40 anni fa usciva al cinema Terminator: come sopravvivere all'apocalisse robotica

Terminator: storia del cyborg che viaggia nel tempo per condannare o salvare l'umanità. Come un incubo diede vita a una saga cult

Autore: Manuel Enrico ,

Viaggi nel tempo, minacce cibernetiche e una timeline così complessa da far quasi sperare che le macchine vincano seriamente. Terminator è riuscito a creare uno dei più complessi universi narrativi della storia del cinema, espandendosi in altri media, ma lasciando che fosse sempre il grande schermo a dominare la scena. Al punto che i metallici esoscheletri sono divenuti l’incarnazione della paura delle intelligenze artificiali sfuggite al controllo dell’uomo. 

Con buona pace delle Tre Leggi della Robotica di Asimov, sin dall’iniziale concepimento Terminator ha voluto intrecciare la tradizionale visione negativa del cattivo robotico con una narrativa visiva moderna e votata all’azione, tanto da sfruttare la muscolarità di uno dei maggior interpreti del genere, Arnold Schwarzenegger

Dall'incubo al grande schermo

La tradizione vuole che la nascita di Terminator sia legata ad un incubo del suo creatore, James Cameron. Durante il tour di presentazione del film Piraña paura (1982), il futuro regista di Titanic passò una notte da dimenticare, culminata con l’incubo in cui la parte superiore del corpo di un robot arrancava fuori dai resti di un’esplosione brandendo un coltello. 

Superato lo shock, Cameron considerò questa ispirazione notturna come l’ideale punto di partenza per creare un film slasher. Tornato in America, iniziò a lavorare alla storia di Terminator, scrivendone la bozza. Facendosi ispirare da caposaldi della fantascienza degli anni sessanta come Ai confini della realtà o film del periodo, come Interceptor – Il guerriero della strada, Cameron creò una prima stesura, che poi affidò all’amico William Wisher Jr per trasformarla in sceneggiatura, considerato il loro stile narrativo simile.

Il lavoro di Wisher, su richiesta di Cameron, si concentrò sulle prime scene con Sarah Connor e quelle del distretto di polizia, di cui parlò a lungo al telefono con Cameron. Il risultato convinse Cameron, ma non venne considerato promettente dall’agente del regista, che voleva spingerlo a lavorare su altri progetti. E fu così che Cameron licenziò la sua agente.

Nella prima stesura della trama di Terminator, a tornare indietro nel tempo erano due robot. Il primo era il classico T-800, il secondo avrebbe dovuto esser composto da metallo liquido ed indistruttibile con armi tradizionali (esatto, stiamo parlando del futuro T-1000). Per quanto appassionate come idea, Cameron decise di non rischiare di rovinare questa promettente intuizione con una tecnologia non in grado di renderla al meglio sullo schermo, utilizzando solo il primo robot ed introducendo un secondo viaggiatore umano.

Cameron era al lavoro su un film senza avere certezza su come realizzarlo. A farsi avanti fu Gale Anne Hurd, che si appassionò all’idea di Cameron, forte della sua esperienza alla New World Pictures. La Hurd fece alcune critiche a Cameron sulla sceneggiatura, dando indicazioni che spinsero il regista a considerare queste correzioni. La Hurd, per questo supporto, è stata accreditata come sceneggiatrice, anche se Cameron scherzosamente disse che ‘in pratica non scrisse nulla’.

Mettendo assieme le reciproche conoscenze, Hurd e Cameron riuscirono a presentare il progetto di Terminator alla Orion Pictures. La major rimase colpita dalla presentazione di Cameron, e accettarono di produrre il film ad una condizione: trovare altri finanziatori. Cameron decise di giocarsi la sua chance con la Hemdale Film Corporation.

