Oltre i confini del disegno: l'evoluzione dell'arte di James Turner fino a The Plucky Squire

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Autore: Lorenzo Longoni ,
Videogames
16' 50''

Finalmente The Plucky Squire è disponibile su tutti gli store e per tutte le piattaforme. La prima fatica di All Possible Futures non solo è passata tra le mani dei giocatori, ma ha anche conquistato pubblico e critica grazie a uno stile artistico unico e riconoscibile. In questo articolo, esploreremo quello che rende questo titolo davvero unico nel suo genere.

James Turner: il giovane avventuriero

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Prima di addentrarci nei meandri dello sviluppo artistico e tecnico di The Plucky Squire, è necessario fare un passo indietro, precisamente al 2002. Ci troviamo a Tokyo, dove un giovane britannico di nome James Turner è appena arrivato nella capitale giapponese con una valigia piena traboccante di sogni e ambizioni. All’epoca, Turner era una figura poliedrica, con competenze che spaziavano dalla programmazione all'animazione, fino alla concept art, grazie a un profilo accademico e professionale di tutto rispetto, sebbene ancora in fase di maturazione.

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La sua forza? Una versatilità straordinaria. Turner era animato da una passione travolgente per l'industria dell'intrattenimento, che abbracciava fumetti, videogiochi, animazione, cinema e musica. Dopo un periodo di lavoro presso Blue 52 Ltd. a Londra, decise di trasferirsi in Giappone per inseguire il sogno di lasciare un’ impronta del suo passaggio nell’industria che tanto amava.

Il lavoro in Genius Sonority e la serie Pokémon

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Il talento di James Turner non tardò ad emergere, assunto nello stesso anno presso Genius Sonority, Turner lavorò a tutti gli spin-off della serie Pokémon sviluppati per Nintendo GameCube, Wii e DS dalla società nipponica. Tra i titoli principali figurano Pokémon Colosseum, Pokémon XD: Tempesta Oscura, Pokémon Link! e Pokémon Battle Revolution. Il suo lavoro riguardante Pokémon lo portò in futuro anche a lavorare con Game Freak, contribuendo allo sviluppo dei titoli principali del franchise, ma di quello ne parleremo più tardi.

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Grazie all'opportunità offerta da Genius Sonority, Turner ampliò ulteriormente le sue competenze, lavorando anche su altre grandi saghe come Dragon Quest. In particolare, contribuì come art director a Dragon Quest Swords: The Masked Queen and the Tower of Mirrors, dove ebbe l'onore di collaborare con il leggendario Sensei Akira Toriyama per la concept art.

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James Turner ha sempre affiancato ai suoi progetti più noti una serie di iniziative personali, dimostrando la sua versatilità creativa. Tra questi spicca il cortometraggio d'animazione Cones e Project Tezu, la cui influenza è evidente anche nel videogioco The Plucky Squire. Non meno rilevante è il suo primo corto, Hypahead Vs. Tankhead, realizzato interamente con grafica 3D, che segnala fin dagli esordi il suo interesse per l'animazione digitale.

 

L'arrivo in Game Freak

Passarono sei intensi anni in Genius Sonority, durante i quali le doti di James Turner brillarono sia come direttore artistico che come graphic designer. La sua creatività lo rese presto una figura chiave nei progetti dello studio. Nel 2009, Turner fece il grande salto, venendo assunto da Game Freak, negli storici studi situati al ventiduesimo piano della Carrot Tower di Tokyo. Fu proprio in questo ambiente che la sua carriera prese una svolta decisiva, dando inizio a quella che sarebbe diventata la sua esperienza di sviluppo più lunga e significativa divenendo il primo occidentale a lavorare per la casa di sviluppo dei giochi Pokémon.

La prima coppia di titoli principali della serie Pokémon in cui James Turner venne direttamente coinvolto nello sviluppo furono Pokémon Bianco e Pokémon Nero. Durante questo periodo, Turner era inserito in uno dei dipartimenti più cruciali di Game Freak: il team creativo. Qui si occupava dell'ideazione e del design grafico dei famosi mostriciattoli tascabili, contribuendo alla creazione di Pokémon iconici. Tra i più celebri nati dalla sua immaginazione troviamo la linea evolutiva di Vanillite e quella di Golett

Con il passare degli anni e delle generazioni, il contributo di Turner divenne sempre più significativo, arricchendo il roster di Pokémon attraverso vari titoli fino ad arrivare alla nona generazione con Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto. Durante la sua carriera in Game Freak, Turner divenne sempre più una figura di spicco all'interno del team artistico, con una sola eccezione: nel periodo dello sviluppo di Pokémon Spada e Pokémon Scudo, non solo continuò a creare nuovi Pokémon, ma assunse anche il ruolo di direttore artistico, segnando un'importante evoluzione nella sua carriera.

