I simboli sono elementi potenti e per questo pericolosi: lo sa bene Warner Bros., che si ritrova tra le mani un film che è diventato molto più di una semplice pellicola. Tenet di Christopher Nolan è passato dall'essere uno dei film più attesi del 2020 al titolo che tutti si aspettino riapra l'annata cinematografica, popolando magicamente le sale deserte da mesi, strappando record su record e riavviando un intero circuito globale di sale e calendari d'uscita ormai bloccato da mesi. Inizialmente era sembrato che questo ruolo di "salvatore dell'anno cinematografico" sarebbe stato in sé tanto potente da diventare un formidabile strumento di marketing. Un nuovo film di Christopher Nolan è di per sé un evento: il primo film importante post pandemia, se da lui diretto, è motivo sufficiente per aspettarsi che le persone affollino le sale nel primo giorno di programmazione. Oppure no?
"Affollino" è il termine chiave, perché a tutt'oggi non è chiaro quante sale e quante poltrone sarebbero concretamente disponibili per una riapertura. Ci sono nazioni come l'Italia in cui il circuito cinematografico è parzialmente funzionante, ma comunque a basso regime. D'altronde nessuno dei grandi big internazionali sta rischiando alcunché, dato che la distribuzione delle novità estive e dell'annata è completamente ferma. Disney, Universal, Paramount ma anche realtà locali come Rai Cinema e Canal+ stanno tenendo in stallo in primis i grandi film dell'annata fino alle pellicole d'ambizione medio/bassa, in attesa che Warner Bros. faccia la prima mossa.
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Questo però non solo moltiplica le perdite, ma indebolisce ancora di più gli esercenti coraggiosi che hanno riaperto.
Tenet è pronto, ma il circuito globale delle sale no
Il problema cinema però è ancora più complesso di così, perché con l'aggravarsi dell'epidemia negli Stati Uniti, non è chiaro quante sale sarebbero disponibili per fine agosto, quando Warner Bros. ha pianificato di lanciare il film di Nolan (dopo 2 rinvii già confermati). Aree chiave dal punto di vista cinematografico come la California, Los Angeles e lo stato di New York non hanno ancora riaperto i cinema e spesso non hanno nemmeno una data precisa e pubblica in cui si pensa di tornare alla normalità. Rimane poi il problema Cina, il cui peso sul box office globale è sempre imprevedibile, ma comunque importante. L'ultima pellicola di Nolan, Dunkirk, ha incassato in Cina poco meno del 10% del suo incasso totale. Privarsi di una fetta comunque rilevante d'incassi (potenzialmente molto più alta, nel caso il pubblico cinese gradisse il film) nel momento in cui analisti giudicano necessario avvicinarsi il più presto possibile alla soglia degli 800 milioni di dollari è impensabile in casa Warner.
È la stessa natura di Tenet a rendere difficile la pianificazione della sua uscita nelle sale. Essendo un film così atteso e così "misterioso", la soluzione ideale sarebbe una distribuzione globale simultanea, per arginare gli spoiler e le copie pirata. Tuttavia al momento la situazione cinematografica è così frammentata che è difficile pensare che tra qualche settimana Tenet possa aprire al botteghino in questo scenario. Certo, arrivare ad agosto significherebbe essere in sala in una condizione mai vista prima di completa e assoluta mancanza di concorrenza da parte degli avversari, magari anche per un paio di settimane e più. Con un solo film di livello in programmazione, Tenet non dovrebbe battagliare per conquistare le sale necessarie alla sua scalata al botteghino. Tuttavia rimane il problema di quante sale potranno accoglierlo e di quanti spettatori saranno disposti ad andare al cinema distanziati e con la mascherina.
