splendente Tokyo

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Autore: Federica Polino ,

Tokyo, anni 2000. Una città contraddittoria, connubio perfetto di luci ed ombre, dalla duplice natura: da un lato castelli in aria di sogni e speranze, dall’altro covo di prostituzione, mafia e strade impregnate di vomito e feci.

In casa BAO Publishing arriva Sangue, con disegni di Noah Schiatti e storia di Eleonora C. Caruso, un volume d’impatto, crudo, che attraverso le parole del giovane host Shun rivela ai lettori la duplice identità umana, che si specchia nella tanto gettonata città nipponica.

Mezzo-sangue, la storia di un top-rank di Tokyo

Cosa spinge l’essere umano a trasferirsi a Tokyo? Quali volti si celano dietro le insegne al neon dei locali notturni nidificati nei sobborghi della capitale?

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Per un turista, il Tokyo Sky Tree è il punto migliore per ammirare la città in tutto il suo splendore: le luci variopinte della capitale paiono donarle un’aria quasi mistica, immersa com’è nel crepitio delle genti.

Eppure, alle spalle dei neon della capitale si cela l’altra faccia della medaglia: dietro una patina luminescente di perfezione, si cela la Tokyo dei night, di prostitute ed ubriachi, di vomito e alcol, una Tokyo vista dagli occhi di un meticcio, il mezzo-sangue dagli occhi di ghiaccio, Shun.

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Figlio di madre toscana e padre asiatico, malgrado sia nato e cresciuto in Giappone, il giovane è sempre stato vittima di episodi razzisti, considerato un gaijin per tutta la vita, uno straniero, un alieno, una spina nel fianco, un disonore.

Sangue BAO publishing
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Shun è un host, uomini di bell’aspetto, seducenti e dai modi gentili assunti da night club dei sobborghi: loro compito è tessere una rete di cordialità, fascino e belle parole, al fine di attirare nella propria trappola un numero sempre maggiore di clienti, per lo più donne sole e bastonate dalla vita.

Lavoro, famiglia, problemi quotidiani… la dura realtà. Come host è mio dovere far dimenticare alle mie clienti che quella realtà esiste. Alla fine, si può dire che il mio lavoro sia conoscere il cuore delle donne.

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Allora, se il suo compito è tanto nobile, perché avverte di star marcendo internamente? Perché tutte le sue certezze si stanno pian piano sgretolando?

In seguito alla scomparsa di una delle sue clienti più affezionate, nella psiche del giovane host sembrano essersi ramificate emozioni represse, un caos interiore che stenta a lasciarlo andare. 

Shun cela dentro di sé una bolgia di malesseri che, lentamente, lo stanno avvelenando: non solo il suo fisico sta cedendo a causa dell’alcol, ma sembra anche attanagliato da svariate domande e riflessioni legate alle incertezze di un futuro da non-host.

Il meticcio ha, sin da bambino, fatto affidamento sulla propria bellezza: Che ne sarà di lui quando il suo fascino sfiorirà?

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Immerso in un mare di sangue, vomito e dolore, Shun è un animale notturno che riesce, con la sua personalità, ad entrare nel cuore della moltitudine di uomini e donne che gli chiedono conforto: come un novello Messìa, il giovane mezzosangue dagli occhi di ghiaccio sorride, rincuora, dispensa abbracci e parole melense affinché i clienti del locale spendano l’intero stipendio in alcol.

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Vittime, ma non inconsapevoli, di una Tokyo tanto crudele, quanto malinconica.

Tuttavia, Shun si sente perso, rassegnato, disgustato da una città che sembra non donare nulla senza prima prendere tutto in cambio, un luogo in cui pare impossibile sperare in un eventuale lieto fine per quelli come lui: mezzo-sangue, un umano a metà, sospeso tra due identità.

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Questa città mi dà la nausea.

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L’unico ricordo d'amore di Shun risale alla sua infanzia, avvolto tra le braccia della nonna di origini italiane, mentre, con la testa poggiata sulle sue ginocchia, ascolta la donna canticchiare una nenia familiare: lei era l’unica che potesse toccarlo.

