Non si può parlare di genere Fantasy senza citare, almeno una volta, lo straordinario e immortale lavoro letterario di J.R.R. Tolkien. Il Signore degli Anelli è un opera totale, è un lavoro che va oltre qualsiasi ragionamento logico o studiato, un’opera che dalla carta stampata ha saputo imbrigliare tantissime riflessioni, personaggi e momenti iconici, al punto di generare un vero e proprio culto cross-generazionale. Questo gigantesco e immutato amore, capace di superare i concetti di tempo e spazio, nella sua immane complessità è riuscito a coinvolgere anche coloro che non hanno mai avuto modo, o interesse, nell’approcciarsi ai volumi attraverso cui l’opera viene venduta e divisa. Il tutto grazie all’estro creativo di un certo Peter Jackson.
Non a caso, è proprio nello stesso e identico amore di sopra che è possibile scorgere i barlumi originali del progetto cinematografico di Jackson. Il suo interessamento all’opera cartacea ha quindi spinto verso la realizzazione de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello. Il successo è arrivato quasi immediato, generando una grande attenzione mondiale nei confronti del lavoro del regista, guadagnandosi l’ammirazione dei fan storici di Tolkien e di tutta una nuova schiera di persone che fino ad allora non avevano ancora approcciato la saga. Ora, però, una domanda sorge spontanea: come avrà fatto questo regista a catturare l’essenza di un’opera letteraria così complessa, variegata e soprattutto dettagliata, in un film e nei successivi?
Le differenze fra il materiale sul grande schermo e quello dei libri ci sono eccome, e oggi siamo qui per indicarvi quelle più note a differire Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello libro, dalla sua trasposizione cinematografica arrivata nei cinema nel 2001. Ovviamente ci saranno spoiler all’interno dell’articolo, siete avvertiti.
La mancanza di Tom Bombadil nel film
Dato che in questo periodo se ne sta parlando moltissimo in relazione all’uscita della seconda stagione de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere, abbiamo deciso di aprire le danze proprio incrociando il nostro cammino nella Terra di Mezzo con quello del buon Tom Bombadil (per approfondimenti su questo personaggio vi rimandiamo all'articolo su Tom Bombadil). Il fermento dei fan nei confronti della sua aggiunta ne Gli anelli del potere non è affatto casuale, data la sua grande mancanza all’interno della saga cinematografica di Peter Jackson. In soldoni si tratta di uno dei personaggi più affascinanti, poetici e fuggevoli dell’intero racconto di Tolkien. Lo si incontra all’inizio del viaggio di Frodo, Merry, Pipino e Sam, giocando un ruolo fondamentale negli eventi che anticipano il loro arrivo a Brea.
Non troppo successivamente ai primi passi esterni alla terra natia, gli Hobbit si troveranno a fare i conti col Vecchio uomo salice, per poi riuscire a sottrarsene proprio grazie all’intervento, insperato, proprio di Tom Bombadil. Al suo fianco i piccoli protagonisti della versione cartacea de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello trovano fuggevole rifugio, relazionandosi con lui e la sua compagna, Baccador. Tutta la fascinazione verso Bombadil deriva dal fatto che non si hanno troppe notizie certe nei suoi confronti, alimentando un mistero con più letture verso la sua reale identità e potere, si ipotizza, di radice antica. Nel film tutto quello che lo riguarda viene praticamente cancellato e arginato, evitando un coinvolgimento diretto del suo ruolo nel racconto per immagini.
Le tempistiche della partenza
Trovando nel linguaggio cinematografico un’attenzione differente in termini di costruzione temporale, il film de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello tende a comprimere e velocizzare alcuni momenti chiave all’interno dell’omonima opera letteraria. Uno degli esempi più famosi di ciò lo troviamo nei preparativi per il viaggio che vedrà Frodo e gli altri abbandonare la Contea. Tutta questa parte è più veloce nelle mani di Peter Jackson. Se nel libro vediamo Gandalf abbandonare lo Hobbit per poi ritrovarlo a distanza di anni dalla festa di Bilbo, nel film, pur essendoci l’illusione di ciò, non viene mai specificato il tempo trascorso dall’ultima volta in cui i due si sono visti.
Il Frodo che parte dalla Contea, nella versione letteraria, è molto più cresciuto rispetto agli eventi precedenti. Un lasso di tempo del genere, ovviamente, doveva essere arginato in qualche modo nel film, così da coinvolgere di più gli spettatori in sala.
L’epica di un’introduzione più cinematografica
La prima e più sostanziale differenza fra il libro e il film de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello, la si può rintracciare proprio nella scelta dell’introduzione fatta da Peter Jackson per la sua storia sul grande schermo. Il prologo del lungometraggio, non a caso, si pone nel modo più epico e coinvolgente possibile, riassumendo gli eventi avvenuti negli anni precedenti alla storia che stiamo per vivere nella Terra di Mezzo. La nascita degli anelli e la guerra contro Sauron rapiscono nell’immediato, introducendo e trascinando in un mondo con alcuni modelli e personaggi chiari fin dal principio.
Nel primo volume/libro tutto questo non c’è. Tolkien sceglie di trasportare i propri lettori nella storia presentando loro gli Hobbit, la loro genealogia (parziale) e i preparativi per una grande festa, che si ricollega direttamente agli eventi de Lo Hobbit.
Qual è l’obiettivo di Saruman?
Nel primo film di Peter Jackson facciamo anche la conoscenza di Saruman, i cui obiettivi, almeno nella trasposizione al cinema, sono stati un minimo cambiati. Chi ha letto i libri sa benissimo che il tradimento di Saruman deriva dal fatto che lo “stregone” vuole il potere per sé, passando attraverso la visione di un Sauron inteso come mezzo per i suoi scopi.
Il piano e la visione di questo personaggio, però, vengono tradotti in modo differente nelle trasposizioni cinematografiche, restituendoci un personaggio sì negativo, ma con un piano che prevede una collaborazione e fedeltà allo stesso signore oscuro. L’ego smisurato di questo personaggio è stato quindi racchiuso in una visione diversa, in uno obiettivo in cui l’egoismo nei libri cede il passo ad altro.
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Un’altra differenza nella narrazione fra film e primo libro risiede nell’introduzione dei cosiddetti Uruk-Hai. Se nel lavoro di Jackson questi vengono introdotti al principio da Gandalf, per poi vederli in scena verso la fine del lungometraggio, nei libri si dovrà attendere molto più tempo per saperne di più di loro, con una presenza scenica minore in alcuni momenti chiave.
Arwen e l’arrivo a Gran Burrone
Nel film de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello una delle sequenze più citate, ricordate e senza dubbio iconiche è quella che anticipa l’arrivo di Frodo a Gran Burrone. A seguito del precedente attacco dei Nazgul a Colle Vento, lo Hobbit viene portato in salvo dalla principessa Arwen. Purtroppo questa specifica dinamica nel libro non vede in Arwen la sua protagonista, ma bensì in Glorfindel, un valoroso elfo che non trova posto nella trasposizione cinematografica se non per un omaggio.
Il finale che guarda avanti
Non tutti sanno che il finale de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello al cinema è differente rispetto alla controparte letteraria. Semplicemente Peter Jackson ha scelto di chiudere il suo primo atto cinematografico con la tragica scomparsa di Boromir. Questa, in realtà, appartiene alle storie successive di Tolkien, ma la sua spettacolarità emotiva si prestava perfettamente come chiusura di un arco narrativo la cui coralità aveva ancora moltissimo da narrare.
Immagine di copertina tratta dal blu-ray in vendita su Amazon de Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell'Anello.
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