Terminator Zero: spiegazione del finale

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Autore: Nicholas Massa ,

A seguito degli ultimi risultati ottenuti dalla Terminator Saga al cinema, non stupisce la generale attenzione e curiosità dei fan nei confronti di Terminator Zero. Probabilmente è stata proprio l’idea alla base di questa serie TV animata a catturare la fantasia degli appassionati, promettendo un sequel connesso direttamente ai primi due film realizzati da James Cameron. Quali sono i reali intenti di un lavoro del genere e quanto inciderà su ciò che abbiamo visto in passato al cinema?

Disponibile su Netflix dal 29 agosto 2024, Terminator Zero si sviluppa partendo da una storia dalle tinte riconoscibili e ne sviluppa gli eventi principali lungo un cammino fatto di riflessioni e paradossi affascinanti (per maggiori dettagli vi rimandiamo alla nostra recensione di Terminator Zero). In questo racconto sospeso fra passato, presente e futuro, è facile scorgere alcuni rimandi e ispirazioni palesi, anche se il cuore pulsante dell’azione esplode praticamente nella parte finale della serie animata.

Come finisce, quindi, Terminator Zero? Scopriamolo insieme. Ovviamente, proseguire nella lettura significa entrare in contatto con spoiler importanti; vi sconsigliamo di proseguire a meno che non abbiate visto Terminator Zero per intero su Netflix.

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Terminator Zero: la reale missione del T-800 e il passato/presente di Malcolm

Nel corso degli eventi di Terminator Zero, vediamo un T-800 tornare indietro nel tempo, dal 2022 al 1997, con l’unico obiettivo di fermare le ricerche che Malcolm Lee sta portando avanti al fine di costruire Kokoro, un'IA con lo scopo di fermare Skynet e la sua guerra contro l’umanità nel Giorno del Giudizio. Così, vediamo questo Terminator giungere in Giappone e rapire Kenta, il figlio maggiore di Malcolm. Se inizialmente si pensa che l’ostaggio gli servirà per fare leva sul padre, così non sarà solamente e semplicemente col procedere degli eventi.

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Una volta raggiunta la sede in cui è stata creata Kokoro e in seguito messa online, il T-800 sceglierà di attivare un EMP sul posto, così da disattivare tutte le macchine presenti, IA compresa. Nel finale di Terminator Zero, però, scopriamo che lui non può attivarlo per via del modo in cui è stato programmato, spingendo lo stesso Kenta a farlo, per poi rivelargli che è stato il se stesso del futuro a mandarlo indietro nel tempo affinché distrugga Kokoro e gli consenta di mediare per una futura collaborazione fra macchine ed esseri umani, preservando per ora l'esistenza di Skynet.

Courtesy of Netflix.
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Tutto, quindi, ricade nelle mani dello stesso Kenta, che ha per sé la scelta più importante di tutto Terminator Zero: disattivare Kokoro, oppure credere in lei e nel fatto che aiuterà l’umanità. Il ragazzo sceglierà la seconda opzione e, in questo modo, cambierà il futuro come era stato precedentemente scritto.

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Negli ultimi momenti di Terminator Zero, inoltre, veniamo a conoscenza anche del grande segreto di Malcolm: il fatto che provenga dal futuro. Diversamente dagli altri, è tornato indietro al 1984 con un'IA da lui creata, Misaki, la quale gli ha causato alcuni problemi nel suo tempo, spingendolo al viaggio in questione. Il loro obiettivo è quello di costruire un'IA alternativa che possa difendere l’umanità e contrastare Skynet. Ovviamente si tratta di Kokoro, nata partendo dalla CPU della stessa Misaki che, riavviata in seguito a questo passaggio, dimenticherà le sue origini, divenendo una sorta di bambinaia per i figli di Malcolm.

Durante l’intero svolgimento dei fatti di Terminator Zero vediamo Malcolm impegnato in un confronto concettuale con Kokoro. Il loro scambio di opinioni verte interamente su una domanda fondamentale: l'umanità merita di vivere? Solamente nella parte finale della storia, però, lo scienziato riuscirà a dare una risposta convincente e definitiva all'IA da lui creata, e lo farà sacrificandosi per la propria famiglia durante un attacco del T-800, dimostrando che esiste un lato degli esseri umani che merita di essere salvato.

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La reale identità di Eiko e il futuro di Kokoro

Un’altra importante rivelazione che apprendiamo nella parte finale di Terminator Zero si connette direttamente al personaggio di Eiko. Quando Malcolm si trova in fin di vita, rivela a Eiko una verità sul suo conto che anche la ragazza ignorava, ovvero che nel futuro lei è sua madre e che lo ha cresciuto portando avanti alcuni ideali che lui stesso ha continuato a seguire nel tempo, diventando abile nella resistenza e curioso nei confronti delle macchine e del loro funzionamento. Al suo discorso, inoltre, si collega un ricordo della madre con la mano robotica, un’eventualità avvenuta nella timeline cui stiamo assistendo, e di conseguenza conferma di un possibile loop temporale in corso.

Tutto ciò sembra collegarsi ai discorsi che Eiko ha sentito in precedenza dalla Profeta nel futuro, quando le ha chiesto spiegazioni riguardo ai viaggi nel tempo e alla sua missione. Eppure, le questioni aperte restano molte, così come le domande sui prossimi passi di questo personaggio.

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Sempre in relazione al futuro, le scelte imminenti di Kokoro, a seguito del finale della chiusura di Terminator Zero, restano abbastanza chiare, data la situazione attuale. Analizzando il sacrificio di Malcolm, vediamo l’IA riconoscere del buono nelle persone, optando per la loro difesa contro la visione di Skynet. Inoltre, a dimostrazione di un suo lato umano, la vediamo custodire il corpo dello scienziato, quasi a dimostrazione di un certo affetto nei suoi confronti, forse suggerendo un futuro “da macchina” per lui.

Un’esperienza del genere ha avuto un impatto notevole su una Kokoro forse impreparata alle sfumature fuggevoli e complesse della razza umana. Tutto torna a un particolare e fragile equilibrio, attraverso gli eventi che spingono l’IA a riflettere su se stessa e sul proprio scopo ora che è totalmente libera e apparentemente ulteriormente “evoluta”. Quali saranno le sue prossime mosse?

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