Un giorno, tuttavia, lo sguardo di Shun incrocia quello di Toru, un giovane apparentemente ordinario intento a giocare ai Pokémon e ad attendere un amico senza-tetto. Nel corso delle serate, tra i due scatta qualcosa, l’amicizia matura e si trasforma in un qualcosa in più, un legame che finirà col mettere in crisi la visione drammatica del gaijin riguardo il suo futuro.

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Una vita a metà

Malgrado a primo acchito Sangue appaia un fumetto colorato, dal tratto delicato e allegro, l’opera di Noah Schiatti e Eleonora C. Caruso nasconde un'anima oscura, profonda, talvolta disturbante.

Trattando argomenti spesso borderline, al limite dell'illegalità, trasportando il lettore in un viaggio sul filo del rasoio, tra il profondo razzismo riservato ai giapponesi di origine occidentale (definiti in modo dispregiativo gaijin), una prostituzione dilagante, l'ossessione malsana per la bellezza ad ogni costo, violenza, oppressioneabusi, alcol e depressione.

Un vero e proprio pugno dritto allo stomaco. Un'opera schietta, rude, che non nasconde le brutture del Sol Levante dietro la classica fiaba dell'hanami, mostrando ai lettori le incongruenze di una società patinata di perfezione.

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A lasciare senza parole sono i due protagonisti della vicenda: Shun e Toru, entrambi prodotto della società malsana, malgrado oppressi da elementi differenti. 

Shun è il risultato di un bieco razzismo, del sentirsi rigettati dalla società in cui vive. Egli è un’anima spezzata, vittima di malsane possessioni: disilluso, eppure una parte di lui ancora stenta a perdere del tutto la speranza.

Mentre il giovane Toru risulta quasi fastidioso immerso com’è nella sua ordinaria esistenza che sembra essere stata già scritta, stabilita da altri, da una società bigotta e fedele a dettami dalla dubbia morale: se Shun è un disilluso, Toru è ingabbiato in una prigione dorata.

La natura di Shun è mezza, così simile alla Tokyo che tanto detesta: la Tokyo che da 10 e si prende 100, una novella Sodoma, fatta di contrasti onirici. Prima sogno, carezza, luci poi incubo, schiaffi, ombre.

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Cosa si cela dietro la palette dai colori pastello?

Sangue è un fumetto in grado di farti ribollire il sangue nelle vene. Per la crudezza della narrazione, per il realismo intrinseco, per la forma mentis dei personaggi coinvolti, l'intreccio di storie che fa da cornice all'esistenza di Shun trasporta il lettore in una Tokyo troppo vera.

Una realtà che fa male.

L'opera di Noah Schiatti e Eleonora C. Caruso  è un tripudio di colori, tavole che, all'apparenza, sembrano coccolare lo sguardo del lettore con i toni del celeste, del viola, del rosa: tuttavia, la palette usata da Schiatti trae in inganno.

Dietro il plumbeo delle viuzze ed il gioioso bagliore delle insegne al neon si celano dolore, rimpianti, riflessioni e disperazione: una scelta di colori che crea un forte contrasto con l'asprezza della trama.

Sangue BAO publishing
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immagine in evidenza via amazon.it

Commento

cpop.it

80

La natura di Shun è mezza, così simile alla Tokyo che tanto detesta: la Tokyo che da 10 e si prende 100, una novella Sodoma, fatta di contrasti onirici. Prima sogno, carezza, luci e allegria, poi incubo, schiaffi, ombre e sangue sui marciapiedi. Sangue ha il coraggio di mostrare al lettore il vero volto della capitale nipponica, l'altra faccia della medaglia di un popolo contraddittorio, incastrato in cerimoniali, riti e bigottismo.

Pro

  • Azzeccata la scelta dei colori pastello per creare contrasto con la storia.
  • Tavole disposte ad hoc, ottima impaginazione.
  • Non esistono ne' buoni, ne' cattivi, solo esseri umani.
  • Trama intrigante e coraggiosa.

Contro

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