La terrificante storia che ha ispirato Le colline hanno gli occhi di Wes Craven

Marte, Plutone, Mercurio e Papà Giove spaventano il pubblico dal 1977. La loro terrificante storia è frutto dell'immaginario di Wes Craven o ha delle basi nella realtà?

Autore: Giulia Vitellaro ,

Nel 1977 Wes Craven ci ha terrorizzato con la storia di Giove e della sua famiglia. Le colline hanno gli occhi, oggetto di un remake nel 2006 firmato da Alexandre Aja, è considerato da molti un classico intramontabile dell’horror.

La trama del film, per quanto fantasiosa, non è caratterizzata da alcun elemento sovrannaturale; la sua (potenziale) verosimiglianza è infatti uno degli elementi chiave nel renderla terrificante. Più una storia di terrore si avvicina al terreno del reale, più è probabile il suo impatto sul pubblico. Ma la terribile storia di isolamento e cannibalismo è qualcosa di realmente possibile? È una domanda a cui è difficile rispondere. Ciò che è certo è che Craven ha preso ispirazione da un popolare racconto inglese (la cui veridicità è inverificabile) risalente al XV secolo.

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Brenda  (Susan Lanier) terrorizzata

La trama del film

Una famiglia americana sta facendo un viaggio in camper verso San Diego. Si tratta dei coniugi Ethel (Virginia Vincent) e Bob Carter (Russ Grieve), con i figli Brenda (Suze Lanier-Bramlett), Bobby (Robert Houston), Lynne (Dee Wallace) col marito Doug (Martin Speer), Katy, la loro figlia neonata, e i due cani Bella e Bestia. Per via di una piccola deviazione voluta da Bob (il più anziano del gruppo), si fermano a fare rifornimento in una zona isolata. Chiedono informazioni al vecchio proprietario della stazione, Fred, che suggerisce loro la strada raccomandandogli di evitare ulteriori soste, di restare sulla strada principale e di fare molta attenzione.

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Fred controlla l'olio della macchina della famiglia Carter con Ethel alle proprie spalle

Bob ignora il consiglio, dirigendosi verso il deserto collinoso da cui era stato messo in guardia; la famiglia ha un piccolo incidente e il camper va fuori strada. Sono costretti a fermarsi. Bob decide di tornare alla stazione di servizio di Fred in cerca di aiuto, raggiungendola a notte fonda. Si ritrova a interrompere un tentativo di suicido, e riesce a salvare Fred per miracolo. Fred tenta di rivelargli l’oscuro segreto che si nasconde tra le colline, un segreto che lo riguarda molto, troppo da vicino, ma viene brutalmente ucciso da uno sconosciuto prima che il racconto finisca. Bob tenta di scappare, ma i suoi problemi di cuore si fanno sentire e viene catturato.

Nel mentre, anche il resto della famiglia è in pericolo: i cani sono irrequieti e Bella fugge via abbaiando. Nel cercarla e Bobby si allontana per inseguirla, facendo uno spaventoso incontro con una creatura non meglio identificata nascosta tra i cespugli che ha smembrato la povera cagnolina.

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Bobby cerca la cagnolina Bella tra le colline rocciose

Nella notte, il resto della famiglia viene attaccato da un gruppo misterioso e agghiacciante. Tolgono la benzina dal camper, rubano silenziosamente ogni tipo di arma di difesa e alla fine attraggono Ethel, Lynne e Doug fuori dal camper dando fuoco al povero Bob, ancora vivo. Improvvisamente è tutto chiaro: si tratta di una famiglia di cannibali, padrona di quella zona disabitata e quasi sempre deserta. Il “capofamiglia” è Giove, con a seguito la propria progenie: Plutone, Mercurio, Marte e la giovane Ruby, incatenata per aver tentato la fuga. Ethel e Lynne vengono uccise e la piccola Katy viene rapita. La neonata viene portata in mezzo alle colline rocciose, tra grotte e anfratti, dove si è riunito il gruppo di assassini.  L’intenzione è di divorare la bambina e il cadavere di Bob.

