Breaking... good, viaggio nel cinema alterato: da Pulp Fiction a Trainspotting

Dal dolente Requiem for a Dream all'esilarante Smetto quando Voglio, ecco i cult cinematografici che parlano di droga.

Autore: Emanuele Zambon ,

Vista offuscata, niente equilibrio, lingua intorpidita, perdita totale di ogni elementare capacità motoria: succede a volte, specie se alla poca efficacia della mescalina si rimedia con un'aggiunta di etere. È inevitabile che la mente si rifugi nell'orrore, chiedere ai Duke e Gonzo di Paura e delirio a Las Vegas per conferma.

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Cinema dalle parabole stupefacenti, il cui effetto certo non svanisce dopo averlo "provato". È per questo che il piccolo schermo, emulando il grande, ha via via intensificato le produzioni a tema: dalle nostrane Romanzo criminale e Gomorra - con i loro traffici di droga tra Roma e Napoli - alle recenti Narcos e The Deuce - La via del porno, ambientate tra il confine messicano e la caotica New York di fine anni '70.

È tornato invece per le "strade violente" della Los Angeles del 1983, il regista John Singleton, che ha scelto per la serie TV Snowfall - fresca di debutto su FOX - lo stesso ghetto nero già raccontato nel drammatico Boyz n the Hood. Per "assuefarci" ai 10 episodi con protagonista Damson Idris, noi di NoSpoiler abbiamo deciso di ripercorrere le pellicole che ruotano attorno a tossici, spacciatori e cartelli del narcotraffico. 

Gangster Squad: da Il padrino a Scarface

Non la vuole davanti alle scuole scuole, Vito Corleone: se ne infischia il boss se frutta bene ciò che il primogenito Sonny chiama "polverina" - trattasi di eroina importata negli States da Virgil Sollozzo - perché, per un gangster attempato, lo spaccio di droga è considerato amorale, neppure paragonabile ad altri vizi quali alcool e gioco d'azzardo. Il film, nemmeno a dirlo, è Il padrino di Francis Ford Coppola, epopea criminale della cupola più celebre del cinema. 

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Diversamente dal capo dei capi con il volto e la mascella volitiva di Marlon Brando, non si fanno scrupoli il trafficante colored Frank Lucas - impersonato da Denzel Washington in American Gangster - e neppure il coatto profugo cubano Tony Montana, impaziente di "raccogliere oro nelle strade". Il boss megalomane con le sembianze dell'indimenticabile Al Pacino avrà il mondo ai suoi piedi. Il prezzo da pagare, però, sarà salato, complice l'abuso di cocaina che pregiudicherà l'equilibrio mentale di Montana, falciato dai colpi di un commando nell'epilogo di Scarface.

La paranoia da abuso di coca, al cinema, miete un'altra vittima eccellente: Henry Hill, il malavitoso impersonato da Ray Liotta In Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese. La droga gettata in fretta e furia nel water dalla moglie di Hill è l'istantanea su cui scorrono i titoli di coda della carriera delinquenziale dell'italo-irlandese. Tradirà molti dei vecchi compagni, protetto dall'FBI ma condannato ad una vita ordinaria, senza lussi ed eccessi. 

Ray Liotta è il gangster Henry Hill

Blow, Traffic e gli altri

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Quasi sempre il gangster movie ha scelto il tema del narcotraffico per raccontare ascesa e caduta di personalità borderline: ai già citati Montana e Hill si aggiungono il "Boston George" di Blow, 3/4 del cast di Traffic, le menti dietro il Fleur-de-Lis di L.A. Confidential, gli spacciatori di mezza tacca che bivaccano nella Ostia anni '90 di Non essere cattivo e l'elegante trafficante Daniel Craig (ante 007), impegnato in un complicato affare di una partita di ecstasy nel divertente The Pusher.

Ti secca se me la sparo qui? Small talk e siringhe in Pulp Fiction

"La coca è bella che morta da un pezzo, l'eroina sta rimontando". Spaccio alla moda, quello offerto da Quentin Tarantino in Pulp Fiction. La spirale lisergica assume le sembianze di un tutorial, con il killer svagato Vincent Vega (John Travolta) che prepara e si inietta una dose. Mia Wallace (Uma Thurman), invece, preferisce incipriarsi il naso nei bagni del Jack Rabbit Slim's prima di rimanere vittima di un'overdose quasi mortale. 

Può la coltivazione di marijuana prendere una piega surreale? Sì, se alla regia troviamo Guy Ritchie, bravo ad incastrare le tessere di un puzzle attorno ad una banda di giovani spacciatori dell'East End londinese. Il film è Lock & Stock - Pazzi scatenati, che segna il debutto sul grande schermo sia dell'ex tuffatore e modello Jason Statham sia dell'ex calciatore con la fama da bad boy Vinnie Jones.

Eroi(nomani): da Vizio di Forma a Sherlock Holmes

E i buoni? Se i cattivi, al cinema, sniffano, spacciano e maneggiano sostanze stupefacenti, i loro avversari non sono così spesso irreprensibili. Prendete ad esempio Doc Sportello, il detective hippie di Vizio di Forma: impugna più spinelli che pistole. Non è da meno il corrotto agente della DEA, Stansfield, un Gary Oldman che in Léon di Luc Besson si impasticca prima di compiere una strage. Poliziotto da sballo - in forza alla narcotici - è Bob Arctor, il Keanu Reeves di A Scanner Darkly, personaggio modellato sull'omonimo del celebre romanzo di Philip K. Dick, Un oscuro scrutare. Ecco servite distopia e paranoia, proprio come in Blade Runner, ma con l'aggiunta della Sostanza M. 

