In occasione del Lucca Comics & Games abbiamo partecipato al Press Cafè di Gou Tanabe, artista a tutto tondo e autore delle trasposizioni manga dei capolavori di H. P. Lovecraft, ospite in fiera per J-POP Manga (Edizioni BD) e celebre autore che ama distinguersi per la sua straordinaria capacità di adattare le opere di H.P. Lovecraft, scrittore di Providence e padre del concetto di orrore cosmico.
Durante l'incontro, moderato da Gianluca De Angelis e svoltosi in presenza dell'editor, il pubblico presente ha immediatamente posto decine di domande all'autore, che ha colto l'occasione per delucidarci circa la sua concezione dell'orrore. Sensei Tanabe, difatti, ha ammesso che la sua abilità innata di trasporre in immagini l'orrore deriva dal non-detto: ciò che è nascosto, appena accennato, i silenzi descritti da Lovecraft.
- L'orrore cosmico deriva dal non detto
- L'uso della tecnica 3D
- La paura è il nucleo delle storie di Lovecraft
- Il Cinema
- La scelta del bianco e nero
- L'impatto del suo lavoro sulla vita personale
- Lascio che siano le immagini a parlare.
L'orrore cosmico deriva dal non detto
L’orrore cosmico per Tanabe ha a che vedere, difatti, proprio con ciò che l’uomo non dovrebbe mai ritrovarsi ad osservare: tutto ciò che non è destinato agli occhi umani. È questo sguardo verso l’ignoto a condurre i protagonisti di Lovecraft verso un graduale smarrimento, fino alla completa perdita di sé stessi nella disperazione: Tanabe rivela di essere particolarmente affascinato da questo processo di disgregazione mentale e identitaria, soprattutto quando ad esserne colpiti sono personaggi giovani.
L'uso della tecnica 3D
Ha oltretutto specificato che si dedica a molteplici schizzi preparatori prima di giungere al prototipo finale, ma per farlo si avvale anche di modelli 3D per dare forma alle sue terribili creature: solo in seguito ad una accurata selezione e valutazione del prototipo, Tanabe procede con l'assicurarsi che la rappresentazione finale sia la più vicina all'immaginario lovecraftiano.
Il modello 3D, inoltre, gli permette di collocare ad hoc le ombre di oggetti, personaggi, mostri, donando ai suoi lavori un realismo ineccepibile.
La paura è il nucleo delle storie di Lovecraft
Per Tanabe, il nucleo delle storie lovecraftiane è la paura, e su questa paura si fonda l’intera riflessione sulla condizione umana. Una paura, tuttavia, che si alimenta dell’incertezza, del timore per ciò che potrebbe manifestarsi al di fuori del nostro controllo, poiché nelle sue storie non c’è mai una via di fuga o una soluzione, solo un’inevitabile presa di coscienza di un universo oscuro.
Il Cinema
Ha poi dichiarato che le ambientazioni stesse dei suoi manga sono spesso ispirate a film che richiamano l’estetica dei primi del 900 (anni 20 in primis), come Changeling di Clint Eastwood, che contribuisce a delineare l’atmosfera di straniamento e mistero, o Himalaya, fonte d’ispirazione per le scene di Le montagne della follia: l'autore è un grande appassionato di cinema.
La scelta del bianco e nero
Tanabe realizza i suoi manga in bianco e nero, e spiega le sue motivazioni attraverso un esempio: ne Il colore venuto dallo spazio è costretto a rappresentare un colore alieno, così, attraverso giochi di luminosità, riesce a dare vita a un’entità extraterrestre i cui effetti si riflettono sulle espressioni dei personaggi. In questo modo, Tanabe suggerisce la presenza di un qualcosa di estraneo e disturbante senza bisogno di ricorrere al colore.
L'impatto del suo lavoro sulla vita personale
Per quanto riguarda l’impatto del suo lavoro sulla sua vita personale, Tanabe racconta un curioso aneddoto. Alcuni potrebbero pensare che il tema dell’orrore potrebbe portarlo ad assumere una posizione di difesa, sdraiato come chi si copre guardando un film horror. In realtà, questa postura è il risultato dei dolori alla schiena che gli derivano dal tempo trascorso a disegnare per ore, piuttosto che dalla paura. Paradossalmente, è il dolore fisico, non quello psicologico, a fargli compagnia durante il lavoro.
Il lavoro in sé è un incubo.
Lascio che siano le immagini a parlare.
Oltretutto, Tanabe ha rivelato di non utilizzare onomatopee, poiché preferisce lasciare che sia il disegno a raccontare la storia, senza interrompere la fluidità delle immagini: le onomatopee spesso interrompono l’atmosfera di suspense e mistero che cerca di costruire. Al loro posto, preferisce impiegare un narratore che guidi il lettore nel viaggio visivo.
Attraverso la sua arte, Gou Tanabe esplora i confini della paura e del mistero, offrendo al pubblico un’interpretazione visiva dell’inquietudine che caratterizza Lovecraft, tant'è che i suoi adattamenti arricchiscono il mondo lovecraftiano con una dimensione visiva profondamente evocativa e realistica che riesca a trasmettere l’orrore cosmico.
immagine in evidenza via amazon.it
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