Rambo: film, storie e curiosità della saga con Sylvester Stallone

Autore: Emanuele Zambon ,

"Sei impazzito? Un uomo solo contro agguerriti commandos. Chi credi mai che sia quell'uomo... Dio?". No, il Signore potrebbe aver pietà, a differenza di Rambo, l'ex berretto verde con le fattezze di Sylvester Stallone.

Esperto in tattiche di guerriglia, pilota eccezionale, abile con armi bianche, fucili d'assalto e, perché no, anche a mani nude. L'antieroe per eccellenza del cinema, protagonista di una celebre saga che vanta una trilogia iniziale dislocata tra il 1982 e il 1988 e  - per ora - un quarto capitolo realizzato a distanza di vent'anni dal precedente, in attesa che Sly torni in azione nell'atteso Rambo 5 dove sfiderà addirittura un cartello messicano della droga.

Advertisement

Rambo al cinema (e in TV)

First Blood: dal Vietnam al grande schermo

Medusa Distribuzione
Stallone in una scena del primo Rambo

Per parlare delle origini di un personaggio così iconico come Rambo, occorre fornire un quadro socio-politico e culturale dell'epoca in cui venne pubblicato il celebre romanzo First Blood, scritto dal canadese David Morrell. Siamo nei primi anni '70 e l'eco del conflitto vietnamita ha da tempo raggiunto e messo a dura prova l'opinione pubblica americana.

Advertisement

Una guerra logorante, combattuta nel mezzo della giungla vietnamita (ma pure in Laos e Cambogia). Un territorio ostile decisamente più favorevole ai Cong, le forze insurrezionali filo-comuniste, che non alle truppe a stelle e strisce. Quella del Vietnam fu la prima vera sconfitta in ambito militare subita dagli States, ed ebbe drammatiche ripercussioni sulla politica e sulla società statunitense (è in questi anni che tramonta definitivamente il mito dell'american dream).

I mass media attaccarono ferocemente le amministrazioni mentre migliaia di soldati (per la stragrande maggioranza giovanissimi) non fecero mai più ritorno a casa. Questo aspetto, unito a quello dei reduci alle prese con difficoltà nel reinserimento nella vita sociale del Paese, attirò l'attenzione del mondo della letteratura (prima) e del cinema (poi) di quegli anni.

Advertisement

Il filone bellico anni '70 e '80 posizionò l'obiettivo sul Vietnam, raccontando di una ferita impossibile da rimarginare per gli USA, tra reduci minati nel fisico e nello spirito (Nato il quattro luglio), sporche storie di guerra (Platoon) e follia ( il colonnello Kurtz di Apocalypse Now, lo scioccato Nick de Il cacciatore).

Prima di questi capolavori assoluti della Settima arte, fu lo scrittore David Morrell ad interessarsi all'argomento attraverso il già citato Primo sangue (First Blood), romanzo del 1972 che racconta la storia di un pluridecorato di guerra braccato dalla polizia di una piccola comunità.

Il personaggio, il cui nome presentava un'assonanza col poeta maledetto Rimbaud (non a caso autore del poema Una stagione all'inferno), fu ispirato ad un eroe della Seconda Guerra Mondiale, Audie Murphy.

Sliding doors: Tomas Milian prima di Sly

Tomas Milian official site
Un giovane Tomas Milian

Passarono 10 anni dalla pubblicazione del libro all'adattamento cinematografico diretto da Ted Kotcheff. Il primo a intuire il potenziale dell'opera fu Tomas Milian, il celebre attore cubano famoso in Italia per gli spaghetti western e il filone trash-poliziesco (sue le maschere del Monnezza e del maresciallo Nico Giraldi). Durante un soggiorno a Miami l'attore rimase colpito dal romanzo di Morrell a tal punto da proporre - di ritorno in Italia - ai produttori di realizzare un film tratto da "First Blood". Non se ne fece niente, soprattutto per questioni di budget (ma anche logistiche).

Advertisement

Milian, innamorato del personaggio di John Rambo, chiese ed ottenne allora di chiamare Rambo il protagonista de Il giustiziere sfida la città di Umberto Lenzi. Oltreoceano, simultaneamente, venne avallata la realizzazione dell'adattamento cinematografico dell'opera del canadese Morrell. Furono contattati, fra gli altri, Clint Eastwood, Steve McQueen (che però si ammalò; il divo sarebbe poi morto di lì a poco) e addirittura Terence Hill, a quel tempo all'apice del successo in coppia con Bud Spencer. 