Cameron orchestrò una presentazione ad effetto. All’appuntamento fece arrivare prima il suo amico Lance Henriksen, conciato come un Terminator, con tanto di finti tagli sul viso e un sorriso metallico realizzato con carta stagnola. Dopo aver incuriosito i presenti, Cameron presentò bozzetti e sceneggiatura con una tale passione che alla fine del 1982 la Orion mise in produzione il suo Terminator, il sostegno della Hemdale e della HBO. Il budget iniziale stimato in 4 milioni di dollari venne portato a 6.4 milioni.

Ottenuto il via libera per il suo Terminator, a Cameron restava da sciogliere il complesso nodo del cast, specialmente per i ruoli principali.

Trovare il Terminator

Sembra impossibile oggi, ma abbiamo rischiato di vedere Arnold Schwarzenegger nel ruolo di Reese. La Orion voleva come protagonista un attore che fosse in ascesa da Hollywood, con un buon riscontro anche nel mercato internazionale. La scelta ricadde sul muscoloso Arnold Schwarzenegger, star action che stava facendo faville. La Orion scavalcò Cameron, mandano la sceneggiatura all’agente di Schwarzengger, nonostante i dubbi del regista sull’attore. Cameron era convinto che il protagonista umano non potesse esser più massiccio del robot, e considerato che i candidati Terminator erano Stallone, Gibson e O.J. Simpson, avere Schwarzy come protagonista sembrava una follia.

Cameron si decise quindi a creare una situazione in cui sarebbe scoppiata una scintilla tra lui e Schwarzenegger, per avere una scusa per cacciarlo dal set. Ironicamente, nemmeno il buon Arnie era troppo convito del film. Durante un’intervista sul set di Conan il Barbaro, definì l’altro film su cui stava lavorando, ossia Terminator, in modo piuttosto perentorio:

Un film di merda, ci metteremo due settimane per le riprese

L’attore aveva accettato per aumentare la sua visibilità ad Hollywood, convinto che in caso di successo ne avrebbe giovato la sua carriera, mentre in caso di fallimento un film di così basso profilo non avrebbe avuto conseguenze.

Alla fine, dopo una conversazione con Schwarzenegger, Cameron si convinse che l’attore sarebbe stato un perfetto Terminator, complice il suo accento straniero, che sembrava quasi dargli una voce sintetica. In realtà la difficoltà di pronuncia di Schwarzy creò qualche problema, specialmente quando l’attore doveva pronunciare la celebre frase di Terminator, I’ll be back. Arnie propose a Cameron di cambiare la frase con I will be back, per lui più abbordabile, ma che non raccolse il favore del regista. E quindi Schwarzy imparò la giusta dizione.

Rimase quindi vacante il ruolo di Reese. La ricerca dell’attore avvenne nei nove mesi in cui Arnie non fu disponibile per volere di Dino de Laurentiis, che mise come vincolo nel contratto dell’attore che lo obbligava a non lavorare ad altro mentre occupato nelle riprese di Conan il Distruttore, facendo slittare le riprese. Periodo che Cameron utilizzò piuttosto bene: scrivere la sceneggiatura di Rambo II, e mettere in cantiere Aliens – Scontro finale.

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Nel frattempo, la Orion propose a Cameron due variazioni sulla trama di Terminator. La prima prevedeva di inserire un cane robot come compagno di Reeese, scelta che Cameron rifiutò subito, mentre scelse di accettare l’idea di una relazione tra Reese e Sarah Connor, che divenne uno snodo centrale nel film.

Dopo aver provato a coinvolgere Sting, già attore nel Dune di Lynch, per interpretare Reese, la scelta ricadde su Michael Biehn. Biehn inizialmente non era particolarmente fiducioso su questo progetto, ma Cameron riuscì a fargli cambiare idea, anche perché durante i provini fu l’unico che convinse i presenti di esser in grado di creare un’alchimia emotiva con la Hamilton.

Anche per il ruolo di Sarah Connor si incassò un primo rifiuto (Rosanna Arquette), in seguito al quale Cameron decise di scritturare una giovane attrice, Linda Hamilton, reduce da un’ottima performance in Grano rosso sangue, film ispirato al racconto di Stephen King I figli del grano.

