Se non avesse avuto lo straordinario successo che ha registrato, se non avesse guadagnato 6 nomination nelle categorie principali della corsa agli Oscar 2021, Minari sarebbe probabilmente stato l'ultimo film scritto e diretto da Lee Isaac Chung. Dopo mesi di riserbo riguardo all'ispirazione iniziale nella scrittura del suo film (candidato a miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior colonna sonora e per due le performance di Steven Yeun e Yoon Yeo-jeong), il cineasta ha rivelato la tormentata nascita autobiografica della pellicola con uno scritto pubblicato sul Los Angeles Times, in cui fa luce sul difficile percorso di scrittura di Minari.
Minari è stato ideato a partire dalle memorie d'infanzia di Lee Isaac Chung stesso, figlio di una coppia di emigrati coreani trasferitisi sull'Altopiano di Ozark (nella parte entro in confini dell'Arkansas) per tentare di trovare il proprio sogno di benessere economico negli Stati Uniti sul finire degli anni '80.
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Il padre di Lee Isaac Chung, così come quello della pellicola interpretato da Steven Yeun, ha portato la famiglia in una zona rurale statunitense con il sogno di vivere di agricoltura.
Minari è basato sui ricordi d'infanzia di Lee Isaac Chung
In un pomeriggio del 2018, seduto ai tavolini di un caffetteria di South Pasadena, lo sceneggiatore ha messo per iscritto i suoi ricordi d'infanzia, che costituiscono alcune delle scene più toccanti del film: lo sconcerto della madre alla scoperta che la famiglia sarebbe vissuta in una "casa su ruote", la luce dal sapore quasi mistico che ogni tanto illumina i campi della zona, l'odore della terra appena arata dal padre, le passeggiate al ruscello vicino casa con la nonna che piantava il minari, un'erba selvatica d'origine asiatica che cresce con facilità e si dimostra nutriente e versatile in cucina.
Anche il ruolo interpretato da Will Patton, quello del vicino di casa Paul che ogni domenica trascina una croce di legno per le campagna di Ozark come personale forma di devozione religiosa, è nato proprio da un ricordo d'infanzia: in alcune interviste Lee Isaac Chung ha spiegato a più riprese di aver così omaggiato un amico del padre che gli dava spesso una mano nei campi, che viveva la sua vita spirituale con altrettanto trasporto.
L'intenzione iniziale di Lee Isaac Chung in quel pomeriggio del 2018 però non era quella di scrivere un film così autobiografico: Minari nasce in un momento di sfiducia e disperazione della carriera dello sceneggiatore e regista.
Minari è influenzato dai romanzi di Willa Cather
A raccontarlo è lo stesso regista, che ha ripercorso la storia della sua carriera; una vita lavorativa non facile, fatta di qualche successo in un sostanziale anonimato. Minari è la prima prova in cui si è sentito di portare su schermo la propria esperienza familiare e rurale, evitando di seguire l'esempio dei grandi maestri urbani del cinema statunitense contemporaneo.
Dato che il mestiere artistico non ingranava e la famiglia aveva bisogno di stabilità economica, nel 2018 Lee Isaac Chung era sul punto di arrendersi, di dire addio alla regia. Si era trovato un lavoro stabile come insegnante. Nei pochi mesi prima dell'inizio dell'anno scolastico, ha voluto tentare la sorte un'ultima volta. A corto d'idee, ha ricordato improvvisamente un nome, quello di Willa Cather. La scrittrice statunitense è infatti morta nel 1961, il che significa che le sue opere sono di pubblico dominio. Adattarle quindi non richiede l'acquisizione di costosi diritti d'autore.
Lee Isaac Chung ha spiegato di aver sentito quest'informazione da qualche parte e di essere corso in biblioteca, per trovare un romanzo di Cather (autrice che non aveva mai letto) da adattare. La scelta è caduta su La mia Antonia, semplicemente perché era il libro con più copie disponibili in quel momento, quindi presumibilmente il più popolare. Nel romanzo però Lee Isaac Chung ha trovato qualcosa d'inaspettato: un'artista dall'esperienza simile alla sua.
La biografia personale e professionale di Willa Cather è infatti molto simile a quella del regista di Minari. Entrambi sono figli degli Stati Uniti rurali, entrambi hanno tentato con alterne fortune d'ispirarsi ai grandi scrittori urbani della nazione. Dopo aver scoperto che Willa Cather aveva espresso sul proprio letto di morte il desiderio che Hollywood non adattasse mai più alcuno dei suoi scritti, Lee Isaac Chung ha abbandonato il progetto di portare su grande schermo La mia Antonia.
Ispirandosi all'esempio di Willa Cather (celebre la sua frase "La vita per me è iniziata quando ho smesso di ammirare e ho cominciato a ricordare"), Lee Isaac Chung ha messo per iscritto le sue memorie d'infanzia, quelle che ha sentito risuonare in La mia Antonia. A partire da quel nucleo, ha messo insieme una sceneggiatura che ha convinto i vertici di A24, diventando poi uno dei film statunitensi più acclamati del 2020.
Sì. Gli eventi narrati nel film sono in larga parte ispirati all'infanzia dello sceneggiatore e regista Lee Isaac Chung, che ha trascorso l'infanzia nella regione rurale di Ozark con i genitori, migranti coreani arrivati negli Stati Uniti negli anni '80.Minari è una storia vera?
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