La non opzione del noleggio digitale
Se Nolan non fosse Nolan, si potrebbe pensare a una release a pagamento su piattaforme digitali o a noleggio, ma il regista è notoriamente un appassionato sostenitore dell'esperienza in sala, per cui è difficile immaginare che Warner Bros voglia (o possa) scontentare quello che forse è il nome più prestigioso della sua scuderia con una mossa del genere. Nolan inoltre ha sempre portato a casa importanti risultati economici a fronte di film spesso non così allettanti per il grande pubblico: la sua carriera non dà a Warner appigli per richiamarlo a più miti consigli. Anzi, il fatto che lui stesso sia pronto a rischiare un film così importante in un momento tanto difficile è un testamento alla sua sicurezza in sé e al suo coraggio.
Inoltre rivolgersi allo streaming significherebbe esporsi alla certezza quasi assoluta di copie pirata. A quale prezzo poi potrebbe arrivare su una piattaforma streaming un film costato 400 milioni di dollari? Secondo alcuni esperti, non è da escludere che il prezzo iniziale possa aggirarsi intorno ai 20 o 30 euro.
Tenet è il film giusto per ripartire?
Della spinosa questione Tenet avevamo già parlato quando sembrava che il film sarebbe arrivato nelle sale a luglio, in una situazione decisamente più positiva sul mercato statunitense. Alla luce dei recenti aggiornamenti, viene da chiedersi se davvero Tenet sia il film migliore per ripartire, essendo un'operazione così pericolosa e rischiosa in cui tanti hanno da perderci. Subito prima della chiusura globale, film di ambizioni molto più contenute come The Hunt e The Invisible Man hanno fatto molto bene al botteghino, pur avendo a disposizione pochi giorni di programmazione. Anche Sonic se l'è cavata sorprendentemente bene, diventando un successo inaspettato.
Il punto è che per quanto sia irresistibile per tutti - comparto marketing, esercenti, giornalisti, spettatori - investire Tenet di un ruolo quasi messianico di salvatore del cinema, trasformare un film che ancora nessuno ha visto in un simbolo è un'operazione non solo rischiosa ma moralmente scorretta. Soprattutto perché si chiede a un regista che ha già dato prova di poter far funzionare progetti ambiziosi e "difficili" di farlo in un contesto in cui appare evidente che manchino le condizioni di base per far succedere quel miracolo economico che gli si chiede di mettere in atto.
Se è vero che le altre major non stanno mettendo (troppo) i bastoni tra le ruote a Warner Bros., è innegabile che non stanno aiutando concretamente gli esercenti già in attività. Se almeno un paio di studio rischiassero uno dei tanti film in stallo di medio budget e discreto profilo, il circuito cinematografico potrebbe lentamente riprendere il ritmo. Allora sì che Tenet potrebbe entrare in scena, pronto a dare la spallata definitiva, riportando per quanto possibile la situazione alla normalità e dando al pubblico e all'intero comparto quel miracolo economico di cui c'è tanto bisogno. Questo discorso vale perun nome internazioanle Paramount quanto per uno locale come 01 Distribution, che ha spostato ogni film minimamente attrattivo tra novembre e dicembre 2020. Se c'è una crisi che può trasformarsi nell'opportunità di educare gli spettatori italiani ad andare al cinema anche d'estate è questa. Non si può pretendere che gli esercenti facciano numeri accettabili con gli avanzi della stagione invernale, titoli che alle volte sono già disponibili in streaming o in Home Video.
Il rischio concreto è che se la situazione di stallo perdurerà ancora per mesi gli esercenti tornino a chiudere a fronte di scarsissimi profitti, rendendo la riapertura più difficile che mai. Le perdite diventano via via più consistenti anche per le major, perché tenere fermo un film costa moltissimo anche a loro. Senza gli incassi previsti, non si possono ripagare gli investitori delle pellicole già pronte e trovare il denaro necessario per produrne altre. Un film non può salvare da solo il mondo del cinema: devono essere tutte le sue componenti, con un po' di sacrificio e un po' di rischio, a lavorare organicamente per salvare l'intero sistema.
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