Lance Henriksen, che fu essenziale per recuperare i necessari finanziamenti per girare il film, ottenne la parte del sergente Hal Vukotic, come ringraziamento.

Creare un franchise

Dopo il successo del primo Terminator, gli appassionati di cinema erano ansiosi di vedere altre avventure del cyborg venuto dal futuro. Fu così che si diede il via ad una vera e propria e saga, tra reboot, prequel e confusioni assortite da viaggi temporali e linee alternative.

Terminator fu un successo devastante ed inevitabilmente si arrivò allo sviluppo del seguito. Tuttavia non mancarono problemi, ad iniziare dalla tecnologia necessaria per rendere reali le visioni di Cameron, in particolare il T-1000. Scartato per motivi tecnici nel primo capitolo, il T-1000 rimase una fissa di Cameron. 

Grazie alla tecnologia degli effetti speciali utilizzati in The Abyss (1989) fu possibile realizzare la fisica del metallo liquido che caratterizza il modello più evoluto di Terminator. Il vero scoglio fu però la questione dei diritti saldamente in mano alla Hemdale, che navigava in cattive acque. Tramite Schwarzenegger, venne avvicinato Mario Kassar, a capo della Carolco Pictures. Tutto si risolse nel 1990, quando la Carolco acquistò i diritti del franchise per cinque millioni di dollari.

Al cast del primo film si aggiunsero Edward Furlong, nel ruolo del giovane John Connor, e Robert Patrick come T-1000. Per interpretare Sarah Connor, vennero impiegate ben due Hamilton, Linda e la sua gemella Leslie. La seconda entrava in scena quando sullo schermo erano presenti due ‘Sarah’, come nel caso in cui il T-1000 la impersonava. In questi casi, Leslie Hamilton era la ‘Sarah’ più lontana dalla cinepresa.

Ambientato nel 1995, in questo secondo capitolo John Connor è un ragazzo ribelle dato in affido ad una famiglia che lo vede più come un peso che altro. La sua vita cambia quando viene salvato da un T-800 inviato dal suo sé futuro, per salvarlo da un letale T-1000, ultimo modello dei Terminator. John scopre che tutte le storie raccontate dalla madre Sarah, ora detenuta in un manicomio criminale dopo avere tentato di far saltare in aria uno stabilimento della Cyberdyne System, sono vere.

In questo episodio, viene mostrato il loop temporale che da vita al franchise. Dai resti del primo Terminator,la Cyberdyne Systems sta sviluppando la tecnologia che darà via all’intelligenza artificiale Skynet. La distruzione del prototipo e il sacrificio del T-800 alla fine del film ha teoricamente chiuso il loop, cambiando la storia

Per tutti gli anni ’90, Cameron ha cercato di dare vita ad un terzo capitolo della saga di Terminator. Nel 1997 la Carolco Pictures fallì, e le sue proprietà andarono in liquidazione, compreso il 50% dei diritti su Terminator. L’altra metà era ancora di proprietà di Gale Anne Houd. Cameron cercò di reclamare i diritti, assieme alla 20th Century Fox, ma i sopraggiunti impegni per Titanic lo portarono ad accantonare il progetto. Grazie a questa empasse, Mario Kassar riuscì ad accapparrarsi i diritti di Terminator con la sua C2 Pictures, fondata assieme ad Andrew G. Vajna, acquisendo anche la quota dei diritti della Houd.

Dopo una serie di contatti con registi del calibro di Ridley Scott, Ang Lee e John McTiernan, venne scelto Jonathan Moscow. Il regista, dopo aver letto la sceneggiatura, pretese di riscriverla, ritenendola insoddisfacente. Vennero apportate alcune modifiche, come l’introduzione di un nemico femminile, dopo aver inizialmente pensato ad attori come Vin Diesel o Shaquille O’Neal per interpretare il nuovo Terminator. Sicuramente, uno dei peggiori film del franchise.

