Captain America: come il timido Steve Rogers divenne la Sentinella della Libertà

Autore: Manuel Enrico ,

Vendicatori, Uniti! Dal momento in cui per la prima volta Steve Rogers incitava gli Eroi più Potenti della Terra a scendere nella mischia, la Sentinella della Libertà divenne un simbolo dell’eroe nel senso più autentico del termine. Nonostante fosse stato parte dell’universo supereroico di Marvel Comics da bene prima della nascita ufficiosa della Casa delle Idee, Captain America è arrivato in un secondo momento all’interno del Marvel Universe fumettistico, all’interno di una serie recuperi avviati dalla casa editrice all’interno della sua precedente storia editoriale. 

Una seconda vita per Steve Rogers, che ben presto divenne una bandiera di casa Marvel, rendendo Captain America unna lente tramite cui vedere l’andamento della società statunitense, nel bene e nel male. D’altronde, la sua stessa nascita è legata al sentire popolare di una nazione, diventandone l’incarnazione ideale, arrivando a rappresentare il meglio dell’American Dream anche nei fumetti Marvel, dove Cap è un leader amato da umani e metaumani

Captain America: l'uomo dal fuori dal tempo di Marvel Comics che racconta l'America 

La nascita di Captain America

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti si trovarono ad affrontare una difficile situazione interna, con una frattura sociale tra chi si mostrava favorevole all’entrata in guerra contro l’Asse e chi invece riteneva che il fronte europeo non dovesse condizionare la politica americana. Se a Washington il dibattito era pacato, le discussioni che animavano la vita quotidiana dei cittadini erano di tutt’altra natura, un tema caro all’americano medio che invase ogni aspetto del vivere comune. Anche la nascente industria del fumetto supereroico

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All’interno di questa discussione, infatti,  finì anche il mondo dei comics, particolarmente attivo e in piena esplosione, in quella che viene oggi ricordata come la Golden Age. In questo periodo comparvero numerosi eroi che vennero identificati come ‘patriotically themed’, ovvero nati quasi come esaltazione del senso patriottico, specialmente in relazione all’entrata in guerra. Personaggi come The Shield o il Daredevil della Gleason Publishing (antesignano del Diavolo Custode marveliano) vennero utilizzati come ispirazioni per esaltare il coraggio americano e la voglia di non sottrarsi ad uno scontro ritenuto non solo giusto, ma necessario.

In questa atmosfera, nel 1940 Joe Simon iniziò a sviluppare un nuovo eroe, Super American, realizzandone anche un bozzetto, dove il nome compariva in fondo alla pagina. Un nome che durò poco, perché come raccontò lo stesso Simon nella sua autobiografia:

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Non funzionava. C’erano troppi ‘Super’ in giro all’epoca. Invece Captain America suonava meglio, non c’erano molti Capitani nei fumetti. Era semplice. E la sua spalla la chiamai semplicemente Buck, in onore del mio amico Bucky Pierson

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Quando Simon presentò il suo Captain AmericaMartin Goodman, a capo della Timely Comics, ottenne subito il pieno appoggio, tanto da vedersi assegnare una serie autonoma da realizzare quanto prima, in modo da sfruttare al meglio il fervente  spirito patriottico del periodo! All’epoca, Simon lavorava in coppia con un artista, Jack Kirby ( quel Kirby), ma era preoccupato che il suo collega non potesse reggere la mole di lavoro necessaria.

Simon mise in piedi un team di artisti composto da Kirby e due giovani artisti, Al Avison e Al Gabriele. Scelta che non piacque molto a Kirby, che si sentiva messo in secondo piano, costringendo Simon a rassicurarlo sul suo ruolo di primo artista per Captain America:

Kirby era palesemente scocciato. ‘Sei ancora tu il numero uno, Jack’ lo rassicurai ‘Si tratta solamente di una questione di velocità per fare uscire il primo numero’. Al che lui mi rispose ‘Lo farò in tempo, lo disegnerò interamene da solo e nei tempi previsti!’. Non mi aspettavo questa reazione, ma accettai la sua richiesta e, visto come è andata, meno male che lo ho fatto! Potevano anche esserci due Al, ma c’era solamente un Jack Kirby!