Advertisement

La scelta finale, però, ricadde su Sylvester Stallone, lanciato all'epoca da Rocky. L'arruolamento di Sly fu determinante per la riuscita del film. All'attore venne infatti consentito di apportare sostanziali modifiche alla sceneggiatura (Sly aveva già curato in solitaria lo script di Rocky), sfumando l'accezione negativa del personaggio offerta da Morrell, che in First Blood aveva dato vita ad un violento reduce del Vietnam programmato per uccidere, votato persino al suicidio.

Stallone lavorò sul carattere del personaggio, rendendolo più umano e meno sanguinario (nel film, Rambo non causa la morte diretta di nessuno, se non per legittima difesa), ponendo l'accento sulle drammatiche conseguenze del conflitto vietnamita sopportate dagli ex commilitoni: disprezzo da parte della comunità, disturbo post traumatico da stress (ne soffre anche il cecchino Bradley Cooper in American Sniper), dolore per i compagni caduti in battaglia.

L'esito finale della riscrittura di Stallone si risolse in un antieroe taciturno, dalle indubbie caratteristiche positive (amplificate ancora di più nei successivi capitoli), segnato da cicatrici profonde e per questo velato da malinconia e disillusione. Per farsi invece un'idea del personaggio nato dalla penna di Morrell, si consiglia la visione di The Hunted - la preda: il killer braccato dai servizi segreti di Benicio del Toro è decisamente più in linea col Rambo del romanziere canadese.

Rambo sul grande (e piccolo) schermo

Rambo (1982)

Medua Distribuzione
Stallone in una scena del primo Rambo

"Potevo ucciderli tutti, potevo uccidere anche te. In città sei tu la legge, qui sono io. Lasciami stare o scateno una guerra che non te la sogni neppure". Lì, tra la boscaglia, si nasconde un pluridecorato di guerra che, dal ritorno in patria, non riesce a trovare lavoro neppure come parcheggiatore dopo aver comandato truppe d'assalto e risposto per attrezzature di milioni nel sud del Vietnam.

Dopo il pugile Rocky, Stallone inanella un altro successo destinato a riservargli gloria eterna. Nel 1982 si cala nei panni del reduce del Vietnam John J. Rambo, perseguitato senza alcun apparente motivo dallo sceriffo Teasle della cittadina di Hope (lo interpreta Brian Dennehy), che lo arresta con l'accusa di vagabondaggio e resistenza a pubblico ufficiale (un abuso di potere che ricorda da vicino la vergognosa vicenda di Stefano Cucchi, raccontata in Sulla mia pelle). Rambo, tormentato dalle scorie di guerra, fugge dalla stazione di polizia, sale in sella ad una moto ed entra di diritto nel gotha del cinema mondiale come eroe destinato a fare epoca.

Memorabile la mimetizzazione del fuggitivo durante la caccia all'uomo così come le trappole escogitate e disseminate sul "sentiero di guerra" dall'ex berretto verde. Una scena finale toccante ("Non è finito niente, niente! Non è un interruttore che si spegne. Non era la mia guerra", grida Rambo prima di scoppiare in un pianto disperato) e il magnifico doppiaggio di Ferruccio Amendola fanno il resto, consegnando allo spettatore una pietra miliare dell'action.

Rambo 2 - La vendetta (1985)

Quando Rambo 2 - La vendetta viene realizzato, la figura dell'eroe solitario portato al cinema da Sly quattro anni prima è ormai in pianta stabile nell'immaginario collettivo. Ne è una prova l'Oscar Pettinari di Carlo Verdone in Troppo Forte (1987), un aspirante attore in attesa di un ruolo da duro che se ne va in giro a Cinecittà indossando una fascia per capelli "rambesca" e vantando un curriculum cinematografico zeppo di titoli come La palude del caimano, girato in Rhodesia ("Ariccojete quer giaccone, a Rambo", dirà non a caso una delle comparse durante i racconti delle imprese di Oscar).

