
“Questa è una storia vera. I fatti esposti sono accaduti nel 1987 nel Minnesota. Su richiesta dei superstiti, sono stati utilizzati nomi fittizi. Per rispettare le vittime, tutto il resto è stato fedelmente riportato”.
Quella che leggete è la frase che ci trasporta nel mondo di Fargo, quella che fa da introduzione al film del 1996 firmato dai fratelli Coen. E noi ci abbiamo creduto. Qualche anno più tardi è arrivata la serie e ci siamo ritrovati a leggere le stesse identiche parole, data a parte. La prima stagione dello show, ambientata nel 2006, si presenta ancora una volta come il racconto di una storia vera, e lo stesso può dirsi per le stagioni successive. Ma è davvero così?
- La bugia dei fratelli Coen e i crimini che hanno ispirato il film
- Tra finzione e realtà: la storia di Takako Konishi
- Cosa c'è di vero nella serie TV
La bugia dei fratelli Coen e i crimini che hanno ispirato il film
Nel 1996 internet era ancora agli albori, per monti di noi era solamente un miraggio, ragion per cui solo una manciata di critici conosceva la verità su quanto veramente accaduto in Minnesota appena un decennio prima.
Così nacque il mito di Fargo. I fratelli Coen non fecero nulla per smontarlo e, anzi, lo alimentarono.
Durante la promozione del film, in un'intervista a Premiere nel marzo del 1996, Joel Coen disse:
Volevamo provare a raccontare qualcosa che fosse basato su una storia vera e farlo in maniera essenziale.
Il regista aggiunse anche che la sceneggiatura era “abbastanza fedele” a presunti crimini commessi in Minnesota nel 1987, ma il fratello Ethan spiegò più tardi che: “Il film finge di raccontare un fatto realmente accaduto”.
Gli unici due eventi a cui Fargo si è ispirato sono una frode commessa da un dipendente della General Motors Finance Corporation (nel film interpretato da William H. Macy) e l'omicidio di Helle Crafts, una donna del Connecticut uccisa dal marito, che si sbarazzo del suo corpo per mezzo di una sminuzzatrice.
"Oltre a questo, la storia è inventata", ha rivelato Joel Coen all'Huffington Post.
Tra finzione e realtà: la storia di Takako Konishi
C'è stato un momento in cui il film ha incrociato la strada della vita vera. Era il 2001 e una donna originaria di Tokyo, di nome Takako Konishi, fu ritrovata morta assiderata nei pressi dei laghi di Detroit, in Minnesota, appena fuori dai confini di Fargo, in North Dakota.
Il luogo è certamente noto ai fan di Fargo, in quanto nel film dei fratelli Coen è proprio lì che uno dei protagonisti nasconde una valigetta piena di soldi, seppellendola sotto la neve.
Quando il corpo di Takako Konishi fu ritrovato, la notizia destò molta curiosità. Si diceva che la donna fosse arrivata in Minnesota alla ricerca della valigetta del film, convinta che quella narrata in Fargo fosse realmente una storia vera. Secondo l'ufficiale di polizia Jesse Helmann che incontrò la donna quando giunge in Minnesota, Konishi continuava a ripetere una sola parola e quella parola era “Fargo”.
La storia di Takako divenne leggenda, tanto che Nathan e David Zellner ne fecero un film dal titolo Kumiko, the Treasure Hunter. Nella pellicola, Kumiko è ossessionata dal film dei Coen e, convinta della veridicità della storia narrata, parte alla ricerca della valigetta blu.

La vera storia di Takako Konishi è però molto diversa e non ha nulla a che vedere col film del fratelli Coen.
Lo scrittore e regista Paul Berczeller riuscì a far luce sulla morte della donna e a scoprire l'origine di quello che si rivelò un enorme malinteso gonfiato dalla stampa. Intervistato da Berczeller, Jesse Helmann spiegò che Konishi parlava solo giapponese e che la parola che ripeteva, quella che alle orecchie di un americano suonava come “Fargo”, poteva avere tutt'altro significato.
Le indagini andarono avanti. L'autopsia rilevò la presenza di sei farmaci diversi nel suo sangue che, uniti alla fredda temperatura dei laghi di Detroit, portarono la giovane donna alla morte. L'ipotesi è che Takako Konishi morì suicida nei pressi della cittadina di Fargo, luogo di nascita del suo ex amante, un uomo d'affari che aveva conosciuto a Tokyo e che aveva contattato telefonicamente la sera prima.
La conferma arrivò quando venne fuori una lettere scritta e spedita ai genitori in Giappone, nella quale Takako annunciava la sua volontà di togliersi la vita.
Berczeller raccontò tutto in un documentario dal titolo This Is A True Story.
Cosa c'è di vero nella serie TV
Dopo il successo del film, che si è aggiudicato due Oscar, Noah Hawley ha fatto di Fargo una serie antologica.
Le tre stagioni della serie edite in Italia (e la quarta in onda in queste settimane in America) “ingannano” gli spettatori facendo loro credere di assistere all'adattamento di un true crime, un po' come fanno le serie The Act, When They See Us o Unbelievable.
Hawley ha spiegato di non essersi ispirato a nessun fatto reale per la realizzazione dello show e ha detto:
Non posso dire nulla sul film, ma la serie è completamente inventata. L'intero tessuto narrativo lo è. Non ho fatto ricerche, è tutto cominciato dalla creazione di un personaggio e ha preso forma da lì in poi.
La serie televisiva ha fatto un ottimo lavoro nel calare la finzione in un contesto storico ben definito che ha reso la storia straordinariamente credibile. Nella seconda stagione, per esempio, il presidente Ronald Raegan (interpretato da Bruce Campbell) entra in contatto con personaggi fittizi.
Qualcosa di simile accadrà nella stagione 4. Se i nomi dei personaggi e i fatti che li vedranno coinvolti sono inventati, lo stesso non si può dire del periodo in cui le vicende si svolgono.
L'attenzione stavolta si sposta a Kansas City, nello stato del Missouri. Gli Stati Uniti diventano la meta prediletta di migranti provenienti da tutta Europa. Nel frattempo, la comunità afroamericana la lasciato il sud per sfuggire alle difficoltà e cercare fortuna.
Se la maggior parte dei migranti cercava di migliorare la propria condizione lavorando onestamente, c'era chi preferiva intraprendere una strada diversa, quella del crimine organizzato. È esattamente in questo clima che si svolgono le vicende della quarta stagione di Fargo. Sono gli anni Cinquanta e la criminalità organizzata è diffusa in gran parte degli Stati Uniti d'America.
Nella quarta stagione di Fargo, Chris Rock interpreta il leader di una setta criminale afroamericana in ascesa che vuole gestire il crimine organizzato in città. Il personaggio di Rock e la sua famiglia sono ispirati ai più famigerati gangster afroamericani di Kansas City, noti come “la mafia nera”.
Allo schieramento opposto, ci sono invece i fratelli Fadda (Salvatore Esposito e Jason Schwartzman), probabilmente ispirati a Anthony Gizzo e Nicholas Civella, i mafiosi più potenti della città negli anni Cinquanta.
I nomi dei protagonisti e le situazioni sono quindi frutto della fantasia, ma affondano le radici nella storia americana della seconda metà del Novecento.
Fargo
Una serie antologica, ispirata all'omonimo film del 1996. In ogni stagione, nuovi personaggi vengono coinvolti nelle indagini per omicidio in diverse città del Midwest, con crimini apparentemente non correlati tra ...
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