Non solo una trama da capogiro, epiche musiche e botte da orbi: è universalmente riconosciuto che il successo mondiale di Ken il Guerriero (Hokuto no Ken) sia frutto di una sinergia perfetta tra due artisti, Buronson e Tetsuo Hara, che hanno unito le loro visioni, genio e talenti per creare una delle opere più iconiche degli anni 80.
Il manga, contenitore ed espressione di riflessioni profonde, filosofia, violenza e arti marziali, ha influenzato generazioni di lettori e spettatori: tuttavia, cosa ha spinto questi due artisti a creare un'opera tanto potente e drammatica?
In occasione dei 40 anni di Ken il Guerriero, l'evento Anime al Cinema nato dalla collaborazione tra Nexo Studios e Yamato Video porta i fan di Kenshiro al cinema con Ken Il Guerriero - il film, il 14, 15 e 16 ottobre 2024, solo in sale selezionate: nel frattempo, scopri assieme a noi i segreti che si celano dietro la realizzazione di una vera e propria leggenda!
- Buronson: incarnazione dello spirito guerriero
- Tetsuo Hara: epiteto di forza e drammaticità
- La nascita di Ken il Guerriero: sinergia creativa
- Ken il Guerriero: un simbolo degli anni 80
- La chimera: conclusioni
Buronson: incarnazione dello spirito guerriero
Dietro lo pseudonimo Buronson, che deriva dall'attore Charles Bronson (celebre per i suoi ruoli in film action e western), si cela Yoshiyuki Okamura, nato nel 1947 nella prefettura di Nagano: cresciuto in un Giappone postbellico, vagando di luogo in luogo in un periodo di ricostruzione, sia edile, sia sociale, Okamura ha sempre coltivato una strenua passione per le storie d'azione, che s'intrecciassero però con tematiche di guerra e portassero alla luce le difficoltà della vita.
Una fascinazione per il concetto di sopravvivenza in situazioni estreme che lo porta, in giovane età, a entrare nell'aviazione delle Forze di Autodifesa giapponesi, esperienza che plasma la sua visione del mondo, influenzando il suo stile narrativo.
Il peso del passato di Buronson è evidente nel personaggio di Kenshiro, un guerriero solitario, taciturno e segnato da una vita che non è stata particolarmente clemente nei suoi riguardi, ma dotato di un codice morale inflessibile.
Difatti, il personaggio ben si sposa con la struttura narrativa dell'autore, che tende ad essere al contempo epica e tragica, ispirata alle grandi storie degli eroi classici, quali ad esempio i samurai: in particolar modo, l'autore si lascia ispirare dal ronin, il prototipo del samurai vagabondo che percorre le terre desolate di un mondo distrutto, concetto che risulta il cuore pulsante di molte delle sue opere, e Ken il Guerriero non fa eccezione.
Mad Max
A questo proposito, una delle principali ispirazioni per il maestro di Hokuto No Ken è stato Mad Max, esempio lampante di protagonisti feroci, spietati, immersi in un contesto duro e post-apocalittico, un mondo dove vige la legge del più forte.
L'autore, affascinato dall'idea di una civiltà in rovina, adatta questo concetto al contesto giapponese, arricchendolo di elementi culturali tradizionali: le arti marziali e la filosofia del sacrificio, ben radicate da sempre nell'universo nipponico.
Così facendo, Ken diventa un eroe dall'aspetto (metaforico) messianico, che porta con sé sia la distruzione che la possibilità di rinascita.
Tetsuo Hara: epiteto di forza e drammaticità
Tetsuo Hara nasce nel 1961 nella prefettura di Tokyo: l'uomo è il geniale artista che si cela dietro il design e lo stile di Ken il Guerriero, disegnatore ed illustratore dell'intero universo realizzato da Buronson.
Fin da giovanissimo, è attratto dal disegno e decide di diventare un'artista, sebbene inizialmente non mostri interesse per i manga, poiché ritiene che i disegni statici su carta siano poco stimolanti.
A soli 9 anni, si fa notare come animatore in uno dei principali studi d'animazione giapponesi, mentre trascorre il suo tempo a disegnare personaggi sui quaderni di matematica e animandoli sfogliando rapidamente le pagine.