Simon realizzò i bozzetti delle scene e annotò le battute sui bordi delle tavole, lasciando poi che la leggendaria mano di Kirby andasse a creare la sua magia. Il Re rese vivi i personaggi, aggiungendo idee e dettagli man mano che lavorava, facendo comparire volti e personaggi. I tocchi finali li diedero Al Lieberman alle chine e Howard Ferguson al lettering, un collaboratore fisso di Simon e Kirby.

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Pur arrivando all’interno di una scena culturale in cui erano già presenti esponenti forti dei comics ‘patriottici’, Captain America divenne rapidamente il prototipo di questi eroi. D’altronde la sua stessa origine era dovuta ad una forte ostilità di Simon e Kirby per il nazifascismo, e scelsero di sostenere le loro idee nel modo che meglio conoscevano

Gli oppositori alla guerra erano ben organizzati, ma anche noi volevamo dire la nostra!

Cap conquista le edicole, ma finisce in tribunale

Il primo numero di Captain America, pur avendo data Marzo 1941, arrivò nelle edicole americane il 20 dicembre 1940, un anno prima dell’attacco a Pearl Harbor che portò definitivamente gli Stati Uniti in guerra. Sulla copertina, il nuovo eroe della Timely Comics colpiva con un pugno che il Fuhrer in persona, e vendette quasi un milione di copie! L’accoglienza fu strepitosa, anche se Simon raccontava che non mancarono voci fuori dal coro:

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Quando uscì il primo numero ricevemmo anche numerose lettere minatorie. Alcune persone erano seriamente contrarie a ciò che rappresentava Cap

Quelle che sembrarono semplici minacce, presero presto una dimensione più seria, tanto che si arrivò alla presenza di picchetti di contestatori sotto la redazione della Timely, situazione che portò il sindaco di New York, l’italo-americano Fiorello La Guardia, a inviare una presenza fissa di poliziotti, oltre a manifestare il proprio supporto a Simon e Kirby.

Queste proteste furono però silenziate dall’incredibile entusiasmo suscitato dal personaggio. Contrariamente alla tradizione del periodo, Captain America non era stato lanciato prima all’interno di una serie antologica con altri personaggi preesistenti, ma era approdato in edicola direttamente con una propria serie, facendogli ottenere subito una grande visibilità. Un successo che attirò anche le attenzioni della MJL, casa editrice di un altro eroe patriottico, The Shield, che contestò alla Timely di avere copiato il tratto distintivo del proprio personaggio: lo scudo triangolare.

Per evitare problemi, Goodman chiese a Kirby e Simon di cambiare la forma dello scudo di Captain America, dandogli la forma rotonda che viene oggi automaticamente associata al personaggio, già a partire dal secondo albo del personaggio.

Nella terza avventura, invece, un giovane collaboratore della Timely, Stanley Lieber (il nome ricorda qualcuno, vero?) fu incaricato di scrivere un filler, una storia riempitiva, intitolata Captain America Foils the Traitor’s Revenge, ed è curioso come in un’avventura nata come tappabuchi venga introdotto uno degli elementi essenziali dello scudo di Cap: il fatto che lo scudo, una volta lanciato, torni indietro!

In breve tempo, Captain America divenne il personaggio più popolare della Timely Comics, al punto che nacque anche un fan club a lui dedicato, le Sentinelle della Libertà.

Come molti eroi della Golden Age, anche Captain America ebbe difficoltà a superare gli anni ’50, quando l’interesse per gli eroi in calzamaglia sembrò evaporare. La serie di Cap, che sul finire 1941 era stata affidata ad Al Alvison e Syd Shores (Kirby e Simon era passati alla Distinta Concorrenza), continuò a vivere ed il personaggio iniziò a comparire anche in altre testate, sino a quando, alla fine della guerra, Cap guidò la sua prima superquadra, la All-Winner Squad. Inoltre, quando nel 1948 Bucky venne ferito, lasciò il suo posto alla fidanzata di Steve Rogers, Betsy Ross, che assunse il nome di Golden Girl. La serie continuò sino al luglio del 1949, per poi venire chiusa.