Nel secondo capitolo diretto dal greco George Pan Cosmatos (suo il cult Cassandra Crossing), a Rambo, che nel frattempo sta scontando la pena ai lavori forzati, viene offerta la scarcerazione in cambio di una collaborazione con i servizi segreti statunitensi. L'ex berretto verde dovrà infiltrarsi in Vietnam per documentare la presenza o meno di prigionieri americani a distanza di anni dalla fine del conflitto. Peccato che la missione nasconda un doppio gioco da parte dell'intelligence. 

Tra tradimenti, ufficiali sovietici e pattuglie nemiche, Rambo libererà numerosi prigionieri, smascherando il viscido Marshall Murdock di Charles Napier. A dargli manforte sarà, ancora una volta, il suo mentore, il colonnello Trautman di Richard Crenna.

Il sequel di Rambo, assieme al terzo capitolo, rappresenta l'apice del cinema reaganiano di quegli anni (dal cult Top Gun al mitico Rocky IV, con l'indimenticabile confronto Balboa/Drago), grazie ai nemici del protagonista - e dell'America in pieno clima Guerra Fredda - ben delineati, ovvero i sovietici.

Rambo III (1988)

Il capitolo più rozzo della saga rambesca. Fuori tempo massimo per quello che è un personaggio partorito prima dal Vietnam e poi adottato dalla Guerra Fredda (il muro di Berlino sarebbe caduto l'anno successivo), retorico e a sprazzi addirittura romantico, con il protagonista fianco a fianco dei mujaheddin a cavallo nel bel mezzo dell'Afghanistan.

Dialoghi tagliati con l'accetta (così Rambo e Trautman dinanzi all'esercito russo schierato, dopo la richiesta di arrendersi: "Che gli rispondiamo?"; "Fanc*lo!"), muscoli sempre più pompati e alcune sequenze davvero esplosive.

La pellicola viene ricordata anche per la parodia offerta nel demenziale Hot Shots! 2, con Charlie Sheen nei panni del tenente Topper Harley che prende parte ad alcuni (improbabili) incontri clandestini.

John Rambo (2008)

Nel ventennale dall'uscita di Rambo III, Stallone siede per la prima volta dietro la macchina da presa di un film della fortunata serie. Ecco John Rambo, prima pellicola a cui non prende parte Richard Crenna, scomparso alcuni anni prima, alla cui memoria è dedicato il film.

Ritiratosi al confine tra la Thailandia e la Birmania, dove infuria un conflitto da molti anni, Rambo aiuterà un gruppo di volontari in missione umanitaria prigionieri delle Forze birmane al comando del Maggiore Pa Tee Tint. Ci vorrà l'artiglieria pesante e qualche colpo di machete per trarre in salvo gli ostaggi e fare ritorno (per la prima volta dal secondo capitolo) in patria.

Serie TV animata e cloni

Visto l'incredibile impatto nella cultura di massa, non stupisce che il personaggio di Sly sia stato oggetto negli anni di parodie o scopiazzate. Già all'epoca dell'uscita del secondo capitolo venne realizzata una serie TV animata intitolata Rambo: The Force of Freedom, trasmessa per sessantacinque episodi a partire dal 1986 prima di essere cancellata frettolosamente. Fu la prima serie a cartoni animati rivolta ad un pubblico infantile basata su un film vietato ai minori.

Dell'infallibile militare coniato da Morrell esiste persino una versione turca: Korkusuz, vomitevole pellicola con protagonista Serdar Kebabcilar conosciuta negli States anche come Rampage (per tutti è il Rambo turco), una tra le pellicole più brutte della storia del cinema. Non credete che lo sia? Osservate l'accuratezza delle scene d'azione (in particolare la resa sullo schermo dei colpi sparati dal bazooka del protagonista, una roba da recita parrocchiale):

Anche Bollywood ha reclamato recentemente il suo Rambo. Nel 2017 era stato annunciato un remake di First Blood diretto da Siddharth Anand. La pellicola, che salvo clamorosi dietrofront dovrebbe annoverare la star indiana Tiger Shroff, è però in stand-by nonostante la benedizione di Stallone. Le riprese, rinviate a fine 2018, avranno luogo (almeno parzialmente) in una località innevata.

Verosimilmente, arriverà prima sul grande schermo Rambo 5, atteso per fine 2019 nelle sale. Perché per Stallone non è ancora tempo di congedarsi. 

Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...