Dopo aver sventato il Giorno del giudizio, che non avviene come previsto il 29 agosto 1997, nel 2004 John Connor vive come un reietto ai margini della società, in seguito alla morte della madre. Dal futuro viene mandato indietro nel tempo da Skynet un nuovo modello di Terminator, T-X, con il compito di dare la caccia a John e alla sua futura moglie. Ad aiutarli sarà un T-101, spedito nel presente dalla moglie di John, che lo ha riprogrammato dopo che questo ha ucciso Connor. Il Giorno del Giudizio non è stato cancellato ma solo rimandato, e John e la futura moglie, Kate, sono al centro delle macchinazioni. La storia è inevitabile, si può solo rimandare, e alla fine il Giorno del Giudizio si compie e John Connor diventa il leader della resistenza umana a Skynet.

Inizialmente, Schwarzenegger non era intenzionato a vestire nuovamente i panni del Terminator, vista l’assenza di Cameron alla regia, ma fu lo stesso Cameron a convincerlo, perché non può esistere un Terminator senza Arnie. Accettare per Schwarzy fu quindi un obbligo, che lo costrinse a rimandare le sue velleità politiche come governatore della California, ma che lo spinse ad accettare una riduzione dell’ingaggio per far spostare il set da Vancouver a Los Angelese, proprio per seguire i sui primi passi in in politica. Il futuro Governator, anzi, utilizzò il set come punto di incontro con altri politici, per far approvare rapidamente la sua proposta su un ampliamento delle attività extracurriculari per gli studenti.

Nel ruolo di John Connor si era pensato di richiamare l’interprete del personaggio nel precedente film, Edward Furlong, ma a causa della sua tossicodipendenza fu successivamente scartato, in favore di Nick Stahl

Sino a Terminator – Salvation, abbiamo sempre visto il mondo di Terminator prima dello scoppio della guerra con Skynet. In realtà, quando nel 1999 la C2 Pictures aveva acquistato i diritti del franchise, era intenzionata a realizzare due pellicole contemporaneamente. Uno sarebbe poi divenuto Terminator 3 – Le macchine ribelli, il secondo avrebbe dovuto mostrare la guerra in pieno svolgimento, almeno per come la abbiamo conosciuta nei flashback dei primi due episodi.

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Il piano iniziale era di far tornare Nick Stahl e Claire Danes nei ruoli di John Connor e Kate Brewster, affidando a Jonathan Mostow il compito di sviluppare la sceneggiatura, con un previsto inizio dei lavori per il 2005. Nel frattempo, Schwarzenegger era divenuto Governatore della California, e quindi il suo ruolo venne sensibilmente ridotto. Ad inizio 2005, Stahl rivela che i piani sono cambiati, per Connor e Brewster vennero scelti nuovi attori e nel 2006 la MGM (erede di Orion Pictures e proprietaria del catalogo di Hemdale) diventa il punto di riferimento per produrre il film.

Nel 2007, i diritti del franchise passarono alla Halcyon Company, intenzionata a creare una nuova trilogia di Terminator. Dopo una serie di beghe legali sui diritti di sfruttamento per i diritti legali si decise che il nuovo film sarebbe stato distribuito da Warner Bros. su suolo americano e Sony Pictures nel resto del mondo, con uno stanziamento fondi di 200 milioni di dollari.

La storia definitiva, a cui si arrivò dopo decine di revisioni e pesanti cambiamenti, venne pensata per esser un film post-apocalittico, con l’umanità costretta a vivere le conseguenze del Giorno del Giudizio. John Connor è un semplice soldato della Resistenza, conscio del proprio ruolo futuro, alle prese con una guerra pressoché persa, mentre Skynet si appresta a lanciare un nuovo Terminator, il T-800. In tutto questo, appare Marcus, uomo proveniente dal passato che nasconde un segreto che potrebbe cambiare le sorti della guerra.

