È stato uno dei grandi flop dell'anno 2017 e uno dei film più disastrosi del recente listino Warner Bros. A King Arthur - Il potere della spada non sono bastati il talento registico di Guy Ritchie, la presenza nel cast di Jude Law nel ruolo di villain, un'imponente produzione, il fascino dell'epica arturiana e un cameo di David Beckham per attrarre il pubblico in sala. Anzi, gli spettatori hanno attivamente evitato di vederlo, tanto che il film non è riuscito nemmeno a mettere insieme gli incassi globali necessari a ripagare gli investitori dei soldi spesi per portarlo sul grande schermo.
Al di là delle ragioni qualitative di questo fiasco, rimane la curiosità di capire quanto sia andato effettivamente male il film e se esistano chance per un possibile sequel. Infatti sia il finale aperto della pellicola sia le dichiarazioni di regista e cast dell'epoca lasciavano chiaramente presagire che il film voleva essere solo il primo capitolo di un'epica saga ispirata al grande classico del cinema anni '80 Excalibur di John Boorman.
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L'avventura di Charlie Hunnam nei panni di re Artù si è già conclusa?
I numeri del flop di King Arthur - Il potere della spada
I numeri registrati al botteghino sono così impietosi da cancellare quasi ogni chance di sequel. Sostenuto da un imponente campagna pubblicitaria e dall'allure del regista Ritchie e del villain Jude Law, King Arthur - Il potere della spada non si presentava di certo come film di nicchia, nonostante il protagonista Charlie Hunnam non sia mai riuscito davvero ad entrare nei cuori degli spettatori, né prima né dopo questa pellicola. La campagna promozionale puntava sull'aspetto adulto, audace e action di questo remake, dai colori cupi e dai fisici scolpiti.
Non è servito a nulla: dei 175 milioni di dollari che il film è costato ufficialmente (senza contare le spese promozionali spesso non conteggiate nel budget iniziale) il film ne ha portati a casa appena 109 a livello internazionale e poco più di 39 sul mercato statunitense. Un disastro, che potrebbe essersi attenuato nel mercato del Home Video e del pay per view, i numeri purtroppo rimangono appannaggio dei diretti interessati. Con dei numeri del genere anche solo ripagare tutti gli investitori non sarebbe un risultato da poco.
Il problema di questo fallimento è duplice. Da una parte c'è il ricorrente utilizzo di storie già molto familiari al pubblico generalista, circostanza che tende ad usurarne l'allure e a rendere tutti i prodotti che vi ricorronno simili tra loro. Nel 2004 un film dal titolo pressoché identico (King Arthur di Antoine Fuqua) era riuscito a creare un'immagine nuova e più arcaica all'epica arturiana, risultando sorprendentemente longevo nella memoria dello spettatore. Negli anni successivi è arriva la serie Merlin (2008 - 2012), in seguito è uscito anche Il ragazzo che diventerà re (2019). Quest'ultimo ha dalla sua una forte rielaborazione in chiave moderna e giovanile, eppure non ha riscosso grande attenzione.
Insomma, forse per Artù e i suoi cavalieri è arrivato il momento di godersi un po' di riposo lontano dalle scene. Senza dimenticare lo scomodo predecessore con cui tutti devono confrontarsi: con la sua estetica puro anni '80, la sua epica in versi e le sue memorabili interpretazioni, Excalibur è tanto una forte d'ispirazione quanto uno scomodo predecessore per tutti.
King Arthur avrà mai un sequel?
Il secondo problema è di tipo monetario. La tendenza dell'ultimo decennio è stata quella di concentrare grandi capitali su pochi film. Se una volta 100 milioni di dollari bastavano a parlare di blockbuster, oggi il prezzo medio di queste pellicole non fa che aumentare, superando spesso i 150 quando non i 200 milioni di dollari. Nel frattempo si è accorciato il tempo di permanenza in sala e con esso la possibilità che il passaparola possa far crescere esponenzialmente gli incassi. Un film per poter fare bene deve partire sin dalla prima settimana a vele spiegate.
Nel caso specifico, se King Arthur fosse costato una cifra sotto i 100 milioni (ovvero come un film medio degli anni '90) sarebbe stato un discreto successo di botteghino. Il suo budget monumentale lo ha trasformato in un fallimento, nonostante il numero dei biglietti staccati. La strada sarebbe quindi quella già annunciata da Luc Besson per un possibile capitolo due di Valerian: tornare sul set sì, ma con un budget molto più basso. Al momento però si tratta di semplici congetture perché, nonostante le petizioni dei fan, tutto tace ai piani alti di Warner Bros.
L'unico a parlare è il protagonista Charlie Hunnam. Qualche mese fa, durante la promozione di The Gentleman (il nuovo film di Guy Ritchie ancora inedito in Italia), l'attore si è detto profondamente dispiaciuto per il flop e pieno di rimorsi per come sia andata la lavorazione dello stesso. Senza scendere nei dettagli, Hunnam ha lasciato ad intendere che alcuni dissapori con un collega non meglio specificato sul set avrebbero rallentato la lavorazione e costretto a fare i salti mortali in fase di montaggio per rimediare al problema. Chi sia il collega e cosa sia successo di preciso non è dato sapere. Quel che è certo è che Hunnam sarebbe pronto a impugnare di nuovo Excalibur nel caso piuttosto improbabile che si tornasse a parlare di un sequel.
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