Non solo Pokémon

Se pensate che la figura di James Turner all'interno di Game Freak sia legata unicamente allo sviluppo dei titoli Pokémon, vi sbagliate di grosso. Durante la prima metà della vita del Nintendo 3DS, Game Freak decise di tornare alle origini delle proprie produzioni. Come ben sappiamo, la casa di videogiochi fondata da Satoshi Tajiri non è nata con Pokémon; i suoi primi titoli risalgono alla fine degli anni '80 e alla prima metà degli anni '90. 

In questo contesto, Turner si rivelò l'uomo giusto per l'azienda giapponese. Il suo virtuosismo e il suo stile singolare, era un peccato non metterli in mostra. Così, Game Freak gli concesse l'opportunità di lavorare a un gioco completamente diretto da lui, HarmoKnight, un titolo esclusivo per Nintendo 3DS che mescolava musica e platforming

Sebbene il team fosse relativamente piccolo rispetto a quello della serie Pokémon, lo stile artistico di Turner nel character design, insieme al suo immaginario così originale e distante dall'estetica tipica dei Pokémon, dimostrò che l'artista poteva dare una nuova dimensione visiva ai progetti secondari di Game Freak.  Dopo l'uscita di HarmoKnight nel 2012, che ricevette un’accoglienza piuttosto positiva, Game Freak decise di offrirgli la direzione di un altro side project: Tembo The Badass Elephant.

Questo titolo, che richiamava le meccaniche di Wario - franchise a cui Game Freak aveva già lavorato e che aveva aiutato all’epoca il finanziamento di Pokémon Rosso e Pokémon Verde - fu sviluppato per tutte le piattaforme, segnando un ulteriore passo nella carriera di Turner e nella diversificazione delle produzioni di Game Freak.

Le criticità

James Turner è senza dubbio un artista di grande valore, le cui idee geniali sono davvero uniche nel loro genere. Tuttavia, durante la sua carriera, soprattutto all'interno della serie Pokémon, alcuni fan hanno percepito le sue proposte come distanti da quelle tradizionali del team creativo di Game Freak, guidato da Ken Sugimori.

Se da un lato le idee bizzarre e fuori dagli schemi di Turner si rivelavano perfettamente adatte a nuove IP, dall'altro sembravano un po' limitate nel contesto di Pokémon. I fan, abituati a un certo tipo di estetica e design per i mostriciattoli tascabili, trovavano che le sue creazioni, sebbene originali, non sempre si integrassero armoniosamente con l'immaginario consolidato della serie. Questo confronto tra il suo stile distintivo e le aspettative consolidate della fanbase ha generato dibattiti tra gli appassionati del franchise di Pikachu e compagni.

Veniamo a noi!

James Turner ha lasciato Game Freak nel 2022, completando i lavori su Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto, per poi dedicarsi completamente al suo studio di sviluppo, All Possible Futures, fondato nel 2019. Sebbene i motivi che lo hanno spinto a compiere questa scelta non siano stati resi noti, è lecito supporre che l’artista inglese mantenga ottimi rapporti con The Pokémon Company. Di recente, infatti, gli sono state commissionate tre illustrazioni per il trading card game di Pokémon, in particolare per la linea evolutiva di Duskull. Questo legame suggerisce una continuità nella sua collaborazione con il franchise, nonostante il cambiamento di rotta professionale.

Ritorniamo ora a parlare di All Possible Futures, lo studio fondato da James Turner insieme al suo amico di lunga data e socio Jonathan Biddle. Come riportato anche sul sito ufficiale, la missione di Turner e Biddle è fin da subito chiara e ben delineata:

All Possible Futures è stata fondata nel 2019 da due veterani del settore dei videogiochi, con l'obiettivo di creare quei videogiochi così speciali che ti fanno girare la testa e sciogliere il cuore. Dopo aver maturato esperienza lavorando su titoli come la serie principale Pokémon, The Swords of DItto, Fluidity/Hydroventure e Stealth Inc, All Possible Futures è ora pronta a creare quel qualcosa di speciale di cui non sapevi di aver bisogno.

Ed è andata proprio così: The Plucky Squire, la prima opera targata All Possible Futures e distribuita da Devolver Digital su tutte le piattaforme, ha avuto uno sviluppo più lungo del previsto. Il lavoro effettivo è iniziato nel 2020, in piena pandemia da COVID-19. Probabilmente, Turner ha gestito contemporaneamente lo sviluppo di questo progetto e quello per Pokémon nello stesso periodo, almeno fino a quando The Plucky Squire non è diventato il focus principale del fondatore di All Possible Futures e del suo team.