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Papà Giove in una scena notturna del film

Bestia, il cane superstite, fugge e riesce a raggiungere Mercurio tra le colline; lo aggredisce e lo porta sino a un punto con rocce più ripide, facendolo precipitare. Nella notte i superstiti (Doug, Bobby e Brenda) si occupano di Ethel, ancora morente, e si organizzano per l’indomani mattina. Doug, disperato per la morte della moglie, trova la forza di dirigersi tra le colline per salvare la figlia. Per Ruby l’uccisione di una bambina è troppo: la sostituisce con un cucciolo di maiale e scappa portandola in salvo tra le braccia di Doug. I due iniziano una fuga disperata nel labirinto roccioso, mentre Bestia continua la propria caccia personale, attaccando Plutone alla gola e uccidendolo.

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Plutone esplora il camper della famiglia Carter

Nel mentre Bobby e Brenda, rimasti alla roulette, architettano un piano per mettere fuori gioco anche Giove. Mettono il cadavere di Ethel, morta nella notte, su una sedia poco distante dal camper, come esca. Quando papà Giove le si avvicina, i due mettono in moto la trappola: lo attraggono all'interno del camper, precedentemente riempito di gas, e lo fanno esplodere. Il piano purtroppo non funziona come previsto: Giove è sorprendentemente ancora vivo e attacca Bobby. Solo l'intervento di Brenda, ragazza giovane e minuta, sarà risolutivo: metterà da parte il proprio terrore e riuscirà a salvare il fratello, sorprendendo il capofamiglia cannibale con un colpo di accetta, uccidendolo.

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Ruby poco prima di ribellarsi all'uccisione della piccola Katy

Nel mentre, Doug e la ribelle Ruby continuano la loro fuga forsennata con Katy in braccio, inseguiti da Marte, furioso per la dipartita di suo padre e dei suoi fratelli. In una lotta disperata, l'ultimo cannibale in vita riesce quasi a uccidere Doug e raggiungere la bambina: Ruby salverà entrambi aizzandogli contro un serpente. Doug, una volta libero dalla morsa, si accanirà contro di lui, strangolandolo.

Il film si chiude su quest’ultima, cruenta scena: l’uccisione di Marte. La famiglia di cannibali è ormai sterminata.

La storia di Alexander Sawney Bean

Il racconto che ha ispirato la trama di Le colline hanno gli occhi è spaventoso quanto il film stesso: si tratta di un racconto la veridicità (oggi molto dibattuta) rende ancora più terribili i dettagli che Wes Craven ha deciso di includere nel proprio lavoro. I punti d'incontro tra la sceneggiatura e il racconto a cui si ispira sono pochi, ma fondamentali: l'ambientazione (le colline rocciose) e i terrificanti antagonisti (la famiglia di cannibali che aggredisce viaggiatori ignari). Nella sceneggiatura molti elementi sono stati trascurati e cambiati: la differenza più evidente è l'era in cui i fatti si svolgono. Il racconto è infatti ambientato nel Medioevo, mentre invece i Carter sono una tipica famiglia degli anni '70. 

La leggenda del XV secolo parla di Sawney Bean, un uomo vissuto nel Lothian orientale (una zona meridionale della Scozia) e figlio di un giardiniere. Sawney viene dipinto come determinato a non seguire le orme del padre,  e generalmente mal disposto verso i lavori onesti. Fuggì di casa ancora minorenne e iniziò a vagare e mendicare di città in città. Dopo aver incontrato Agnes Dougles, una giovane donna accusata di stregoneria, Sawney decise di sposarla e di trasferirsi insieme a lei nel Galloway. Agnes praticava una sorta di stregoneria, offrendo i propri servigi a dei malcapitati per poi derubarli: per evitare di attrarre le attenzioni delle autorità, i due fuggirono e si misero alla ricerca di un rifugio sicuro.

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Plutone e il suo inquietante sorriso
Micheal Berryman nel ruolo di Plutone in Le colline hanno gli occhi

I due scoprirono una caverna capiente e molto isolata vicino alla costa, nella zona di Bennane Head e decisero di insediarsi lì; la caverna era profonda circa 200 metri e l’accesso ad essa era bloccato nei momenti di alta marea. Sawney visse nella grotta per ben 25 anni, e lì iniziò a dar vita insieme alla propria moglie a un piccolo clan: ebbe otto figli e sei figlie, che unendosi incestuosamente tra loro gli diedero ben 32 nipoti (18 maschi e 14 femmine). 