La sua carriera subisce una svolta durante un corso di 6 mesi in collegio, dove scopre il manga Tensai Bakabon di Fujio Akatsuka: affascinato dalla capacità di rendere fluidi e realistici i movimenti dei personaggi su carta, prende ad esplorare il mondo dei manga, esordendo con una rivista indipendente, Tenshin Ranman, creata con alcuni amici. Qui pubblica Gendai no jinsei, un breve poliziesco ispirato allo stile di Katsuhiro Otomo.
Invia i suoi lavori a Takao Yaguchi, autore di Tsurikichi Sanpei, divenendo suo assistente per un'estate, ma viene esortato continuamente dal maestro a continuare a disegnare per far maturare ulteriormente il suo stile.
In seguito a questa prima parvenza di delusione, lavora in un ristorante per mantenersi e inizia a frequentare la prestigiosa scuola per mangaka di Kazuo Koike, la Lone Wolf, specializzata nel settore dell'animazione.
Nel novembre 1981, dopo il diploma al liceo Hongo, Tetsuo Hara decide di inviare il suo manga Gendai no jinsei alla Shūeisha, venendo immediatamente notato da Buichi Terasawa, che gli procura un posto come assistente di Yoshihiro Takahashi, autore di Ginga: Nagareboshi Gin.
Tuttavia, è solo nell’agosto 1982 che l'artista debutta con il suo primo titolo ufficiale, Mad Fighter, un vero e proprio omaggio a Mad Max: il titolo viene pubblicato su Shonen Jump e, nonostante non abbia il successo sperato, anticipa molti dei temi che Hara svilupperà nel suo capolavoro Hokuto no Ken.
Il suo primo manga raccolto in tankōbon è stato Iron no Don Chisciotte, una rivisitazione del classico, in cui il protagonista è un coraggioso pilota di motocross, simile al protagonista francese Michel Vaillant.
Nel corso delle sue esperienze lavorative (fallimentari e non), Hara è stato in grado di sviluppare uno stile unico e inconfondibile, caratterizzato da linee dure e ben definite, per dar vita a muscoli scolpiti, con un'attenzione maniacale ai dettagli.
Arti Marziali e cinema action
Le sue principali ispirazioni artistiche derivavano da due fonti principali: i film di arti marziali, in particolare quelli di Bruce Lee, e il cinema d’azione americano degli anni 70 e 80.
La prima influenza è chiaramente visibile nel modo in cui disegna Kenshiro: un uomo dal fisico imponente, capace di eseguire movimenti fluidi e micidiali, che incarna la filosofia dell’Hokuto Shinken, un’arte marziale che richiede tanta precisione quanta forza bruta. Proprio come il personaggio interpretato da Bruce Lee.
La nascita di Ken il Guerriero: sinergia creativa
Determinato a creare una nuova storia, Tetsuo Hara inizia a lavorare su Hokuto no Ken: due episodi introduttivi, pubblicati in un numero speciale di Shōnen Jump nell'aprile 1983, raccontano l'adolescenza di Kenshiro Kasumi prima dell'apocalisse.
Stavolta, il pubblico apprezza enormemente il lavoro, e Shūeisha decide di affidargli lo sviluppo dell'intera storia assieme a Buronson, che si occuperà della sceneggiatura: è un successo, immediato e travolgente, cui contribuirà anche l'anime, trasmesso a partire dall'11 ottobre 1984.
Quando Buronson e Hara si incontrano, nasce un'opera apparentemente perfetta: il primo imprime nella storia la sua passione per l'epicità, la filosofia del guerriero e la sua fascinazione per il mondo post-apocalittico, mentre il secondo contribuisce con il suo stile grafico unico.
Nonostante tutto, il prototipo di Ken il Guerriero è diverso da quel che vedranno i fan, poiché in principio Hara ha immaginato Kenshiro come un pugile, ma la collaborazione con Buronson trasforma il personaggio: decidono, così, di legare l'intera storia a un'arte marziale segreta e antica, Hokuto Shinken.
Questo permette a Buronson di introdurre temi più profondi legati alla filosofia del sacrificio, del destino e della giustizia: immolarsi per gli altri, la protezione dei deboli e l'affermazione di un destino eroico, tematiche che rispecchiano il background di entrambi gli autori, tanto che Kenshiro diventa un simbolo dell’uomo che, nonostante la sofferenza, deve continuare a combattere per ciò che è giusto.