Finalmente arriviamo a The Plucky Squire

Parlare di The Plucky Squire non è affatto semplice. Non solo è il frutto di un team nuovo, ma sembra rappresentare il vero apice della fantasia di James Turner. Un titolo che, nella sua apparente semplicità, ha saputo scaldare l’animo di chiunque abbia anche solo sfiorato questa esperienza. Turner, curando personalmente la direzione del gioco, ha dato libero sfogo all’immaginario che avevamo solo intravisto nei suoi progetti precedenti

Fin dai primi momenti, si percepisce chiaramente il desiderio di Turner di raccontare le origini della sua fantasia, radicata nell’amore per i libri illustrati, il disegno e la lettura. Grazie alla sua capacità di restare fedele al bambino dentro di sé, ha trasformato i suoi sogni in realtà tangibili, raggiungendo quel traguardo a cui aspirano tutti coloro che intraprendono un percorso creativo come il suo.

La storia di The Plucky Squire nasce dalle pagine del libro omonimo e dall’immaginazione di Sam, un bambino appassionato di questa storia, che inizia a viverla insieme a noi. Attraverso la sua lettura e la straordinaria fantasia che solo i bambini possono avere, Sam ci porta a esplorare questo mondo, pagina dopo pagina. Il protagonista che impersoneremo è Jot, un eroe che ci guiderà in un’avventura fuori dal comune. Jot vive a Mojo, una grande isola a forma di stella abitata da bizzarri personaggi di cui faremo conoscenza durante la nostra avventura.

Per i fan di lunga data di James Turner, Jot potrebbe sembrare un volto già conosciuto. Infatti, sia Jot che Moonbeard, il mago amante della musica e amico inseparabile del nostro protagonista, sono apparsi nel fumetto Cosmic, pubblicato da Turner tra il 2 e l'11 agosto 2020 sul suo profilo X. È probabile che Turner stesse già lavorando a un’idea che, con il tempo, avrebbe dato forma a The Plucky Squire. Il fumetto è stato un primo assaggio della creatività che avrebbe poi preso vita nel videogioco, anticipando in parte non solo i personaggi ma anche lo spirito fanciullesco e spensierato dell’opera.

 

The Plucky Squire però prende il via quando un malvagio mago Humpgrump scopre che quel mondo fantastico in realtà si trova proprio in un racconto illustrato all’interno di un libro, così come le gesta del condottiero Jot destinate a sconfiggerlo, così, con l’aiuto di un potere magico la Metamagia riesce a spedire Jot fuori dalle pagine del libro spingendolo a esplorare un mondo sconosciuto: il nostro, quello reale. Nei panni di Jot, il giocatore non si limita a vivere un'avventura tra le pagine, ma si troverà a muoversi tra il libro e la realtà, risolvendo enigmi, trovando oggetti e scoprendo nuove prospettive, in un perfetto mix tra 2D e 3D. Non possono di certo mancare le ispirazioni che riportano alla nostra memoria capolavori come The Legend of Zelda e Super Mario Odyssey, ma la magia vera è nelle mani di James Turner.

Turner non è solo l’artefice di questo mondo; in qualche modo, è lui stesso Sam, il bambino che vive con passione la storia di Jot. Attraverso The Plucky Squire, Turner condivide la sua stessa esperienza di crescita, di scoperta, di immersione in mondi fantastici che lo hanno accompagnato fin da piccolo. Come un compagno di giochi, ci invita a entrare nel suo immaginario, a vivere la sua fantasia con lo stesso entusiasmo che da sempre ha caratterizzato e colorato la sua arte. I riferimenti ai cult videoludici non sono semplici omaggi, ma veri e propri tributi a ciò che ha formato Turner come artista e sognatore: da Punch-Out a Metal Gear Solid, passando per Pokémon, Dragon Quest e Final Fantasy, ogni dettaglio è un frammento della sua storia personale cha ha deciso di condividere con noi giocatori.

Con The Plucky Squire, Turner non ci offre solo un gioco, ma un viaggio nel nostro stesso immaginario collettivo, riportandoci indietro a quei momenti in cui anche noi, come Sam, ci siamo persi tra le pagine di un libro o nelle avventure di un videogioco, con gli occhi pieni di meraviglia. 

The Plucky Squire è un gioiello da custodire con cura, soprattutto quando si parla di espressione artistica e stile. I design dei personaggi trasudano il talento di James Turner in ogni singolo frame. Chi segue l’artista sui social ha ormai familiarizzato con il suo tratto giocoso e comico, che lo ha reso unico e immediatamente riconoscibile. Con il tempo, Turner ha affinato il suo stile in modo sorprendente, mantenendo una freschezza che si evolve costantemente. Se nei titoli come HarmoKnight si intravede un’influenza giapponese, quasi "tezukiana", Turner ha saputo trasformarlo, rendendolo ancora più personale con le iconiche linee spezzate diventate un suo marchio di fabbrica, bordi spessi e definiti e colori intensi attraverso tinte piatte.