La famiglia agiva col favore della notte, facendo agguati ai viaggiatori, derubandoli e uccidendoli. I cadaveri dei malcapitati venivano poi portati tra le grotte, dove venivano smembrati e cucinati per sfamare la numerosa famiglia. Malgrado le sparizioni in zona iniziassero a diventare evidenti e fossero avvenuti macabri ritrovamenti di resti umani sulla costa, i villaggi limitrofi non avevano idea di cosa o chi potesse esserne all’origine.

Il terribile operato della famiglia Bean fu scoperto quando il clan attaccò una coppia di passaggio nella loro zona: i cannibali riuscirono ad uccidere la donna, ma il suo giovane marito riuscì a tener loro testa con spada e pistola finché non venne raggiunto da dei soccorsi. Quasi circondata, la famiglia tornò a rifugiarsi tra le caverne, ma ormai era tardi: gli abitanti di Bennane Head sapevano della loro esistenza. L’uomo superstite fu portato a testimoniare dinanzi al Magistrato Capo di Glasgow, che portò il caso all’attenzione di Re Giacomo VI di Scozia (o Giacomo I, il periodo preciso in cui si svolse la vicenda è incerto). Il sovrano, inorridito, mandò in aiuto degli abitanti di Bennane Head uno stuolo di soldati e cani da fiuto.

La caverna fu trovata grazie ai segugi, che avvertirono l’odore di carne arrostita e lo seguirono sino a portare i soldati alla caverna, dove li aspettava uno scenario spaventoso: oltre alla famiglia Bean, c’erano anche dei resti umani che ancora non avevano finito di arrostire e divorare. I Bean furono portati presso la Tolbooth Jail di Edimburgo, dove furono condannati a morte senza processo. Alla famiglia non venne dimostrata alcuna pietà: agli uomini furono amputati genitali, mani e piedi, con conseguente morte per dissanguamento. Le donne e i bambini, dopo essere stati costretti ad assistere alla macabra esecuzione degli uomini, furono bruciati vivi. Si è ipotizzato che nei suoi 25 anni di permanenza nella grotta, la famiglia Bean abbia mietuto migliaia di vite.

Autore sconosciuto, Hulton Archive
Stampa colorizzata che raffigura Sawney Bean e la moglie, XVIII secolo, autore sconosciuto

L’inquietante storia dei Bean fu resa famosa da The Newgate Calendar: The Malefactors’ Bloody Register: una raccolta di racconti di folkore criminale, molto popolare tra il XVIII e il XIX secolo, che sosteneva di riportare estratti di bollettini di esecuzione.

Molti storici hanno dibattuto sull’esistenza di Sawney Bean e della sua famiglia. Alcuni sostengono che la leggenda, se vera, è stata largamente travisata ed esagerata. Non è infatti presente alcuna testimonianza scritta delle migliaia di sparizioni ad opera del gruppo cannibale, né alcun documento che testimoni o certifichi un’esecuzione così brutale. Non sono pochi, tuttavia, i casi documentati di cannibalismo dovuto alla miseria e alla carestia in Scozia tra il XV e il XVI secolo.

La storia venne narrata per la prima volta nei chapbooks, riviste di notizie non verificate e pettegolezzi, spesso strumentalizzate e utilizzate per portare avanti propaganda contro partiti politici o sette religiose. Potrebbe dunque essere possibile che la storia di Sawney Bean e della sua famiglia fosse stata inventata appositamente, per portare avanti una campagna d’opposizione agli scozzesi e alla ribellione giacobita. In quel periodo non era raro imbattersi in rappresentazioni poco lusinghiere del popolo scozzese, spesso dipinto come pigro, totalmente istintuale e violento. A questo si aggiunge l’effettiva presenza di un caso di cannibalismo reale e ben documentato proprio ad opera di uno scozzese, Christie Cleek, vissuto proprio nel XV secolo. 

Vera o meno, la storia è stata magistralmente reinterpretata da Wes Craven, che è stato capace di farne un capolavoro del genere horror.

Le colline hanno gli occhi è un film del 1977, scritto e diretto da Wes Craven, con Michael Berryman e Dee Wallace, distribuito in Italia da Titanus.

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