Tuttavia, l'avventura prosegue fino al 1989, quando Hara e Buronson si separano.
In seguito al divorzio artistico, Hara crea Cyber Blue, sceneggiato da Ruichi Mitsui, manga criticato per l'eccessiva violenza, tant'è che l'autore lo abbandonerà dopo il quarto volume.
Dopodiché, si dedica a Hana no Keiji, sceneggiato da Mio Aso e basato sui romanzi storici di Keiichiro Ryu: l'opera si rivela un successo, tanto che nei dieci anni successivi, Hara svilupperà altri manga basati sulle opere di Ryu, tra cui Kagemusha Tokugawa Ieyasu e Sakon Sengoku Furoku.
Dovremo attendere il 2001, anno rivoluzionario per eccellenza, quando Tetsuo Hara ritrova Buronson per creare il prequel di Hokuto no Ken, Soten no Ken (in Italia Ken il guerriero: Le origini del mito), pubblicato su Bunch Comics e riscuote un grande successo.
Parallelamente, Hara continua a occuparsi di Hana no Keiji, disegnando ogni mese la copertina della nuova edizione a colori.
Ken il Guerriero: un simbolo degli anni 80
Non è affatto un caso che Ken il Guerriero sia diventata un'opera cult, nonché uno dei simboli più duraturi degli anni 80: in un’epoca segnata da tensioni geopolitiche, quali la Guerra Fredda e il timore costante di un conflitto nucleare, la rappresentazione di un mondo post-apocalittico devastato dalla guerra risuonava profondamente nel pubblico, preoccupazione reale e tangibile.
Tuttavia, Ken il Guerriero trasformava queste ansie e timori in una storia epica dove, nonostante tutto, è l'eroe buono e profondo a prevalere.
L’estetica muscolare di Kenshiro e co. rifletteva i canoni del tempo, dove Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone e Jean-Claude Van Damme dominavano i film d’azione, e Kenshiro, con il suo fisico imponente e la sua personalità taciturna e determinata, incarnava l’idea dell’eroe solitario e invincibile.
L’Estetica e i Suoni degli Anni 80
A completare il quadro, vi sono anche l’estetica visiva e i suoni di Ken il Guerriero: la prima è profondamente radicata nel decennio in cui è nato, tant'è che i personaggi sono disegnati con tratti duri e ipertrofici. Persino gli abiti di Kenshiro, ad esempio la sua giacca di pelle, richiamano la ribellione delle mode punk e rock degli anni 80.
Inoltre, la colonna sonora un po' melodrammatica è profondamente influenzata dal rock e dalla musica elettronica degli anni 80: la celebre Ai o Torimodose!! dei Crystal King, con le sue chitarre elettriche, sono diventate veri e propri inni iconici, in grado di evocare l'atmosfera del periodo.
La chimera: conclusioni
Ken il Guerriero è una chimera.
Dal punto di vista estetico, l'opera riflette la fascinazione di Hara per la fisicità estrema: i personaggi del non sono solo combattenti, ma veri e propri colossi, con sembianze di statue greche, eroi mitologici, e non solo per la questione estetica.
Il disegno di Hara enfatizza la tensione muscolare, rendendo palpabile la brutalità dei combattimenti, mentre il genio di Buronson porta in vita individui complessi, profondi, vivi: eccoli, gli eroi mitologici e sfaccettati del mito, immersi in un'atmosfera opprimente, dove anche la speranza sembra fragile e lontana.
Per Buronson, l'opera rappresentava una profonda riflessione sull'umanità e sulla sua capacità di lottare anche nei momenti più oscuri. Una narrazione che esplora il confine tra giustizia e vendetta, mostrando come, in un mondo privo di leggi, solo un guerriero con un forte codice morale può rappresentare una speranza di salvezza.
Hara, d'altro canto, trovava ispirazione nella bellezza e nella brutalità del corpo umano, creando personaggi che incarnano potenza e forza: per lui, Ken era un modo per rappresentare visivamente l’idea che la vera forza non risiede solo nei muscoli.
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