Quando la Timely Comics divenne Atlas Comics, fu tentato un recupero del personaggio. Da oppositore dei nazisti, Captain America divenne ora il fiero oppositore del tipico nemico degli States negli anni ’50, ossia i comunisti, tanto che Cap venne presentato nel 1953 come il Commie Smasher, lo schiaccia comunisti. Ruolo che non ebbe il successo sperato e la serie chiuse nel settembre del 1954.

Per rivedere in azione Cap si dovette aspettare l’arrivo di Marvel Comics.

Il Captain America di Marvel Comics: ritorno in vita...e in tribunale

Quando Marvel Comics decise di dare vita al proprio universo, pensò di ripescare alcune delle figure leggendarie delle sue precedenti vite, Timely Comics e Atlas Comcis. Un personaggio come Captain America non poteva certo restare un ricordo, ed infatti fu richiamato in azione nel novembre 1963, grazie all’accoppiata Stan Lee e Jack Kirby.

In Strange Tales #114, infatti, la Torcia Umana dei Fantastici Quattro, Johnny Storm, viene mostrato mentre si esibisce in una performance assieme al leggendario eroe della Seconda Guerra Mondiale, Captain America, tornato in azione dopo un lungo periodo di inattività. In realtà, si scopre che sotto la maschera di Cap si nascondeva un villain avversario della Torcia Umana, l’Acrobata. Come spiegò in seguito Lee, questa storia era un test per vedere se era giunto il tempo di far tornare in scena Steve Rogers.

Un ritorno che avvenne ufficialmente nel numero quattro di Avengers, nel marzo 1964. In questa occasione venne raccontata la sua storia sul suo sacrificio durante gli ultimi avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, compreso l’incidente sull’Atlantico che lo portò a rimanere congelato per tanti anni, sino al ritrovamento da parte dei nuovi supereroi.

In questo momento inizia la seconda vita di Captain America, ma questo ritorno diventa anche il punto di partenza di una diatriba legale alla proprietà dei diritti del personaggio.

Quando Captain America divenne uno dei personaggi di punta della Marvel, il suo creatore, Joe Simon, intentò una causa contro la Casa delle Idee, nel 1966. Simon, infatti, riteneva di essere legalmente autorizzato a rinnovare il copyright del personaggio, privando la Marvel di questi diritti.

Alla fine, la causa si concluse con un accordo, in cui Simon accettò una dichiarazione secondo la quale Captain America era stato creato mentre era un impiegato della casa editrice, facendo rientrare la sua produzione nella fattispecie del lavoro su richiesta (il cosidetto work for hire), i cui diritti sono quindi proprietà del datore di lavoro.

La questione non fu totalmente risolta, tanto che nel 1999 Simon tornò alla carica. Facendo riferimento al Copyright Act del 1976, per il quale veniva consentito ai creatori originali di opere varie precedentemente vendute ad aziende di rientrare in possesso delle proprie creazioni dopo 56 anni, Simon intendeva togliere alla Marvel i diritti del suo Cap.

Quando la Marvel oppose alla richiesta l’esito della precedente causa del 1966, ne uscì un dibattito che si concluse nel 2003 con un accordo con cui a Simon venivano pagate le royalties per il merchandising e il licensing di Captain America.

Il ragazzo che divenne eroe

Steve Rogers è un ragazzino gracile del Lower East Side di Manhattan, figlio di due immigrati irlandesi di umili origini, Sarah e Joseph Rogers. Rimasto presto orfano di madre, Steve diventa un illustratore e autore di fumetti, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Intenzionato ad arruolarsi per combattere la minaccia nazista, viene scartato per via del suo fisico rachitico. La sua determinazione attira però l’attenzione del generale Chester Phillips, che vede in lui la cavia ideale per il suo progetto Rinascita. Sfruttando la formula del siero del super-soldato creato dal dottor Abraham Erskine, Rogers ottiene forza superiore, agilità sovrumana.