Il suo stile è un equilibrio perfetto tra diverse estetiche. Da un lato, troviamo l’influenza del fumetto franco-belga e dei corti Disney degli anni '30; dall'altro, c’è l’anima del manga comico di metà anni ’70, mescolata a un’estetica ispirata alle iconiche figure di Nintendo. Il risultato è una fusione sorprendente, un linguaggio visivo che unisce l'Occidente e l'Oriente, arricchito da un minimalismo pulito e accattivante. Ogni dettaglio in The Plucky Squire è una festa per gli occhi: il tratto di Turner è preciso, rotondo e perfettamente adattabile, che si tratti di fumetti, animazione o videogiochi. È uno stile che non solo racconta, ma incanta, rivelando il genio di un artista che ha saputo trovare il suo spazio in ogni forma di espressione visiva.

Nel video pubblicato sui canali ufficiali di Devolver Digital, viene presentato un breve documentario sullo sviluppo di The Plucky Squire con James Turner e Jonathan Biddle. In questa occasione, Turner ha voluto condividere alcune delle fonti d'ispirazione che hanno influenzato la creazione del gioco. Tra i libri che ha mostrato, spicca Meg and Mog, dal quale ha tratto ispirazione per lo stile visivo del libro all'interno del gioco. Per quanto riguarda la colorazione flat e le illustrazioni dalle panoramiche geometriche, Turner cita Oh, The Places You’ll Go! di Dr. Seuss, che ha contribuito a definire il world-building di The Plucky Squire.

Ma c’è un'altra curiosa influenza: Oshiri Tantei, un personaggio giapponese noto in Italia come Detective Culetto, molto popolare tra i bambini. Questo libro è particolare perché incoraggia i piccoli lettori a interagire con le illustrazioni come fossero veri e propri livelli di un gioco. Turner ha rivelato di aver utilizzato Oshiri Tantei come reference per il design dei vari rompicapi ambientali all'interno del libro di The Plucky Squire, rendendo così l’esperienza ancora più coinvolgente e interattiva per i giocatori utilizzando gli ambienti che lo circondano e il testo stesso che compone le immagini.

Il nuovo futuro di Turner e di All Possible Futures

Turner non mostra segni di rallentamento. Dopo quattro anni di lavoro su The Plucky Squire, ha sorpreso il pubblico con un annuncio: non solo l’autore ed il suo team stanno già lavorando ai DLC che andranno a espandere questa nuova IP, ma ha anche voluto stuzzicare le fantasie dei fan. Turner ha accennato al fatto che The Plucky Squire potrebbe essere solo uno dei tanti libri di una vasta libreria, un indizio che apre le porte a un possibile "universo espanso" della saga. Immaginate: ogni libro racconterebbe una storia diversa, con mondi nuovi, regole nuove e, con tutta probabilità, nuovi protagonisti, magari questi libri saranno tutti letti da Sam, il bambino che ci ha accompagnato sin dal primo capitolo.

Questo non è solo un invito a sognare nuove avventure, ma un segnale forte che Turner e Jonathan Biddle sono più uniti che mai, pronti a dare forma ad ogni futuro di All Possible Futures e a portare il loro straordinario talento creativo verso nuovi orizzonti. Quello che abbiamo visto finora a quanto pare è solo l'inizio: The Plucky Squire potrebbe essere solo il primo tassello di un intero universo narrativo, e il duo creativo sembra determinato a sorprenderci ancora. 

Conclusioni

Siamo giunti alla conclusione di questa monografia dedicata a James Turner e al suo nuovo lavoro. The Plucky Squire non è solo un esempio brillante di creatività videoludica, ma anche un viaggio attraverso l'immaginazione e l'arte che Turner ha coltivato nel corso degli anni. La sua capacità di fondere stili diversi e di evocare emozioni attraverso il gioco è un chiaro riflesso della sua passione e della sua dedizione.

The Plucky Squire rappresenta non solo un traguardo professionale per Turner e il suo team, ma anche una celebrazione della nostalgia e della gioia che i giochi possono portare nella vita di ognuno di noi. È un'opera che invita a tornare bambini, a esplorare mondi fantastici e a vivere avventure memorabili, ricordandoci l'importanza della creatività e del gioco nella nostra quotidianità proprio come scriveva Johan Huizinga nel suo trattato Homo Ludens.

Con ogni nuovo progetto, Turner ci regala un pezzo della sua anima, un frammento di quel bambino che continua a sognare e a giocare. E mentre ci avventuriamo nel mondo di The Plucky Squire, siamo tutti un po’ più vicini a lui e alle storie che desidera raccontare. Con il suo talento, il futuro di All Possible Futures si prospetta luminoso e carico di promesse, e noi non vediamo l'ora di scoprire quali nuove meraviglie ci attendono.

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