Pur costruendosi su una storia del tutto inedita, Terminator Zero, la nuova serie animata disponibile su Netflix da agosto 2024, tenta di ricollegarsi agli eventi precedentemente affrontati nell’omonima saga cinematografica, apportando anche qualche “modifica” e cercando di seguire il filone degli eventi che conosciamo con approfondimenti apparentemente non casuali. Tra questi, il più importante in assoluto si può trovare nella spiegazione relativa ai viaggi nel tempo che il prodotto seriale offre.
Diversamente dagli altri capitoli della saga, Terminator Zero si prende il suo tempo per riflettere sul viaggio nel tempo, sul suo significato e soprattutto sulle conseguenze che ne derivano, dando una lettura ferma e diretta proprio su questa particolare dinamica che negli anni ha portato i film di Terminator a buchi di trama, retcon e riscritture.
Terminator Zero è ambientato in due timeline differenti: nel 1997 e nel 2022. Come visto anche nel primo film della saga, dal futuro doloroso e oscuro dominato dalla guerra con le macchine, viene inviato un soldato indietro, al Giorno del Giudizio in questo caso, con l’obiettivo di proteggere uno scienziato che, però, nasconde un segreto capace di piegare e finanche polverizzare le regole narrative che tutti conosciamo. Dal classico all’inedito, quindi, la serie su Netflix parrebbe tentare di dare una direzione ad alcuni dubbi che i fan di Terminator si portano dietro da tempo, lavorando il contesto che conosciamo attraverso le specifiche esperienze dei propri protagonisti.
Il viaggio nel tempo e il retcon della saga di Terminator
Gran parte del fascino del primissimo film di Terminator si basava proprio sull’idea del viaggio nel tempo e sul paradosso temporale che connetteva Sarah Connor, Kyle Reese e John Connor. La svolta sulla connessione paterna fra il soldato inviato indietro nel tempo e il suo legame di sangue con colui che lo ha mandato a proteggere la madre aveva fatto esplodere l’interesse dei fan, trovatisi davanti a un colpo di scena del tutto inaspettato all’epoca, e sicuramente interessante da cui partire per costruire un film in apparenza semplice e mono-direzionale.
Così il viaggio nel tempo è diventato, col passare degli anni, una costante in questa saga, al punto da generare veri e propri buchi di trama e incoerenze in generale con quanto si conosceva in precedenza e usciva di nuovo.
In questo senso, Terminator Zero tenta di dare una spiegazione definitiva all’idea narrativa in questione, forse proprio con l’obiettivo di riportare ordine in una saga cinematografica non facile da leggere nella sua interezza. Ciò avviene con il discorso che la Profeta fa a una delle protagoniste, Eiko, poco prima che lei torni indietro al 1997, tentando di spiegarle il senso di una mossa del genere e il suo funzionamento a livello temporale.
Questa arriva a definire il viaggio nel tempo come qualcosa di “non lineare”. Mandare qualcuno dal futuro al passato, per lei, significa generare un passato mai esistito prima di quel momento grazie all’arrivo del viaggiatore in questione, ciò dà forma a un “mondo nuovo diramatosi dalla linea temporale”.
Cosa significa questo per la saga di Terminator? Semplice: in Terminator Zero abbiamo la conferma che ogni viaggio affrontato fino a oggi da coloro che sono tornati indietro nel tempo non ha influito sul loro futuro, ma piuttosto ne ha generato uno del tutto inedito. Tante timeline differenti, quindi, quanti viaggiatori nel tempo sono tornati a influire sulla storia, convinti di proteggere il proprio “periodo temporale”.
Una scelta narrativa del genere, in Terminator Zero, non è stata ovviamente casuale, così come non lo è stato lo spazio dato a una spiegazione che, curiosamente, si connette con quanto abbiamo visto avvenire nei vari film di Terminator, giustificandone anche in parte alcune lacune generali. Ovviamente, non è la prima volta che assistiamo a una “giustificazione” del genere all’interno della saga cinematografica, connettendosi con i vari cambiamenti osservati in termini di estetica dei personaggi principali e degli eventi a loro connessi, primo fra tutti John Connor.
L’idea delle timeline differenti in base al viaggio nel tempo, inoltre, potrebbe far sbocciare nuovamente queste storie, spingendo alla creazione di lavori inediti, proprio come è accaduto con Terminator Zero. La serie su Netflix, pur partendo da un mondo che tutti i fan conoscono molto bene, resta vicina ad alcuni modelli e simbolismi per poi distaccarsene, prendendo una strada del tutto personale che funziona e ricorda da vicino proprio le sue stesse origini in termini creativi (per approfondimenti vi rimandiamo alla nostra recensione di Terminator Zero).
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