Captain America? Non lo voglio fare. Sembra incredibile che Chris Evans - la cui fama globale è legata all'iconico ruolo del supereroe Marvel - non abbia accettato da subito la proposta dei Marvel Studios, ma è andata esattamente così. La strada che lo ha portato ad accettare il ruolo che gli ha cambiato la vita e la carriera è stata parecchio tortuosa e ricca di stop. A confessarlo è stato lo stesso attore che, dopo aver dato l'addio al personaggio in Avengers: Endgame, ha cominciato ad aprirsi rispetto al periodo difficile vissuto tra il 2009 e il 2011.
A vederlo oggi, statuario e sicuro di sé, Evans sembra l'incarnazione del ragazzone americano che conquista Hollywood. All'epoca del casting del film dedicato a Captain America era invece un attore con già una certa esperienza supereroistica sul set (I fantastici 4), costretto a fare i conti con le prime avvisaglie di crisi d'ansia e attacchi di panico. Lo ha raccontato lui stesso durante una puntata del Podcast Awards Chatter di The Hollywood Reporter.
Le prime avvisaglie del problema arrivano sul set del film Puncture (2011). Durante la lavorazione l'attore cominciò ad accusare una crescente e immotivata ansia. L'origine? Il cambiamento di relazione tra il pubblico nell'era dei social.
I social (e l'ansia) hanno quasi privato Chris Evans del ruolo di Captain America
Il lungo processo di casting relativo a Captain America è storia nota (potete leggere il nostro approfondimento dedicato) e vede come protagonista Kevin Feige, il re mida del supereroi Marvel. È lui a credere nel potenziale di Chris Evans in quel ruolo, in contrapposizione a John Krasinski, all'epoca molto popolare per il suo ruolo in The Office. Gli addetti ai lavori sapevano che a vestire l'iconico costume e ad utilizzare lo scudo con la stella sarebbe stato uno dei due interpreti.
In quel periodo però Evans non stava passando un bel periodo. Le interazioni con il mondo dei social e la possibilità di leggere in presa diretta le reazioni degli spettatori alle sue interpretazioni finiscono per avvelenare anche i momenti di pura gioia vissuti sul set. L'offerta di Feige è allettante, ma l'attore si sente angosciato alla sola idea di accettare. Nonostante il parere contrario dei suoi consulenti, rifiuta una prima volta, dice di non essere interessato. A rassicurarlo di aver preso la decisione giusta c'è anche la constatazione che dopo il primo no dorme meglio la notte e la sua ansia diurna si riduce.
Evans si rendeva conto della decisione spartiacque che stava prendendo, della strada per il successo che stava rifiutando? Sì, ma in un primo momento preferì concentrarsi sul proprio benessere fisico e mentale. Non aveva fatto i conti con Feige, che tornò alla carica ancor più deciso dopo il primo rifiuto. Al successivo no, propose all'attore di saltare casting e provini: la parte sarà sua senza ulteriori test, basterà che dica di sì. Feige concede all'attore un intero fine settimana per riflettere sulla proposta e dare una risposta.
Chris Evans trascorre quel weekend facendo una nuova esperienza: consulta vari terapisti, decidendo di intraprendere un percorso di analisi. Le persone vicino a lui che conoscono la situazione (in particolare la madre) glielo consigliano, sottolineando che sta prendendo una decisione professionale cruciale sulla base della paura e non delle propria salute.
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Evans parla con i terapisti, si consulta con il suo team e, nonostante sia consapevole che il ruolo lo metterà sotto pressione e gli causerà ansia, fa sapere a Feige che interpreterà il ruolo. Otto anni più tardi descrive quella decisione come la migliore che abbia mai preso in vita sua.
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