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Nel ruolo di John Connor viene scelto Christian Bale, che il regista McG voleva in prima battuta come Marcus. Bale accettò dopo una chiacchierata con McG, che lo raggiunse in Inghilterra sul set de Il Cavaliere Oscuro. Per convincere l’attore, McG promise un film che si basasse principalmente sui personaggi. Bale accettò, a patto di poter dare un contributo nella realizzazione della sceneggiatura, in cui introdusse la sottotrama che vede Connor diventare il leader della Resistenza (privando di senso il finale del precedente capitolo).

Sam Worthington ottenne il ruolo di Marcus grazie a due raccomandazioni di spessore: James Cameron (che lo aveva diretto in Avatar) e Russel Crowe. MacG lo prese nel suo film perché lo vedeva come il più promettente dei giovani attori da action movie. Nota a margine, le citazioni. McG studiò come inserire qualche citazione ai precedenti film di Terminator, in modo da trasmettere una certa continuità con il resto del franchise. Ecco come mai In Terminator – Salvation compaiono le frasi ‘Tornerò’ e ‘Vieni con me se vuoi vivere’.

Lo scarso successo di Terminator – Salvation bloccò ogni ipotesi di dare vita ad un nuovo capitolo del franchise. Dopo aver rinunciato ai piani di MG, il destino della saga sembrava arenato, ma venne messo in cantiere un nuovo film, che sarebbe divenuto un reboot, pensato anche per mettere ordine all’interno della oramai confusa trama orizzontale del franchise. Nuovamente piagato da problemi legali e continui problemi per recuperare i fondi necessari, il nuovo progetto su Terminator sembra destinato ad arenarsi sino all’acquisto da parte della Annapurna Pictures dei diritti. 

La compagnia aveva in mente di creare una nuova trilogia per Terminator, ma dovette tenere conto che nel 2019 i diritti del franchise sarebbero tornati in mano a James Cameron. E quindi, di fretta e furia si mise a realizzare almeno un capitolo di questa ipotetica trilogia reboot aggiustatutto. Lo stesso Cameron disse che riteneva la storia di Terminator: Genisys come un seguito credibile di Terminator 2: Il Giorno del Giudizio, non considerando la parentesi di Terminator 3: Le macchine ribelli.

Come spesso accade per franchise che coinvolgono i viaggi del tempo, anche per Terminator serve un punto di raccordo, e Genisys dovrebbe esser proprio questo fulcro. Secondo gli sceneggiatori, la presenza di un nuovo viaggio nel tempo nel 1984 avrebbe dovuto mettere in ordine la complicata continuity della saga, sconvolgendo i fatti noti e creando un nuovo ordine. Come escamotage, gli sceneggiatori Laeta Kalogridis e Patrick Lussier spiegarono che nel franchise di Terminator i viaggi nel tempo non resettano il futuro di origine del viaggio, ma creano un universo alternativo

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Ad esempio, in Terminator: Genisys Skynet arriva da un diverso punto del multiverso di Terminator. Con questa spiegazione vengono teoricamente canonizzate tutte le diverse visioni del mondo di Terminator, dal cinema alla serie Tv. Se l’intento era di rendere la saga più ordinata, Terminator: Genisys in realtà è abbastanza complesso, andando a riscrivere il mito della saga e portando i personaggi a fare parecchi salti avanti e indietro nel tempo. Tanto che incassò un’incredibile serie di giudizi negativi, finendo per venire considerato il peggior film della saga.

Il fallimento di Genisys portò alla fine delle velleità di reboot della serie, notizia accompagnata dal ritorno dei diritti di Terminator al creatore della serie, James Cameron, che sarebbe tornato a lavorare sulla sua creazione, riavviando a suo modo il franchise. Nei programmi del regista e della sua squadra, ci sarebbe l’idea di portare gli spettatori a vivere ciò che accade dopo gli eventi di Terminator 2: Il Giorno del Giudizio.

