In seguito all'epilogo della serie TV Shōgun, disponibile su Disney Plus, cogliamo l'occasione per esplorare insieme il mondo dei samurai, chi fossero davvero, il loro codice e come ancora oggi influenzino la cultura pop e non solo.
Ci fu un tempo in cui agli uomini bastava dell'acciaio temprato e il vento dell'Est, per ispirare un cuore nobile. Oggi quello stesso vento osa sussurrare un ricordo: tra i fiori, il ciliegio, tra gli uomini, il samurai. Questo è uno dei più antichi versi che ci ricordano quanto, come e soprattutto perché siano stati grandi i samurai del Giappone.
Antichi combattenti provenienti dall'epoca feudale del Sol Levante, i samurai incarnavano l'ideale dell'onore e della lealtà. Il loro ruolo non era solo quello di combattenti esperti e letali, ma incarnavano il ruolo di difensori e protettori della giustizia.
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Cosa significa "samurai"?
Nel tessuto intricato della storia giapponese, i samurai emergono come figure leggendarie e iconiche, custodi di un codice d'onore e protagonisti di epiche gesta. Questi guerrieri nobili hanno dominato il panorama politico e culturale del Giappone per secoli, incarnando virtù come lealtà, coraggio e sacrificio.
Ma il termine "samurai" ha un'etimologia tutt'altro che impetuosa: ha radici antiche e significati profondi che riflettono l'evoluzione della società e della cultura giapponese nel corso dei secoli. Originariamente, "samurai" derivava dal verbo giapponese "saburau", che significava "coloro che servono la nobiltà".
Questo perché il ruolo di questi guerrieri era quello di fedeli servitori dei nobili e dei signori feudali. Durante il periodo Heian (794-1185), il termine era pronunciato "saburapi" e successivamente "saburai", come testimoniano fonti letterarie come il Kokinshū, una raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne.
Un altro termine usato per indicare i samurai è "bushi" (武士), che può essere interpretato come "l'uomo che ha la capacità di mantenere la pace, con la forza militare o letteraria". Tale termine appare per la prima volta nel Shoku Nihongi (続日本紀, 797 d.C.), un'antica opera che raccoglie le decisioni di stato prese dalla corte imperiale. In questa opera si afferma che i samurai sono coloro che contribuiscono alla formazione dei valori nazionali.
Nonostante il termine "saburai" sia stato gradualmente sostituito da "samurai" agli inizi dell'era moderna, il suo significato si era già modificato nel corso del tempo. Durante l'era di maggiore potere dei samurai, il termine "yumitori" (arciere) veniva usato come titolo onorifico per un guerriero, anche quando l'arte della spada divenne predominante. Gli arcieri giapponesi sono ancora fortemente associati con il dio della guerra Hachiman.
Un samurai diventava un "rōnin" (浪人), o "uomo onda", quando il suo signore feudale moriva o perdeva fiducia in lui. Secondo il codice del bushidō, per espiare la propria colpa e riacquistare l'onore perduto, il rōnin doveva praticare lo "harakiri", il suicidio rituale attraverso lo sventramento con la spada corta "wakizashi". Questo atto rappresentava il culmine della pratica del "seppuku" e garantiva un'uscita onorevole dalla vita.
I rōnin potevano praticare molte forme di lavoro, incluso il mercenariato o la protezione di villaggi da aggressioni esterne. Pur facendo ancora parte della nobile casta dei samurai, i rōnin avevano una vita più instabile e spesso si trovavano a dover lottare per la sopravvivenza.
Altri termini usati come sinonimi di samurai includono "buke" (武家), "mononofu" (もののふ), "musha" (武者), "shi" (士) e "tsuwamono" (兵), ognuno dei quali porta con sé sfumature specifiche della cultura e della storia giapponese.
Samurai: origini e leggende
Durante l'era feudale del Giappone, i samurai rappresentavano la classe guerriera dominante. Originariamente reclutati come guardie del corpo per i signori feudali, essi divennero rapidamente una forza militare potente e influente.
Il periodo dei samurai, noto come "bushi no jidai", fu caratterizzato da conflitti interni, rivalità tra clan e una cultura del combattimento che si diffuse in tutto il paese.
L'addestramento di un samurai era estremamente rigoroso e richiedeva anni di pratica e disciplina. Sin dall'infanzia, i giovani samurai venivano istruiti nelle arti della guerra, imparando a maneggiare la spada, l'arco e altre armi tradizionali. Nel periodo Tokugawa si diffuse l'idea che l'anima di un samurai risiedesse nella katana che portava con sé, a seguito dell'influenza dello zen sul bujutsu. Per questo la spada rimane una delle armi nonché simboli di questa casta di guerrieri.
Oltre alla formazione militare, essi ricevevano un'educazione morale e intellettuale, studiando letteratura, poesia, filosofia e strategia militare. L'onore era al centro della vita di un samurai e il samurai era incentrato sull'onore. Per essi, la reputazione e l'integrità erano più preziose della vita stessa.