Forte di questa sua nuova identità, Steve Rogers diventa il soldato perfetto, inviato oltre le linee nemiche per affrontare il nemico nazista. In questa sua avventura, Rogers affronterà minacce incredibili, come il Teschio Rosso, affiancato a figure eroiche come gli Howling Commandos di Nick Fury o gli Invasori, una formazione composta da supereroi, tra cui Namor il Sub-Mariner e la Torcia Umana originale.

Dopo una serie di imprese eroiche durante la Seconda Guerra Mondiale, Cap incontra apparentemente la morte quando, sul finire del conflitto, per fermare un attacco del Barone Zemo Rogers finisce nelle fredde acque dell’oceano, finendo ibernato per parecchi anni.

Captain America era sempre accompagnato dalla sua fida spalla, James ‘ Bucky’ Buchanan Barnes. Conosciuto mentre era di stanza a Camp Leigh durante l’addestramento, Steve Rogers accetta di farsi accompagnare da Bucky nelle sue avventure dopo che il ragazzo scopre la sua identità segreta. All’interno del Marvel Universe, Bucky è l’unica side-kick, un ruolo che invece è più presente, ad esempio, nel mondo DC Comics.

Anche dopo essere entrato ufficialmente nell’Universo Marvel, Captain America ebbe per un breve periodo una figura simile a Bucky, il giovane Rick Jones. Inizialmente Rogers non era intenzionato ad avere una nuova spalla, ancora turbato dalla tragica fine di Buclky, limitandosi a vivere un’amicizia fraterna con Jones. Dopo una breve parentesi in cui Rick ricopre il ruolo di side kick di Cap, questa figura scompare.

Cosa lega Cap a Wolverine?

Due degli elementi essenziali di Captain America divennero particolarmente importanti nei decenni successivi per un altro personaggio Marvel molto amato: Wolverine.

Il progetto Rinascita, infatti, non finì con Captain America o, meglio, assunse nuove forme. Il Siero del Supersoldato, infatti, diede vita ad una serie di esperimenti che continuarono a sperimentare per realizzare il soldato perfetto. Passando per fallimenti come Nuke, queste sperimentazioni portarono alla nascita del Progetto Arma X. E chi è anche noto come Arma X? Esatto, il nostro canadese artigliato preferito!

Anche lo scudo di Captain America ha una certa attinenza con Wolverine. Costituito di vibranio e creato dal dottor Myron MacLain, il tratto distintivo di Cap venne donato a Steve Rogers nientemeno che dal presidente Roosevelt. Lo scudo venne creato casualmente, durante i tentativi di creare un nuovo, resistente materiale da utilizzare in guerra. Si provò in seguito a ricreare questo materiale, ma i tentativi fatti portarono invece alla nascita di un minerale differente, l’adamantio. Nuovamente, a beneficiarne, per così dire, fu Wolverine, che, come scopriamo nel cult Arma X, fu oggetto di un esperimento che ricoprì le sue ossa di questo materiale

L’importanza di Captain America

Delle origini di Captain America, oramai, non sarebbe nemmeno necessario parlarne. Grazie al successo dei film del Marvel Cinematic Universe, tutti oramai conoscono la storia del gracile Steve Rogers, riformato dall’esercito nonostante la sua ferrea volontà e spinto a servire il suo paese come cavia per il Progetto Rinascita. Il siero del supersoldato sviluppato dal dottor Erskine ha dato a Steve Rogers i poteri che lo hanno reso il combattente perfetto per una nazione in guerra, ma il vero superpotere di Rogers era un qualcosa che aveva sin dalla nascita: la sua anima.

In un primo tempo, Cap è stato sicuramente interprete della volontà di una nazione pronta a scendere in campo per contrastare la minaccia nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, diventando un simbolo di questa volontà bellica. La stessa ispirazione lo ha riportato in azione durante i primi anni ’50, quando la minaccia comunista e la Guerra di Corea avevano riacceso le tensioni negli U.S.A., ma il vero spirito di Cap è emerso quando è entrato a far parte dell’Universo Marvel, al suo ingresso nei Vendicatori.