Occasione per che sfrutta per dare vita ad una storia in cui universi alternativi e conseguenze dei viaggi del tempo vengono utilizzate per un unico scopo: cancellare tutto quanto è stato raccontato nei capitoli successivi a Il Giorno del Giudizio. Operazione che ha portato alla nascita di un film d’azione in cui domina l’adrenalina e che vive sulla granitica performance di un’inossidabile Linda Hamilton, senza però dare realmente un contributo sostanziale alla saga, limitandosi a fare il suo senza infamia e senza gloria.

Terminator oltre il cinema

Il mondo di Terminator è stato esplorato anche in altri media, come libri, fumetti e serie televisive.

In quest’ultimo settore è stata realizzata un serie, Terminator: The Sarah Connor Chronicles, composta da due stagioni che esplora la vita di Sarah Connor (Lena Hadley) alle prese con l’educazione del figlio John, in una lunga preparazione per rendere il ragazzo il leader della futura resistenza. Dopo un iniziale successo, i cali di ascolto spinsero Fox a cancellare la serie, che rimane priva di un vero e proprio finale o raccordo al canone cinematografico.

Dai film sono state tratte le novelization, ossia la riscrittura degli eventi del film in forma di romanzo, dando spesso dettagli che non avevano trovato spazio sul grande schermo.

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Nel caso di Terminator – Salvation si diede vita ad una vera e propria operazione crossmediale. Furono realizzati ben tre romanzi, il prequel Dalle Ceneri (Timothy Zahn), Cold War (Greg Cox) e Trial by fire (Timothy Zahn) e due serie a fumetti di IDW Publishing, un prequel in quattro numeri ed un sequel di dodici numeri, Terminator Salvation: The Final Battle, firmato da J. Michael Straczinsky. 

Machinima, nel 2009, pubblicò una serie animata prequel di Salvation, Terminator Salvation: The Machinima Serie, ambientata prima del videogioco ispirato al film. Gli eventi narrati da serie animata e videogioco coprono gli eventi dal Giorno del Giudizio, subito dopo gli eventi di Terminator 3, sino a Salvation.

Nel corso degli anni, Terminator è stato spesso protagonista di videogiochi, anche incontrando altri simboli della cultura cinematografica anni ’80, come Robocop.

Terminator, Alien e Blade Runner: un universo condiviso?

Una delle tante leggende della pop culture legata alla fantascienza cinematografica vuole che Terminator, Predator, Alien e Blade Runner siano parte di un’unica ambientazione. Che Alien e Predator siano un universo condiviso è stato ufficializzato sia con Predator 2 che nel mondo dei fumetti, ma tramite alcuni piccoli easter egg e dei richiami tra i diversi film si è voluto concretizzare questo rapporto, specialmente tra Alien e Blade Runner.

Anche Terminator potrebbe avere un legame con questo ipotetico universo condiviso. Nel gioco arcade Aliens Vs. Predator per Amiga, considerato canonico per dare sostegno al legame tra xenomorfi e Yautja, compare come personaggio giocabile un certo Maggiore Dutch Schaefer. Nonostante il nome richiami il personaggio di Schwartzy nel primo Predator, non viene confermato si tratti proprio di lui, ma nella biografia dell’eroe del videogioco viene specificato che dopo avere affrontato degli alieni è stato trasformato in un un cyborg, e il suo codice identificativo è CDS-170A3. Che la sigla indichi Cyberdyne System?

Senza dimenticare che nel fumetto di Predator pubblicato da Dark Horse Comics dopo il primo film, scopriamo che il fratello Dutch, poliziotto, sia ancora in attesa di ricevere risposte sulla sorte di Dutch dopo la missione in centro America. Che sia finito sotto i ferri della Cyberdyne, come Marcus in Terminator: Salvation?

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