Tenet, la recensione: sembrava fantascienza invece è l'audizione di Christopher Nolan per James Bond

Con Tenet Christopher Nolan regala al pubblico il suo progetto più ambizioso e complesso, eppure straordinariamente semplice: sotto lo strato fantascientifico, ecco che spunta una sorta di sua rilettura dei film di James Bond.

Autore: Elisa Giudici ,

Se siete scientificamente letterati vi chiedo perdono, perché sto per aprire questa recensione definendo in maniera brutale l'entropia come grandezza che che permette di misurare quanto caos c'è in un sistema fisico. Non tutti noi siamo laureati in fisica, a differenza di Neil (Robert Pattison), che lo mette in chiaro quando la situazione si fa complicata in Tenet. Lui capisce cosa stia succedendo perché di fisica ne sa, noi spettatori invece? Sin dal trailer e dalla campagna promozionale si è lasciato ad intendere che sarebbe stato un film "difficile". Kenneth Branagh comparava la lettura del copione al notoriamente complesso cruciverba pubblicato dal quotidiano inglese Times. D'altronde a scrivere e dirigere il film c'è Christopher Nolan, che dieci anni fa con Inception ci ha ammaliati con la promessa di un cinema non che non la facesse semplice, che che sfidasse l'intelligenza dello spettatore piuttosto che assecondarne la pigrizia e la stupidità. 

Quindi Tenet è molto complesso...oppure no? L'impianto del film non è così difficile da capire e da spiegare senza fare spoiler. In sostanza: il nostro Protagonista (senza nome) lavora per la CIA e muore in una difficile missione a Kiev. O pensa di farlo: il suo sacrificio volontario è una sorta di audizione per vedere se sia pronto per la guerra sotterranea che scuote il presente, enormemente più pericolosa e devastante di terrorismo, attentati e criminalità. Quanti sanno qualcosa a riguardo ripetono ossessivamente la parola palindroma Tenet (da usarsi con cautela, perché apre porte giuste e sbagliate) e un gesto che intreccia le dita delle mani.

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Christopher Nolan e John David Washington sul set di Kiev
Tenet è un film quasi involuto dall'ambizione di Nolan di creare un cinema complesso

In un laboratorio di studio il Protagonista (John David Washington) riceve una spiegazione concreta: pallottole che tornano nella pistola, che vengono richiamate nel palmo da una mano tesa. Qualcuno sa invertire l'entropia temporale degli oggetti e delle armi; in altre parole riesce fare scorrere il loro tempo all'indietro. Una tecnologia impossibile per chiunque nel presente, che viene contrabbandata nel nostro mondo da un losco trafficante di armi di nome Andrei Sator (Kenneth Branagh). La deduzione quindi è che in qualche modo l'uomo agisca da broker con il futuro, contrabbandando tecnologie altamente destabilizzanti in cambio di denaro. La missione del nostro Protagonista e di Tenet è quella di fermarlo e possibilmente scoprire come funzioni la comunicazione e il trasporto del materiale con il futuro. 

Non vedi capire, devi sentire

Sembra semplice e in fondo lo è. Vedendo i 150 minuti di Tenet l'impressione è che spesso Nolan voglia farla più complicata del necessario, mettendosi inutilmente nei pasticci, salvo poi tirar fuori una frase che alle mie orecchie è sempre un campanello d'allarme: non devi capirlo, devi sentirlo. No Christopher, per esperienza non funziona mai così. O un passaggio narrativo viene proposto allo spettatore in una sua versione semplificata e comprensibile a livello basilare o il film glissa sullo spiegone e fa "sentire" gli effetti nel concreto. Pretendere che uno spettatore ascolti spiegazioni e sia soddisfatto quando le stesse risultano cavillose e stiracchiate è un po' troppo anche per il regista più osannato dell'ultimo ventennio.

Che Nolan fatichi a spiegare razionalmente la sua idea è evidente in come ampie parti di dialogo siano sovrastate (nascoste?) dall'assordante colonna sonora di Ludwig Göransson (che archivieremo alla voce "i danni di Hans Zimmer"), dal solito parlato biascicato che Tom Hardy sfoggiava nei film di Batman qui ripreso dalle mascherine per l'ossigeno, da un missaggio sonoro confuso quanto certi passaggi narrativi. 

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Il protagonista invertito
Nolan sembra quasi nascondersi dietro mascherine musica assordante quando non riesce a spiegarsi

Spogliando il film dalla sua pretesa di complessità ecco come arriviamo alle considerazioni interessanti. In parole povere Tenet è l'audizione di Christopher Nolan come regista di un possibile James Bond, sogno che non ha mai nascosto dentro il proverbiale cassetto. Il film è una spy story che non manca nemmeno uno dei punti cardine dell'agente doppio zero: cospirazioni internazionali, uomini soli che salvano il mondo, una carrellata di destinazioni geografiche lussuose (in cui fa sfoggio di sé anche la costiera amalfitana), uomini perennemente vestiti in completi costosi, cattivi russi dall'accento mal interpretato, una donna bellissima e infelice che attende di essere salvata, un tecnico da laboratorio che fa lo spiegone teorico al nostro eroe, sparatorie e combattimenti che sfidano (letteralmente) la gravità.