I samurai si impegnavano a vivere con coraggio, rettitudine e autocontrollo in ogni situazione. Il loro comportamento era guidato da principi morali elevati, che li distinguevano come figure nobili e rispettate nella società giapponese: questo si chiamava bushidō
Il bushidō o "via del guerriero" era il codice morale e etico seguito dai samurai. Basato su principi come l'onore, la lealtà, il coraggio e la giustizia, il bushidō guidava ogni aspetto della vita di un samurai. Essi consideravano il rispetto per gli altri, la sincerità e la rettitudine come virtù fondamentali, e si impegnavano a vivere secondo questi ideali in ogni situazione.
Nel folclore giapponese, i samurai sono spesso rappresentati come eroi leggendari, simboli di coraggio e giustizia. Le loro gesta sono tramandate di generazione in generazione attraverso racconti epici, ballate e opere teatrali, alimentando il mito e la leggenda che li circondano. Anche oggi, i samurai continuano ad essere una fonte di ispirazione per molti, rappresentando l'ideale del guerriero virtuoso e coraggioso.
Con l'avvento dell'era Meiji e la modernizzazione del Giappone, il ruolo dei samurai però subì un profondo cambiamento. Con l'abolizione del sistema feudale e l'istituzione di un governo centralizzato, molti samurai persero il loro status e la loro influenza politica. Costretti ad adattarsi a una nuova realtà, molti di essi si ritirarono dalla vita pubblica o si dedicarono a nuove professioni.
Nonostante il declino della classe dei samurai, il loro spirito e la loro eredità vivono ancora oggi nel cuore del popolo giapponese. La memoria dei samurai è celebrata in festival e cerimonie in tutto il Giappone, testimoniando il loro impatto duraturo sulla cultura e sulla società.
I Samurai nella cultura pop
L'influenza dei samurai si estende oltre il campo di battaglia, permeando ogni aspetto della cultura giapponese. Dalle arti marziali alla cerimonia del tè, dalla poesia al teatro Noh, essi hanno lasciato un'impronta indelebile sulla storia e sull'identità del Giappone.
Anche le tradizioni e le cerimonie religiose sono influenzate dai valori dei samurai, che continuano a essere celebrati e rispettati in tutto il paese. Attraverso racconti epici, opere d'arte e celebrazioni tradizionali, essi sono rimasti un simbolo di coraggio, nobiltà d'animo e spirito indomito.
Uno dei più celebri drammi teatrali giapponesi che celebra le gesta dei samurai è "Chūshingura", scritto da Takeda Izumo. Quest'opera narra la storia dei quarantasette ronin, samurai senza padrone, che vendicarono la morte del loro signore.
Il cinema giapponese, invece, ha prodotto una ricca tradizione di film dedicati ai samurai, appartenenti al genere noto come "chambara", ovvero i film di cappa e spada. Tra i registi più celebri che hanno esplorato questo tema c'è Akira Kurosawa, con opere iconiche come "I Sette Samurai" e "Trono di Sangue", che hanno influenzato profondamente il cinema mondiale.
Altri registi del XX secolo che hanno lasciato il segno nel genere includono Masaki Kobayashi, Kihachi Okamoto e Hiroshi Inagaki, autore della celebre Trilogia del Samurai.
Nel nuovo millennio, il fascino dei samurai ha continuato a ispirare i cineasti giapponesi e internazionali. Film come "Il Crepuscolo del Samurai" di Yōji Yamada, "L'Ultimo Samurai" di Edward Zwick e "13 Assassini" di Takashi Miike hanno portato avanti la tradizione dei film d'azione ambientati nell'antico Giappone.
Il mondo dei manga è ricco di storie ambientate nell'epoca dei samurai o che trattano questo affascinante soggetto. Opere come "Lone Wolf and Cub" di Kazuo Koike e Gōseki Kojima hanno influenzato non solo il mondo del fumetto, ma anche il cinema e la televisione. Altre serie celebri includono "Vagabond" di Takehiko Inoue, ispirata alla vita del leggendario samurai Musashi Miyamoto, e "L'Immortale" di Hiroaki Samura, ambientata durante lo shogunato Tokugawa.
Infine, i samurai hanno conquistato anche il mondo dei videogiochi, dove sono protagonisti di molte avventure epiche. Titoli come la serie "Shogun: Total War", "Way of the Samurai", "Onimusha", "Nioh", "Sekiro: Shadows Die Twice", "Shadow Tactics: Blades of the Shogun" e "Ghost of Tsushima" offrono ai giocatori l'opportunità di immergersi nell'atmosfera avvincente e nell'azione frenetica dell'antico Giappone feudale.
Il fascino dei samurai continua a vivere attraverso le diverse forme di espressione artistica, testimoniando la duratura influenza di questi leggendari guerrieri oltre la cultura giapponese e mondiale. Oltre la caduta dei fiori di ciliegio.
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