Pieces of a Woman dovrebbe rivelare il fulgido talento di Vanessa Kirby e guidarla verso l'Oscar. Dovrebbe.

Autore: Elisa Giudici ,

Il 2020 è stato l'anno di Vanessa Kirby. L'attrice inglese, diventata familiare al grande pubblico grazie al ruolo della principessa Margaret nelle prime due stagioni della serie The Crown, è stata la stella dell'ultima edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, sia come icona glamour sia come interprete. Il suo ruolo di donna a cui viene crudelmente negato il ruolo di madre l'ha portata a vincere la Coppa Volpi e a presentarsi come una delle più solide candidate per una nomination come miglior attrice protagonista agli Oscar 2021.

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Difficile che manchi la nomination, possibile, forse persino probabile che porti a casa la statuetta. D'altronde quello diretto dal visionario regista ungherese Kornél Mundruczó sulla base di un copione sofferto firmato da Kata Wéber è un progetto tagliato su misura per farla brillare. Il genere di gettone (per non dire marchetta) che si richiede a registi di talento non anglofoni per arrivare a lavorare a Hollywood con progetti personali. Lo ha fatto Yorgos Lanthimos con Emma Stone (anche se poi l'Oscar l'ha preso Olivia Coolman), l'ha fatto Pablo Larrain con Natalie Portman (portandola alla nomination), stavolta è il turno di Mundruczó.

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Sulla carta Pieces of a Woman è sì un progetto pensato per far brillare un'attrice in cerca di consacrazione, ma ha la forza necessaria a non sfigurare di fronte a prove brillanti come La Favorita o Jackie, i film a cui mi riferivo poco fa. Nel risultato però ne esce un film che ha poco da spartire con i suoi illustri predecessori. Difficile dire cosa sia andato storto, dato che in avvio il film non lesina né in potenza narrativa né in ambizione autoriale.

Tema forte, scelte deboli

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Pieces of a Woman si apre con una lunghissima, angosciante scena che condensa il dolorosissimo travaglio della protagonista Martha. Non è proprio un piano sequenza, non è una scena senza interruzioni di sorta, quanto piuttosto una sorta di "versione condensata" di una drammatica serata che cambia il destino della neo-mamma Martha e del suo compagno Sean. La coppia ha deciso di partorire in casa, con l'aiuto di una levatrice. La professionista designata deve però mandare una sostituta e, nonostante l'attenta pianificazione e l'esperienza, qualcosa va storto. Il dolore misto ad aspettativa del parto si trasforma nel vuoto pneumatico di una perdita incolmabile.

Kata Wéber ha scritto la sceneggiatura a partire dalla propria traumatica esperienza. Suona quasi crudele dunque attribuire a lei la mediocre riuscita del film, ma sta di fatto che dopo la potentissima scena d'apertura, Pieces of a Woman non sa bene in che direzione procedere. Da una parte il legal drama con il processo appena abbozzato alla levatrice, dall'altra la coppia che scoppia di fronte alla perdita che apre tante piccole crepe pre-esistenti, infine Martha che affronta il lutto fino a una forma di rinascita.

Netflix
Vanessa Kirby in vasca da bagno
Vanessa Kirby convince ma non conquista, considerando la potenza del personaggio che ha per le mani

È troppo per un film che vola volutamente basso, tarpando le ali a quella che dovrebbe essere la sua carta vincente. Non Vanessa Kirby, bensì il regista Kornél Mundruczó: da White God a Jupiter's Moon, forse non ha mai girato un film davvero riuscito, ma il suo lavoro è sempre stato memorabile, sospeso da tecnicismi di maniera e una visionarietà impossibile da dimenticare. Qua e là lo si intravede, con la sua eleganza e la sua capacità di raccontare per immagini. Per esempio troviamo tutta una serie di scene con protagonista le mani di Martha, lo smalto nero che si consuma, la mano del marito che si fa sempre più sfuggente. Altrove però Kornél Mundruczó è sostanzialmente inutile: per girare un film per certi versi così convenzionale non era necessario scomodarlo, anche perché qui il suo talento è sostanzialmente inutilizzato.

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È davvero nata una stella?

Tutto quello che deve fare è incorniciare il viso dolente di Vanessa Kirby, trasformarla in una donna distrutta, in una madonna dolorosa, catturando il suo cambiamento interiore. In tutto questo l'attrice fa più o meno quel che ha fatto sempre: prende un personaggio femminile che soffre e lo espone, scomparendoci dentro. Permane il forte dubbio che più che essere dotata di grande mimetismo, Vanessa Kirby cada dentro le sue parti, mettendoci quel che serve ma senza mai inventarsi alcunché. La potenza del personaggio le passa attraverso, senza che la sua presenza ne amplifichi le caratteristiche o le emozioni. Pur non essendo il centro dell'azione - anzi, finendo per diventare un facile capro espiatorio - Shia LaBoeuf nel ruolo del marito è più carismatico, più incisivo. Se la sua persona pubblica non fosse controversa e moralmente discutibile, anche lui potrebbe sperare in una nomination agli Oscar.

Se Pieces of a Woman riuscisse a capitalizzare sulla sofferenza catartica che racconta, lascerebbe un'impressione tutto sommato positiva. Sfortunatamente incappa nello stesso errore fatto dall'ultimo film Pixar, Soul, anche lui appena arrivato su piattaforma streaming a pagamento. Dati i presupposti della vicenda, il finale di Pieces of a Woman è un pezzo di puzzle che non combacia con le parti già raccontate della protagonista Martha, un'aggiunta così consolatoria da risultare ora melensa, ora stridente. È come se il film non riuscisse ad affondare fino in fondo il bisturi nella sua protagonista, a differenza di quanto faccia nel raccontarne la madre e il compagno.

Netflix
Martha e la madre in tribunale
Il film si incastra in un finale poco coerente con quanto raccontato

Insomma, il fatto che Vanessa Kirby possa essere la stella del 2020 - per giunta con un film di questo livello - la dice lunga sulla carenza di pellicole veramente dirompenti in questa edizione della Mostra del cinema di Venezia, in quest'annata cinematografica.

Pieces of a Woman sarà disponibile a partire dal 7 gennaio 2021 su Netflix. 

Commento

Voto di Cpop

65
È il film perfetto per mettere Vanessa Kirby sotto i riflettori, ma lei non ha il carisma necessario per fargli fare il salto di qualità da film abbastanza convenzionale a pellicola memorabile.

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