La visione del personaggio che diede Lee fu, in un certo senso, un tradimento delle suggestioni originarie che lo avevano generato, ma è diventata la caratteristica principale del personaggio. Steve Rogers è l’incarnazione del Sogno, interprete di una società ideale sana e basata su saldi principi, un principio che è stato il fondamento della sua esistenza, il motivo per cui aveva combattuto in guerra.

Il suo ritorno in scena avviene in un periodo cruciale per la società americana, in ripresa dalle ferite di un sanguinoso conflitto, con le prime avvisaglie di una lotta per i diritti civili sul territorio nazionale e un confronto nelle ombre con il nuovo nemico, la Russia comunista, poco prima della comparsa di uno dei conflitti che maggiormente colpì la società americana dello scorso secolo: il Vietnam.

In questa situazione, Steve Rogers è il simbolo di un’America diversa, che spesso sembra essere una pura illusione. Lee decide di rendere Captain America una figura di rottura, dandogli le sembianze di un reduce che fatica a comprendere, in alcuni momenti, come il mondo sia cambiato. L’idealismo di Cap, a volte quasi al limite dell’ingenuità, è la sua vera forza, la sua ostinata e inaffondabile spinta a fare la cosa giusta, anche andando contro quel governo che dovrebbe, teoricamente, servire.

Non è un caso, ad esempio, che Steve si ritrovi a dover fronteggiare una versione distorta di sé creata dal suo stesso Governo, quando si scontra con Nuke. Nonostante il segreto del siero del supersoldato sia andato perduto, un’arma come Rogers non poteva rimanere inutilizzata dall’esercito che ha proseguito le sue ricerche per riprodurre la sua forza. Nuke e i suoi commilitoni sono il frutto degenerato di questo esperimento, soldati inarrestabili ma privi dell’idealismo e del cuore di Cap, incapaci di essere alla sua altezza. È come vedere il rovescio della medaglia dell’essere Captain America, una sua versione oscura, il Sogno distorto.

E la differenza si vede nel modo in cui Cap affronta Nuke in Armageddon, storia di Daredevil. Il suo idealismo si scontra con la consapevolezza che ci sono interessi che vanno oltre il suo modo di intendere il servizio, che tradiscono una promessa basata su onore e lealtà. Affrontare Nuke, per Cap, non è una battaglia contro un nemico qualunque, ma diventi una lotta per salvare un fratello d’armi tradito dai suoi stessi comandanti.

Il sentirsi tradito è un fattore fondamentale per Steve Rogers. Non bisogna credere che Steve Rogers sia indissolubilmente legato al nome di Captain America, perché Rogers è molto più della divisa e dello scudo, è l’incarnazione di un ideale. Forte di questa sua convinzione, arriva anche al punto di rinunciare al ruolo di Cap, come vediamo al termine della saga di Secret Empire realizzata da Steve Englehart, quando scopre che il proprio governo è pronto ad insabbiare delle questioni losche per tornaconto. E non è un caso che questa storia prenda luogo nel periodo in cui l’America affrontava lo scandalo Watergate.

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Steve Rogers lascia il ruolo di Captain America, ma i suoi sostituti non si mostrano mai alla sua altezza, perché nessuno ha il giusto cuore per poter indossare quella divisa. Se Steve Rogers non è obbligatoriamente Captain America, pare che Captain America debba esser obbligatoriamente Steve Rogers. Altri eroi hanno indossato la sua divisa, come Sam ‘Falcon’ Wilson, ma alla lunga solo Steve Rogers mostra di poter essere l’araldo di ciò che quello scudo rappresenta, perché solo lui ha la forza morale di sopportare le difficoltà di essere un simbolo.

Questo profondo legame con l’anima autentica della sua nazione, anche se quasi su un piano più ideale che realistico, si manifesta quando nei momenti di difficoltà, dopo situazioni che mettono a dura prova le convinzioni stesse del Capitano, questi cerchi la sua rinnovata fiducia nel Sogno andando in mezzo alla gente comune, attraversando l’America in moto per riscoprirne lo spirito autentico. Che mostra pregi e difetti di una società profondamente contraddittoria, di cui Captain America è sia il prototipo che gli americani vorrebbero trasmettere all’esterno che il più attento ed implacabile giudice delle virtù e dei vizi d’oltreoceano.

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