Potrei andare avanti all'infinito e toccare tasti dolenti, quali il perpetuo maschilismo che anima ogni mondo di Nolan, in cui donne dalla femminilità congelata vengono ingannate e abusate o s'inoltrano nel mondo del potere attraverso un sapere tecnico e una tenuta il più possibile gender neutral (Clémence Poésy). 

Tenet è la prova tecnica (fallita) di Nolan per James Bond

Mi concentrerò sulla vera domanda: l'audizione è riuscita, Tenet è un buon film? A mio modo di vedere la risposta alla prima parte è no e alla seconda in parte. Sicuramente mi riesce difficile capire perché Warner Bros abbia tanto insistito nel proporre come blockbuster estivo un film così privo di levità, gioia e ironia. Il mondo di Tenet fa presagire un ritorno al clima di piombo degli anni '70, al netto di una passione politica. I personaggi sono meri avatar espositivi, (in)animati da alcun tipo di passione o credo. Ciò che risulta vividissimo è il ritratto di un presente strozzato dal capitalismo e dal suo sistema di valori. I colpi migliori Nolan li mette a segno con i soliti stunt spettacolari e memorabili, ma soprattutto quando butta lì con nonchalance passaggi durissimi su come il mondo dei ricchi abbia come priorità la sicurezza del proprio capitale, con tanti cari saluti per gli operai che lo preservano. Dieci secondi sono più che sufficienti per preservare un'opera d'arte tenuta in un deposito per non pagarci sopra le tasse: il lavoratore veda di farseli bastare per fuggire in caso di incendio. 

Tenet è una carrellata di vite privilegiate sotto stretta sorveglianza, da Mumbai ad Amalfi. Ricche famiglie vivono senza gioia il proprio privilegio, tra regate private e edifici fortificati. Il film ribolle di easter egg palindromi (fate caso al colore del logo Warner Bros a inizio e fine film), eppure uno dei dettagli che mi ha più colpito è come l'Opera di Kiev barrichi con una paratia stagna i propri spettatori subito prima dell'inizio del concerto. 

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Sator minaccia Kat
Il cattivo russo di Branagh sembra un omaggio mal riuscito a certe macchiette dei film di Bond

Forse Nolan ha intercettato prima di tutti la rabbia sociale crescente, condendola con una muta disperazione di fronte alla consapevolezza che forse per cambiare radicalmente il futuro bisogna annientare il presente. Il film ha picchi di violenza brutale quasi mai mostrata, eppure a impressionare di più è la presenza di un elemento quasi inedito nel cinema di Nolan: una rabbia cauterizzata male, una cicatrice i cui lembi si richiudono a malapena. Qualche ora fa vi parlavo di Inception: come atmosfera sembra lontano non dieci, bensì cento anni. Forse è eccessivo definire quel film spensierato, ma di certo qualcosa si è rotto nella mente di Nolan o nel mondo circostante. Tenet è completamente privo di umorismo, se non per qualche sporadico ghigno sghembo di Pattinson. Unendo la solita mancanza di sangue, sesso, passione e buon gusto nel vestire di Nolan si ottiene un film quasi intollerabile nel suo pessimismo, che agli inglesi lascia rivendicare giusto l'arroganza snob. 

Cosa rimane oltre la spettacolarità di Tenet

È spettacolare? Certo che lo è, tecnicamente vale da solo la gita in sala, possibilmente su schermo IMAX e in formato 70 mm. Narrativamente non è certo il primo film che percorre un tratto e poi lo ricalca a ritroso (tanto che alcuni colpi di scena sono tali solo nella mente del regista). Tuttavia il fatto che il terzo atto faccia succedere contemporaneamente diritto e rovescio, avanti e indietro, passato e futuro è il solito testamento all'ambizione e alla capacità di Nolan. L'immagine simbolo del film è lo il grandioso stunt di un aereo che viene usato per aprire una breccia in un edificio: spettacolare sì, ma senza mai sollevarsi da terra. 

Forse Tenet è un film con tanto da dire, ma sottopone lo spettatore all'odioso ricatto di dover tornare in sala, con la promessa di un mistero inestricabile che forse non vale nemmeno così la pena d'indagare una seconda volta. Christopher Nolan ha fatto ai film di spionaggio alla James Bond la stessa cosa che fece a Batman con la sua trilogia. Tenet è un Bond spogliato d'ironia, levità e qualche svolta gradassa, immerso in un realismo oltremodo cupo e nichilista. Sotto un'altro punto di vista è la versione steroidea di Memento: gonfia di spettacolarità ma priva dell'energia nervosa e brutale degli inizi della sua carriera.

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Elizabeth Debicki in muta
Un altro ruolo in cui alla bella e brava Elizabeth Debicki non si dà il dovuto spazio

Forse è arrivato il momento di decidere da che parte stare: fare cinema d'intrattenimento e porre un limite alla complessità o entrare nel mondo autoriale senza compromessi, scordandosi l'alibi di musiche assordanti e coreografie spettacolari quando il ragionamento è meno raffinato del previsto. Con Tenet quel magico equilibrio totemico tra blockbuster e cinema d'autore che ha protetto la stella di Nolan (e che è stato la sua fortuna cinematografica) si è definitivamente dissolto. 

Commento

Voto di Cpop

65
Involuto dalla sua ambizione spasmodica di essere complesso, Tenet è una sorta di James Bond in ottica Nolan: fantascientifico, enormemente complicato, spettacolare ma senza passione e ironia.

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