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È invece un gioco di ombre, quello in cui si rifugia lo Sherlock Holmes di Robert Downey Jr., dedito ad una dieta che prevede caffè, tabacco e foglie di coca. Sniffa perfino il tenente al comando dei bastardi tarantiniani, ovvero l'Aldo Raine di Brad Pitt.

Brad Pitt è il tenente Aldo Raine

Toxic drama: da Radiofreccia a Easy Rider

È al di fuori del cinema di stampo gangsteristico, però, che il tema della droga si fa più intimo, sfocia nel delirio e - quasi sempre - assume, proprio come un tossico in crisi d'astinenza, massicce dosi di dramma. Sono liberi di scegliere carriera, salute e maxi-televisore del cazzo, i giovani della Edimburgo anni '90 protagonisti del cult Trainspotting di Danny Boyle. Eppure scelgono di non scegliere la vita. Le ragioni? Chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?

Lo sa bene Freccia (Stefano Accorsi), che si è "lasciato cominciare" per poi rimanere intrappolato nel tunnel della droga. Pagherà con la vita la sua tossicodipendenza, come del resto tanti giovani degli anni '80 e dei primi '90, gli stessi filmati da Claudio Caligari in Amore tossico. Il vortice della dipendenza segna le vite di altri disperati da grande schermo: i giovani dannati di Requiem for a Dream, gli amanti disperati di Paradiso + Inferno, il quartetto di Drugstore Cowboy.

E se il trip è l'anticamera dello sballo, Il duo Johnny Depp/Benicio del Toro è costantemente sospeso nel già citato Paura e delirio a Las Vegas tra l'allucinazione grottesca - a chi non appaiono pipistrelli nel deserto in pieno giorno? - e l'avventura surreale. Niente a che vedere con le assurde visioni di cui è testimone il William Lee de Il pasto nudo, con David Cronenberg a farsi garante dell'adattamento del romanzo beat scritto da William S. Burroughs.

È sempre on the road che viene a contatto con acidi e marijuana il Peter Fonda de Il Serpente di fuoco (il titolo originale è, appunto, The Trip). Su quelle stesse strade a stelle e strisce troverà la morte - cinematografica, s'intende - due anni dopo, nel cult generazionale Easy Rider. È il 1969: l'uomo mette piede sulla Luna mentre Jack Nicholson si avvicina per la prima volta ad uno spinello, su consiglio di Wyatt "Capitan America" e Bill, finendo per discutere della presenza dei venusiani sulla Terra. Prima del tragico epilogo, i giramondo su due ruote, in preda ad un delirio blasfemo post LSD, vivranno un'esperienza ai confini della realtà in un cimitero.

Peter Fonda e Jack Nicholson in una scena del film

Limitless, Flight, Arancia Meccanica

È una spirale lisergica, quella del cinema, che non fa sconti a nessuno: sniffa (e si ubriaca) prima di un volo il comandante Whip Whitaker di Flight, è un supertossico l'ex scrittore fallito Eddie Morra in Limitless, sono strafatti i "belli e dannati" River Phoenix e Keanu Reeves.

Esagerano invece con il quaalude Leonardo DiCaprio e Jonah Hill in The Wolf of Wall Street, consumano ettolitri di "lattepiù" i drughi di Arancia Meccanica. Il tossico ante litteram? Il morfinomane Frank Sinatra de L'uomo dal braccio d'oro. La palma della pellicola più assurda - genialata oppure cagata pazzesca, fate voi - va invece a Enter the Void del provocatorio Gaspar Noé: un trip extrasensoriale che dà forma agli incubi e alle ossessioni di un giovane spacciatore sbarcato a Tokyo.

Psicotropo da ridere: non solo Smetto Quando Voglio

Emanuela Scarpa
Stefano Fresi in una scena di Smetto Quando Voglio - Masterclass

Se lo spaccio è invece da ridere, il cinema regala piccole ma gustose dosi: accade ne L'erba di Grace, storia semiseria di una vedova indebitata della Cornovaglia che decide di coltivare marijuana. Non ne possiede l'ironia brit, invece, Starsky & Hutch, il reboot della serie Tv poliziesca anni '70. Eppure è spassoso in eguale misura, specie quando il David Starsky di un riccioluto Ben Stiller scambia la coca per lo zuccherò. Vedrà gli uccellini come Del Piero in uno noto spot, prima di scatenarsi in pista a là Tony Manero. "Sniff movie" da ridere, con Cocaine di Eric Clapton a fare da atmosfera.

Personaggi perennemente in bilico tra il grottesco e il tragicomico sono invece i ricercatori precari di Smetto Quando Voglio. L'Italia li ripudia? E allora loro, le più brillanti menti in circolazione che vivono ai margini della società, sintetizzano una molecola perfettamente legale che spopola tra i giovani di Roma. Braccati dalla narcotici e dal gangster Er Murena, ne usciranno alla grande solo nel terzo capitolo, Ad Honorem, dopo un calvario fatto di galera, assalti al treno, missioni spericolate a bordo di un furgone e cappottamenti con lo spider sul bagnato.

Il ripasso stupefacente si chiude qui, ma non l'appuntamento con Snowfall, la serie TV FOX che vi riporta nella città degli angeli di metà anni '80 per scoprire le origini della diffusione del crack.

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